Cavaliere di Monferrato. Blog di Claudio Martinotti Doria
Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996
"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis
"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")
"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto." (Dalai Lama)
"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")
"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi
L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)
Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)
Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )
La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria
PER CONTATTI: claudio@gc-colibri.com
Se preferite comunicare telefonicamente potete inviare un sms al 3485243182 lasciando il proprio recapito telefonico (fisso o mobile) per essere richiamati. Non rispondo al cellulare ai numeri sconosciuti per evitare le proposte commerciali sempre più assillanti
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia
Come valorizzare il Monferrato Storico
…La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.
Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …
Sono perfettamente in sintonia con questo ultimo commento
del direttore Marcello Foa di fine 2017 su Obama ed il suo entourage, ma non ne
condivido l’ottimismo finale. Foa dispone di un osservatorio privilegiato nella
vicina Svizzera, terra di libertà, dove può permettersi di essere critico più
di chiunque altro operatore mediatico, seppur moderatamente e sempre in maniera
ponderata, ma al tempo stesso non può avere fino in fondo il polso della
situazione della vicina Italia, che è paradigmatica di come versi tutto il
resto del mondo occidentale, manipolato dalla disinformazione di un sistema
mediatico totalmente asservito e prostituitosi al mainstream. Condivido che è
un segnale positivo che la controparte di Obama, Putin, sia un leader di
eccezionale grandezza, rispetto ai nostri che sono insipienti e patetici, e
quindi non cedendo alle provocazioni fornisce ogni volta nuove lezioni di
stile, trionfando strategicamente ed a livello di immagine. Ma questo non basta
ad essere ottimisti. Non possiamo essere ottimisti sapendo che la stragrande
maggioranza della popolazione italiana (che rappresenta bene quella europea,
forse solo leggermente più smaliziata e meno ignorante, soprattutto nei paesi
scandinavi), si abbevera ai mass media tradizionali, ancora oggi, e prende per
oro colato le versioni ufficiali e la disinformazione e mistificazione che
viene spacciata con spregiudicatezza e cinismo, senza cogliere neppure le più
mastodontiche incongruenze e contraddizioni, senza conservare memoria a breve
termine, senza effettuare confronti e contrapposizioni, senza alcun senso
critico e capacità di analisi, in una sorta di adesione fideistica
pseudoreligiosa. Ci crede, come fosse un dogma, perché è la versione
dell’autorità. Perché gli italiani, ma non solo, sono abituati a sottomettersi
all’autorità, anche se delegittimata moralmente, si prostrano come servi con la
paradossale convinzione di essere liberi, di disporre di un pensiero autonomo,
mentre invece è solo frutto di un “copia ed incolla”, di un pensiero d’importazione,
di seconda o terza mano, poco più di uno slogan o di una velina, uno spot
pubblicitario. Siamo messi molto male, l’autocensura e l’omologazione, favorita
da un’ignoranza sociale abissale, ha ormai raggiunto livelli tali, che è
praticamente impossibile esprimere opinioni nettamente contrastanti con il
pensiero unico prevalente, senza essere denigrati, emarginati o addirittura
aggrediti, almeno verbalmente. Invitare costoro, cioè la massa, a documentarsi
meglio, attingendo a più fonti, soprattutto in rete ed all’estero, è arduo per
non dire utopico. Come pretendere che un analfabeta legga l’aramaico e lo
traduca. L’uomo non può riconoscere la propria ignoranza e porvi rimedio, non
in questa epoca ipertecnologica in cui tutti i molteplici apparati tecnologici
(tablet, smartphone, portatili, ecc.), in possesso anche dei più indigenti ed
ignoranti, forniscono l’illusione di essere informati, di sapere, di possedere
la conoscenza (congiungendo l’ignoranza alla protervia), ecc., illusione che
gli stessi apparati tecnologici alimentano appositamente ogni giorno,
bombardando le menti con un cazzeggio continuo all’ennesima potenza. Tutto
efficacemente funzionale al sistema di potere, che per permanere nei suoi
privilegi deve continuare ad illudere le masse di non essere schiave, ma libere
di scegliere. Scegliere di credere a verità preconfezionate e di consumare,
soprattutto di consumare, in un circolo vizioso senza vie di fuga. In un
substrato subculturale del genere, i detentori del potere, quello vero, possono
pianificare qualsiasi oscenità, anche abnorme, e farla accettare come unica
soluzione possibile, compresa una guerra. Buona sorte a tutti i miei pochi ma
interessanti lettori.
