Il fatto che a morire a decine di migliaia nei fiumi dell'Iraq siano le carpe, significa che la situazione è gravissima, perché le carpe sopravvivono in condizioni estreme, sia di inquinamento che di siccità e scarsità di ossigeno, sono in pratica le ultime specie ittiche a morire in qualsiasi corso d'acqua o bacino idrico. Significa che le altre specie ittiche più delicate e sensibili (i cosiddetti "bioindicatori", cioé le specie che per prime subiscono le conseguenze di inquinamenti) sono già morte da tempo e con la morte delle carpe muore anche l'intero fiume, diverrà cioé totalmente privo di vita. Mi stupisce che non sia minimamente indicato nell'articolo un seppur minimo riferimento alle cause, a parte il solito generico "inquinamento", non sono stati esaminati i pesci morti da qualche laboratorio di analisi? Non sono stati effettuati prelievi dai fiumi per individuare le sostanze tossiche contaminanti? Possibile che in quei luoghi non esistano questi rilievi e modalità di comportamento istituzionale di un paese civilizzato? E' ovvio che in assenza del seppur minimo monitoraggio e prevenzione, la situazione potrà solo peggiorare fino alle estreme conseguenze. Come già sta avvenendo. Claudio
Perché una moria di pesci in Iraq
preoccupa tutto il Medio Oriente
http://www.occhidellaguerra.it/la-strage-delle-carpe-in-iraq/
Gli iracheni sempre più senza cibo
Il fatto di vedere un simbolo nazionale “martoriato” rappresenta sicuramente un dramma per l’Iraq. La popolazione, riportano i media locali, appare letteralmente sotto shock. Le carpe esistono da millenni in queste zone del medio oriente, vederne morire in migliaia in più punti dell’Eufrate è un autentico colpo al cuore della società e della stessa identità nazionale irachena. Ma indubbiamente, come riporta un reportage del Daily Mail, la preoccupazione per adesso si incentra maggiormente sulla prospettiva di rimanere con sempre meno scorte di cibo. Oltre ad essere piatto nazionale, le carpe sono facili da cucinare: bastano cinque minuti e l’aggiunta di qualche spezia per dare da mangiare ad un’intera famiglia. Per un popolo, come quello iracheno, che negli ultimi 38 anni ha passato più tempo in guerra che in pace, le carpe rappresentano un mezzo di sostentamento ed una sicurezza anche nei periodo più bui. Basta andare lungo le rive dell’Eufrate o del Tigri e pescare questi pesci per non patire troppo a lungo la fame.Adesso anche questo appiglio rischia di scomparire o quanto meno di ridimensionarsi. Una mazzata per l’economia, così come soprattutto per la popolazione più povera. In Iraq il cibo non è scontato trovarlo in tutto il paese. Nei quartieri centrali di Baghdad i supermercati appaiono ben forniti, uscendo dalle prime periferie della capitale iniziano già gravi problemi per l’approvvigionamento di cibo. Spesso sono le organizzazioni umanitarie a permettere alla popolazione, sia dei quartieri più popolari delle grandi città che dei villaggi dispersi nel deserto, di avere almeno il minimo necessario per l’alimentazione. La terra è sempre più arida, il paese sta attraversando uno dei più gravi periodi di siccità di sempre e l’agricoltura è in ginocchio: ortaggi e frutta devono provenire in gran parte dall’estero ed i prezzi, per distributori e consumatori, aumentano sempre più. La moria di carpe e di pesci nei fiumi, specialmente nell’Eufrate, non fa altro che aggravare la situazione. La fame in Iraq è uno spettro sempre più in agguato, che rischia di far tornare il paese indietro di parecchi decenni.
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