A differenza di quanto i media mainstream occidentali abbiano fatto credere ai loro spettatori e lettori, 10 anni fa fu la Georgia ad aggredire le truppe di pace russe situate nei territori della repubblica separatista dell'Ossezia del Sud.
L'esercito russo intervenne solo il giorno dopo e mise subito in fuga l'insignificante esercito georgiano. La mossa voluta dall'allora ambiguo e impulsivo presidente gergiano Mikheil Saakashvili (lo stesso che in questi mesi si oppone agli oligarchi ucraini per potersi candidare lui alla guida dell'Ucraina) aveva probabilmente lo scopo di coinvolgere l'Occidente in una guerra con la Russia, con l'alibi dell'aggressione russa al piccolo paese caucasico, accelerando l'ingresso della Georgia nella NATO. Ma la commissione d'inchiesta internazionale, alcuni mesi dopo accertò i fatti e confermò che fu la Georgia a provocare la Russia e non vicerversa.
Pochi si resero conto di come l'Europa si sia trovata così vicino ad una guerra dalle enormi ripercussioni. Fu solo il senso della misura della Russia che si limitò a cacciare indietro l'esercito georgiano, a limitare i danni e contenere i rischi.
Le Forze Armate russe avrebbero potuto occupare l'intera Georgia in poche ore, ma non lo fecero, per non fornire alibi pretestuosi ai facinorosi che non attendevano altro per legittimare un intervento armato occidentale.
I media occidentali mentono abitualmente e non vanno mai presi sul serio.
Pressapoco la stessa cosa è infatti accaduta in Ucraina nel 2014, dopo il colpo di stato nazista degli attuali oligarchi al potere, finanziati dagli USA e in seguito anche dall'UE, le due regioni del Donbass (di cultura e lingua russa) si sono separate autodichiarandosi repubbliche autonome, come anche la Crimea. L'Ucraina simulò che si trattasse di una operazione politico militare russa, una specie di invasione e annessione, mentre in realtà le truppe russe non sono mai entrate nel Donbass, limitandosi ad inviare degli specialisti per addestrare le forze di difesa regionali per resistere all'aggressione dei battaglioni paramilitari neonazisti inviati dall'Ucraina, i quali peraltro per limitare le perdite si sono accaniti sui civili tramite bombardamenti dell'artiglieria, un modo cinico e infame di condurre la guerra.
La Crimea, essendo già da tempo presidiata da ingenti forze militari e navali russe, con le sue grandi basi da secoli insiedate nella penisola, non fu aggredita dall'Ucraina, e si separò tramite un regolare referendum popolare per riannettersi alla Madre Patria Russa, dalla quale fu separata perché donata da Nikita Sergeevič Chruščëv all'Ucraina negli anni '50, ma all'epoca rimaneva pur sempre nell'ambito dell'Unione Sovietica.
In tutto il mondo Occidentale quello che avvenne fu mistificato come un atto di prepotente annessione russa, ma non fu così. E a pagare le conseguenze economiche delle sanzioni comminate alla Russia fu ed è tuttora soprattutto l'Europa, così come sarebbe l'Europa a subire le conseguenze devastanti di una eventuale guerra con la Russia, che gli USA e la NATO (strumento degli USA) stanno fomentando per i propri esclusivi interessi.
Claudio Martinotti Doria
10 anni fa la Georgia iniziò la guerra con la Russia
L’esercitazione
Noble Partner 2018 della NATO
ha preso il via
in Georgia l’1 agosto e durerà fino al 15 agosto. Più di 3.000 militari
provenienti da 13 paesi membri e partner partecipano a questo evento
addestrativo che si tiene vicino ai confini della Russia. Sono coinvolte
un totale di 140 mezzi militari. Mosca considera queste attività come
una chiara provocazione. L’esercitazione è ovviamente un segnale del
forte sostegno della NATO all’adesione della Georgia all’alleanza. Noble
Partner sta gettando benzina sul fuoco, poiché le tensioni stanno già
aumentando nella regione del Mar Nero. La Russia
è preoccupata [entrambi i link in inglese] per la politica aggressiva e provocatoria della Georgia.