Le ultime decisioni dell'Amministrazione Obama segnalano il
tentativo di far deragliare il nuovo corso di Trump o perlomeno di metterlo in
fortissima difficoltà sia con Israele, sia, soprattutto, con la Russia
30 dicembre 2016
di Marcello
Foa
di MARCELLO FOA - Eh sì, ora potete verificare di
persona che tipo di persona sia Barack Obama. E soprattutto potete rendervi
conto di quanto importante e destabilizzante sia stata la vittoria di Trump,
che ha posto fine a un lunghissimo periodo di potere esercitato da un gruppo
élitario - neoconservatore ma non solo - che, ha dominato Washington, rovinando
sia gli Usa sia il mondo. Circa tre settimane fa in un'intervista
al blog di Beppe Grillo affermavo che l'establishment di Obama, che riva le sue
radici strategiche e ideologiche nell'amministrazione Bush, avrebbe fatto di
tutto per mettere in difficoltà o addirittura impedire l'elezione di Trump.
Avete visto cos'è successo negli Stati Uniti: manifestazioni di piazza,
riconteggio dei voti in alcuni Stati, pressioni senza precedenti sui Grandi
Elettori affinché rinnegassero il voto popolare. Tutto inutile, per fortuna.
Per fermare Trump restano solo due modi: un colpo di stato parlamentare o
l'eliminazione fisica. Entrambi non ipotizzabili, al momento.
La reazione scomposta di Obama in questi giorni, però, non rivela solo la
stizza di un presidente uscente e la scarsa caratura di un uomo ampiamente
sopravvalutato, evidenzia soprattutto la frustrazione di un clan che vede
svanire il perseguimento dei propri obiettivi strategici. Infatti:
gli Usa hanno perso la guerra in Siria, combattuta la fianco dei peggiori
gruppi fondamentalisti.
Nessun rappresentante dell'establishment uscente è stato eletto nei posti
chiave dell'Amministrazione Trump.
La globalizzazione e il continuo smantellamento delle sovranità nazionali
non sono più garantite, anzi rischiano di essere fermate da Trump che crede nei
valori e negli interessi nazionali.
L'obiettivo di conquistare il controllo dell'Eurasia, facendo cadere Putin,
sostituendolo con un presidente filomaericano, è fallito; Putin oggi è più
forte che mai. Persino Israele, che si è subito allineata a Trump, è diventata
ostile. Il via libera alla Risoluzione Onu rappresenta un'inversione a
"U" clamorosa e dai chiari intenti punitivi.
Le ultime decisioni dell'Amministrazione Obama segnalano il tentativo di far
deragliare il nuovo corso di Trump o perlomeno di metterlo in fortissima
difficoltà sia con Israele, sia, soprattutto, con la Russia. La speranza
segreta della Casa Bianca era che Putin potesse cedere a una reazione impulsiva,
tale da mettere davvero in imbarazzo Trump. E invece il presidente russo ha
tenuto i nervi a posto. Anzi ha dato a Obama l'ennesima lezione di stile,
rifiutandosi di espellere a propria volta 35 diplomatici americani. Le nuove
sanzioni e l'espulsione di 35 diplomatici russi sono comunque un colpo basso,
tale da provocare tensioni con il Congresso, ma non così gravi da far desistere
Trump dall'avviare un nuovo corso con Putin.
Quanto alle accuse di ingerenze russe nel voto americano sono risibili,
pretestuose, come spiego nella breve intervista al blog di Beppe Grillo (trovate qui anche la trascrizione).
