L'emigrazione
nel nostro paese è un fatto ormai assodato e continuativo, se ne vanno
sia i giovani perché non hanno valide prospettive di vita professionale e
sociale, sia gli anziani per godersi le loro modeste pensioni in paesi
meno onerosi e fiscalmente esosi.
Nel giro di qualche anno se ne saranno
andate le migliori potenzialità e i maggiori detentori di know how di cui disponeva
il paese e rimarranno perlopiù pensionati in qualche modo vincolati al
loro territorio e immigrati autorizzati o clandestini, e il paese perderà
sempre più la sua identità e cultura.
Oltre che un dormitorio e un centro
di accoglienza, il paese diverrà la destinazione del ceto benestante
mondiale che verrà a insediarsi comprando tutto quello che sarà
accessibile, dalla residenza di lusso, alla casa vacanze, alle aziende,
ai terreni, alle opere d'arte, alle infrastrutture, ecc.. Sarà solo l'ennesima
invasione che la penisola ha subito nel corso degli ultimi secoli.
Ma sul
fatto che sia meglio restare o emigrare preferirei non pronunciarmi,
dipende dalla situazione contingente individuale, ognuno deve valutare
per sè. Anche perché, nei circa 40 anni da ché mi interesso di località
estere dove eventualmente varrebbe la pena emigrare, ho rilevato che
rispetto a 30 anni fa, ma anche solo a 10 anni fa, le cose sono molto
cambiate anche all'Estero, soprattutto a livello climatico, di
criminalità e politico sociale.
Luoghi che poco tempo fa erano appetibili ora sono da
evitare perché degradati e/o soggetti a sconvolgimenti metereologici,
anche se nell'immaginario collettivo vengono ancora citati come mete
ambite e migliori del nostro paese, ma le cose sono cambiate e si rischia
di rimanere delusi.
Come ho già scritto in precedenti articoli, ci sono
stati paradossali cambiamenti climatici, per cui in luoghi dove il clima
era mite adesso ci sono escursioni termiche impressionanti ed eventi
meteo pericolosi (trombe d'aria, uragani, tempeste, venti impetuosi,
siccità, ecc.) e luoghi che erano freddi ora hanno estati simili alle
nostre. Senza contare che l'immigrazione ha sconvolto ormai molte di
queste località che sono divenute irriconoscibili e quasi invivibili.
Prima di prendere una decisione in merito a dove trasferirsi è molto
meglio aggiornarsi dal vivo, cioé contattare chi ci vive veramente e da
alcuni anni e non solo chi si è recato qualche giorno in vacanza o per
fare sopralluoghi esplorativi o agenzie specializzate nei servizi di trasferimento e insediamento, che hanno tutto l'interesse a convincervi per il loro profitto e non credo proprio che vi forniranno tutte le informazioni necessarie per rendervi consapevoli fino in fondo della scelta che state per fare, che una volta che è stata fatta, non si può facilmente porvi rimedio se risultasse avventata.
L'articolo sottostante non cita alcuni paesi dove si sono trasferite alcune migliaia di italiani, soprattutto pensionati alla ricerca di una migliore qualità di vita, paesi dei quali vi allego le cartine, inserendole inframezzate nel testo.
Claudio Martinotti Doria
I Paesi
dove emigrano gli italiani, vediamo quali sono
Sembrava un
fenomeno destinato a riempire le pagine dei giornali, uno dei tanti
luoghi comuni per sottolineare l’inefficienza delle politiche lavorative
e delle tasse troppo alte inflitte dal nostro governo.
E invece, la fuga degli italiani
all’estero è ormai una realtà consolidata da
cui è impossibile tornare indietro. Un esodo che ha origini da lontano,
ma che oggi – dopo diversi decenni di stasi – è aumentato investendo
tutti: uomini e donne, giovani e adulti, pensionati e nuclei familiari. I
motivi?
Desiderio di cambiare vita e voglia di riscatto.