Il 6 agosto, il primo ministro russo
Dmtrij Medvedev ha avvertito che l’adesione alla NATO da parte della
Georgia potrebbe innescare un “orribile conflitto”. Questa affermazione è
stata fatta in un’
intervista [in inglese, obbligatorio l’abbonamento] al quotidiano russo
Kommersant
alla vigilia del decimo anniversario della Guerra Russo-Georgiana. Il
presidente russo Vladimir Putin aveva precedentemente avvertito
l’alleanza riguardo alla mossa, sottolineando che avrebbe portato a
conseguenze non specificate. Questo riporta alla mente gli eventi
accaduti esattamente dieci anni fa.
Nelle prime ore del mattino dell’8
agosto 2008, pesanti combattimenti scoppiarono a Tskhinvali, la
capitale, che si diffusero in altre parti dell’Ossezia del Sud. La
Georgia aveva violato un accordo di pace del 1992 e aveva aperto il
fuoco sulle forze di pace russe. L’attacco causò gravi distruzioni e
vittime civili. In risposta all’aggressione della Georgia, le forze
russe attraversarono il confine l’8 agosto per liberare l’Ossezia del
Sud dalla forza d’invasione e per salvare i suoi stessi soldati.
L’indagine dell’UE che ne è seguita ha
confermato che è stata la Georgia ad avviare la guerra. La missione di
inchiesta guidata dalla diplomatica svizzera Heidi Tagliavini
comprendeva più di 20 esperti politici, militari, di diritti umani e di
diritto internazionale, che hanno prodotto oltre
1.000 pagine di analisi [file .pdf in inglese],
documenti e testimonianze che indicavano che la guerra era stata
scatenata dalle truppe georgiane che avevano attaccato l’Ossezia del Sud
e le forze di pace russe per ordine dell’allora Presidente della
Georgia, Mikheil Saakashvili.
Il rapporto afferma che la guerra è iniziata
“con
un massiccio attacco d’artiglieria georgiano”. Il documento afferma
chiaramente che “non c’era un attacco armato in corso da parte della
Russia prima dell’inizio dell’operazione georgiana… Le affermazioni
georgiane di una presenza su vasta scala di forze armate russe in
Ossezia del Sud prima dell’offensiva georgiana non potevano essere
provate. Non si può inoltre verificare che la Russia stesse per compiere un attacco così importante”.
Le truppe russe non avanzarono su
Tbilisi, anche se avrebbero potuto farlo facilmente, poiché l’esercito
georgiano era in fuga. La risposta russa fu proporzionalmente
appropriata, perché l’obiettivo di Mosca era prevenire una guerra più
grande e porre fine allo spargimento di sangue e alla sofferenza umana.
Una missione di mantenimento della pace era l’unico modo per farlo. Il
conflitto venne mediato dal presidente francese Nicolas Sarkozy e un
accordo di cessate il fuoco venne raggiunto il 12 agosto. La Russia ha
riconosciuto l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud dalla
Georgia il 26 agosto.
Nove mesi di duro lavoro hanno portato
la missione dell’UE alla conclusione che è stata la Georgia a dare il
via alla guerra. Ma da allora è stata condotta una guerra di
informazione con l’intenzione di
dipingere [in inglese] la Russia come l’aggressore o la nazione che “ha provocato gli eventi”.
Poco dopo la “breve guerra”, la NATO ha
accettato l’ammissione della Georgia, che condivide un confine con la
Russia. Se la Georgia si unirà all’alleanza, la NATO sarà coinvolta
nella disputa territoriale che coinvolge le regioni separatiste
dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Secondo i principi
dell’allargamento della NATO, un paese con conflitti territoriali
instabili non può aderire all’alleanza. Il recente vertice del blocco ha
dimostrato la sua disponibilità a chiudere un occhio su questa
violazione delle sue stesse regole. Durante il vertice del 11-12 luglio,
la NATO ha riaffermato il proprio impegno ad ammettere la Georgia. Gli
Stati Uniti
sostengono fortemente [in inglese]
la sua offerta. Appena sei giorni prima dell’evento, il Rappresentante
Permanente degli Stati Uniti presso la NATO Kay Bailey Hutchison ha
rilasciato una
dichiarazione speciale
[in inglese] in cui sottolineava il sostegno degli Stati Uniti alle aspirazioni della Georgia di unirsi al blocco.