Quel che conta, alla fine di un incredibile 2016, è la sostanza. Ovvero: il
clan che ha governato l'America per almeno 16 anni lascia per la prima volta il
potere. E chi si è opposto, dentro e fuori gli Usa, a politiche egemoniche
autenticamente neoimperiali ha motivi di speranza.
Man mano che le verità sulla Siria vengono a galla, non
potendole più ritardare e mistificare, sta gradualmente cambiando anche la
narrazione mediatica dei fatti. Risulterà difficile negare e poi semmai tentar affannosamente
di giustificare la presenza di un centinaio abbondante di ufficiali NATO,
catturati dai russi e siriani nei territori che erano occupati dalle truppe di
invasori o ribelli dalle varie sigle ma che fanno tutte capo a Daesh, cioè allo
stato islamico o presunto tale, se non riconoscendone l’implicita complicità nell’armarli,
formarli ed incitarli, fornendo loro pure gli obiettivi. Sarebbe come ammettere
che tutto quanto è avvenuto era funzionale alla leadership politica atlantica,
Usa ed UE, cioè che erano una loro creatura, un terrorismo di comodo, che
legittima i dubbi anche sulla matrice degli attentati avvenuti sul suolo
europeo, con l’ampio seguito di incongruenze, alcune anche grossolane, sulla
dinamica dei fatti e sull’efficienza dei servizi di sicurezza ed investigativi.
Nel complesso si tratta di una situazione immonda, da voltastomaco, che fa
ribrezzo e provoca repulsione verso la leadership politica e mediatica europea,
supina a quella americana. In questo quadro geopolitico e strategico
mediorientale la Russia ne è uscita vincitrice di grandezza esponenziale, e nel
valutare i motivi della sua vittoria penso di potergli attribuire il fattore
storico di una cultura secolare, modernizzata superbamente in ambito
diplomatico e militare, perseverando nella lealtà con gli alleati e l’innovazione
qualitativa degli armamenti, contro una forza bruta supponente e strafottente,
basata prevalentemente sull’insidia, il doppio gioco, l’inganno e la forza
quantitativa delle armi e sull’intimidazione, sul dominio del sistema mediatico
asservito, rappresentata in primis dagli USA e dai suoi stati satelliti
asserviti e resi ormai patetici dalla loro insulsaggine. Con la Siria l’Occidente,
con tutto il suo apparato mediatico, ha toccato il culmine della meschinità e
della bassezza, e reso evidente il fallimento a livello internazionale, un
livello di bassezza dal quale non potrà mai riprendersi e riscattarsi, potrebbe
semmai rappresentare l’inizio di un epoca in cui potrà solo continuare a
degradare e liquefarsi, come ciclicamente si sono spente molte civiltà nel
corso della storia dell’umanità. Prima si capiranno questi aspetti e prima si
prenderanno le distanze da questi farabutti che hanno governato finora in nome
di una finta democrazia, facendo danni immani e minando il nostro futuro
irreversibilmente.
Claudio Martinotti Doria
Ad Aleppo, la disfatta morale e intellettuale dell’Occidente
“Primi attacchi aerei dell’aviazione russa in appoggio alle truppe turche ad Al-Bab”.
Chi l’avrebbe mai detto? “Secondo una fonte militare dell’aeroporto
di Kuweires, una squadriglia di caccia Su-24 e Su-34 hanno sferrato
attacchi aerei su Al-Bab, distruggendo vari mezzi appartenenti al
cosiddetto Stato Islamico d’Irak e Al Sham”, che è sempre Daesh.
Secondo alcuni però, i colpi sarebbero diretti alle milizie curde
anti-Assad. Erdogan ha accettato il principio della “integrità
territoriale della Siria” (non certo di buona voglia) perché ciò
comporta l’eliminazione dei sogni indipendentisti curdi?
La notizia (fonte Almasdar New, yemenita sciita) aggiunge che
“nonostante l’appoggio aereo russo, l’armata turca non ha potuto
mantenere il controllo dell’ospedale Al-Faruq e di Jabal al-Akil dopo
che i terroristi dello stato islamico hanno assestato un colpo diretto
con il loro ordigno esplosivo improvvisato”.