Ma anche la possibilità di lavorare
all’estero, crescere professionalmente e umanamente,
vivere in un posto fiscalmente
vantaggioso sia per investire in qualche
impresa che per trascorrere gli anni della pensione.
Dall’800
al ‘900: storia dell’emigrazione italiana nel mondo
A tracciare la
storia del
fenomeno migratorio italiano ci ha pensato l’Istat,
l’Istituto nazionale di Statistica, che nel Rapporto 2018 ha analizzato
le nuove migrazioni alla luce del passato migratorio del nostro Paese.
Secondo l’Istituto dal 1861 al 1985 circa 30 milioni di italiani hanno
cercato fortuna all’estero originando quello che è stato definito “The largest exodus of people
ever recorded from a single nation“. Insomma come se l’intera
popolazione italiana di inizio Novecento se ne fosse andata in blocco.
La maggioranza
degli emigranti italiani, oltre
14 milioni, partì nei decenni successivi all’Unità di Italia,
durante la cosiddetta “grande
emigrazione”
(1876-1915). A fare le valigie non erano solo braccianti.
Gli strati più poveri della popolazione in realtà non avevano di che
pagarsi il viaggio, per questo tra gli emigranti prevalevano i piccoli
proprietari terrieri che con le loro rimesse compravano casa o terreno in
patria.
New York e gli
USA erano le destinazioni
più gettonate. Ma non le uniche. Si andava in Argentina,
Brasile e Uruguay. Così come non si partiva solo dal Sud Italia. Dopo la
fine della Seconda Guerra Mondiale si aprirono poi per gli italiani nuove
rotte di migrazione verso l’Europa
del Nord: Francia, Germania e Belgio su tutte.
Nel corso
degli anni Settanta del secolo scorso, vi è stata un’inversione di
tendenza: da Paese di emigranti, anche l’Italia è diventata lentamente terra di
immigrazione, avendo raggiunto un livello di benessere
economico diffuso che ha reso il Bel Paese una meta attraente per l’altra
sponda del Mediterraneo, al punto che il saldo del movimento migratorio
con l’estero, nell’ultimo quarantennio, risulta costantemente positivo.
Tuttavia –
sottolinea l’Istat
– l’avvio della crisi
economica ha avuto un impatto negativo sia sull’immigrazione
che si è manifestato in una riduzione del saldo migratorio degli
stranieri dovuto al calo di iscrizioni dall’estero; sia sull’emigrazione
peggiorando un saldo migratorio degli italiani già negativo, a causa
dell’aumento delle cancellazioni verso l’estero.
Ed è così che
arriviamo ai giorni nostri.
I motivi
dell’emigrazione
In generale,
sottolinea l’Istat, l’individuazione delle cause dell’emigrazione, cioè
dei fattori di
espulsione (push factor) e di attrazione
(pull factor) che provocano o incidono sul fenomeno migratorio e la
misura del loro peso, si collega strutturalmente con la lettura e
l’interpretazione dei fenomeni sociali.
I motivi che spingono
l’emigrato a lasciare il Paese sono da ricercarsi:
- nella scarsità di risorse
- nelle diverse opportunità offerte dal mercato del
lavoro
- nella mancanza di innovazioni tecnologiche nei
settori primario, secondario e terziario
- nella necessità di ottenere i mezzi
indispensabili per la sopravvivenza
- nella volontà di seguire le proprie ambizioni
- nella ricerca di migliori condizioni di vita,
abitative, di istruzione e di salute.
Situazione
attuale
Oggi, proprio
come nel passato, sono più o meno gli stessi i motivi che hanno portato
oltre 5 milioni di italiani a trasferirsi oltre confine. Secondo l’Aire,
l’Anagrafe Italiani residenti all’estero,
ammonta a tale cifra il numero di italiani residenti all’estero. In tutto
il 2017 c’è stato un incremento del 2,38% rispetto all’anno precedente
(4.973.940) di quanti si sono trasferiti in un altro Paese: più di
spagnoli e tedeschi, mai successo prima. L’emigrazione italiana si
concentra in prevalenza tra l’Europa (2.767.926) e l’America (2.059.422).
