Sono
anni che riferisco queste previsioni economiche, ma repetita iuvant. Inoltre
questo articolo aggiorna anche sui più recenti investimenti nella ricerca di
miniere d’oro compiute dalla Cina e dalla Russia. Claudio
di
F. William Engdahl - 22/05/2016
La
Cina prepara l’alternativa d’oro al sistema del dollaro
Fonte:
Aurora sito
La
Cina, come attuale presidente del gruppo G-20, ha invitato la Francia a
organizzare una conferenza speciale a Parigi. Il fatto che tale conferenza
avvenga in un Paese OCSE è segno di quanto sia indebolita l’egemonia del
sistema del dollaro degli USA. Il 31 marzo a Parigi si era tenuta una riunione
speciale, denominata “Nanjing II“. Il governatore della Banca popolare di Cina,
Zhou Xiaochuan, vi fece una grande presentazione, tra gli altri punti, un più
ampio uso dello speciale paniere del FMI con le cinque principali valute
mondiali e i diritti speciali di prelievo o DSP. Gli invitati erano pochissimi,
tra cui il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, il cancelliere
dello Scacchiere inglese George Osborne, la direttrice generale del FMI
Christine Lagarde che hanno discusso l’architettura finanziaria del mondo
insieme alla Cina. A quanto pare e significativamente, non c’era nessun alto
funzionario degli Stati Uniti. Sui colloqui di Parigi, Bloomberg ha riferito:
“La Cina vuole un sistema molto più direttamente gestibile, in cui le decisioni
del settore privato possano essere gestite dai governi”, ha dichiarato Edwin
Truman, ex-funzionario della Federal Reserve e del Tesoro statunitense. “I
francesi hanno sempre favorito la riforma monetaria internazionale, quindi sono
naturali alleati dei cinesi su questo tema“.
Un giornalista del China Youth
Daily presente a Parigi osservava, “Zhou Xiaochuan ha sottolineato che il
sistema monetario e finanziario internazionale è attualmente in fase di
aggiustamento strutturale, l’economia mondiale si trova ad affrontare molte
sfide...” Secondo il giornalista, Zhou continuava a dichiarare che l’obiettivo
della Cina come attuale presidente del G20 è “promuovere l’uso più ampio dei
DSP“. Per la maggior parte di noi, appare eccitante come guardare l’erba
Johnson crescere nelle pianure del Texas. Tuttavia, dietro quel gesto tecnico
apparentemente minore, appare sempre più chiaro, di giorno in giorno, la grande
strategia cinese, che in caso di successo o meno, sarà la grande strategia per
eliminare il ruolo dominante del dollaro come valuta di riserva delle banche
centrali mondiali. Cina e altri vogliono porre fine alla tirannia del corrotto
sistema del dollaro con cui gli USA finanziano guerre infinite col denaro preso
in prestito altri popoli senza mai restituirlo. La strategia è porre fine al
dominio del dollaro come valuta per la maggior parte del commercio mondiale di
beni e servizi. E non è poca cosa. Nonostante il relitto economico statunitense
e l’astronomico debito pubblico di 19 trilioni di dollari di Washington, il
dollaro copre ancora il 64% delle riserve delle banche centrali. Il maggiore
detentore di debiti degli Stati Uniti è la Repubblica Popolare Cinese, seguita
dal Giappone. Finché il dollaro è “la moneta del re”, Washington può avere
deficit di bilancio infiniti sapendo bene che Paesi come la Cina non hanno
alcuna seria alternativa per investire i propri profitti dal commercio in
valuta estera, se non nel debito pubblico garantito dal governo degli Stati
Uniti. In effetti, come ho già sottolineato, ciò faceva sì che la Cina di fatto