Il che rivela forse qualcosa sul temibile esercito turco, il secondo
della NATO. Erdogan ha mandato oltre confine alcune centinaia di
commandos; ma non osa impegnare l’esercito, che è fatto di coscritti, e
che lui ha “purgato” di comandanti come veri e presunti complici di
Gulen.
Secondo l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani (quello fatto da
uno che sta a Londra), “Al Bab è stata giovedì oggetto di vari raid
aerei turchi che hanno ucciso 72 civili, fra cui 21 bambini”.
L’attacco aereo russo invece è di lunedì e non ha fatto vittime civili –
o più probabilmente, sono adesso i turchi ad avere diritto alla loro
quota di accuse di crimini di guerra. Infatti i media italiani hanno
dato il dovuto rilievo.
Le atrocità? Le han fatte i “nostri ribelli”
Su Aleppo, con molto disagio, la “narrativa” sta un po’ cambiando. Si
osa dar notizia del fatto che ad Aleppo la gente festeggia i soldati
dell’esercito nazionale, che i cristiani hanno celebrato il Natale
nella gioia ed hanno ricevuto la visita di Assad e signora, e che si
sono scoperte fosse comuni di civili giustiziati e mutilati dallo
Stato Islamico, ossia dai protetti dalla coalizione internazionale. E’
già un progresso dopo cinque anni che “atrocità” e crimini di guerra,
parecchi dei quali inventati (i gas nervini del 2012) venivano imputati
esclusivamente ad Assad, e negli ultimi giorni prima della liberazione
di Aleppo Est, a Mosca.
Naturalmente dicendo il meno possibile. Nulla sugli ufficiali della
NATO catturati dall’armata siriana in una cantina di Aleppo Est, il cui
numero – dato inizialmente a 14, sarebbe invece di 110. Colpevoli,
nella loro qualità di comandanti dei tagliagole preferiti dalla UE e da
Washington, dei crimini contro l’umanità che i russi coi siriani vanno
scoprendo. http://canempechepasnicolas.over-blog.com/2016/12/parmi-les-rebelles-d-alep-des-officiers-de-l-otan-captures.html
Silenzio sui 100 cadaveri – risultati di soldati siriani catturati –
che i ribelli hanno liquidato col classico colpo alla nuca prima di
sloggiare (che ne dirà Stoltenberg?). Discrezione sui “sette immensi
magazzini con munizioni sufficienti per armare diversi battaglioni di
fanteria” documentati dal portavoce elle forze russe, generale Igor
Konachenkov: “Molti di questi depositi si trovavano in ospedali e
scuole”. Per delicatezza d’animo e non impressionare la Mogherini, le
tv non hanno dato i video che mostrano l’enorme quantità di queste
armi. Che noi stessi, intesi come occidentali, abbiamo fornito loro
perché instaurassero il Califfato. https://youtu.be/OySdmuXZxpM
Sono state trovate anche immani quantità di generi alimentari, ben
nascoste; la dittatura jihadista lasciava la popolazione civile senza
cibo, sequestrava gli “aiuti umanitari” per la sua sbirraglia, e
vietava ai civili di nutrirsene. Su questo, persino l’Osservatorio dei
Diritti Umani in Siria (quello di Londra) ha osato accusare i
terroristi. Un altro segno della graduale modifica della narrativa.
Strano “suicidio” del funzionario NATO
Nessun tentativo mediatico di collegare la ‘caduta di Aleppo Est’ e
la strana morte in Belgio del revisore generale della NATO, Yves
Chandelon, suicidato con un colpo di pistola alla testa nella sua
auto, vicino ad Andenne. L’uomo di pistole ne aveva tre, regolarmente
denunciate; quella con cui s’ ucciso è un’altra, non sua.
Chissà perché, la famiglia non crede al suicidio; sostiene che
Yves, pochi giorni prima, aveva confidato di sentirsi minacciato da
strane telefonate. Stava indagando sui finanziamenti del terrorismo islamico: cosa che, in fondo, è un segreto di Pulcinella. Il suo ‘suicidio’ apre interessanti questioni: è parte delle pulizie di fine stagione della presidenza Obama, oppure è il sintomo di una spaccatura fra due fazioni interne all’Alleanza Atlantica?