Il Paese dove
si registra la
più alta presenza di italiani è l’Argentina
con 819.910 iscritti, segue la
Germania (743.622) e la Svizzera (614.996). Inoltre la
regione dove si evidenzia il numero più elevato di iscritti all’Aire è la
Sicilia (755.947), seguita dalla Campania (495.890), dalla Lombardia
(473.022) e dal Lazio (450.847).
Per quanto
riguarda l’età, si evidenza un maggior numero di iscritti nella fascia di
età compresa tra 41 e 60 anni che è di 1.457.507, di cui 797.078 maschi e
660.429 femmine, seguita dalla fascia di età compresa dai 21 a 40 anni
che è di 1.454.232, di cui 766.373 maschi e 867.859 femmine.
Inoltre gli
iscritti all’estero di sesso maschile sono in totale 2.655.147 (52%)
mentre quelli di sesso femminile sono 2.459.322 (48%). Molti italiani con
alto livello di istruzione lasciano il Paese, pochi vi fanno ritorno.
Oltre
all’Istat a fare luce sul fenomeno migratorio è ogni anno il “Rapporto Italiani nel mondo”,
giunto ormai alla sua tredicesima edizione (2018) della Fondazione Migrantes che
raccoglie i dati più importanti e le analisi statistiche delle fonti
ufficiali più accreditate, nazionali ed internazionali, sugli italiani
all’estero. Dall’ultimo rapporto emerge che a cambiare vita e partire
sono sempre più giovani – ben 50 mila – di età compresa tra i 18 e i 34
anni.
Spesso sono
accompagnati dai genitori, persone ormai in pensione che diventano
accompagnatori e sostenitori dei progetti dei loro figli. In totale,
secondo il rapporto Il dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata
del 64,7% passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Anagrafe
degli italiani residenti all’estero (Aire) a più di 5,1 milioni.
Al 1° gennaio 2018 gli italiani residenti all’estero e iscritti all’Aire
sono 5.114.469, l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti totali in
Italia alla stessa data.
La crescita nell’ultimo anno
corrisponde a +2,8%, a +6,3% nell’ultimo triennio e al +14,1% negli
ultimi cinque anni. Da
gennaio a dicembre 2017 si sono iscritti all’Aire quasi 243mila italiani
di cui il 52,8% per espatrio ovvero 128.193 persone.
Segno evidente
di quanto il nostro Paese si stia di anno in anno spopolando, lasciando
città e regioni. La Lombardia, con quasi 23mila partenze, si conferma la
prima regione da cui gli italiani hanno lasciato l’Italia alla volta
dell’estero, seguita dal Veneto (11.611), dalla Sicilia (11.501), dal
Lazio (11.114) e dal Piemonte (9.022).
A partire però
è soprattutto la meglio gioventù, i cosiddetti “millennials” ragazzi che
erano appena nati o adolescenti allo scoccare del Duemila. Oggi che hanno
tra i 18 e i 32 anni si trovano protagonisti dei nuovi flussi migratori.
Ma a differenza della generazione precedente rivendicano che la loro non
è una fuga bensì «una scelta per coltivare ambizioni e nutrire
curiosità».
Un modo
insomma per
fare esperienze diverse e magari ritornare a casa con accresciute
competenze e professionalità, per scoprire nuove culture
e curiosità
dal mondo.
Una mobilità “in itinere”, che
– come osserva il rapporto – può modificarsi continuamente perché non si
basa su un progetto migratorio già determinato, ma su continue e sempre
nuove opportunità incontrate.
I 14 Paesi
di maggiore emigrazione italiana nel mondo
Ma dove vanno
gli italiani all’estero? Le mete di destinazione sono prevalentemente i Paesi
dell’Europa occidentale: Regno
Unito, Germania, Svizzera, Francia e Spagna. Negli ultimi
anni di grande tendenza anche il Portogallo, preferito dai pensionati che
qui possono per dieci anni ricevere la pensione senza pagare tasse.
