Piemex, il baratto del Piemonte che cancella la crisi
La regione si fa la sua moneta virtuale. Come Sicilia e Sardegna. Per far ripartire le imprese locali.
Effiong Ntuk è un avvocato di 50 anni di origini nigeriane. Il suo studio legale è al centro di Torino. Utilizzando la moneta virtuale si è fatto riparare l’automobile. In cambio ha prestato una consulenza legale.
IL BARATTO DEL PIEMEX. Il piemex è una moneta complementare, è nata in Piemonte e si basa su un principio molto semplice: «Ciò che hai per ciò che ti serve». Una sorta di baratto in salsa moderna, insomma. Che si rifà alla moneta virtuale della Sardegna, il sardex, e al circuito siciliano gemello, il sicanex.
Funziona così. Ci si iscrive al circuito pagando una quota di 200 euro più un abbonamento annuale che parte dagli 800 euro e varia a seconda del fatturato e della grandezza dell’impresa. Una volta inseriti si può comprare qualsiasi prodotto da un’altra azienda partner accumulando un debito in piemex. Che deve poi essere ripagato fornendo una propria prestazione professionale o un prodotto anche a un soggetto diverso dal primo.
LA MONETA VALE UN EURO. Per esempio, se un ristorante ha bisogno di un sito web può averlo pagando in piemex una società informatica del circuito. Da parte sua, quest’ultima può utilizzare i crediti accumulati per ottenere manifesti pubblicitari o carta per la stampante presso un’altra realtà partner.
A differenza del baratto, quindi, lo scambio non è necessariamente tra due parti e può essere differito nel tempo. Ogni piemex vale un euro, non può essere tradotto in soldi e in 12 mesi le posizioni vanno pareggiate.
IDEA NATA A METÀ 2013. Piemex è nato appena sei mesi fa e finora sono una cinquantina le imprese del territorio che hanno aderito. Altre 100 sono in attesa di entrare a far parte del circuito.
«Abbiamo cercato di coinvolgere innanzitutto le aziende che offrono prodotti utili per tutti come cancelleria, comunicazione, trasporti», racconta a Lettera43.it Eva Voci, uno dei quattro soci del progetto. «L’idea è che tutti i partner debbano trovare quello di cui hanno bisogno e quindi la filiera va sviluppata in modo armonico».
Una piattaforma virtuale per avere immediata liquidità
In più, appena entrati nel circuito si ha diritto a una linea di credito in piemex a tasso zero. Il che significa che si può cominciare a fare acquisti senza dover aspettare di aver venduto.
SOLDI FERMI NELLE BANCHE. Secondo le stime, in Piemonte ci sarebbero 140 miliardi di euro di depositi fermi nelle casseforti delle banche. Tanti soldi che, però, non stanno sostenendo il sistema.
Stando a i numeri di Unioncamere tra marzo 2012 e marzo 2013, il numero di imprese nella regione è sceso dell’0,6%. Il che, a conti fatti, significa circa 2.500 aziende in meno. E il trend non sembra destinato a cambiar rotta.
SOLUZIONE CONTRO LA CRISI. «Nei momenti di incertezza economica la moneta liquida diventa terribilmente solida: invece di farla circolare, si tende a trattenerla. Il che aumenta la forza distruttrice della crisi», spiega Luca Fantacci, professore di Storia economica all’Università Bocconi.
La forza di Piemex, invece, secondo Francesco Gelmi, socio del progetto, sta proprio nel fatto che «velocizza le transazioni perché per fare acquisti non bisogna aspettare di avere soldi o di essere pagati» .
Sull'esempio del sardex, la moneta complementare nata nel 2010
All'epoca le aziende del circuito erano 200. Oggi sono oltre 1.500 e c’è davvero di tutto: alimentari, edilizia, trasporti, strutture turistiche, ristorazione.
Nel 2013 il volume delle transazioni ha raggiunto i 10 milioni di euro con una previsione di oltre 14 milioni per la fine dell'anno.
«Stimiamo che entro il 2014 le aziende affiliate saranno 4 mila e che in 10 anni riusciremo a generare transazioni per un importo pari all’1% del Prodotto interno lordo sardo», dice Franco Contu, responsabile sviluppo sardex.
COINVOLGIMENTO DEI PRIVATI. Intanto in Sardegna si sperimentano nuovi meccanismi per coinvolgere nel circolo virtuoso, oltre alle aziende, anche i privati.
«I dipendenti delle imprese partner possono scegliere di percepire straordinari o parte della retribuzione in Sardex. C’è addirittura la possibilità di attingere al plafond dell’azienda», racconta Contu.
Se per esempio si ha bisogno del dentista ci si può rivolgere a un professionista del circuito spendendo i propri crediti oppure utilizzare il conto dell’azienda che poi trattiene a rate dallo stipendio l’equivalente in euro.
A oggi sono circa 600 i lavoratori che hanno deciso di sfruttare questa possibilità.
COLLABORAZIONE CON GLI ENTI LOCALI. Altro step è la collaborazione con gli enti locali. La Regione Sardegna ha già stanziato 20 milioni di euro in tre anni da destinare a 10 mila giovani disoccupati che si prevede ricevano un reddito pari a 500 sardex al mese.
I dettagli sono ancora da definire, ma c’è già una delibera. E perché non permettere alle imprese di ricevere in moneta virtuale i debiti dovuti dalla Pubblica amministrazione per poi ripagarci i tributi locali?
Così, tra non molto, gli isolani si prevede possano pagare in sardex la tassa per la spazzatura. La strada è stata aperta.
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