finanziasse le azioni militari di Washington contrarie agli interessi sovrani
cinesi e russi, finanziando le innumerevoli rivoluzioni colorate del dipartimento
di Stato degli USA, dal Tibet a Hong Kong, dalla Libia all’Ucraina, al SIIL in
Medio Oriente e accora avanti…
Mondo
multi-valutario
Se
guardiamo più da vicino tutte le azioni del governo di Pechino dopo la crisi
finanziaria globale del 2008 e soprattutto dopo la creazione della Banca
Asiatica d’Investimento Infrastrutturale, la nuova Banca di Sviluppo dei BRICS,
gli accordi energetici in valuta nazionale con la Russia bypassando il dollaro,
appare chiaro che Zhou e la leadership di Pechino hanno una strategia a lungo
termine. Come l’economista inglese David Marsh ha sottolineato in riferimento
alle recenti dichiarazioni di Zhou a Parigi, a Nanjing II, “La Cina s’imbarca,
pragmaticamente ma con costanza, per sancire un sistema di riserva multi-valutario
nel cuore dell’ordine finanziario del mondiale“. Dall’ingresso della Cina nel
gruppo scelto delle valute DSP del FMI, lo scorso novembre, il sistema
multi-valutario che la Cina chiama “4 + 1” consiste in euro, sterlina, yen e
renminbi (il 4.to), coesistenti con il dollaro. Questi sono i cinque componenti
dei DSP. Per rafforzare il riconoscimento dei DSP, la Banca Popolare Cinese di
Zhou ha iniziato a rendere pubbliche le maggiori riserve mondiali in valuta
estera in DSP, così come in dollari.
Un
futuro d’oro
Eppure
l’alternativa cinese al dominio del dollaro è molto più della carta della
promozione del paniere di valute DSP. La Cina è chiaramente volta a ricreare un
gold standard internazionale, presumibilmente non basato sulla bancarotta dello
scambio dollaro-oro di Bretton Woods che il presidente Richard Nixon chiuse
unilateralmente nell’agosto 1971 dicendo al mondo che avrebbe dovuto ingoiare
dollari cartacei in futuro e che non poteva più utilizzare l’oro. A quel punto
l’inflazione globale, misurata in dollari, iniziò a salire in ciò che in futuro
gli storici economici senza dubbio chiameranno Grande Inflazione. Secondo una
stima, i dollari in circolazione nel mondo sono aumentati di circa il 2500% tra
il 1970 e il 2000. Da allora l’ascesa chiaramente ha superato il 3000%. Senza
un requisito legale per eseguire la stampa dei dollari secondo una
pre-determinata quantità fissa di oro, tutte le restrizioni all’inflazione
globale del dollaro scomparvero. Fin quando il mondo è costretto a usare
dollari per regolare l’acquisto di petrolio, grano e altre materie prime,
Washington può firmare una quantità infinita di assegni senza timore del loro
ritorno con timbrato su “fondi insufficienti”. Combinato al fatto che nello
stesso arco di tempo, dal 1971, vi è stato il colpo di Stato silenzioso delle
banche di Wall Street per dirottare ogni e qualsiasi parvenza di democrazia
rappresentativa e regola costituzionale per avere un zecca impazzita, proprio
come nella fiaba del poeta tedesco del 18° secolo Goethe sugli Apprendisti
stregoni, o in tedesco Der Zauberlehrling. La stampa dei dollari è fuori
controllo. Dal 2015 la Cina si muove in modo deciso per sostituire Londra e New
York e altre piazze occidentali che decidono il prezzo di scambio dell’oro.
Come ho sottolineato qui in un’ampia analisi nell’agosto 2015, la Cina, insieme
alla Russia, compie grandi passi per sostenere la propria valuta con l’oro
rendendola “buona come l’oro”, mentre le valute gonfiate dal debito come l’euro
o la zona del dollaro in bancarotta, s’arrabbattono.