Perché comunque la si metta, quella di Obama, della UE e dei
sauditi e israeliani è una disfatta di prima grandezza. Tanto più se
si tien conto dell’ultima rivelazione di Wikileaks http://www.truth-out.org/progressivepicks/item/33180-wikileaks-reveals-how-the-us-aggressively-pursued-regime-change-in-syria-igniting-a-bloodbath
Dove un documento del governo Usa datato 2006 mostra che Washington
ha progettato il cambiamento di regime in Siria fin da 15 anni fa,
scatenando deliberatamente il bagno di sangue cui abbiamo assistito,
coi 250 mila morti e i sei milioni almeno di profughi e senzatetto.
Progettato in tutti i particolari: dal “giocare le ansie sunnite
sull’influenza iraniana”, all’attizzare “i curdi”, creare divisioni
“in senso ai servizi di sicurezza e militari” del regime, fino alle
denunce false al tribunale dell’Aja di aver fatto uccidere il capo
libanese Hariri (probabilmente ucciso da Sion) e alla diffusione di
falsità demonizzanti contro Assad e il “primo cerchio” del regime –
il compito a cui i nostri media si sono così valorosamente dedicati
diffondendo ogni sorta di fake news imbeccate.
Risultato: l’esclusione degli Usa
Il risultato è che Russia, Turchia e Iran si sono riunite – a
Mosca – per discutere la sistemazione della Siria, senza invitare
Washington.
E’ la disfatta morale, ma anche intellettuale, di Obama, della
strategia neocon e della UE: il Nobel per la Pace è stato sconfitto
politicamente dal “piccolo paese che non produce niente”, la Russia, e
che ai tempi di Eltsin i cervelloni strategici americani avevano
definito “un Alto Volta con i missili”. Ma proprio questo fa
giganteggiare le figure degli indubbi vincitori, Putin e Lavrov: con
quanti pochi mezzi hanno battuto la superpotenza e il suo codazzo di
satelliti.
Come mai? I motivi ha cominciato a provare ad enumerarli il massimo analista strategico franco-svizzero, Guillaume Berlat . http://prochetmoyen-orient.ch/ “La definizione di un quadro concettuale globale”
che Putin ha seguito coerentemente e con costanza, dall’inizio delle
“primavere arabe” (laddove Obama le ha provocate con vacue speranze che i
Fratelli Musulmani realizzassero una “democrazia”, mentre per i
neocon la destabilizzazione è un fine in sè).
La declinazione del quadro concettuale attorno ad alcuni principi.
“Stabilizzare il regime siriano per evitare la destabilizzazione anche
regionale (ammaestrato dagli effetti dell’implosione della Libia sulle
aree circostanti), scongiurare la diffusione del virus islamista nel
Caucaso, mantenere la sua base militare in Mediterraneo – giocando gli
Usa e ridicolizzando la UE”, per giunta apparendo come il difensore
dei cristiani e delle altre minoranze perseguitate in Oriente. Il sagace uso congiunto della forza militare e della diplomazia. “La diplomazia senza le armi è come la musica senza strumenti”,
diceva Bismarck; ma gli Usa si son fatti dettare la politica dal loro
super-armamento, credendo che la potenza degli strumenti esima dal
comporre la musica, perché quelli la suonano da sé.
