Sembrano concetti semplici quelli espressi nell’articolo,
quasi ovvietà, ma la leadership politica prevalente nella maggioranza dei paesi
UE e soprattutto dei politici italiani al potere nelle varie istituzioni non fa
assolutamente nulla in proposito, anzi fa danni rispetto agli obiettivi
proposti nell’articolo (ad es. sono pessimi nella distribuzione della
ricchezza, favorendo corruzione ed accumulo), per cui potremmo affermare che
l’Italia è ben lungi dal seguire l’esempio svizzero. E’ il motivo per cui da
molti anni confido che siano almeno le amministrazioni locali a puntare nella
direzione indicata, assumendosi maggiori responsabilità morali e sociali e
reclamando una maggiore autonomia decisionale. Claudio
La Svizzera è il paese dove si vive meglio. I motivi primari?: Stabilità politica e monetaria, l'attitudine della società svizzera al compromesso e autorità pubbliche efficienti.
Fonte: News e know how
Felici e vincenti
17.06.2015
È ufficiale, la Svizzera è la nazione più
felice del mondo! Il concetto di felicità si sta lentamente affermando
un po' in tutto il mondo come un indicatore dello sviluppo nazionale. Ma
come si possono misurare le emozioni?
Tutto cominciò in Bhutan. Nei primi anni '70 Jigme
Singye Wangchuck, il quarto Re Drago del Bhutan, decise di sostituire
l'indice di sviluppo economico occidentale noto come PNL (prodotto
nazionale lordo) con il cosiddetto FIL (felicità interna lorda),
mettendo i valori spirituali al centro dell'economia del suo paese. A
distanza di pochi decenni, anche i leader occidentali hanno cominciato a
considerare la felicità un importante indicatore di progresso sociale.
Nel 2009 l'istituto di ricerca statunitense Gallup ha lanciato il suo
indice di benessere e dopo due anni le Nazioni Unite hanno adottato la
risoluzione "Happiness: Towards a Holistic Approach to Development"
("Felicità: verso un approccio olistico allo sviluppo"). L'ONU ha
esortato ad adottare "Un approccio più inclusivo, equo e bilanciato allo
sviluppo economico, in grado di promuovere la felicità e il benessere
di tutti i popoli".
World Happiness Report
La risoluzione delle Nazioni Unite è stata seguita dal
primo "World Happiness Report", il rapporto mondiale sulla felicità
redatto da un gruppo di docenti universitari indipendenti, tra i quali
gli economisti Jeffrey Sachs, della Columbia University, e Richard
Layard, della London School of Economics. Il titolo del rapporto non
deve indurre in inganno, si tratta di uno studio molto più serio di
quanto possa sembrare, che peraltro non chiede nemmeno una volta "Sei
felice?". Il livello di felicità è calcolato in base ai seguenti sei
fattori: PIL pro capite, aspettativa di vita in buona salute, sostegno
sociale, fiducia, libertà di fare le proprie scelte di vita e
generosità. Nel rapporto di quest'anno la top ten della felicità è
presidiata per lo più da paesi europei di piccole e medie dimensioni con
un PIL elevato. Va anche sottolineato che per metà si tratta di paesi
nordici.
"Indagini scientifiche hanno stabilito che esistono
altri fattori fondamentali di felicità rilevanti nel processo di
sviluppo economico."
Professor Bruno S. Frey
Perché la Svizzera?
Quest'anno la Svizzera ha spodestato la Danimarca,
dominatrice incontrastata di questa classifica sin dall'inizio.
