Di
Claudio Martinotti Doria
Non
c’è un solo luogo in Italia che abbia visitato senza che la guida locale non
abbia accennato ad una qualche leggenda o mito o tradizione locale, inerente
qualche tragedia d’amore ed odio, qualche fantasma o tesoro, qualche tortura o
imprigionamento a vita, qualche oscuro segreto, qualche sotterraneo o cripta
inaccessibile, ecc.. personalmente ritengo che il ricorso a questi espedienti
narrativi non abbia alcun riscontro in termini di incremento turistico ma serva
solo ad intrattenere ed occupare il tempo loro dedicato per sopperire alle
carenze formative e di ricerca storica locale: meno se ne sa
“storicamente e culturalmente” di un determinato luogo e più si devono
raccontare “storielle” ricorrendo alla fantasia. Le stesse guide, se non sono
qualificate con formazione accademica o appassionate di Storia, preferiranno
sicuramente raccontare falsità, magari infiocchettandole con fantasie rinnovate
di volta in volta, divertendosi anche loro nel vedere le reazioni negli
ascoltatori, che dover studiare a fondo tutti i testi disponibili,
aggiornandosi continuamente ed esponendo seriamente gli argomenti disponibili e
verificabili, con quella giusta dose di valore aggiunto che dovrebbe derivare
dalla capacità oratoria.
Del
resto le ricerche storiche sono faticose e costano, a volte richiedono scavi
archeologici, ed in più prevale il pregiudizio nei confronti della Storia,
ritenuta materia arida e noiosa, non sapendo che invece in essa si possono
ricavare tutti gli elementi funzionali, spesso affascinanti, per valorizzare i
luoghi e promuovere il turismo. Aride sono le persone che non sanno dedicarsi e
cogliere le opportunità offerte loro copiosamente, non è la Storia ad essere
arida.
Un
esempio lampante di quanto concettualmente sopra riportato lo si può
riscontrare (oggi, perché magari domani avranno già modificato i contenuti)
nella pessima scheda culturale di Aleramo di Monferrato (capostipite della
dinastia degli Aleramici) su Wikipedia, che è emblematico di come
nell’estesa località denominata Monferrato vi sia una colossale, madornale,
inqualificabile carenza di coordinamento (supervisione istituzionale) e di
rappresentanza storico culturale identitaria e di tutela (non solo d’immagine)
del territorio e delle comunità insediate, cioè del Monferrato in generale e del
“casalese” in particolare. Mi riferisco al casalese non solo o tanto perché
sono originario di quelle parti, ma perché Casale Monferrato è stata
storicamente l’unica capitale dello stato preunitario noto come Monferrato
(dapprima marchesato e poi ducato), e ci si aspetta che sia il casalese a
prendere l’iniziativa per valorizzare il Monferrato Storico.
Non
so chi abbia scritto quella scheda di Wikipedia, ma non mi stupirebbe lo abbia
fatto qualche privato (forse imprenditore o amministratore pubblico o autore di
qualche libro che avvalla le castronerie riportate) che aveva interesse a far
emergere quei contenuti, come il riferimento (privo di fondamento storico) alla
discendenza sassone, o alla tomba di Aleramo a Grazzano Badoglio, alla sua
prima moglie Alasia (mai esistita) ed alle origini del marchesato nel 967 d.C..
Tutte notizie false, o se vogliamo ricorrere ad un eufemismo potremmo definirle
inesatte. Non scendo nel dettaglio, perché il mio intervento non vuole essere a
contenuto storico ma un breve saggio riflessivo. Mi limito a dire che le
castronerie contenute nella breve scheda su Aleramo di Monferrato risalgono a
parecchi decenni fa, ed il fatto che siano state riportate oggi in una scheda
della più consultata enciclopedia al mondo, la dice lunga sul grado di
affidabilità di coloro che la gestiscono, pur con l’attenuante della gratuità.
Con questo livello di attendibilità potrebbe essere tuttalpiù utilizzata per
attingere alle date ed ai nomi, quando si hanno momentanee amnesie, ma sempre
con riserva.
Personalmente
non apprezzo molto i miti e le leggende, a meno che siano opere d’arte
d’autore, siano cioè frutto di generazioni di “narratori” di talento che col
tempo hanno costruito un articolato fitto tessuto di trame molto ben ordite,
tali da meritare attenzione e studio. Ma sono una esigua minoranza e per lo più
non appartengono al Medioevo, periodo da me favorito, ma sono molto anteriori.