La psichiatrica follia di questo s’è vista nel settembre scorso,
quando Ashton Carter (capo del Pentagono) ha bombardato le truppe
siriane assediate a Der Ezzor (tra 60 e100 soldati morti, con la
partecipazione di caccia belgi e danesi) al solo scopo di mandare a
monte un accordo stipulato fra John Kerry e Lavrov per condurre
operazioni militari congiunte contro Daesh. Cosa riconosciuta da Kerry
sospiroso: “Purtroppo abbiamo avuto divisioni nelle nostre file che hanno reso l’applicazione dell’accordo estremamente difficile…”. http://www.bostonglobe.com/news/politics/2016/12/17/kerry-leaving-legacy-hope-and-determination-role-state/3DqcfBTEvs8euhTThnhvIK/story.html?event=event25
Lavrov “inclusivo”
Patetica figura Kerry, di fronte a Sergei Lavrov, sperimentato non
solo dalla lunga permanenza come ministro, ma dalla precedente
esperienza di diplomatico all’Onu, e assistito dal quadro concettuale”
complessivo stilato con Vladimir Vladimirovic. Di lui rimarrà nella
storia la limpida, chiaroveggente diplomazia inclusiva, così contraria a
quella americana. Infaticabilmente, Lavrov parla con gli iraniani, ma
anche con gli americani traditori e doppi, coi turchi dopo che Erdogan
fa abbattere il caccia russo, parla coi sionisti, perfino coi sauditi,
trattando come legittimi interlocutori le cricche più infide, da leale
interlocutore, lui. Tratta coi “ribelli” siriani, cercando di metterli
al tavolo di pace. E’ stato lui a sventare in extremis l’intervento
occidentale contro Damasco nel 2013, facendo aderire la Siria alla
convenzione di divieto delle armi chimiche.
Quanto alla forza militare, è quella necessaria e sufficiente che
Putin usa in vista di obiettivi chiaramente definiti. Spero si
ricorderà il totale “effetto sorpresa” ottenuto su Washington ed Ankara
con i dispiegamento istantaneo e invisibile dei caccia bombardieri,
l’esibizione delle migliori novità tecniche delle tre armi, abbastanza
da impressionare gli americani e indurli a non rischiare troppo nello
spazio aereo (Erdogan, Hollande volevano da Obama una no-fly zone in
Siria), assumendo anche i necessari rischi ed azzardi – l’abbattimento
del caccia da un rabbioso Erdogan, che oggi è costretto ad agire da
“alleato” di Mosca. Con ciò ha mostrato ai regimi arabi che, lui,
non abbandona gli alleati nelle peste, come hanno fatto altri.
Tutto ciò non sarebbe bastato al successo, nota Berlat, senza quarto
fattore: e qui l’analista evoca un dato morale, di carattere: la forza di una volontà irremovibile.
Non dimentichiamo che in Siria, Putin ha sfidato un paese dieci volte
più armato, una superpotenza economicamente dieci volte superiore, che
non si esenta da atti criminali e talora da sussulti irrazionali, da
idrofobia. L’inflessibilità della volontà s’è dimostrata nella assoluta impermeabilità, spesso ironica, al martellamento mediatico. “I cani occidentali abbaiano, la carovana russa passa”,
il Cremlino non si fa deviare nemmeno d’un metro dalla traiettoria
iniziale dalla guerra mediatica. Il sistema mediatico occidentale s’è
coperto di vergogna diffondendo propaganda e menzogne plateali; i
governanti si sono compromessi in interviste con asserzioni
irresponsabili e minacce delinquenziali, dichiarazioni estemporanee,
rivelazioni controproducenti (tipo “Al Qaeda, sul terreno, fa un buon
lavoro”). Putin parla quanto basta; usa il potere di veto all’Onu
quando occorre, senza farsi intimidire; Lavrov non si abbandona alle
emozioni, entrambi si impegnano in incontri utili e riservati, come
quello che ha restituito temporaneamente la ragione a Erdogan.
E’ una forza di volontà intelligente,
sostenuta da realismo, pragmatismo e sangue freddo. Gli occidentali
perdono vistosamente d’intelligenza, credono alle loro proprie
menzogne, se ne fanno irretire: invocano “interventi umanitari” per
rifornire tagliagole wahabiti resi folli dal captagon, di fronte ai
quali Assad è fin troppo evidentemente più civile e preferibile;
farneticano di una “opposizione democratica” che sanno benissimo non
esistere, trattandosi di mercenari stranieri pagati dai sauditi;
invocano “tregue” che hanno l’unico scopo di salvare i terroristi da
loro armati, e ormai alle corde. E tutto ciò, nonostante gli sforzi
mediatici, si vede ad occhio nudo. “Tutto, nel racconto occidentale su Aleppo, sa di truffa e inganno”, ha scritto Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana.
