di Claudio Martinotti Doria
Approssimandosi
fine ottobre e con esso la tanto discussa (per alcuni famigerata)
festa di Halloween, sento il dovere di fare qualche breve
accenno nella speranza di rendere meno confusa ed inquietante questa
ricorrenza.
Da
oltre un decennio a questa parte, in un rigurgito di retorica
nazionalista e di presunta conservazione di tradizioni italiche,
l’intellighenzia di regime ha praticamente catalogato questa
festività come un prodotto alieno d’importazione, un’americanata
consumistica, senza alcun fondamento storico culturale con il nostro
paese. Atteggiamenti intellettuali riduttivi e sentenziosi come
spesso accade quando non ci si documenta in maniera approfondita e
con imparzialità (almeno intenzionale) ma si prendono posizioni
aprioristiche e si compiono difese d’ufficio di interessi non
meglio qualificati.
Altri
studiosi, che però non hanno avuto altrettanto spazio mediatico,
hanno definito Halloween l’equivalente o l’attualizzazione della
festa di Samhain, il Capodanno celtico, la più importante
delle loro festività. Quindi si tratterebbe di una festività che è
esistita e si è perpetuata per molti secoli alle nostre latitudini
oltre che in gran parte del continente, seppur con modalità
differenti da quelle moderne, che sono ormai ridotte a scopo ludico
consumistico e non contengono alcuno dei complessi ed importanti
significati originari, ma solo qualche residuale simbolico e
dispersivo.
In
linea di massima i ricercatori e storici, a differenza degli
intellettuali, tendono ad accettare che la festa d’importazione
americana abbia il suo fondamento, non fosse altro perché non
l’hanno inventata certamente loro ma è stata a loro volta
importata dall’Europa, emigrando in Età Moderna nel nuovo
continente, e poi reimportandola nel secolo scorso nel vecchio
continente (con le paradossali modalità di cui farò cenno
successivamente).
Senza
dubbio almeno dal punto di vista della collocazione nel calendario,
tra fine ottobre ed inizio novembre (il 1 novembre è il Capodanno
celtico), Halloween non può essere considerata una coincidenza, ed
anche alcuni simbolismi sono gli stessi di Samhain (che significa
“riunione”), che presso i Celti rappresentava la fine
della stagione calda e solare e l’inizio di quella fredda e grigia
(per i Celti le stagioni erano solo due, estate ed inverno, ed il
passaggio costituiva simbolo di morte e di rinascita). Era il periodo
nel quale si infrangevano le barriere tra il mondo visibile e quello
invisibile, e diventava possibile la comunicazione tra i vivi ed i
morti perché avveniva una sorta di dilatazione spazio temporale che
consentiva di vivere il presente annullando distanze e separazioni,
per cui occorreva compiere alcuni rituali propiziatori e simbolismi
di morte e rinascita.
Occorre
premettere e precisare che i Celti non temevano la morte ed i morti,
avevano tutt’altro approccio culturale con questo tema che al
contrario assilla la modernità divenendo un tabù da rimuovere ed
esorcizzare, ed infatti dopo aver rispettato gli aspetti sacrali
dell’evento, bevevano, cantavano e ballavano durante le ore
notturne della festa.
Halloween
è la contrazione linguistica e fonetica di derivazione scozzese di
All Hallowed Souls (tutte le anime sante) o di All Hallous’ Eve
(sera di tutti i santi) e se ne ha traccia documentata storicamente
solo nelle metà del XVI secolo, mentre le sue origini culturali e
rituali risalgono al VII secolo a. C. presso i Celti, che come già
citato celebravano Samhain nella notte del 31 ottobre ed il
successivo 1 novembre (con oscillazioni nel tempo per il ricorso al
calendario lunare e per il protrarsi dei festeggiamenti che potevano
durare una dozzina di giorni, nel corso della c.d. estate di San
Martino).
Credendo
che i morti ritornassero sulla terra, per accoglierli accendevano
enormi falò (ritenuti sacri) e ponevano candele o lumi alle finestre
e preparavano loro del cibo che poi ponevano sulle tavole lasciandolo
a disposizione. Successivamente e fino a tempi recenti (ed ancora
parzialmente in uso) secondo i luoghi ed i popoli ed i tempi, vi è
ancora l’usanza di accendere lumini per illuminare i cimiteri (in
precedenza non a caso definiti “camposanti”), porre cibo povero
sulle tavole imbandite per la notte o sui davanzali delle finestre.
Generalmente si trattava di pane, patate, ceci bolliti, orzo,
castagne, vino e sidro, latte o semplicemente acqua per “dissetare
i morti”, o la cosiddetta “minestra dei morti” (riso cotto nel
latte, usanza ancora diffusa in Val Camonica e Valtellina), e
contemporaneamente si preparavano dolci speciali denominati pan, ossa
o fave dei morti, ecc.,.