Molto bene
anche i paesi dell’America Latina, dove però l’emigrazione
italiana ha avuto luogo soprattutto nel Novecento.
1. Argentina.
La comunità italiana all’estero più grande si trova in Argentina, dove
vivono oltre 800mila cittadini italiani, pari al 16.03% del totale.
Sebbene non si tratti di immigrazione recente, l’Argentina rimane un
paese in cui gli italiani si sentono ancora facilmente a casa, magari per
trascorrere gli anni della pensione affrontando il futuro con ottimismo
in una nazione ricca di tradizioni, natura e buoni sapori. Il tutto a
costi contenuti. In Argentina un italiano con mille euro di pensione al
mese può vivere davvero bene, concedersi qualche sfizio e rilassarsi su
una spiaggia bianca, godendosi finalmente il meritato riposo. Le nostre
500 euro, infatti, corrispondono più o meno a 4500 pesos e con una cifra
così le cose da fare sono davvero molte. Una casa con vista sull’oceano
viene a costare circa 2000 pesos (220 euro) e l’energia elettrica totale
di un mese non supera i 100 pesos, per non parlare del gas (12 pesos).
2. Germania.
Nella vicina Repubblica tedesca vivono ben 743mila italiani. Anche in
questo caso si tratta di una migrazione che affonda le sue radici nel
passato. In Germania l’immigrazione italiana è iniziata decenni fa e non
si è mai fermata. Negli ultimi anni è tornata ad intensificarsi, anche se
il paese non offre più ai migranti il benessere concesso in passato. Ma
per chi emigra da situazioni di disoccupazione e assenza assoluta di
prospettive, è tutt’oggi la terra promessa.
3. Svizzera.
In terza posizione la vicina ma piccola Svizzera, dove gli italiani sono
614mila. La vita qui è molto cara, ma in compenso gli stipendi sono
davvero altissimi. Possibilità di trovare un lavoro e stile di vita tra i
migliori al mondo fanno della Repubblica Elvetica, ancora oggi, una delle
mete preferite dagli expat italiani.
4. Brasile.
Se andate a Rio de Janeiro in vacanza non sarà difficile trovare qualche
nostro connazionale. Oggi il Paese sudamericano conta ben 415mila
italiani espatriati. In particolare è San Paolo, lo stato più popoloso
del Brasile, ad avere la più grande popolazione di origini italiane. Qui
gli oriundi italiani sono il 38% della popolazione.
5. Francia.
La Repubblica francese si piazza al quinto posto, con 411mila italiani
residenti. Vicinissimo all’Italia, da sempre il Paese attira molti dei
nostri connazionali che vi si trasferiscono per lavoro, studio, per
investire o per trascorrere gli anni della pensione in una delle tante
località della Provenza o della bellissima costa francese. Oltre a
Parigi, infatti, sono molti coloro che hanno deciso di trasferirsi in
Bretagna piuttosto che a Montecarlo, a Bordeaux e in Corsica.
6. Regno
Unito. Con 300mila italiani registrati all’Aire il regno di
Elisabetta II piace soprattutto ai giovani. Al di là dei dati ufficiali,
sembra però, che siano molti di più i connazionali presenti in
Inghilterra. Si parla di quasi mezzo milione tanto che la nostra
immigrazione sparsa per il Regno Unito è stata paragonata alla quinta
città italiana dopo Roma, Milano, Napoli e Torino: una Little Italy per
niente piccola. Nonostante la Brexit, il Regno Unito continua dunque a
essere meta privilegiata di giovani e adulti in cerca di lavoro e di una
vita migliore. Tra i motivi principali troviamo lo studio, il lavoro, la
possibilità di crescita professionale e un Paese che offre tutto: dai
servizi alle infrastrutture fino ai divertimenti. E poi è vicino
all’Italia, aspetto non da poco.