Significa che la Svizzera ha scoperto l'elisir del benessere? O forse
che nel paese del cioccolato e del formaggio la vita è tutta rose e
fiori? In effetti, il
"Barometro delle apprensioni" di
Credit Suisse conferma che anche gli svizzeri hanno le loro
preoccupazioni, come tutti. A turbare maggiormente il loro sonno sono
innanzitutto: disoccupazione, questioni legate all'immigrazione,
pensionamento, salute ecc. Malgrado questi timori, gli svizzeri guardano
al futuro con grande ottimismo. Qualcuno potrebbe attribuirlo al fatto
che la Svizzera è un paese ricco. Indubbiamente il denaro può risolvere
diversi problemi. Tuttavia, come già dimostrato da numerosi economisti,
superata una certa soglia di ricchezza, i soldi non contribuiscono alla
felicità. Lo stesso principio vale anche per la Svizzera: nonostante
oggi il reddito medio pro capite sia più alto rispetto alla metà degli
anni '70, il livello di soddisfazione non è aumentato. Oliver Adler,
responsabile di Credit Suisse Economic Research, nel suo articolo
Come sta la Svizzera? sostiene
che, oltre alla ricchezza, "il benessere svizzero scaturisce da
molteplici motivi. In parte (...) profondamente radicati nella storia
del paese". Secondo Oliver Adler, la lista include: stabilità politica e
monetaria, l'attitudine della società svizzera al compromesso e
autorità pubbliche efficienti.
Capitale sociale e capacità di ripresa
Tutti questi fattori possono essere raggruppati sotto un
unico nome: capitale sociale. Sempre più prove confermano che capitale
sociale e felicità sono interconnessi. Il primo si fonda sui rapporti
interpersonali, come fiducia, onestà, e appoggio reciproco. La seconda
si sorregge su quattro pilastri: prolungate emozioni positive; recupero
dalle emozioni negative; empatia, altruismo e comportamento prosociale;
consapevolezza dei propri pensieri, azioni e motivazioni. Jeffrey Sachs
afferma che "le società ad alto capitale sociale hanno performance
migliori in termini di benessere soggettivo e di sviluppo economico".
Inoltre, hanno maggiori capacità di ripresa da crisi economiche e
catastrofi naturali. Non esiste purtroppo un ricetta in grado di
migliorare il capitale sociale, ma una cosa è certa: ci vuole del tempo.
La UE guarda oltre il PIL
In questo millennio la considerazione nei confronti
della felicità è notevolmente aumentata. Dieci anni fa, l'OCSE
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha
inaugurato il suo programma per la ridefinizione del progresso,
finalizzato a una migliore comprensione dei fattori che influenzano il
benessere delle nazioni e degli individui. L'Unione europea ne ha
seguito l'esempio, lanciando un proprio programma chiamato "Oltre il
PIL". Obiettivo della UE è elaborare indicatori di crescita chiari,
simili al PIL ma arricchiti da aspetti che contemplino il progresso
ambientale e sociale. David Cameron è stato il primo leader di un paese
occidentale a considerare la felicità uno dei suoi obiettivi, rendendo
la misurazione del benessere dei cittadini un indicatore di sviluppo
nazionale. Governi centrali e locali utilizzano sempre più
frequentemente i dati del benessere per rispondere alle esigenze delle
persone. Non solo al fine di migliorare il livello di felicità, ma anche
per influenzare il progresso e accrescere il capitale sociale. Ormai
sta diventando opinione diffusa che il modello di crescita economica,
che negli ultimi decenni sembrava universale, ha i suoi limiti.
La partecipazione politica è fonte di felicità
Nel suo studio su felicità e politiche pubbliche, il
professor Bruno S. Frey sostiene: "Ricerche sulla felicità hanno provato
chiaramente che i rendimenti marginali in termini di benessere
soggettivo diminuiscono a fronte di un aumento del reddito. Allo stesso
tempo, indagini scientifiche hanno stabilito che esistono altri fattori
fondamentali di felicità rilevanti nel processo di sviluppo economico.
Due esempi a livello di sfera individuale sono la salute personale e
l'inclusione sociale, mentre i diritti di partecipazione politica e le
strutture decisionali decentralizzate rappresentano fattori importanti a
livello collettivo". Sembra giunto il momento di cercare nuovi modelli
di progresso. Alcuni governi hanno già mosso i primi passi in questa
direzione.
Nessun commento:
Posta un commento