La stragrande maggioranza dei miti e delle leggende medievali sono mediocri per
non dire squallide, simili una alle altre con poche variabili, perché erano
commissionate dai grandi dinasti dell’epoca, che volevano rifarsi un’origine
nobile anche d’animo oltre che di sangue, che all’epoca rappresentava uno
status simbol, cioè raggiunto il successo era indispensabile ricostruire una
genealogia all’altezza del rango acquisito e le origini dovevano essere di
forte impatto, rappresentative di un disegno divino che doveva rendere grande e
sovrastante la loro dinastia, legittimandola. Ovviamente si ricorreva a
professionisti dell’epoca, oggi sarebbero pubblicitari o ghostwriter
(scrittori fantasma), pennivendoli ben remunerati che dopo essersi documentati
quanto bastava poi ci ricamavano sopra, senza particolare riguardo alla
credibilità di quanto andavano raccontando o addirittura falsificando documenti
per avallare le loro pseudo-ricerche storiche.
Però ho notato nel corso della mia pluridecennale
esperienza, nella mia diffidenza e scarsa sensibilità a simili ricorsi ed
accorgimenti “tecnici”, i miti e le leggende erano molto apprezzati non solo
dagli operatori turistici di ogni località, il ché sarebbe comprensibile, ma lo
erano soprattutto da parte degli editori, anche di testi storici, e questo mi
suscitava qualche perplessità per non dire inquietudine. Guai a scrivere testi a
contenuto oggettivamente storico senza inserire miti e leggende, gli editori lo
pretendevano sempre, semmai concedevano di essere critici, ma i racconti di
fantasia dovevano essere inseriti.
Credo sia il frutto di decenni di
televisione di massa, l’influenza mediatica è superiore e condizionante molto
più di quanto anche gli intellettuali credano, nessuno ne è esente ed immune,
siamo tutti intrappolati, siamo tutti in parte divenuti homo videns, purtroppo
troppi sono anche divenuti homo videns demens. La tv propina falsità in
continuazione, personalmente ritengo che propini solo falsità ed infatti non
guardo programmi tv da almeno una quindicina di anni, anche i documentari
storici sono degenerati, compresi quelli della famosa ed una volta molto
rinomata BBC. La tv è ormai troppo degradata, adattandosi all’esigenza di
produrre programmi di intrattenimento e non più di formazione ed educativi,
adeguandosi al riscontro scientifico più volte ribadito da innumerevoli
ricerche socioculturali, che la maggioranza delle persone sono ignoranti,
semianalfabeti di ritorno, non in grado di concentrarsi più di pochi minuti e
non in grado di capire concetti e ragionamenti minimamente complessi, per cui
occorre ridurre tutto a sintesi elementari e possibilmente falsificate per
essere facilmente accettate ed assimilate, equazioni semplici e riduttive, da
scuola dell’infanzia.
Personalmente ritengo non ci sia nulla di male nel
costruire o diffondere un mito o una leggenda purché lo si dichiari fin dalle
origini, come un autore di romanzi o di fiabe. Diverso il caso di coloro che
costruiscono dei falsi con lo scopo pianificato di ingannare. Un falsario non
lo dichiara, ne in origine e neppure in seguito. Il suo scopo è far credere che
il frutto del suo lavoro sia vero. In tal caso non mi soffermerei troppo sulle
intenzioni, se erano ispirate alla burla o alla malevolenza o al profitto. In
ogni caso gli esiti non sono mai innocui, a meno che ci si voglia sbizzarrire
nel gioco delle attenuanti ed aggravanti e nel diverso grado di colpevolezza
degli autori, il classico processo alle intenzioni.
Forse qualche esempio in proposito potrebbe agevolare
la comprensione concettuale di quanto asserito.