7. Belgio.
Il piccolo Belgio vanta una comunità italiana di 268mila persone. Ogni
anno attira tantissimi connazionali che qui decidono di trasferirsi per
motivi di studio e di lavoro. Giovani e adulti, soprattutto, che a un
certo punto della loro vita mollano tutto e puntano sul Paese dell’Europa
occidentale e sede delle Commissioni Europee. Il Belgio piace per il suo
essere multiculturale grazie a una mentalità aperta, un maggior
pragmatismo nel lavoro, minori complessità anche nella vita di tutti i
giorni.
8. Stati
Uniti. Ottava posizione della classifica per gli USA, che ospitano
265mila cittadini italiani. Meta di emigrazione italiana soprattutto nel
corso del Novecento, gli Stati Uniti sono ancora oggi scelti da migliaia
di nostri connazionali che decidono di trasferirsi negli States alla
ricerca di nuove opportunità di carriera, occasioni e meritocrazia. Non
mancano quelli che investono in nuove imprese, realizzando così il loro
sogno americano.
9. Spagna. È
stato da poco incoronato come il Paese dove si vive più a lungo e più
sano al mondo. Sarà per questo che oltre 164mila italiani hanno spostato
la residenza nella Penisola Iberica. Vicina, mediterranea e molto simile
all’Italia, la Spagna piace a tutti: a studenti che voglio proseguire gli
studi universitari, ai laureati e adulti in cerca di opportunità
occupazionali, ai pensionati che scelgono una delle sue meravigliose
isole come buen retiro.
10. Australia.
Con 147mila italiani residenti la comunità italiana in Australia è molto
numerosa. La qualità della vita è ottima, ma viverci è costoso e
soprattutto inizialmente, mentre si cerca lavoro, occorre avere da parte
una discreta somma di denaro che permetta di far fronte alle spese di
vitto e alloggio. Gli stipendi in compenso sono alti e il tasso di
disoccupazione molto basso. Economia in crescita e mercato del lavoro
flessibile permettono di trovare un impiego facilmente. Esiste, in più,
un’elevata possibilità di far carriera. Non stupisce, insomma, perché
molti italiani abbiano deciso – in passato ma anche adesso – di
stabilirsi in Australia.
11. Canada.
Sono 140mila gli italiani in Canada, di cui 65mila pensionati.
In generale si calcola che ogni anno arrivino qui circa 25 mila persone.
D’altronde il Paese dell’America del Nord offre diverse possibilità anche
ai giovani che lo scelgono per studiare, per trovare lavoro e cambiare
vita. Si tratta di una destinazione trasversale per chi decide di
rimettersi in gioco, di godersi gli anni della pensione, di cercare
lavoro e fare quel cambiamento che ha sempre sognato ma non ha mai avuto
il coraggio di rendere reale.
12. Venezuela.
Qui si trovano 118mila expat italiani. Si tratta soprattutto di
connazionali arrivati in Venezuela nel ‘900 e di figli di emigrati.
13 Uruguay.
Più sicuro rispetto ad altri stati dell’America Latina, l’Uruguay
vanta un livello di criminalità basso e una qualità della vita buona.
Abitare a Montevideo, la capitale, è paragonabile a vivere in una bella
città europea tanto che l’Uruguay è spesso paragonato a una piccola
Svizzera del Sudamerica. Sono 98mila gli italiani che hanno scelto questo
piccolo paese come nuova patria.
14. Cile. Presenti
fin dal XIX secolo, gli italiani in Cile sono circa 58 mila. Numero che è
stato raggiunto soprattutto nel secolo scorso.
Volendo
sintetizzare i dati, possiamo dire che su 10 italiani sparsi nel mondo,
all’incirca 6 si trovano in Europa, 3 in America Latina e 1 nei paesi
anglosassoni d’oltreoceano (Stati Uniti, Canada e Australia). In Asia e
in Africa abbiamo insediamenti quanto mai ridotti di italiani:
l’eccezione più vistosa è costituita dal Sud Africa con 38mila italiani.
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