Come al solito i mass media occidentali ripetono all'unisono, enfatizzando in maniera esasperata, quanto ricevono come imput dagli spin doctor e dai loro frame (le "cornici" informative preconfezionate), cioé in pratica eseguono ordini di scuderia e fanno propaganda.
Mi riferisco nello specifico a quanto riferito dal premier israeliano Netanyahu, con il sostegno immancabile del governo USA (compreso il deep state, essendo praticamente tutti quanti filosionisti e neocons) sulla pericolosità della decisione russa di dotare l'esercito siriano del sistema d'arma contraerea russa S-300. Un'immane sciocchezza che può essere ritenuta credibile solo da coloro che non hanno mai navigato in rete e letto qualche sito specializzato.
Qualsiasi sito che si occupa di argomenti inerenti le armi, le forze armate, i conflitti bellici, strategia militare, ecc,, riporta quanto sto per rivelare, che sono veramente segreti di Pulcinella.
La Russia produce già da molto tempo e sta vendendo ad alcuni paesi il sistema S-400 e lo fa perché dispone e ha già collaudato il sistema S-500. Come è logico che sia, si vende a paesi stranieri solo ciò che tecnologicamente è già superato all'interno del proprio paese, altrimenti sarebbe rischioso e autolesionistico, perché nessun paese è veramente partner e amico per sempre (vedasi la Turchia con gli USA e la NATO). Ma non solo, si sospetta che la Russia stia già perfezionando il sistema S-1000, che sarebbe in grado di abbattere qualsiasi oggetto volante a qualsiasi quota e velocità, ovunque provenga, con tempi di risposta "fotonici", cioé praticamente istantanei. Quindi l'S-300 è per russi da considerarsi "obsoleto", e fornirlo ai siriani non è certo un segnale inquietante e pericoloso.
Seguendo i progressi dell'armamento russo ormai da alcuni anni ho avuto la netta sensazione che negli ultimi dieci anni la Russia abbia fatto passi da gigante nell'avanzamento tecnologico militare, in tutti i settori, Marina, Areonautica, Esercito, ecc., sia a livello difensivo che offensivo, e come ho scritto nel mio libro di prossima pubblicazione (non mi pronuncio più su quando verrà pubblicato :-)), ha ampiamente surclassato il Pentagono, i cui esperti sanno benissimo di essere in difficoltà in un eventuale confronto bellico, ammettendo addirittura di avere poche chace di vittoria, e le loro simulazioni lo rivelano in maniera incontrovertibile.
Nel mio libro, oltre a descrivere di quali armi "avveniristiche" dispone la Russia attualmente, rivelo anche come siano riusciti i russi a realizzare questo vero e proprio "miracolo" tecnologico militare, con modiche spese (generalmente un decimo rispetto al suo antagonista americano), mentre il Pentagono è costretto a spendere la maggioranza dei propri fondi (per quanto immensi), per mantenere l'elefantiaco apparato bellico all'Estero, con le oltre 750 basi su suolo straniero e la moltitudine di mezzi di cui dispone, molti dei quali fuori uso per manutenzione, e non riesce pertanto a rinnovare come vorrebbe i sistemi d'arma e i mezzi bellici, molti dei quali ormai obsoleti.
Quindi in conclusione quella in corso è una pantomima: fornire la Siria degli S-300 non sposterà minimamente gli equilibri bellici e non pone alcuna difficoltà all'IDF (Forze Armate Israeliane, che sono molto competenti ed efficienti ma che iniziano ad avere problemi di insofferenza, insubordinazione, defezioni, ecc.), e in ogni caso i due paesi non perverranno mai ad un conflitto diretto, perché il 20% della popolazione ebraica di Israele è di origine russa, e quindi entrambi i governi ne sono fortemente condizionati.
Claudio Martinotti Doria
Sistema d'arma contraerea S-300
Ecco perché gli S-300 siriani
non saranno un problema per Israele
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/perche-gli-s-300-siriani-non-saranno-un-problema-israele/
A seguito dell’abbattimento, durante il raid di Israele della scorsa settimana, dell’Ilyushin Il-20M da parte della difesa aerea siriana la cui responsabilità sarebbe ascrivibile, secondo la Russia, alle azioni negligenti dei piloti di Tel Aviv, Mosca ha deciso di fornire a Damasco i più moderni sistemi S-300.L’annuncio, fatto dal ministro della Difesa russo Shoigu nella giornata del 24, è stato accompagnato dalla presentazione di un nuovo video – che segue quello mostrato domenica in cui si ricostruiva l’accaduto – in cui il portavoce, generale Konashenkov, ha mostrato dei nuovi tracciati radar, provenienti dal sistema S-400 schierato a Khmeimim, che evidenziavano non solo la rotta dei velivoli e dei missili siriani S-200, ma anche la quota, per poter così dimostrare come un F-16 israeliano si sia “fatto scudo” dell’Il-20M.
Al netto di queste conclusioni, già trattate precedentemente in occasione del video di domenica ed opinabili per la natura stessa dei sistemi d’arma in gioco e per la dinamica dell’attacco, la decisione di fornire gli S-300 alla Siria rappresenta la massima delle minori risposte possibili di Mosca e non influenzerà molto, nonostante gli strilli diplomatici di Washington e Tel Aviv, i rapporti di forza in Medio Oriente.