Che
le falsità di successo (cioè ben accolte dai media e dall’opinione pubblica) a
volte si perpetuino anche dopo essere state smascherate, lo sappiamo da esempi
anche tragici e devastanti per le loro ripercussioni, basti pensare ai Protocolli
dei Savi di Sion, falso storico smascherato fin dai primi anni successivi
al 1897, data della sua pubblicazione e distribuzione in Russia ai tempi dello
Zar Nicola II, in quanto risultò scritto dalla polizia segreta zarista per
fornire un capro espiatorio (gli ebrei) per mitigare il malcontento che
serpeggiava tra le popolazioni dell’impero. Iniziativa che causò le prime
persecuzioni e linciaggi del secolo con migliaia di vittime ebree in tutta la
Russia. E nonostante fu definitivamente smascherato anche in Europa nel 1921
come falso storico, fu enfatizzato da molti americani come Henri Ford e ripreso
da Adolf Hitler con le conseguenze aberranti che tutti conosciamo, e le vittime
divennero milioni.
Con
i falsi (documentari e storici) non si deve mai scherzare, perché le loro
ripercussioni, quasi sempre “fuori controllo”, possono essere imprevedibilmente
madornali e paradossalmente catastrofiche, anche se sono concepiti ed elaborati
in ambienti e con intenzioni apparentemente non pericolose (innocue non lo sono
mai), come dimostra ad esempio il caso del Priorato di Sion, inventato
negli anni 50-60 da un ex sacrestano e disegnatore frustrato, Pierre
Plantard, inizialmente per scopi autoincensanti e di autoinvestitura
nobiliare (aggiunse al suo cognome il “de Saint-Clair" per fornirsi
di presunti legami con la famosa e secolare dinastia templare di origini normanno
scozzesi, appagando così un Ego da mitomane). Plantard con la complicità di
alcuni suoi amici dotati di notevole talento nel falsificare documenti e nello
scrivere testi credibili (Philippe De Cherisey e Gérard de Sède),
elaborò una frode sofisticata e ben orchestrata, ispirata come spunto iniziale
e pretestuoso a quanto raccontato loro dall’intraprendente e spregiudicato
imprenditore turistico Noël Corbu che voleva valorizzare un suo albergo
ristorante a Rennes-le-Château.
Questi volendo far venire turisti e
clienti in un luogo così remoto dell’Aude francese, colse l’occasione della
storia dell’ex prevosto di Rennes-le-Château, François Bérenger Saunière,
che si arricchì nell’ultimo quarto di secolo (‘800) truffando i devoti
facendosi pagare decine di migliaia di messe in suffragio (pubblicizzate
tramite annunci sui giornali ed ovviamente mai officiate), storia sulla quale
infiocchettarono un’avvincente trama di misteri, tesori, scoperte, congetture,
correlazioni, ecc., che ha esercitato fascino per decenni, sia sui ricercatori
storici massoni Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, che
ebbero un successo clamoroso coi loro due best seller sull’argomento (Il Santo
Graal e l’Eredità Messianica) e poi ancora in maniera maggiore come clamore e
strepitoso successo mondiale con Dan Brown (che attinse a piene mani dai
tre ricercatori) con Il Codice da Vinci. Adesso ci sono decine di milioni di
persone al mondo che pensano che il Priorato di Sion esista ed agisca in
maniera occulta da molti secoli …
A
distinguere i falsi ma anche le ipotesi di successo da quelle che non vengono
minimamente accolte, recepite e diffuse, potrei citarvi la “Confraternita di
Troyes”, di cui sono certo nessuno di voi ha mai sentito parlare, ed anche
se faceste una ricerca in internet non troverete assolutamente nulla, eppure vi
posso garantire che dal punto di vista critico, analitico, valutativo, storico
e culturale, è molto più attendibile ed affascinante come ipotesi
interpretativa la teoria della Confraternita di Troyes che non quella inerente
il Priorato di Sion. Anch’essa è costruita attorno ai Merovingi come origini,
soffermandosi soprattutto sulle vicende storiche dell’alta nobiltà borgognone
ed ai grandi eventi da essa favoriti con un intento costantemente finalizzato a
determinati scopi politici. Ma siccome i ricercatori storici autori di questa
teoria non si sono dedicati alla costruzione di falsi storici e non hanno
scritto saggi o romanzi di successo, è rimasta relegata nel limbo dell’ignoto.
