Riflessioni sul Fallimento Cipriota |
Scritto da Francesco Carbone | |
Fonte: Usemlab http://www.usemlab.com
Il
fallimento di Cipro e il conseguente salvataggio dovrebbero essere di
stimolo per diverse riflessioni. Vediamo di presentarne alcune qua di
seguito.
1) Un paese che offre vantaggi di diversa natura, prima di tutto fiscale, si pone indubbiamente come beneficiario di flussi monetari provenienti dall’estero in cerca di protezione, opportunità di investimento, migliori rendimenti, etc. Ciò dovrebbe essere un fattore positivo: più soldi stranieri arrivano tanto meglio per l'economia nazionale; tuttavia così non è stato nel caso di Cipro: i massicci afflussi monetari confluiti nel sistema bancario nazionale, piuttosto che apportare benefici di lungo termine, hanno solo amplificato quel fenomeno dei “malinvestment” che, come spiega bene la Scuola Austriaca, alimenta un pericoloso ciclo economico. Nel caso di specie, tanti soldi arrivati dalla Russia venivano prontamente rigirati nel paese d’origine in investimenti di dubbia qualità, tanti altri sono stati allocati in titoli di stato della Grecia. Entrambi gli investimenti si sono rivelati un gran fallimento e nel giro di qualche anno (Cipro è dentro l’Euro solo dal 2008) hanno portato al collasso l'economia cipriota. Il problema originario sottostante però è stato indubbiamente quello della riserva frazionaria che espande e moltiplica il denaro creandolo dal nulla. In assenza di riserva frazionaria il paese non sarebbe finito in bancarotta. Invece l'effetto ricchezza dovuto alla moltiplicazione del denaro si estende presto e corrompe chiunque e qualunque cosa, risolvendosi presto o tardi in un collasso del sistema bancario, peraltro la stessa cosa accaduta un po’ ovunque nel mondo occidentale. Un sistema bancario sano avrebbe evitato questi problemi con una crescita più modesta ma senza alcuna crisi finanziaria successiva. Soprattutto in caso di errori avrebbe permesso di identificare gli autori degli stessi lasciandoli unici responsabili delle proprie "scelte di investimento”. Se l'America e altri paesi più grandi come la stessa Italia hanno finora scampato il fallimento è solo grazie all'intervento delle banche centrali nonché ad una maggiore diversificazione dei malinvestment che tendono ad emergere in tempi più lunghi. 2) Un altro problema parallelo a quello finanziario è stato quello politico. Come nel caso italiano gli enormi benefici apportati dall'entrata nell’Euro anziché essere sfruttati sono stati largamente sperperati. Lo sperpero è stato addirittura maggiore, perché nell’espansione statale, finanziata come al solito dal sistema bancario, sono stati gettati al vento anche i flussi monetari provenienti dall'estero. La spesa del governo cipriota è cresciuta dell'8.3% l'anno anziché limitarsi a un 3-4% l'anno ben sotto i livelli di crescita del GDP locale. Come stima qualcuno, con un governo meno spendaccione, oggi Cipro avrebbe potuto allinearsi in quanto a ricchezza e libertà economiche a paesi come Singapore od Hong Kong. 3) In tutto questo, il bailout tramite prelievo forzoso dai conti correnti per far fronte alla situazione di emergenza, ha costituito una mossa alquanto insolita e curiosa. Se da un lato è vero che in qualche modo si è giunti a far pagare il conto direttamente alle banche (tra loro azionisti, obbligazionisti e depositanti) anziché in maniera più indiretta ai cittadini intesi come contribuenti, essa rappresenta una mossa alquanto azzardata, non tanto perché intacca la vaga e di fatto inesistente proprietà dei cittadini sui depositi ma proprio al contrario perché apre il vaso di pandora sul fatto che i soldi depositati in banca non siano affatto di proprietà dei cittadini ma delle banche. Rendere involontariamente consapevoli i cittadini di questa sottile differenza è l'ultima cosa che il pianificatore centrale avrebbe dovuto fare per continuare a tenere sotto controllo l’imbarazzante situazione che è il carrozzone allo sbando dell’Unione europea. In ultima analisi, infatti, per tenere in piedi questo sistema finanziario totalmente basato sulla fiducia e sulla gestione centralizzata anziché sulla solidità di contratti chiari e trasparenti, è necessario che la grande illusione sulla sicurezza dei depositi bancari resti inviolata, pena corse allo sportello e pericolosi deflussi di denaro dal circuito bancario. Il prelievo forzoso dai depositi (di proprietà della banca e non dei clienti, ci tengo a risottolineare) si pone come evento critico in grado di minare ulteriormente la già debole fiducia dei depositanti nei confronti del sistema bancario europeo e di riaprire le possibilità di un domino finanziario, temporaneamente evitato solo dal bluff di Draghi dell’estate scorsa. Alla fine di tutta questa incredibile confusione che continua ad avere come protagonisti personaggi senza scrupoli e più di qualche emerito imbecille, resta però chiaro un punto: i principali responsabili del fallimento cipriota e di questa ennesima tragedia sociale la passeranno liscia mentre ancora una volta la popolazione sarà colpita a casaccio, rea di due colpe: aver ignorato la tremenda confusione sui diritti di proprietà che riguardano i soldi depositati in banca e aver creduto nel processo politico come fonte di prosperità quando invece ancora una volta si è dimostrato essere causa di disastri sociali. |
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