Fonte: L'Indipendenza, Quotidiano on line http://www.lindipendenza.com
Finirà mai questa crisi infinita?
Siamo un paese prossimo all’implosione economica e ci comportiamo come se fossimo in perenne crociera.
Gli organi di informazione, ben lungi dal raccontarci come stanno realmente le cose, ci propinano continuamente programmi ludici e giochi a premi con personaggi irreali e con improbabili storie, verosimilmente inventate di sana pianta, e la gente che fa? Si inchioda davanti al video tutte le sere e, spesso anche di giorno, e si dimentica dei veri problemi quotidiani.
Si passa dai programmi leggeri del pomeriggio in cui i concorrenti/attori, lustrati a nuovo per l’occasione, vincono, chi più chi meno, cifre considerevoli illudendo i cittadini di vivere nel paese di bengodi.
Ora si dovrebbero mettere i piedi ben saldi a terra per cercare di superare questa crisi, nonostante le rassicurazioni del governo sulla fine prossima di questa situazione e di un repentino ripristino della normalità e a questo punto sarebbe opportuno fare alcune considerazioni prima di dare una risposta, forse utile a risolvere, anche solo in parte, questa logorante situazione.
A tal proposito, prima di sviluppare utili considerazioni finali, vorrei sottoporre ai lettori un articolo dal titolo “La crisi che sale dal basso” a firma Uriel Fanelli che, con una semplicissima ed azzeccatissima metafora, ci spiega in parole povere come scoppiano le grandi crisi, quelle epocali:
“ Ho ricevuto una richiesta, ovvero una domanda, che recita più o meno così: ”ma se c’è la crisi e se ci sono milioni di disoccupati in Italia, perché vedo ancora ristoranti pieni e belle auto in giro? “. La domanda sotto sotto è meno stupida di quanto non sembri a prima vista, e la risposta è che… Le grandi crisi arrivano dal basso.
Provate ad immaginare una ipotetica catena alimentare. C’è l’erba che nutre la gazzella, la gazzella che nutre il leone, il leone che fa arrivare i turisti che pagano il parco naturale per mantenere tutto questo intatto. Avuta l’immagine? Mettetela da parte e andiamo a ragionare, la ritroveremo in seguito.
Partiamo dal presupposto che i 7/8 del paese vivano di rendita. Che cos’è una rendita? La rendita è una posizione tale per cui, una volta raggiunta, non occorre alcuno sforzo competitivo per essere mantenuta.
Facciamo alcuni esempi.
1. Ho comperato due appartamenti e li affitto. In tal caso, vivo perché ho comperato due case. Posizione di rendita classica.
2. Una legge dice che ogni azienda debba avere una contabilità certificata e quindi io faccio il commercialista oppure sono CNA, Conf e offro servizi di contabilità.
3. Una legge dice che la scuola è obbligatoria ed io vendo/stampo libri scolastici che le famiglie sono costrette a comperare, perché la legge impone anche il titolo dei libri senza dare scelta.
4. Una legge impone che tutti i negozi abbiano una certificazione X sugli impianti elettrici e io devo andare per forza da un elettricista abilitato a tali certificazioni.
5. Una legge impone che le auto debbano essere collaudate e testate ogni tot anni e io ho un’officina automobilistica.
6. Per essere ascoltati da una assicurazione dopo un incidente occorre che scriva un avvocato, e io faccio proprio l’avvocato e il mio lavoro è, per cospicua percentuale, di fare lettere alle assicurazioni.
Potremmo continuare all’infinito. Ebbene, se il mondo del lavoro in sé è l’erba, questo è il primo strato di rendite, diciamo che la gazzella mangia l’erba.
Sulla gazzella poi ci sono le aziende di servizi terziari, diciamo ditte di software per commercialisti, case editrici, corsi di qualificazione per elettricisti, corsi di qualificazione per meccanici, tirocini poco pagati di giovani avvocati.
Sopra tutto c’è l’industria dei consumi di lusso, come vacanze, ristoranti, macchine costose e tutti gli indicatori coi quali voi leggete che “non vedete la crisi”. E’ il leone che mangia la gazzella.
Tutto questo va a vantaggio di chi mantiene il parco, il turista, che in cambio di tutta questa scena mette in atto le tutele che servono (leggi, tribunali, ospedali, strade, etc.) al parco per funzionare.
Ora, adesso andiamo al punto: questa crisi sta colpendo il mondo del lavoro. Si sta, cioè, seccando l’erba. Ma attenzione: siamo ancora in una prima fase.