Al
contrario quando una falsità ha successo, anche quando viene confessata tale
dagli stessi autori, cioè come frutto di inganno premeditato, (succede
raramente), crea un circolo vizioso che si autoalimenta, perché induce una
domanda consumistica da parte del pubblico avido di ulteriori falsità, per cui
uno stuolo di scrivani e pennivendoli si dedicano a spron battuto a soddisfare
tali richieste, producendo libri a ritmi dopati, che da solo questo requisito
dovrebbe rivelare, a chi non è stolto, la scarsa attendibilità delle ricerche
su cui si basano. Infatti condurre ricerche minimamente serie richiede molto
tempo, se si vuole produrre in tempi stretti è più facile che si ricorra al
“copia ed incolla” apportando qualche variante e personalizzazione, giusto per
non essere accusati di plagio, nella malaugurata ma remota ipotesi che qualcuno
si accorga da quale fonte abbiano attinto a piene mani. Perché di questo si
tratta: abusare del lavoro altrui, fagocitandolo.
Sull’argomento
Rennes-le-Château, non so quanti libri, eserciti di pennivendoli abbiano
scritto cazzeggiando e compiendo voli pindarici, pretestuosi, effimeri,
strumentali, ecc..
Rammento
che, una dozzina di anni fa, alcuni di questi individui armati di sacro furore
per esporre le loro verità, pretendevano di avere ampio spazio sui giornali
locali e nazionali, perché si ritenevano delle celebrità in materia,
pretendendo di essere considerati alla pari di ricercatore storici seri ed
esperti, solo perché convocati saltuariamente in qualche tv locale o nazionale,
per le solite trasmissioni misteriche in cui si cazzeggia su questi argomenti
destituiti di ogni fondamento. Avendo pure l’ardire di porre queste
partecipazioni televisive nel proprio curriculum professionale come fossero
motivo di lode e credibilità aggiunta, alla stregua dei docenti universitari
che devono produrre testi per consolidare il diritto alla prosecuzione della
loro docenza.
Rammento
ad esempio che in Italia qualcuno aveva fatto un volo pindarico mettendo in
correlazione Rennes-le-Château con il borgo di Altare in provincia di
Savona, perché anche li un parroco del paese, don Giuseppe Giovanni
Bertolotti, pare avesse avuto un destino analogo a Bérenger Saunière,
addirittura una decina di anni prima (anche da li era passata Maria Maddalena
con il suo seguito? Magari prima di recarsi in Francia?). Siccome mi sembrava
assai pretestuosa come ipotesi per lasciarla passare indenne, gli dedicai del
tempo, poco per la verità, quanto bastava per smontare tutto il costrutto. In
poche ore effettuando personalmente semplici verifiche e riscontri on line,
avevo scoperto che aveva attinto a piene mani da un libro di una storica locale
di Altare e ci aveva ricamato sopra, elaborando poi fittizie correlazioni con i
contenuti dei ricercatori sopra citati.
Classico esempio di come inventarsi di
sana pianta una trama piena di congetture che anziché confluire in una
sceneggiatura cinematografica o un romanzo, come sarebbe logico, viene
spacciata per realtà.
C’è da chiedersi come mai, se sono riuscito a smascherare
in pochi minuti un “falso” di tal genere, non lo abbiano fatto altri più
competenti ed accreditati di me, con particolare riferimento agli autori e
conduttori di trasmissioni televisive, che sono ben remunerati ed hanno i mezzi
per farlo. Forse perché lo scopo non è quello di appurare la “verità”, cioè la
realtà, ma propinare prodotti di intrattenimento per vendere pubblicità degli
inserzionisti. Ecco il motivo per cui si favoriscono personaggi privi di
talento facendogli conseguire un successo immeritato.
Per
smascherare i falsi e i venditori di cavalli zoppi e i ciarlatani che
propinano panacee occorre parlare con molta chiarezza, con forte senso critico,
pronunciando concetti scomodi, ma oltre al sottoscritto in quanti lo fanno
abitualmente? Quanti sono disposti a leggere un testo lungo come quello che ho
appena scritto? Che sarebbe stato ancor più lungo se non avessi deciso di
rinunciare a parecchie argomentazioni che mi sono venute in mente e che
sarebbero state più che pertinenti, proprio per non dilungarlo ulteriormente,
perdendo i già pochi lettori.
Se
non si è disponibili a mettersi in gioco, a correre qualche rischio, ad
impegnarsi socialmente esponendosi, a compiere qualche sacrificio personale,
ecc., non possiamo lamentarci se la maggioranza delle persone quando si punta
la luna con il dito si soffermino sul dito, anzi dovremmo sorprenderci se non
si accaniranno sul dito stesso per vedere a chi appartiene, se l’unghia è
curata o sporca e se emana qualche olezzo …
Un
caro saluto
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