Di
Claudio Martinotti Doria
E’
proprio vero che in Internet spesso ci si improvvisa esperti in qualche settore
senza alcuna competenza, il problema è che nonostante l’enorme frammentazione e
dispersione di contenuti, qualcuno ha successo, proprio come in tv, pressappoco
con gli stessi meriti.
E
non mi riferisco ai video o siti di gossip, porno, giochi, ecc., che si sa
essere le direzioni primarie e prioritarie cui si rivolge la maggioranza degli
italiani che navigano in rete, i quali a loro volta non costituiscono la
maggioranza della popolazione, perché nonostante le statistiche istituzionali
affermino che ormai oltre il 70% navighi in rete, oltre la metà degli italiani
non naviga in internet (così come un avventore che si reca in un ristorante una
volta all’anno non è un cliente abituale), ed oltre un terzo non si accosta
neppure per curiosità, anzi ne ha avversione.
Quindi
di quali percentuali stiamo parlando? Non si sa! Studi accurati in proposito
non ce ne sono, almeno a me non risultano, oppure sono datati, non aggiornati.
Per
non disperdermi anch’io nelle mie argomentazioni torno a capofitto nella
premessa di partenza, sperando di avervi fatto capire che comunque mi riferisco
a esigue minoranze di italiani che navigano alla ricerca di informazioni e non
per cazzeggiare. Ecco, questa esigua minoranza, forse meno del 5% per cento
della popolazione (a voler essere ottimisti), che ricorre alla rete per
informarsi e documentarsi e non solo per cercare una meta e prenotare una
vacanza o ascoltare musica e vedere film, si trova con il gravoso problema di
selezionare qualche contributo qualitativamente accettabile in una miriade di
proposte più o meno raffazzonate, scopiazzate e prive di qualsiasi criterio
produttivo razionale e serio, rispettoso di un minimo di approccio
metodologico, analitico, articolato e dotato di senso. Per cui diventa
inevitabile incappare ogni tanto in video o testi che lasciano basiti per la
loro superficialità ed approssimazione. Fin qui è tutto ovvio, fa parte del
gioco, tutti possono intervenire, produrre, esporre, ecc., disponendo di questo
strumento abbastanza semplice che è la
rete ed i social network per condividere, quello che lascia perplessi ed a
volte basiti è il successo che a volte ottengono, almeno in apparenza, certi
“prodotti” individuali, e non mi riferisco ai video con contenuti
provocatoriamente erotici o di gossip o con performance di rutti e flatulenze,
che si sa che a volte superano anche il milione di visitatori e visualizzazioni,
il che è tutto dire e non richiede alcun commento, ma a video (i testi sono più
rari, perché sono più impegnativi, occorre saper scrivere …) apparentemente di
argomento molto serio ma trattati con una “leggerezza” da rimanere perplessi.
Per
fare un esempio pertinente, giorni fa mi sono imbattuto in un video che
affrontava l’argomento di quali sarebbero i 10 paesi al mondo dove ci si
potrebbe rifugiare nel caso scoppiasse la III guerra mondiale.
Il
Video durava circa 5 minuti, quindi ogni paese veniva presentato in meno di 30
secondi. Indubbiamente l’autore era una persona intelligente, perché i 10 paesi
erano scelti con un criterio assennato, ma non certamente analitico e
comparativo, temo la scelta fosse esclusivamente geografico deduttiva. Probabilmente
l’autore era fresco di studi, appassionato di geografia, ha raccolto pochi dati
da qualche atlante e/o enciclopedia ed ha prodotto il video. Scommetterei che
si tratta di un adolescente intraprendente, che pur nella sua superficialità
informativa (nonostante la delicatezza ed estrema importanza dell’argomento
affrontato) in pochi giorni aveva avuto quasi 40 mila visualizzazioni.
Evidentemente ha saputo sfruttare un tema che “tira”, e lo ha fatto con gli
strumenti culturali di cui disponeva, cioè pochi, insufficienti, inadeguati
alla responsabilità assunta.
La
mia intenzione non è giudicare e condannare, anzi, l’adolescente ha fatto bene
a destreggiarsi, col tempo forse migliorerà e fornirà prodotti più impegnativi.