Tel Aviv e Washington preoccupate
Il Primo Ministro Netanyahu ha da subito redarguito il Presidente Putin che un sistema come l’S-300 in “mani irresponsabili” aumenterà la pericolosità della regione mentre da Washington fanno sapere, tramite le parole di John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, che “introdurre l’S-300 nella difesa siriana vorrebbe dare il via ad una significativa escalation da parte russa, ed è qualcosa che speriamo riconsiderino” aggiungendo che “abbiamo forze americane nell’area di cui ci preoccupiamo”.La preoccupazione del governo di Tel Aviv, invece, è che i futuri attacchi alle forze di Hezbollah in Siria e soprattutto ai depositi militari e ai rifornimenti iraniani, possano essere fonte di ulteriore deterioramento dei rapporti con Mosca da un lato, e possibili perdite di cacciabombardieri dovute all’intervento degli S-300 dall’altro.
Un altro raid israeliano condotto così vicino alle basi russe, o comunque vicino alle aree in cui operano mezzi di Mosca, potrebbe, secondo Israele, portare ad una reazione diversa della Russia che reagirebbe con provvedimenti più incisivi – e limitanti per Israele – per difendere le proprie forze, più che il suo alleato siriano.
Alleato siriano che, vero imputato nell’abbattimento dell’Il-20M, non poteva ovviamente essere accusato, anche perché il sospetto che alle consolle dei sistemi S-200 ed S-125 siriane ci fosse personale russo o iraniano. Pertanto, va da sé, che Israele è diventato l’unico colpevole ed ha fornito il pretesto per sbloccare la cessione degli S-300 che era stata ventilata già ad aprile scorso, subito dopo l’attacco alleato alla Siria.
Sistema d'arma contraerea S-400
Perché Israele non teme gli S-300
Il sistema S-300 che sarà ceduto alla Siria è il modello da esportazione PMU-2, già venduto dalla Russia all’Iran. La Iaf, pertanto, già conosce le caratteristiche del sistema, e non solo perché è in dotazione a Teheran.Alcune batterie di S-300, infatti, sono state vendute alla Grecia negli anni ’90 durante una delle innumerevoli crisi con la Turchia per l’isola di Cipro. Il sistema allora fu attivato sebbene non risulti essere mai entrato in azione, ed è stato in qualche modo “integrato” nel sistema difensivo greco, e quindi della Nato.
Pensare che un alleato della Nato, come Israele, non abbia mai avuto modo di addestrare la sua forza aerea ad avere a che fare con gli S-300 greci, è quantomeno da ingenui.
Certo la versione venduta alla Grecia non è la versione PMU-2, che è in servizio dal 1997 ma ha ricevuto i missili 9M96E ed E2 solo nel 1999/2000, ed orientativamente nemmeno i radar saranno proprio gli stessi, però è un sistema che le forze aree occidentali, e quelle di Israele, già conoscono.
Tel Aviv si è sempre opposta, in passato, alla cessione degli S-300 alla Siria, del resto è ovvio che veda di cattivo occhio qualsiasi miglioramento delle difese del suo nemico, e gli S-300, sebbene conosciuti ed obsoleti rispetto ad altri sistemi russi, risultano essere pur sempre un aumento della minaccia se non ben ponderata durante un attacco, ma, come sostenuto anche da esperti israeliani, non impediranno alla Iaf di effettuare le proprie operazioni nei cieli siriani ed è una minaccia perfettamente gestibile dalla Idf.
Alcuni analisti sostengono anche che gli S-300 assorbiranno le già esigue risorse dell’Esercito Siriano. Infatti l’addestramento del personale tecnico atto ad operare con il nuovo sistema richiederà fondi e forza lavoro da stornare da altri fronti più vitali. Oggettivamente, però, vista la storia degli S-300 alla Siria, è molto probabile che personale siriano sia già stato parzialmente addestrato dai russi che nel 2013 stavano cedendo per la prima volta i missili a Damasco.
La propaganda di Tel Aviv, anche in questa occasione, riferisce che se gli S-300 verranno usati contro i propri cacciabombardieri sarà costretta a distruggerli. Sottovalutare però i progressi ottenuti dalla difesa aerea siriana grazie all’intervento di consiglieri militari russi e iraniani sarebbe un errore. L’abbattimento di un F-16 con la stella di Davide durante il raid sulla base T4 è lì a dimostrare che il cambiamento di strategia della difesa aerea di Damasco può portare successi inaspettati.
Oggettivamente alla Siria saranno necessari dai tre ai sei mesi, da quando riceverà gli S-300, prima che siano operativi, ed in questo lasso di tempo Israele potrebbe pensare ad un attacco preventivo – che però potrebbe colpire personale russo – oppure decidere semplicemente di utilizzare i propri F-35 per oltrepassare le difese siriane per i futuri raid.
Proprio per la natura stessa degli S-300, e per i rapporti che intercorrono tra Russia e Israele, la cessione dei missili a Damasco risulta la maggiore delle minore risposte possibili per non scontentare l’alleato e per dare comunque un segnale forte a Tel Aviv e all’occidente, un segnale che sarebbe stato più grande – ed allora davvero si potrebbe parlare di escalation – se Mosca avesse deciso di fornire i ben più temibili S-400 (che saranno acquistati da Turchia e India) oppure di istituire una no fly zone permanente, che sarebbe attentamente vigilata non solo dai caccia, ma anche dai propri sistemi di difesa aerea che sono presenti tra Khmeimim e Tartus, le due basi maggiori del contingente russo, e che sino ad oggi non sono mai entrati in azione e, molto probabilmente, nemmeno attivati durante i vari raid di Israele o degli Stati Uniti per non svelarne le reali potenzialità (e segreti).
Sistema d'arma contraerea S-500