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Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Le tragedie avvenute questa estate in Italia non sono fatalità. Dal crollo del ponte Morandi a Genova all’onda di piena del torrente Raganello in Calabria.


Le tragedie avvenute questa estate in Italia non sono fatalità. Dal crollo del ponte Morandi a Genova all’onda di piena del torrente Raganello in Calabria.



Di Claudio Martinotti Doria



E’ decisamente un’estate che lascerà il segno questa del 2018, e forse non sarà la più incisiva, potrebbero seguire altri periodi ancora più truci e cruenti nel far pagare alla popolazione il conto del degrado della società italica. Era appena avvenuto il crollo del ponte Morandi a Genova, che ha provocato decine di morti, che solo pochi giorni dopo in Calabria, lungo il corso del torrente Raganello nel massiccio del Pollino, sono morte o rimaste ferite decine di persone annegate e/o traumatizzate dall’urto contro le rocce per un’onda di piena improvvisa.

Nel riferirmi al degrado italico intendo comprendervi concettualmente tutto quanto vi è connesso, dalla corruzione all’ignoranza, dal parassitismo all’ipocrisia, dalla pusillanimità all’ignavia, dalla protervia alla superficialità, ecc., atteggiamenti, comportamenti, motivazioni che non sono prive di ripercussioni e qualcuno, prima o poi, dovrà inevitabilmente subire le conseguenze di un approccio alla vita e alla convivenza civile (incivile) di tale guisa. E non saranno conseguenze piacevoli.

Alcuni di voi si domanderanno cosa centra il degrado della società italica con un’onda di piena di un torrente in Calabria?

Per degrado, repetita iuvant, intendo la sua accezione più ampia, quindi anche quello culturale.

Intendiamoci, non giudico e non mi sento certo di biasimare o colpevolizzare le vittime o coloro che l’hanno scampata per il rotto della cuffia dalla tragedia calabrese, anche perché alcuni avevano addirittura una guida qualificata al seguito. Infatti sarebbe obbligatorio disporre di una guida per inoltrarsi nei canyon o gole del torrente Raganello, che sono suggestive, affascinanti ma anche pericolose, in quanto strette e accidentate. Ma molte delle persone che erano presenti nei pressi al momento dell’onda di piena non disponevano di una guida, perché come avviene sistematicamente in ogni parte d’Italia, in particolare nell’Appennino, i bagnanti si accostano ai torrenti come fossero piscine o spiagge naturali, magari con gli infradito, che è risaputo essere ottime calzature, ideali per muoversi rapidamente in caso di pericolo, tra i ciotoli e le rocce. Purtroppo a essere maestre di vita spesso sono eventi traumatici, nei quali l’apprendimento avviene in maniera traumatica e in forma indelebile, rimane scolpito nella memoria.

14 anni fa decine di milioni di persone in tutto il mondo hanno capito che quando ci si trova in una spiaggia e l’acqua del mare si ritrae non è per ritrosia o timidezza, ma è perché sta per abbattersi uno tsunami. E questo apprendimento traumatico è avvenuto perché i media di tutti il mondo civilizzato ha per mesi trasmesso quelle immagini.

L’evento accaduto in Calabria purtroppo non avrà questa risonanza mediatica, e nonostante il numero molto elevato di vittime (per eventi simili), temo non si apprenderà quanto sarebbe doveroso, e cioè che i torrenti si chiamano in tal modo proprio perché hanno un carattere “torrentizio” e che i corsi d’acqua raccolgono l’acqua di un bacino idrografico (o imbrifero), che per quanto di piccole dimensioni topografiche e porzione di uno più ampio, come quello di un torrente, può comunque per la sua conformazione convogliare una massa d’acqua impressionante a valle, proporzionalmente alle precipitazioni che sono avvenute a monte. Per cui, anziché le previsioni meteo del luogo dove ci si reca a mettere i piedi a mollo nel torrente, ci si dovrebbe informare sulle condizioni meteo a monte, cioè se in montagna dove nasce e scorre il torrente il cielo è sereno o sta piovendo. E questo è particolarmente importante soprattutto d’estate quanto i temporali possono essere appunto estivi, cioè molto localizzati, improvvisi e violenti. Non dubito che le guide siano qualificate ma temo che la loro preparazione sia prevalentemente tecnica e turistica, cioè basata sull’assicurare la sicurezza ai turisti e fruitori e descrivere loro aspetti naturalistici, ma in quanto ai veri pericoli ne sappiano poco, perché si baseranno probabilmente sulla propria esperienza, che inevitabilmente è modesta e insufficiente, a meno che siano anziani, cosa di cui dubito fortemente, perché se ne starebbero a casa. E siccome certi eventi particolarmente cruenti e traumatici avvengono una o due volte in un secolo, se non si ascoltano i “vecchi” e non si fanno ricerche storiche e documentali, difficilmente si è veramente preparati e consapevoli dei rischi che si corrono.

