L’Italia si sveglia dalla parte di Putin
Anche
per quelli più intossicati dalla propaganda mainstream era da tempo
evidente che l'opinione pubblica italiana si fosse orientatata verso una
franca simpatia per il presidente della Federazione Russa, Vladimir
Putin.
Basta
navigare sui principali social network per accorgersi, talvolta con
stupore, del numero di gruppi a tema che riguardano la Russia e il suo
leader e dell'intensità dei contenuti degli articoli condivisi e dei
post. Finalmente anche un sondaggio sancisce l'esistenza di questa
fenomeno: l'istituto demoscopico SWG, all'interno dello speciale
Je suis Paris — Liberté, égalité, fraternité,
rivolto a valutare i sentimenti degli italiani in seguito al massacro
di Parigi, ha infatti misurato l'apprezzamento dato dai nostri
concittadini all'azione politica effettuata da Putin nell'ambito della
crisi dell'Isis: il 49% degli italiani sta dalla parte della Russia e
considera efficaci le misure messe in atto fino ad oggi in Siria.
Un risultato eccezionale, se pensiamo a due
fattori: da una parte troviamo il martellamento mediatico che gli
italiani subiscono dai principali giornali e Tg, che descrivono Putin
come dittatore guerrafondaio, e dall'altra c'è il tipico atteggiamento
solidale e antibellico che caratterizza gli italiani almeno dalla Guerra
in Iraq. E come carico a briscola ci mettiamo pure che il consenso
verso la Russia di Putin supera persino quello rilevato pochi giorni
prima sul governo Renzi, il quale si ferma al 46%.
Eclatante è poi la bocciatura della politica obamiana: solamente il
32% degli italiani condivide l'azione statunitense, nonostante questa ci
venga costantemente presentata in televisione come l'unica davvero
civile, possibile, democratica. Per fortuna sono parole al vento, quelle
dei telegiornalisti nostrani, lettori delle veline euroatlantiche, se
alla fine il tanto vituperato Putin stacca di 14 punti percentuali il
consenso di Obama. Insomma, da qualsiasi angolazione lo si guardi, lo
studio effettuato da SWG mostra come l'Italia si scopra sempre di più
filo-Putin; ed questa tendenza non potrà che aumentare dopo l'improvvido
abbattimento da parte della Turchia di un Su-24 dell'aviazione russa.
Agli occhi non più tanto addormentati del popolo italiano, tale gesto
scellerato getta ulteriori ombre sulla gestione occidentale della crisi
siriana e soprattutto sulle presunte connivenze dei Paesi del G20 con
l'Isis. Come si può accettare che venga sanguinosamente ostacolato chi
sta combattendo a fondo per debellare l'integralismo islamico? E pensare
poi che la Turchia era uno dei Paesi in lizza per entrare in Europa;
sembrerebbe allora che abbattere gli aerei di chi bombarda i terroristi
sia la nuova politica dell'UE… E' impossibile questa posizione venga
condivisa da un'opinione pubblica già fortemente scossa dal sangue
parigino.
E' lecito invece nutrire seri dubbi
sull'operato dei governi che stanno da tempo giocando una partita
rischiosissima con la Russia pur di mantenersi ligi alla linea di Obama.
E' sconcertante vedere l'Europa dividere il fronte anti-Isis, perchè
in questo modo perde di vista il vero nemico per combattere invece una
partita ideologica e di meri interessi geopolitici che nulla spartiscono
con le istanze di sicurezza e difesa dei diritti e delle tradizioni,
che da tempo richiedono a grande voce i cittadini, anche quelli più
europeisti.
Dopo il fattaccio avvenuto sul confine turco-siriano, una Terza
guerra mondiale sta bussando insistenemente alla porta. Il paradosso è
che mentre i cittadini la immaginano combattuta contro i terroristi
dell'Isis, i governi occidentali la stanno imbastendo contro quello che
dovrebbe essere il loro alleato naturale, la Russia. Oggi tutti gli
Stati europei sono di fronte a un bivio: stare dalla parte di chi vuole
cancellare il fondamentalismo islamico come la Russia e chi invece si
sta schierando in una zona grigia di connivenza con il regime di Raqqa, e
cioè con coloro che hanno armato gli attentatori di Parigi. E' un
momento cruciale per la storia dell'Occidente, nel quale sono evidenti
la parte giusta e la parte sbagliata. Oggi sta traballando quella pace
conquistata col sangue nella Seconda Guerra Mondiale: è in bilico non
per mano di una cultura diversa, ma per le mire dei potentati economici,
politici e finanziari per i quali la sovranità popolare è solo una
fastidiosa formalità da aggirare. In un contesto del genere, a ridere
sono proprio le organizzazioni terroristiche che non hanno mai visto
così vicina la loro vittoria, la distruzione dell'Occidente.
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