È generalmente accettato all’interno
della NATO che, poiché la Georgia detiene lo status di partner
privilegiato, non ha nemmeno bisogno di un piano di azione per
l’adesione (MAP) come gli altri aspiranti. I sostenitori dell’adesione
tramite “corsia preferenziale” della Georgia affermano che la
partecipazione del paese al Piano Nazionale Annuale e al
Pacchetto Sostanziale NATO-Georgia [in inglese] (SNGP) è sufficiente per garantire l’adesione. Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg
ritiene [in inglese] che “
la Georgia abbia tutti gli strumenti pratici per diventare un membro”. L’Assemblea Parlamentare della NATO (AP) ha
riaffermato [in inglese]
il suo incrollabile sostegno all’integrazione euro-atlantica della
Georgia. Dopotutto, le forze georgiane in Iraq e in Afghanistan erano i
più grandi contingenti non NATO, facendo sembrare insignificanti quelli
della maggior parte dei membri della NATO.
Gli Stati Uniti considerano questa
nazione un alleato utile situato in una regione strategicamente
importante. Gli Stati Uniti e la NATO pianificano di aumentare la loro
presenza militare in Afghanistan. La Georgia potrebbe svolgere un ruolo
cruciale nel fornire le proprie forze, se le spedizioni fossero
trasportate via terra dal porto georgiano di Poti sul Mar Nero a Baku,
quindi attraversando il Mar Caspio ad Aqtau, Kazakistan, prima di essere
trasferite via terra attraverso l’Uzbekistan in Afghanistan. La Georgia
è il collegamento tra i campi petroliferi nel Mar Caspio e i mercati in
Turchia e in Europa, evitando così la Russia. Fornisce inoltre la via
di trasporto più breve tra Europa e Asia per esportare gas e petrolio.
Un conflitto armato degli Stati Uniti con l’Iran è una possibilità. Ci
vogliono solo poche ore per volare verso qualsiasi destinazione in Medio
Oriente dalla Georgia.
Tbilisi sta
riflettendo [in inglese] su una strategia accelerata di adesione alla NATO. Un approccio rapido è stato recentemente proposto dal
think tank Heritage Foundation basato a Washington. La sua
proposta [in inglese]
afferma che alla Georgia potrebbe essere concessa l’adesione escludendo
temporaneamente i territori separatisti dell’Abkhazia e dell’Ossezia
del Sud dalla garanzia di sicurezza di cui all’articolo 5 della NATO.
L’articolo 6 del Trattato, che definisce territori specifici all’interno
di una data nazione, potrebbe essere modificato per escludere l’Ossezia
del Sud e l’Abkhazia. Ufficialmente, l’adesione sarà presentata come
una misura temporanea che durerà fino a quando il “
territorio internazionalmente riconosciuto verrà ristabilito con mezzi pacifici e diplomatici”.
Dal punto di vista di Mosca, le
repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud sono stati
indipendenti e alleati con una presenza militare russa sul loro
territorio. La Russia è impegnata nella loro difesa in caso di attacco.
Se un membro a pieno titolo della NATO pensa che quelle repubbliche
siano effettivamente parte del proprio territorio nazionale, è probabile
un conflitto. Tenere esercitazioni, costruire infrastrutture militari,
fornire armi e difendere l’adesione alla NATO della Georgia sono tutti
passi provocatori che possono facilmente innescare un tale scontro. Il
governo russo ha avvertito delle conseguenze. Il Primo Ministro Dmitrij
Medvedev ha definito la linea rossa che non deve essere superata. Ha
dichiarato inoltre che la Russia è pronta a normalizzare le relazioni e
rilanciare i legami economici. Tbilisi deve fare la sua scelta.
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[le note in questo formato sono del traduttore]
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