E’ un tragico paradosso che in una società ipertecnologica come la nostra, nella quale anche i bambini sono dotati di uno smartphone per cazzeggiare, non lo si utilizzi per scopi che potrebbero salvarvi la vita, come appunto informarsi sulle condizioni meteo a monte di un corso d’acqua dove vi state azzardando a trascorrere alcune ore, senza il minimo sospetto che possa divenire “torrentizio”, che significa che in pochi minuti potrebbe arrivare un’onda di piena similmente all’apertura improvvisa di una diga che riversi decine di migliaia di metri cubi di acqua a valle. E potete immaginarvi l’effetto del passaggio di una simile massa d’acqua in gole strette pochi metri, quale velocità e distruttività possa raggiungere. Ed essendo il torrente Raganello di soli 17 km non ci sarà scampo per nessuno che si trovi nel suo alveo.

Anche da noi, nell’Appennino Ligure Piemontese nell’area denominata delle Quattro Province, tra Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia, vi sono torrenti che hanno queste caratteristiche, solo che l’alveo è più largo, ma la loro trasformazione in caso di piogge intense e prolungate è comunque impressionante.

Il Borbera ad esempio, che da il nome all’intera Valle, Alta e Bassa Val Borbera, in alcuni tratti è largo quasi quanto il fiume Po, e d’estate nei periodi di siccità l’acqua quasi non si vede, ridotta ad un rivolo il alcuni tratti, si vede solo la mole enorme di ciotoli e sabbia che costituisce il suo alveo. Ebbene a volte si trasforma in un fiume in piena con le acque che scorrono impetuose come se a monte una diga avesse aperto di colpo tutte le paratie e avesse riversato milioni di metri cubi di acqua a valle. L’alveo per quanto possa essere largo, basta appena per contenere questa immensa massa d’acqua che scorre impetuosamente a valle trascinando con sé tutto quello che incontra, sradicando anche alberi ben radicati.

Simili tragedie in passato erano già accadute colpendo improvvisati e sprovveduti campeggiatori insediatisi negli alvei dei corsi d’acqua torrentizi, o addirittura, e in questo caso con l’aggravante della colpevolezza civile e penale, si trattava di campeggi più o meno autorizzati, posizionati in luoghi dove non avrebbero dovuto insediarsi per il pericolo che rappresentava il luogo, pericolo ovviamente sottovalutato o neppure considerato. Questi eventi si ripropongono periodicamente perché nel nostro paese non vi è memoria storica, anzi non vi è proprio memoria, ma solo business. Non ci si documenta, non ci si informa, si mette la propria vita nelle mani del Fato, e infatti quando avvengono le disgrazie si attribuisce appunto alla fatalità ogni responsabilità. Forse è giunta l’ora di cambiare registro e di assumersi delle responsabilità e di attribuirle a chi si è appurato ne abbia, con tutte le conseguenze del caso. Perché gli eventi tragici non sono mai casuali. Se uno si mette alla guida ubriaco e causa un incidente non è fatalità. Se si campeggia in un alveo di fiume o peggio vi s’insedia un intero campeggio, non è fatalità se avviene una tragedia. Se crolla un ponte non è per il nubifragio, i fulmini o la fatalità.

Dovremmo ripartire dal presupposto che la vita umana, ogni vita umana, è preziosa e inviolabile, che la tutela della sua incolumità è il primario dovere e missione di ogni istituzione pubblica e base della convivenza civile, e che pertanto ogni atto deve essere indirizzato a questo scopo e chi sgarra deve essere severamente punito, in tutti i modi, civile e penale, deve cioè risarcire i danni arrecati e scontare una pena detentiva effettiva. Altrimenti di civile la nostra società non possiederà che la definizione, fittizia e ipocrita.



