L'autore che riporto cita in fondo all'articolo alcuni esempi, peraltro moderati e riferiti solo a segretari generali comunali, di quali stipendi vengano tributati nel settore pubblico locale, a cui personalmente avrei aggiunto per dare un'idea più ampia anche quelli dei manager, in particolare della sanità, che sono numerosissimi e sono mediamente 10 volte superiori ad uno stipendio normale, pur essendo spesso personaggi privi di competenze e qualifiche vere e meritate, ma sono anonimi e mediocri paraculi collocati da clientele politiche partitiche. Questi stipendi moltiplicati per decine di migliaia fanno cifre da capogiro che potrebbero benissimo essere utilizzate per far fronte alle emergenze vere, quelle ad esempio descritte in questo articolo. Tenete conto che gli stipendo pagati a questi parassiti pubblici si tramuteranno poi in megapensioni, con le quali a loro volta si potrebbero pagare, per ognuno di essa, una ventina di pensioni minime ...
21 maggio 2013
Di Giuseppe Sandro Mela
Giuseppe Sandro Mela.
Ogni giorno, un milione ed ottocentomila persone mangiano grazie alla
distribuzione di pacchi alimentari oppure direttamente alle mense per
indigenti gestite direttamente od indirettamente dalle organizzazione
cattoliche di volontariato. Con questo aprile il numero di pasti erogati
ha superato percentualmente la quota massima distribuita all’epoca
della Grande Depressione del 1929.
Questo dato dovrebbe far capire come si concretizzano quei dati
numerici asettici, quali il calo del 7% a/a della produzione industriale
oppure il calo del 10% a/a del portafoglio ordini.
Se pensate che l’avversa sorte tocchi solo agli altri, ricredetevi. Presto toccherà a noi.
Non annoio riassumendo gli articoli riportati, che suggerirei caldamente di leggere con la massima attenzione.
Enucleerei solo alcuni elementi di particolare importanza.
1. La disgregazione famigliare.
«Una
popolazione che vive in uno “stato di deprivazione”: cioè,
tecnicamente, nonostante possa contare su una busta paga, non è in grado
di sostenere spese impreviste, ha arretrati nei pagamenti quotidiani,
non riesce a garantirsi un pasto adeguato almeno ogni due giorni e, in
alcuni casi, non è più capace di sostenere le spese per un mutuo o per
un affitto.»
«La
casistica più frequente è quella del padre che, in seguito alla
separazione, deve garantire l’assegno di mantenimento per la propria
famiglia, e una sistemazione dignitosa anche per sé. Secondo l’Eurispes
si tratta di 4 milioni di individui, di cui l’80 per cento non riesce a
sopravvivere con il proprio stipendio.».
Vedete, quando si parla di etica e di morale, di difesa della vita e
della famiglia, come minimo si viene tacciati di essere obbrobriosi “codini”
e via quant’altro. Però i risultati dell’opera disgregatrice sulle
famiglie non può non esitare anche in severi risvolti sociali ed
economici. Più che preoccuparsi di accelerare l’iter delle richieste di
divorzio, sarebbe ben donde varare una serie di politiche che
consolidino le famiglie. Qui si cerca di prevenire tutto, tranne che la
compattezza famigliare. Con tutte le conseguenze del caso. Contraddire
etica e morale porta solo a disastri immani.
2. Il fallimento degli enti pubblici.
Di fronte alla miseria dilagante, i Comuni, ai quale sarebbe deputata
in prima istanza l’aiuto agli indigenti, dichiarano la loro incapacità a
gestire la situazione.
«Il
problema è che, ultimamente, sono gli stessi enti pubblici a rimandarci
indietro famiglie in difficoltà, perché non riescono più a sostenerne i
costi».
Così si riscopre il tanto vituperato, deriso, vilipeso, ed in ogni modo
osteggiato, volontariato cattolico. Ossia l’ultimo baluardo in cui
rifugiarsi quando proprio non hai più nulla da mangiare. Che ti da
mangiare senza guardare quale tessera avevi in tasca o per chi avevi
votato.
É un fenomeno ben noto: il figliol prodigo ritornò a casa dal Padre solo dopo aver dilapidato tutto, ma proprio tutto.
Ma dove sono finiti e cosa stanno facendo tutte quelle formazioni
politiche che a parole si dichiaravano portabandiera della solidarietà
con i miseri? Lo stato che hanno costruito semplicemente se ne fa un
baffo a torciglione dei miseri.
3. Lo scandalo dei burocrati.
La burocrazia italiana ed il comportamento di burocrati e funzionari é scandaloso. Grida vendetta. Un urlo che si leva straziante fino alle soglie del Cielo.
Forti della loro non licenziabilità e della totale assenza di controlli
sul loro operato i nostri burocrati vivono ancora beati. Nella miseria
ci finiscono infatti i giovani e chi fosse licenziato, ossia coloro che
lavorano nel comparto produttivo. Sono più di tre milioni e mezzo.
Mantenuti da ciò che resta della produzione, parassitata fino alla
morte.
Leggetevi adesso e con cura le retribuzioni 2010 dei Dirigenti del Comune di Genova.
Cito Genova perché tra i grandi comuni é quello che ha retribuzioni
minori (si fa per dire). Il Segretario Generale dr.ssa Danzì Maria
Angela percepì 199,138.75 euro lordi. Non iniziate piangere su di Lei,
per favore. Come ben specifica la nota (1), «ad oggi la retribuzione di risultato relativa all’anno 2010 non è stata ancora corrisposta».
Quindi, raddoppiate pure serenamente l’emolumento. Il risultato dei
burocrati é la miseria dei cittadini: ed è retribuito in modo
particolarmente salato per il Contribuente.Gli altri grandi Burocrati si
difendono mica male. Duecentomila euro all’anno per dirigere un comune
che usa tutte le entrate solo per pagare gli stipendi dei burocrati.
Senza poi contare i debiti: una montagna di debiti.
E se vi leggeste tutte le paginate, potreste vedere di persona che non
si sono dati mica stipendi da farsi compatire. Alla faccia dei
disoccupati.
Ma anche in un paesotto come Canicattì «Domenico Tuttolomondo, Segretario Generale, stipendio tabellare posizione parte totale annuo lordo 116.274,96 euro». «Stipendio tabellare»:
poi c’è tutto il resto. Ed anche a Canicattì il comune non da
virtualmente nulla a suoi cittadini: nemmeno a quelli che sono ridotti
alla fame.
I comuni si lamentano di non ricevere soldi a sufficienza solo perché
se li spendono allegramente negli stipendi della loro dirigenza. Provate
un po’ a far le somme.
Contribuenti: imparate a chiamarli ed ad indicarli con nome e cognome. I
politici si sono tagliati gli emolumenti. Ma i burocrati no: non lo
faranno mai.
Conclusioni.
Non stupiamoci poi se un giorno una folla inferocita di licenziati,
disoccupati ed emarginati, tutti ridotti alla fame ed alla miseira più
tetra, desse l’assalto al Palazzo e li defenestrasse tutti quanti.
Sarebbe soltanto un atto di giustizia.
Nota.
Ho riportato articoli pubblicati da organi dichiaratamente pidiessini.
Ricordo che il Comune di Genova è retto da oltre quaranta anni da Giunte
rigorosamente di sinistra.
Nessun commento:
Posta un commento