Forse non è la collisione di un meteorite con la Terra che dovremmo temere come minaccia alla sopravvivenza dell'umanità, ma un evento molto più frequente e sottovalutato, pressoché ignoto al grande pubblico: le supertempeste solari.
L'iperbole è spesso usata a sproposito, anche dal giornalismo divulgativo scientifico e forse dagli stessi scienziati, tempeste solari piuttosto potenti avvengono spesso (ma non sono affatto “super”, come riportato nei titoli), ogni 11 anni quelle ritenute di media intensità, quelle ancora più potenti per intensità e pericolosità statisticamente si verificano ogni secolo e mezzo (evento Carrington, l’ultimo è stato nel 1859, ma in realtà ve ne è stata una simile il 23 luglio 2012 che fortunatamente non ha investito in pieno il nostro pianeta ma ha solo creato spettacolari aurore boreali), per cui la prossima dovrebbe essere imminente.
Ma le super tempeste solari, quelle veramente pericolose per la civiltà e la salute umana, avvengono molto di rado, gli scienziati ne hanno individuate tre negli ultimi 3000 anni, ma ovviamente non avvengono a distanze programmate e regolari e quindi non solo prevedibili, neppure dal punto di vista probabilistico.
Le tempeste solari sono espulsioni di massa coronale (CME), enormi bolle di plasma e campi magnetici che dalla superficie del sole si dirigono in tutte le direzioni, a volte verso la Terra.
Quando qualche articolo ne parla, come quello sottostante che vi propongo, semmai fanno qualche accenno ai pericoli per la civiltà umana dal punto di vista esclusivamente tecnologico, ma quasi mai si accenna ai pericoli per la salute della popolazione. Anche per quanto riguarda la non facile prevenzione, gli scienziati e tecnici studiano il modo di ridurre i danni ai sistemi energetici, informatici, elettronici, di comunicazione e navigazione, ecc., ma mai nessuno che accenni a come i cittadini dovrebbero comportarsi per non esporsi a pericolose radiazioni solari (simili a quelle di un’esplosione nucleare a bassa energia e le radiazioni ionizzanti è risaputo possono causare cancro alla pelle e danni al DNA oltre a gravi danni al metabolismo).
Per comprendere la differenza tra varie tipologie di tempeste solari secondo la loro gravità, facciamo un parallelismo con gli tsunami, argomento divenuto di maggiore attualità negli ultimi anni. Nel dicembre 2004 uno tsunami di pochi metri di altezza ha provocato centinaia di migliaia di morti in Indonesia penetrando per decine di km nell’entroterra spazzando via interi villaggi e cittadine.
I geologi hanno rilevato dagli studi stratigrafici condotti in alcune località terrestri che nel nostro passato remoto, quando l’uomo non era ancora presente sulla terra o lo era in minima parte, vi sono stati megatsunami con onde anomale alte fino a 500 mt di altezza. Ecco quale differenza potrebbe esserci anche nelle tempeste solari.
Le tre supertempeste solari (che preferirei definire megatempeste) che gli scienziati hanno rilevato nei carotaggi in Groenlandia, di cui accenna l’articolo sottostante, avvenute nel 660 a.C. – 775 d.C. e nel 994 d.C. erano appunto paragonabili ai megatsunami.
Se le civiltà dell’epoca non ne hanno risentito lasciando tracce scritte descrittive di questi fenomeni è perché non erano tecnologicamente evolute come la nostra e le ripercussioni sono state minime. Se quei tre fenomeni del passato avvenissero oggi, le ripercussioni sarebbero gravissime, ci sarebbero blackout ovunque nel mondo e tutti i sistemi che ho elencato sopra si interromperebbero, il traffico aereo, terrestre e marittimo sarebbe paralizzato con conseguenti incidenti, ospedali, reti fognarie e idrauliche non funzionerebbero più, come l’accesso al denaro “virtuale” nelle banche. In pratica non funzionerebbe più nulla e oltre ai rischi sanitari la gente darebbe fuori di matto perché impedita in ogni sua attività e ci sarebbero sconvolgimenti sociali ovunque a causa del panico che subentrerebbe, come uno stampede in una mandria, con saccheggi e violenze ovunque, per cui le istituzioni reagirebbero come minimo dichiarando lo stato d’emergenza e d’assedio dando il potere ai militari. Nessuno è in grado di prevedere quali sarebbero i tempi di ripristino del funzionamento di tutte le reti danneggiate e nel frattempo accadrebbe di tutto, e gli eventi sarebbero distruttivi per la perdita di senso civico degli abitanti terrorizzati.
Forse le istituzioni qualificate farebbero meglio a informare i cittadini di queste evenienze fornendo indicazioni di comportamento appropriate a ridurre i danni collaterali e conseguenziali, che assommandosi a quelli inevitabili causate dall’evento solare, potrebbero veramente minare alla base la nostra civiltà facendoci regredire a livelli che faremmo meglio a non dover scoprire quanto siano deleteri e devastanti e forse anche irreversibili.
La minaccia delle tempeste solari
Ma le tempeste solari di cui noi esseri umani siamo stati testimoni negli ultimi decenni, da quando cioè sono disponibili strumenti adatti alla loro rilevazione, potrebbe impallidire in confronto a ciò che avvenne in un lontano passato.
A raccontarlo sono le carote di ghiaccio estratte in Groenlandia da un gruppo di ricercatori della Lund University che firmano un articolo sui "Proceedings of the National Academy of Sciences". L'analisi di quei campioni, che rappresentano una sorta di registro storico delle tempeste solari fino a circa 100.000 anni fa circa, mostra un antico evento estremamente intenso avvenuto nel Settimo secolo prima di Cristo, e di cui si ha notizia per la prima volta, e conferma altri due eventi di rilievo, che si sono verificati nel 775 e nel 994 d.C., ed erano stati già evidenziati da passati studi sugli anelli di accrescimento degli alberi plurisecolari.
Per stimare frequenze e intensità degli antichi eventi, gli autori hanno misurato in particolare l’abbondanza di tre isotopi radioattivi: il carbonio 14, il berillio 10 e il cloro 36. Questi isotopi sono prodotti principalmente da una cascata di reazioni che si verificano negli strati più alti dell’atmosfera quando sono investiti da flussi molto energetici di protoni che provengono dal Sole. Una volta mescolatisi con l’aria, questi isotopi radioattivi si fissano nei "registri ambientali", come appunto il ghiaccio, che nelle regioni artiche si può conservare per centinaia di migliaia di anni.
I segnali relativi agli isotopi radioattivi considerati hanno indicato un rapido incremento in corrispondenza di strati sedimentatisi nel 660 a.C. e che non può essere spiegato con la normale modulazione dell’attività solare.
“Se si verificasse ai giorni nostri, un evento di quella portata metterebbe a serio rischio la nostra civiltà ad alta tecnologia”, ha commentato Raimund Muscheler, professore di geologia della Lund University e coautore dell’articolo. “La nostra ricerca indica che i rischi sono attualmente sottostimati; ecco perché sarebbe il caso di aumentare in via precauzionale le nostre difese nei confronti delle tempeste solari: dobbiamo essere preparati meglio”.
Complessivamente, lo studio mostra che le analisi al carbonio 14 sono inadeguate per ottenere stime affidabili della frequenza e delle proprietà delle tempeste solari passate, ma possono essere proficuamente associate alle analisi basate sul berillio 10 e sul cloro 36. (red)
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