Calabria 21 agosto 2018

Travolti dal torrente Raganello in piena Undici morti e 5 dispersi nella tragedia

Redazione web
Civita - Un mostro d’acqua, improvviso e devastante che ha portato con sé morte e disperazione. Così superstiti e soccorritori raccontano quanto è accaduto ieri pomeriggio nelle gole del torrente Raganello a Civita, nel Pollino, in provincia di Cosenza.
ore 12.30 - Trovati vivi tre giovani dispersi
Sono stati rintracciati, e sono in buone condizioni, tre giovani pugliesi di 21, 22 e 23 anni, che erano stati inseriti nella lista delle persone disperse dopo la piena del torrente Raganello. I tre si erano accampati in località Valle d’Impisa, una località a monte della zona del disastro e dove i cellulari non hanno campo. A dare notizia del loro ritrovamento è stata un’amica che attraverso un post su twitter ha informato le forze dell’ordine dicendo «sono vivi».
ore 11.45 - Tra le vittime un soccorritore dell’hotel Rigopiano
Tra le vittime della tragedia del Raganello c’è una delle guide che accompagnavano gli escursionisti tra le gole della zona. Antonio De Rasis, 32 anni, volontario di protezione civile, non sposato, era stato tra i soccorritori intervenuti dopo la valanga che distrusse un albergo a Rigopiano.
«Sicuramente - ha detto il sindaco di Cerchiara Antonio Carlomagno - con la sua alta esperienza, nel contesto di questo dramma improvviso, avrà prestato e tentato di dare il massimo soccorso ai componenti del gruppo».
ore 11.30 - in ospedale quattro bambini, stanno bene
Nel reparto di pediatria dell’ospedale di Castrovillari sono ricoverati quattro bambini rimasti feriti ieri pomeriggio nella tragedia del torrente Raganello, due maschi e due femmine. Sono in buone condizioni, anche se la paura è stata tanta. Al loro fianco ci sono i familiari, ma nessuno ha voglia di parlare. Una dottoressa del reparto ha confermato che le condizioni dei feriti non destano preoccupazioni.
ore 10.35 - Sindaco di Civita:«coscienza pulita, aumentato fenomeno torrentismo»
«Negli ultimi anni è aumentato di molto nelle gole del Raganello il fenomeno del torrentismo». Lo ha detto il sindaco di Civita, Alessandro Tocci, commentando la tragedia avvenuta ieri. «È facile adesso - ha aggiunto Tocci - sparare nel mucchio e dire cosa bisognasse fare. Per parte mia, mi sento con la coscienza tranquilla, anche di più».
10.32 - Pm apre inchiesta, omicidio colposo
La Procura della Repubblica di Castrovillari per la tragedia del Raganello ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissione d’atti d’ufficio. Lo ha riferito il procuratore Eugenio Facciolla.
Al momento non è stata disposta l’autopsia sui corpi delle vittime.
«Il primo pensiero - ha detto Facciolla - è salvare più gente possibile e poi identificare le vittime. Nel pomeriggio valuteremo».
I corpi, comunque, presentano i traumi tipici del trascinamento in acqua.
ore 10.30 - Medico 118, episodio d’inaudita violenza
«Siamo stati tra i primi ad arrivare e ci siamo subito occupati delle persone ferite. Quello che posso dire è che si è trattato di un episodio di inaudita violenza». È la testimonianza di un medico del Suem 118 di Mormanno intervenuto nell’immediatezza della tragedia delle gole del Raganello.
«Abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso - ha aggiunto il sanitario - e ci siamo immediatamente precipitati sul posto prestando le prime cure alle persone che erano state recuperate dalla zona del ponte del Diavolo. Dai racconti dei sopravvissuti, tutti in forte stato di shock, si è subito delineata la gravità di quanto accaduto».
ore 10.15 - testimone, “un disastro annunciato”
«Quello che è accaduto nelle gole del Raganello è un disastro annunciato. Questo posto era diventato un luna park. Non è possibile vedere bambini con infradito che si avventurano per i sentieri e donne con vestiti da spiaggia». Così Claudio, buon conoscitore e frequentatore abituale della zona, che è stato tra i primi a intervenire sui luoghi della tragedia.
«Abbiamo soccorso due ragazze napoletane - ha aggiunto Claudio - che erano riuscite a risalire. Erano in stato di shock e sono arrivate fino a noi scalze e con segni di tagli provocati dalle rocce. Hanno raccontato di una situazione “terrificante”».
aggiornamento delle 10 - bimba ferita era accanto a cadavere
È stata trovata vicino ad un cadavere, Chiara, la bambina di 8 anni salvata ieri dopo l’onda che ha investito un gruppo di escursionisti nelle Gole del Raganello. A riferirlo è stato il dirigente medico dell’elisoccorso regionale Calabria Pasquale Gagliardi, che l’ha soccorsa.
«Era semicosciente ma in evidente stato di choc. L’abbiamo trovata accanto ad un cadavere e da quello che ho saputo in seguito, quasi certamente i genitori sono tra le vittime», ha raccontato il soccorritore.
aggiornamento delle 7.27
