Washington riconosce per la prima volta la presenza di terroristi nella sacca di Idlib e chiede alla Russia di collaborare
Per bocca del segretario di Stato dell’Amministrazione USA, Mike Pompeo, Washington ha manifestato la sua disponibilità nel collaborare con la Russia per mettere fine al problema della presenza dei terroristi nella provincia siriana di Idlib.
E’ la prima volta che Washington riconosce che le i gruppi che si trovano a Idlib sono terroristi e non “opppositori” del Governo di Damasco, come fino ad oggi li aveva definiti. La prima volta anche che gli USA si dicono disposti a collaborare con la Russia e a trovare soluzioni diplomatiche, mentre fino ad ora avevano lanciato minacce e moniti su un possibile utilizzo di armi chimiche, che Mosca ha smascherato come una provocazione predisposta dagli stessi terroristi con la collaborazione dell’intelligence britannico (White Elmets).
La motivazione che viene adottata da Pompeo è quella di voler salvare e non mettere a rischio la vita delle migliaia di civili che risiedono ad Idlib e che potrebbe essere vittime collaterali di una imminente offensiva delle forze siriane e russe sulla zona.
Sembra strano che Washington si preoccupi adesso della incolumità dei civili quando pochi mesi addietro le stesse forze aeree della coalizione USA hanno condotto bombardamenti a tappeto sulla zona di Raqqa (in Siria) e di Mosul (in Iraq ) per liberare queste città dalla presenza dei gruppi dell’ISIS, mietendo migliaia di vittime come documentato dall’ONU e parzialmente riconosciuto dallo stesso Comando delle forze USA.Vedi: ONU denuncia vittime civili in raid USA a Raqqa….
Questo per non parlare della carneficina di civili inermi che gli USA, in collaborazione con l’Arabia Saudita, stanno effettuando sullo Yemen. All’improvviso gli statunitensi si fanno prendere da “scrupoli umanitari”?
Il cancelliere russo, Sergei Lavrov, aveva dichiarato l’altro giorno che l’offensiva delle forze siriane sarà inevitabile in quanto non è più possibile tollerare fino all’infinito la situazione di questa provincia da cui partono gli attacchi terroristici nel resto del paese.
Il cambio di atteggiamento delle autorità di Washington in realtà nasconde una questione scomoda per gli statunitensi e per le altre forze della coalizione occidentale. Tale questione è la necessità di mettere in salvo le special force USA e britanniche che si trovano mescolate con i terroristi del gruppo “Fronte Fath Al-Sham” (ex AL Nusra ) che è stato appoggiato fino ad oggi dagli USA e dai loro alleati francesi, britannici e sauditi.
Arrivati alla possibiltà dell’annientamento dei loro uomini, come già era avvenuto nell’offensiva di Aleppo, Washington e Londra voglione evitare che questi militari vengano uccisi o fatti prigionieri dalle forze siriane e resa pubblica la loro presenza, come ulteriore prova della complicità degli USA con i gruppi terroristi (se mai ci fosse necessità di altre prove). Questo spiega l’insistenza di Washington nel richiedere a Mosca di non procedere alla massiccia offensiva su Idlib che si sta preparando da tempo.
I servizi di intelligence russi sanno molto bene che da questi ufficiali USA e britannici partivano gli ordini e da loro venivano fornite le coordinate GPS per gli obiettivi da colpire sul territorio della Siria con missili ed artiglieria, cortesemente forniti dagli USA.
Questo era un “segreto di Pulcinella” che però viene ignorato dai media occidentali che continuano a parlare di “oppositori” del regime, di “attacco brutale” delle forze governative, di possibile uso del gas da parte delle forze di Assad, ecc.. nella solita propaganda di guerra che viene diffusa a copertura delle guerra in Siria, occultando chi ha l’interesse a prolungare il conflitto che si trova nella sua fase finale. Primeggiano in questa propaganda le Tv italiane, i giornali atlantisti come Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera, ecc…
Pompeo si spinge persino a dichiarare che “condividiamo la preoccupazione russa per il terrorismo e la necessità che questi miliziani di Fath Al-Sham non debbano esportare il terrorismo in altre parti del mondo”. Una dichiarazione che muove al riso, visto che le armi e le attrezzature a questi terroristi, persino quelle più sofisticate, non gli sono piovute dal cielo ma sono tutte di “made in USA” o “made in Israel”. Vedi: Che ci fanno le armi della NATO in un deposito dell’ISIS abbandonato in Siria
Si tratta della abituale strategia degli USA utilizzare i “cattivi ragazzi” per i loro fini e poi sbarazzarsene quando non servono più. Stessa operazione che Washington voleva fare con i curdi ma questi ultimi hanno capito l’antifona e sono passati a trattare con l’Esercito siriano ed il Governo di Damasco piuttosto che ssere utilizzati come ” carne da cannone” da parte di Washington. Lo hanno capito tardi ma meglio tardi che mai, nel frattempo hanno ricevuto armamento massiccio dagli USA che adesso stanno utilizzando contro i turchi e i loro alleati, con grande rabbia di Ankara.
La zona di Idlib è di fatto l’ultima ridotta dei terroristi in Siria dove si sono trincerate quelle bande dei gruppi come il Fath Al-Sham che non hanno voluto aderire all’accordo di riconciliazione che era stato concordato con la mediazione di Russia, Turchia e Iran e che avrebbe dovuto garantire “zone di sicurezza” nel paese. D’altra parte è noto che i gruppi di miliziani continuavano ad essere armati e sobillati da USA ed Arabia Saudita nell’ostinazione di perseguire un cambio di regime.
Il loro piano è ormai fallito, grazie all’intervento russo ed alla resitenza dell’Esercito siriano e, per gli USA ed i loro alleati, rimane l’esigenza di recuperare i loro uomini e raccogliere “i cocci” di quanto hanno provocato nel paese arabo ferocemente dilaniato da un conflitto sobillato dall’estero.
Tutto lascia credere che i piani di ulteriori provocazioni ed interventi di bombardamento all’ultimo minuto, siano stati prudentemente fermati, tuttavia con i pazzi neocon che risiedono a Washington e che hanno preso il sopravvento nell’Amministrazione Trump, non si può escludere una mossa azzardata fuori dal temo massimo.
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