Nel maggio 2015, la Cina
annunciava di aver istituito un fondo di investimento statale in oro. Lo scopo
è creare un pool, inizialmente di 16 miliardi di dollari, il maggiore fondo in
oro fisico al mondo, a sostegno dei progetti di estrazione dell’oro lungo le
nuove linee ferroviarie ad alta velocità della Nuova Via della Seta economica
del Presidente Xi o Cintura e Via, com’è chiamata. La Cina esprimeva
l’obiettivo di permettere ai Paesi eurasiatici, lungo la Via della Seta, di
aumentare la copertura aurea delle loro valute. I Paesi lungo la Via della Seta
e dei BRICS ospitano la maggior parte della popolazione mondiale e delle
risorse naturali e umane del tutto indipendenti da qualsiasi cosa l’occidente
abbia da offrire. Nel maggio 2015, la Shanghai Gold Exchange della Cina
istituiva formalmente il “Fondo d’Oro della Via della Seta”. I due investitori
principali del nuovo fondo sono le due maggiori società di estrazione dell’oro
cinesi, Shandong Gold Group, che ha acquistato il 35% delle azioni, e Shaanxi
Gold Group, con il 25 %. Il fondo investirà nei progetti auriferi lungo le
ferrovie eurasiatiche della Via della Seta, anche nelle vaste regioni
inesplorate della Federazione Russa. Un fatto poco noto è che non è più il
Sudafrica il re dell’oro. È un mero numero 7 nella produzione annua di oro. La
Cina è il numero uno e il numero due è la Russia. L’11 maggio, poco prima della
creazione del nuovo fondo d’oro della Cina, la China National Gold Group
Corporation siglava un accordo con il gruppo di estrazione aurifero russo
Poljus Gold, il maggiore gruppo di miniere d’oro della Russia, e uno dei primi
dieci al mondo. Le due aziende esploreranno le risorse d’oro di quello che è a
tutt’oggi il maggiore giacimento d’oro della Russia, Natalka, nell’oriente del
distretto Magadan di Kolyma. Recentemente, il governo cinese e le sue imprese
statali hanno anche cambiato strategia. Oggi, da marzo 2016, secondo i dati
ufficiali, la Cina detiene oltre 3,2 trilioni di dollari in riserve in valuta
estera presso la Banca popolare cinese, e di cui si ritiene che circa il 60%, o
quasi 2 trilioni di dollari, siano obbligazioni del Tesoro USA o quasi titoli
di Stato come le obbligazioni ipotecarie Fannie Mae o Freddie Mac. Invece
d’investire tutti i guadagni dei surplus commerciali nel debito pubblico sempre
più gonfio e senza valore degli Stati Uniti, la Cina ha lanciato una strategia
globale di acquisto di beni.
Ora accade che nella lista della spesa delle
risorse estere privilegiata da Pechino, vi “sia comprare” miniere d’oro in
tutto il mondo. Nonostante un recente lieve aumento del prezzo dell’oro a
gennaio, resta dopo 5 anni al ribasso e molte compagnie minerarie di qualità
comprovata cercano liquidi e sono costrette a dichiarare fallimento. L’oro è
veramente all’inizio della rinascita.
La
bellezza dell’oro non sono solo le innumerevoli promesse che mantiene come
copertura contro l’inflazione. E’ il più bello dei metalli preziosi. Il
filosofo greco Platone, nella sua opera La Repubblica, individuò cinque tipi di
regimi possibili: nobiltà, timocrazia, oligarchia, democrazia e tirannia,
quest’ultimo il più vile. Poi indica la nobiltà, o governo del re filosofo,
avere “anima d’oro” essendo la più alta forma di governo, benevolo e dalla massima
integrità. L’oro ha avuto un valore di per sé nel corso della storia del genere
umano. Cina, Russia e altre nazioni dell’Eurasia oggi rimettono l’oro al giusto
posto. Questo è molto buono.gold-bars-small-cropF. William Engdahl è consulente
di rischio strategico e docente, laureato in politica alla Princeton
University, è autore di best-seller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per
la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione
di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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