Sono salite a 11 le vittime della tragedia delle Gole del Raganello in Calabria. Nella notte una delle persone rimaste ferite gravemente è deceduto nell’ospedale di Cosenza in conseguenza di un trauma toracico. Lo ha riferito il capo della Protezione civile della Regione Calabria, Carlo Tansi.
«I dispersi in questo momento - ha aggiunto Tansi - sono cinque e la difficoltà ad avere un quadro chiaro di chi manca all’appello è dovuta al fatto che gli escursionisti erano in gruppi sparsi. Molte segnalazioni sono pervenute nella notte al nostro numero verde. Tutte le vittime sono state identificate e, al momento, le persone ricoverate sono 11 e si trovano negli ospedali di Castrovillari quelli meno gravi e di Cosenza quelli più gravi (cinque) e uno a Rossano.
Le ricerche non si sono mai interrotte e sono andate avanti tutta la notte. Con la luce del giorno è più facile procedere». Le operazioni di ricerca, che vedono impegnati uomini e mezzi dei vigili del fuoco, della guardia di finanza e del soccorso alpino saranno spostate anche più a valle fino alla foce del torrente con il coinvolgimento della Capitaneria di porto perché c’è il timore che alcune persone siano finite a mare.
«Pensate - ha detto Tansi - che un corpo è stato trovato a distanza di cinque chilometri dal punto dell’alluvione».
La palestra comunale di Civita da ieri sera sta accogliendo le salme delle vittime che sono state tutte identificate. Una folla commossa si è raccolta davanti alla struttura dove si è svolto il riconoscimento da parte dei congiunti.
La cronaca, di Clemente Angotti
Sono dieci al momento i morti accertati - molti dei quali devono essere identificati - per l’ingrossamento del corso d’acqua che attraversa l’area. Per molte ore incerto il numero dei dispersi, tra i quali si teme la presenza di bambini. Poi, in serata, è giunta la Prefettura di Cosenza a dare un dato ufficiale: cinque, poi, purtroppo, sceso a tre dopo il ritrovamento di altri due cadaveri.
«Temiamo che il numero delle vittime - ha detto il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla che ha partecipato ad una riunione del Coc a Civita - sia destinato a crescere ma si tratta di una valutazione che facciamo sulla base di quello che si è verificato. Riteniamo che nella zona ci fossero più persone perché l’area in questo periodo è molto battuta. Ci appelliamo alla collaborazione di tutti». La protezione civile calabrese ha messo a disposizione il proprio numero verde 88222211 per segnalare eventuali dispersi.
Appena scattato l’allarme sul luogo del disastro sono arrivati uomini e mezzi della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, del Soccorso Alpino del Pollino, dei carabinieri forestali, guardia di finanza. Il centro abitato è stato stretto da un cordone. Ed è iniziata l’attesa.
Una parte degli escursionisti sorpresi dalla piena del torrente è riuscita a mettersi in salvo su alcuni scogli e a poco a poco sono stati recuperati. Tra di loro anche una bimba in ipotermia che è stato portata nell’ospedale di Cosenza con l’eliambulanza.
Angoscia e apprensione nella piazza del piccolo comune arberese nel cuore del Pollino davanti alla sede della società «Raganello tour» che aveva organizzato un escursione per 15 persone. Le ricerche di quanti ancora mancano all’appello proseguiranno per tutta la notte. Sono arrivate due torri faro che illumineranno a giorno la zona del Ponte del Diavolo, una delle mete più battute dagli escursionisti teatro di questa assurda disgrazia.
«Sono circa settanta - ha detto il Capo della Protezione civile della Regione Calabria Carlo Tansi - le unità impegnate a setacciare a tappeto l’area interessata da questa immane tragedia. La vera incognita - ha aggiunto - è costituita dal numero dei dispersi di cui al momento non si ha piena contezza. Quello che si sa è che le Gole a causa dell’acqua caduta copiosamente si sono saturate e hanno scaraventato le vittime anche a tre chilometri di distanza».
«Le ondate di piena nel torrente Raganello ci sono spesso d’inverno, ma non era mai capitato d’estate, quando il torrente è molto frequentato dai turisti», spiega Luca Franzese, responsabile del Soccorso Alpino della Calabria. Oggi, invece, afferma il soccorritore, l’ondata di piena è arrivata all’improvviso e il livello del torrente ha raggiunto «i due metri, due metri e mezzo. E - ricorda Franzese - era impossibile accorgersene perché in quel tratto non stava nemmeno piovendo».
Terribili le immagini che si sono presentate ai soccorritori. Due ragazze, forse campane, sono state le prime ad essere portate al sicuro. Avevano vestiti lacerati ed erano in forte stato di shock. Anche la bimba in ipotermia è stata messa in salvo e portato in ospedale. Il sindaco di Civita ha convocato il Coc in Comune. La notte è ancora lunga.


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