La famiglia continua a svenarsi per pagare i collaudi all’auto – cui non può rinunciare -, a pagare i libri ai figli – ssò pezz’e core -, i negozi pagano le certificazioni agli elettricisti, i negozi pagano i commercialisti per i bilanci, e così via.
Quindi l’erba è un pochino giallina, insomma non è più un bel prato verde, ma ancora le gazzelle non muoiono di fame.
Così, voi siete come turisti che vanno al parco e si trovano i leoni, le gazzelle e un’erba che sì, è gialla e secca. Poiché loro badano ai leoni e alle gazzelle (semmai volessero vedere erba potrebbero scegliere altre mete), nessuno nota che l’erba è secca. Ci sono i leoni e ci sono le gazzelle: il parco è OK.
Allo stesso modo, quando dite che i ristoranti sembrano ancora pieni e che ci sono le code sulle autostrade per andare al mare e vedete un sacco di macchinoni, state osservando solo leoni e gazzelle. Che ancora vivono. E se guardaste anche l’erba, notereste che è gialla.
In realtà neanche le gazzelle sono quelle di prima: la verità è che voi come turisti non notate se in un giorno incontrate 100 gazzelle o ne incontrate 80. Per voi ce ne sono già abbastanza.
Così quando dite: i ristoranti sono pieni, mi viene da chiedere se avete contato i ristoranti. Forse non sono più 100, ma 80. E cambia, perché fa già –20%. Così il ristorante e la gazzella hanno una cosa in comune: quando hanno abbastanza cibo, li vedete in buona salute. Se non hanno abbastanza cibo, muoiono e non le vedete più. Così vedete ancora 80 ristoranti pieni, ma non vedete i 20 che hanno chiuso.
La crisi, cioè, viene dal basso, e quando potrete finalmente notarla perché i ristoranti da 100 sono diventati 30, ormai sarà troppo tardi.
In Italia il mondo delle rendite è enorme, e spesso si basa su consumi di base: libri scolastici, affitti, automobili, riscaldamento, casa vestiti. Nelle aziende si basa su servizi di base, contabili, burocratici, eccetera.
E se le rendite in Italia sono i 7/8 della ricchezza, significa che anche distruggendo il 50% del lavoro, i pochi sopravvissuti si troveranno a mantenere la stessa catena alimentare.
Se ci pensate, immaginate che da domani l’erba sia la metà. Le gazzelle inizieranno a corre qui e là per mangiarla tutta, e non mangeranno di meno. Ma in percentuale, mangeranno molta più erba. A quel punto, l’erba non si riprodurrà più, e dopo qualche tempo, quando tutto sarà deserto e non ci sarà un filo d’erba, solo in quel momento le gazzelle cominceranno a morire.
Ma, e qui viene il bello, il parco rimarrà in piedi. Rimarrà in piedi perché quando ci saranno più gazzelle deboli per la fame, ai leoni sarà più facile la caccia. Così, inizialmente vedrete una drastica diminuzione di erba, una grossa diminuzione di gazzelle, ma il turista vedrà un bel sacco di leoni. Che bel parco!
Questa è la fase che si ottiene quando si inizia a parlare di “industria del lusso vincente” nel mezzo di una crisi. Le poche aziende forti fagocitano il mercato avendo agio di distruggere quelle deboli, che agonizzano. In questo stato, si nota un aumento di dimensione delle aziende, e persino una crescita di stipendio (perché le grandi aziende hanno i dirigenti che alzano la media).
In un paese come l’Italia, ove le rendite sono i 7/8 della ricchezza, occorreranno ancora ANNI prima che vediate i ristoranti vuoti.
A questa si aggiunge il fatto curioso che i turisti danno da mangiare ai leoni: lo stato, cioè, paga 3.600.000 stipendi ogni mese. I quali finiscono anche a sfamare i leoni ed annaffiare l’erba del parco, sfamando le gazzelle. In questa situazione, cioè, si aggiunge un fattore di inerzia, per il quale lo statale spende ancora quanto prima, e continua ad alimentare il ciclo economico.
3.600.000 famiglie che comprano libri scolastici costosissimi, che pagano automobili, eccetera, sono un bell’aiutino. Che non risolve la situazione, certo, ma se sfamano i leoni, possiamo rivendere il parco come “parco dei leoni”, e alla fine dei conti chissenefrega di gazzelle ed erba? Siamo il parco dei leoni! O meglio, la nazione del cibo biologico, del vestire bene, insomma la nazione del lusso.
Così, avete ancora dei leoni in giro, e dite “ehi, ma dov’è questa siccità? A me sembra che il parco sia bellissimo! E’ pieno di leoni.
Non vi accorgete di tutto questo perché alla fine l’erba non l’avete mai guardata, e anche le gazzelle sono belle ma insomma, voi siete al parco per vedere i leoni.