Quello che voglio rilevare è che ci sono fior di blogger che producono anche
video, con tutti i crismi della competenza, mettendoci anche settimane per
comporne uno, e che 40 mila visualizzazioni per loro sono un sogno. Quindi se è
vero che internet è un ottimo mezzo di informazione cui attingere in
alternativa ai mass media mistificatori e disinformativi, è anche vero che in
esso non vige certo la meritocrazia, esattamente come nella realtà di tutti i
giorni, conta molto anche la cosiddetta fortuna e l’opportunismo, saper
cogliere il momento propizio per proporre un argomento che tira, anche se
sull’argomento si ha ben poco da dire.
Del
resto temo che non ci si soffermi abbastanza su un aspetto essenziale che è una
condicio sine qua non per produrre
video o testi dotati di “valore aggiunto”: l’esperienza e la conoscenza. Cioè
quel minimo di consapevolezza che si acquisisce solo dopo parecchi anni di
dedizione, cioè di letture, studio, analisi, valutazioni, presa di coscienza,
autocritica, correzioni, ecc., che occorrono per pervenire ad essere in grado,
con un’adeguata dotazione di strumenti culturali acquisiti nel tempo, di
produrre contenuti degni di questo nome. Altrimenti il rischio è di
cazzeggiare, e non ci sarebbe nulla di male nel farlo, per intrattenimento ed a
volte per sbaglio, lo facciamo tutti, l’importante è non farlo abitualmente
convinti invece di proporre contenuti validi.
In
quanto all’argomento pretestuoso di dove rifugiarsi nel caso scoppiasse un
terzo conflitto mondiale, che tira parecchio come interesse, è già compromesso
nelle sue stesse premesse, per ovvi motivi, anche statistico demografici, nel
senso che se anche si pervenisse ad individuare dei luoghi dove le
ripercussioni potrebbero essere inferiori, in ogni caso chi già si trova in
quei luoghi si troverebbe di fronte al problema di concedere o meno ospitalità
e a quanti? Dopo di ché sarebbe costretto a difendere i propri spazi vitali …
Quindi l’ipotesi rimarrebbe inevitabilmente solo teorica, virtuale, astratta,
tanto per far sfoggio di qualche sommaria conoscenza geografica, come indicare
la Groenlandia come macroregione nella quale rifugiarsi (uno dei 10 paesi
citati superficialmente nel video nei quali rifugiarsi). Peccato che il clima
non sia ancora l’ideale e che ci sarebbero problemi per gli approvvigionamenti,
e non oso pensare quanto verrebbero a costare (mai sentito parlare di mercato
nero in tempo di guerra?). Inoltre per insediarsi in un numero consistente,
come si dovrebbe presumere, dove rimediare i prefabbricati necessari, ed ad
alta coibentazione? Per intenderci, a meno che di riuscire miracolosamente ad
insediarsi tutti quanti nella costa ovest e sud ovest (dal clima più mite), nel
resto della massa continentale occorrerebbero prefabbricati come quelli
utilizzati nelle stazioni scientifiche in Antartide o in Artide, leggermente
costosi e non facilmente reperibili. Senza contare i problemi connessi alla
logistica ed all’amministrazione delle comunità insediate. Con le inevitabili
conflittualità che insorgerebbero …
Quindi
sarebbe meglio evitare di affrontare argomenti così importanti con tanta
leggerezza, come fosse un compitino assegnato a scuola.
Chi
opera in rete non dovrebbe porsi tanto il problema dell’audience (imitando
culturalmente la tv da cui tutti proveniamo e si spera essersi allontanati
definitivamente), quanto della qualità del messaggio che si intende
trasmettere, ed intervenire quindi se si ritiene di avere veramente qualcosa da
aggiungere (purché sia pertinente) a quanto già reperibile, oppure qualcosa che
differisca dall’esistente e che nessun altro ha ancora riferito. Altrimenti si
riproduce esattamente (ed è quanto in effetti avviene) lo stesso fenomeno
Ego-maniacale tipicamente italico del settore editoriale, in cui in troppi si
improvvisano scrittori ed autori, intervenendo su argomenti sui quali già
moltissimi si sono esercitati in precedenza, senza aver fatto neppure la fatica
di averli prima letti o anche soltanto considerati. Anziché volersi distinguere
a tutti i costi, prima occorrerebbe saper discernere …
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