Mogherini, Hollande e Merkel intimano ai russi, che trattano da
criminali di guerra, di aprire corridoi umanitari. Ma “i “corridoi”
esistono già, i civili sono già stati evacuati dai quartieri orientali
di Aleppo dalle forze governative siriane e soprattutto dai russi che
hanno anche messo in campo (a differenza della Ue) una mole imponente di
aiuti umanitari per gli sfollati, proporzionale al loro impegno
bellico. Persino i ribelli vengono portati con i loro famigliari (e i
pochi civili che intendono seguirli) in aree controllate dalle milizie a
cui appartengono con la supervisione della Croce Rossa Internazionale”,
scrive la NBQ, che titola opportunamente: “Ad Aleppo, la UE perde la
faccia”.
L’Unione Europea si è attenuta ad una rappresentazione della realtà
“deforme in modo abissale” sulla Siria, per di più condita dal
sentimento ingiustificato di non si sa quale superiorità civile e
morale, che è un’imitazione dell’altrettanto ingiustificato senso della
“eccezionalità” americana di cui Obama si riempie la bocca. “Noi” siamo
l’Occidente, “noi” siamo la civiltà, l’umanitarismo e la democrazia,
“Assad must go”, Putin è un dittatore…senza accorgersi della rozzezza e
del semplicismo delle loro visioni che li ha portati ad una vera
disfatta – intellettuale e morale.
E’ in nome di questa ‘superiorità’ che Obama, prima di Natale, ha
firmato il decreto per consegnare ai ribelli in Siria i missili
anti-aerei a spalla; “un atto ostile” l’ha definito la portavoce di
Lavrov, Maria Zakharova. http://www.msn.com/en-us/news/world/russia-calls-us-move-to-better-arm-syrian-rebels-a-hostile-act/ar-BBxBhWV?li=BBmkt5R&ocid=spartandhp
E’ stato forse per suo ordine che il noto “incidente aereo” ha
sterminato il coro dell’armata rossa. Non riesce proprio a capire che
versare sangue non è un sostituto per l’intelligenza che gli manca,
la malvagità e le vendette postume non bastano a rimpiazzare una
strategia, una diplomazia, una politica estera impotente.
Dell’ayahuasca avevo già riferito in alcune news
precedenti, per approfondimenti rimando al saggio della dott.ssa Viviana
Vivarelli, reperibile ai seguenti link:
Dominique era “cocainomane all'ultimo stadio” e fumava due
pacchetti di sigarette al giorno quando ha scoperto l'ayahuasca, una
bevanda allucinogena originaria dell'Amazzonia: “Ho bloccato tutto dall'oggi al
domani, senza sforzi”..
Questa franco-americana di Los Angeles fa parte delle migliaia di adepti di
questa bevanda psichedelica che fa furore negli Stati Uniti e provoca gli
interessi di ricercatori in psichiatria che la vedono come un rimedio potenziale
alle dipendenze, alla depressione o alle sindromi post-traumatiche.
Classifica come droga pesante dalle autorita' sanitarie, l'ayahuasca non e'
tuttavia senza rischi. Prima di tutto perche' e' gestita dalla clandestinita',
aprendo le porte ai suoi derivati.
Questo decotto di liana Banisteriopsis caapi e di foglie di chacruma, preparato
ed ingerito secondo dei rituali sciamanici, ha da piu' di dieci anni una
popolarita' esponenziale. In particolare nella Silicon Valley ed a Holliwood
dove diverse vedette -Sting, Paul Simon, Tori Amos, Lindsey Lohan- hanno
descritto al loro esperienza.
“Si crede a torto che siano degli hippies con delle piume nei capelli che la
prendono, ma ci sono stilisti, attori, parrucchieri, dirigenti d'azienda,
avvocati...”, assicura Jeff, organizzatore di cerimonie. Il suo nome e quello
dei consumatori sono stati cambiati per preservare il loro anonimato.
“In un'epoca marcata dal consumerismo e dal divertimento, le persone cercano
delle esperienze spirituali forti”, dice.