Allora voi guardate i ristoranti pieni e le code in autostrada, ma quelli non sono i disoccupati o il mondo del lavoro: quello sono gli strati superiori della catena alimentare.
Com’è una crisi che arriva ai livelli alti della catena alimentare? Allora, una crisi che ha quasi ammazzato tutta l’erba e molte gazzelle è la crisi passata dall’Irlanda.
Lavoro a pezzi, privati e PMI nella merda, indebitati sino al collo. Ma i leoni ancora forti e il parco ancora attraente.
Se osservate la Spagna, notate che crepano di fame anche i leoni, cioè banche, assicurazioni, immobiliare e terziario, e i turisti stanno calando sempre di più perché lo stato è in bancarotta.
Se osservate la Grecia, non è rimasto nulla e i turisti non vanno più a sostenere il parco perché lo stato è a pezzi. Erba, gazzelle e leoni sono morti.
L’Italia in questo momento sta per entrare in quella che io definirei “fase irlandese”, quando si sgonfiano i debiti e le aziende si piegano su sé stesse. Il governo irlandese ha reagito declassando le aziende e sistemando i debiti, il governo italiano ha reagito tassando ancora le aziende e sostenendo i debiti, cioè seminando ancora più crisi.
La terza fase è quella spagnola, è ancora in incubazione, con le banche italiane in difficoltà e l’immobiliare che comincia a mostrare il fiatone. Per ora lo stato ha prestato soldi a MPS (nel decreto spending review! ah! ah! ah!), e sull’immobiliare ha piazzato un IMU, cioè ha seminato ancora più crisi.
L’ultima fase è quella greca, in cui lo stato smetterà di essere il turista che sfama i leoni, ovvero smetterà di dare soldi. Tagli, tagli e ancora tagli, licenziamento di statali e tagli alle retribuzioni. Qui sarete nella fase greca, che si sta preannunciando con l’indebolimento dei contratti di lavoro statali.
L’Italia è ancora nella fase pre-irlandese, con due differenze:
- I rimedi applicati sono peggiori dei mali
- Si notano tutti i sintomi delle fasi successive, già presenti e distinti.
Quindi no, ancora per il 2012 e forse il 2013 non vedrete, sulle strade, sintomi evidentissimi di crisi. Vedrete meno gazzelle, meno erba, ma ancora molti leoni. A voler cercare potreste notare erba secca e gazzelle molto magre, ma preferite guardare i leoni.
Ma questo è dovuto ad una crisi che sale dal mondo del lavoro, ovvero dalla sua precarizzazione sale dal basso, e siccome i consumi che misurate non sono MAI stati tipici
Della working class, notate poco il loro calo.
Ma questo non significa che non ci sia crisi. Significa che voi non guardate l’erba perché misurate la ricchezza in macchine di lusso, ristoranti costosi pieni, vestiti firmati, e questi non sono i consumi della working class. Così non potete notare il crollo dei consumi che avviene alla base dell’economia.
se misuraste parrucchieri economici avreste notato che la working class si taglia i capelli metà volte di prima in un anno, anche meno. Se misuraste i consumi tipici notereste, anziché il numero uguale di macchine di lusso, un numero sempre più esiguo di utilitarie (un 30% in meno di immatricolazioni non si fa coi SUV, sapete? Non pesano il 30% del mercato, quelli).
Quindi il parco è in piena siccità. Per ora non lo notate quando guardate i leoni, potreste notarlo sulle gazzelle, e lo notereste di sicuro se guardaste l’erba.
Per ora, non noterete nulla.
Le fasi successive sono veloci, scoppiano in fretta (avete visto la Spagna?) e colpiscono in pochissime settimane.
Continuerete così un pochino, convinti che siete stabili, così come dicevano spagnoli e greci. Poi, improvvisamente, il botto: le banche hanno bisogno urgente di aiuto. Sono i leoni che non trovano più gazzelle, e quando andrete a vedere, scoprirete che le gazzelle sono estinte da tempo, e che l’erba non si vede più da anni. Prima direte, come gli spagnoli, che bastano 14 miliardi. Poi 40. Poi 100. Adesso siamo già a 300. Perché mano a mano che andate a cercare di salvare i leoni, prima contate quante poche gazzelle siano rimaste, e poi andate a misurare quanta erba ci sia ancora a terra. E mano a mano che risalite la catena, scoprirete danni sempre più grandi.
Sono crisi che si preparano per molti anni, ma poi scoppiano in poche settimane.
E le vedete solo se guardate l’erba. I leoni, fino all’ultimo vi sembreranno sani.”
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