La
calendarizzazione del 1 novembre è dovuta ai monaci irlandesi
dell’alto medioevo che nel sincretismo che ha sempre caratterizzato
il cristianesimo cattolico ha opportunamente traslato una festa
pagana in cristiana fissandone i requisiti. Nel 735 Papa Gregorio
III proclamò il 1 novembre festa di tutti i santi mentre quella
del giorno successivo, di tutte le anime o dei morti, fu introdotta
un secolo dopo da S. Odilone quinto abate di Cluny
(potente abbazia di cui avevo già accennato in precedenti articoli
per le sue enormi dimensioni e possedimenti ed il potere politico ed
economico che esercitava dalla Borgogna all’intero continente, ma
anche perché successivamente da essa presero vita gli operosi ed
austeri cistercensi che tanto hanno influito sulla storia del
Monferrato).
Le
modifiche rituali e nei costumi sociali e folcloristici di una
determinata tradizione rispetto alle sue forme originarie è spesso
dovuta alle ingerenze delle autorità, in questo caso religiose, per
timore che si alimentino superstizioni ed allontanamenti dalla
chiesa. Le masse contadine cui si deve attribuire il merito
principale della perpetuazione delle tradizioni antiche, si adattano
di volta in volta a tali ingerenze modificando in parte il modo di
manifestare le loro credenze per ottenere il consenso e la
compiacenza del clero senza rinunciare alle proprie convinzioni. Più
recentemente si sono aggiunte una miriade di influenze New Age che
hanno totalmente storpiato ed adulterato il senso di molte festività
e simbolismi con apporti totalmente estranei alla Tradizione ed alla
Storia, con una complicità e superficialità mediatica che lascia
perplessi, nella sua pervicace ricerca dell’effimero e della
spettacolarizzazione ad ogni costo.
Halloween
si è diffusa in Europa ed in particolare da noi per il tramite di
alcuni fumetti USA di grande successo, mi riferisco a Walt Disney
ma soprattutto a Charles Schulz che con l’incredibile
successo e diffusione per decenni dei suoi Peanuts di Charlie
Brown è stato il principale importatore della festa di remote
origini celtiche ed adottata dagli americani con scarsa o nulla
consapevolezza.
Il
suo attuale simbolo ormai ridotto a valenza ludica è una zucca vuota
(ogni riferimento a persone è puramente casuale) ed intagliata su un
lato per assumere suggestioni paurose, soprattutto col buio dopo
avervi introdotto una candela. Nei paesi anglosassoni è definita
jack-ò-lantern mentre da noi era ed è tuttora conosciuta come
lümera. È un surrogato rappresentativo di un teschio con lo
scopo di demistificare ed esorcizzare la morte. La testa recisa aveva
un valore notevole presso i Celti (un vero e proprio culto) in quanto
ritenevano contenesse l’anima e quindi conservare la testa di un
avversario nobile e prestigioso era ritenuto un’opportunità per
potersi gradualmente impossessare delle peculiarità del defunto, in
particolare la sua energia spirituale. Inoltre il teschio era simbolo
di fortuna e strumento di predizione.
L’uso
non consono della testa recisa era presso i Celti un tabù (geis)
molto temuto, per cui era impensabile un uso beffardo dei teschi e
spiega il perpetuarsi nel tempo con incredibile successo e diffusione
della sua sostituzione con una zucca intagliata a somiglianza di un
teschio e con fantasiose variazioni e suggestioni artistiche secondo
i luoghi e gli individui. L’uso delle lümere era assai versatile,
dalle burle rivolte agli anziani ed ai bambini fino a scopi più
metafisici come il desiderio di illuminare il percorso alle anime e
quindi venivano collocate presso i camposanti e le chiese, oppure
presso le abitazioni o portati appresso in processioni, nel Canavese
(che per lungo tempo appartenne al marchesato di Monferrato)
venivano appese ai rami degli alberi fornendo così uno spettacolo
straordinario altamente suggestivo.
Lascia
alquanto perplessi la recente condanna dei vescovi della regione
Emilia Romagna della festa di Halloween considerandola
rischiosa e correlata a culti demoniaci e legati alle streghe.
Avranno le loro buone ragioni, ma allo stato attuale mi pare che la
festa abbia più che altro scopi goliardici e consumistici, se poi
qualcuno ne approfitta per attribuire altri significati e perseguire
scopi occulti ed illeciti, si assumerà le sue responsabilità e
dovrà essere perseguito. Se qualcuno approfittasse del carnevale in
maschera per rapinare i partecipanti non per questo si dovrebbe
condannare ed impedire il carnevale …
Per
quanto riguarda il fatto che sia una festa pagana, non ci piove, lo
è, ma i residui simbolici e le tracce mnestiche con Samhain sono
talmente effimere che un accostamento non è giustificato. Coloro che
desiderano rispettare e ripristinare la festa celtica di Samhain
dovrebbero discostarsi da Halloween e seguire altri rituali
nettamente separati assumendo ben altri atteggiamenti, conoscenze e
consapevolezza. Al contrario coloro che partecipano a vario titolo ad
Halloween non pensino di immedesimarsi, identificarsi o di seguire la
cultura celtica, perché stanno solo divertendosi e cazzeggiando.
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