Per Dennis McKenna, professore al Centro di spiritualita' dell'Universita' del
Minnesota, “ogni notte circa 100 cerimonie si tengono a New York, ed e'
altrettanto vero per Los Angeles e San Francisco”.
Ma e' difficile saperlo precisamente, in virtu' del carattere illegale di
questa sostanza che contiene DMT, un potente psicotropo.
In Usa, solo due chiese di origine brasiliana che hanno sede nell'ovest
americano, possono utilizzarlo legalmente, in virtu' del loro rituale.
I critici deridono la popolarità della ayahuasca come l'ultima moda in
crescita.
Gli adepti dicono di prenderne una con diversi mesi di intervallo.
Essi devono anche seguire una dieta stretta di una settimana prima di
partecipare a queste cerimonie, che si tengono spesso il luoghi in aperta natura,
ritmate di sequenze meditative e con canti tradizionali.
L'ingestione di ayahuasca genera allucinazioni euforiche: “Ho avuto la
sensazione di uscire dal mio corpo”, racconta Dominique. “Ho visto delle
girandole di rose e violette, delle forme geometriche verdi”, dice Leonard, un
altro entusiasta.
Gli effetti curativi potenziali interessano sempre di piu' i ricercatori, come
dice Jessica Nielson, del Centro di lesioni cerebrali dell'Universita' della
California di San Francisco (UCSF).
Lei ha cominciato a studiare l'ayahuasca dopo un viaggio in Peru' dove ha visto
“due persone colpite da sindrome post-traumatica che le sono sembrate
totalmente guarite” dopo averla assunta.
Ora sta cercando di ottenere l'autorizzazione dell'Autorita' americana dei
farmaci (FDA) per una prova clinica, ma il percorso e' laborioso con questa
sostanza classificata come droga pesante, anche se psicotropi come il MDMA o
LSD sono utilizzati in psichiatria.
Pertanto, stima Chalrles Grob, professore al dipartimento di psichiatria del
centro medico Harbour-UCLA a Los Angeles, “la medicina occidentale ha spesso
delle difficolta' a trattare le dipendenze da droghe e alcool, allora vale la
pena di studiare” queste possibilita'.
Se le ricerche in Usa sono frenate dal quadro giuridico, esse si moltiplicano
altrove, essenzialmente in Brasile dove l'ayahuasca e' legale -e' cosi' anche
in diversi altri Paesi dell'America latina come Messico, Peru' e Colombia- e in
Spagna dove ha un suo quadro giuridico.
Grob cita essenzialmente “uno studio pilota in Brasile su delle persone che
soffrono di depressione cronica e non reagiscono bene agli antidepressivi. I
risultati preliminari sono positivi”.
L'ayahuasca puo' anche essere pericolosa, essenzialmente per le persone che
prendono degli antidepressivi, che soffrono di problemi cardiaci o psicotici,
per gli epilettici o gli asmatici.
“Bisogna valutare le persone, assicurarsi che esse siano psichicamente e
mentalmente in grado di sopportarla”, spiega Jeff, affermando che “non e'
pericolosa” quando queste precauzioni sono prese.
“Una volta, qualcuno ha gridato per diverse ore ma il giorno dopo stava bene”,
aggiunge.
La popolarita' di questa pianta, che alcuni comprano su Internet, attira anche
i ciarlatani, che si spacciano per esperti, fanno sapere Jeff e McKenna.
Essa puo' anche creare dei drammi. In Peru', dove il turismo dell'ayahuasca va
per la maggiora, delle aggressioni sessuali sono state segnalate e un
britannico e' stato accoltellato da un canadese dopo una cerimonia, perche'
questa droga suscita dei trans euforici ma anche talvolta delle fasi depressive
e piu' raramente delle crisi di panico o paranoia.
“Tutto cio' che e' sufficientemente potente puo' essere utile anche per fare
del male. Ciò che occorre è una maggiore ricerca, conclude Mark Barad”, uno
psichiatra all'UCLA.
(da un lancio dell'agenzia
France Press - AFP del 26/12/2016)