Qualche mese vi avevo informato di come fosse fallito il tentativo di istituire una città o area a gestione privata in Honduras, perché l'opinione pubblica ed i media locali erano ostili temendo abusi, speculazioni ed immunità.
Recentemente il parlamento del paese mesoamericano è tornato sui suoi passi, forse a causa della gravissima crisi e spaventosa povertà in cui versa il paese (il progetto creerebbe molte decine di migliaia di posti di lavoro), ed anche perché i proponenti il progetto stavano trasferendosi in Jamaica ....
In termini semplificativi e simbolici, per comprendere per grandi linee come funzionerà l'iniziativa, occorre pensare ad una specie di enclave diplomatica socioeconomica dotata di autonomia amministrativa, quindi non una città priva di leggi o esentata del tutto dalle leggi nazionali ed internazionali, ma dotata di una partnership pubblico privata che l'amministrerà in piena libertà, formata da partner locali ed inbternazionali (investitori e residenti), con proprie istituzioni decentrate ed autonome, elaborando proprie normative e con la garanzia di non ingerenza statale, di pieno rispetto della proprietà privata, e con l'applicazione di una leggera pressione fiscale concordata in precedenza.
Un'iniziativa che probabilmente verrà applicata anche in altri paesi, anche come risposta alla crisi, che è causata soprattutto dell'ingerenza, corruzione e parassitismo statale in simbiosi con la finanza internazionale (banchieri in primis)
Claudio Martinotti Doria
Fonte: L'Indipendenza, Quotidiano on line http://www.lindipendenza.com
di LUCA FUSARI
Il Congreso Nacional del Honduras con voto a larga maggioranza dei suoi membri (110 voti a favore su 128) ha approvato le modifiche agli articoli 294, 303 e 329 del decreto costituzionale 131 del 11 gennaio 1982 (che suddivide il Paese in dipartimenti) sancendo le condizioni di piena legalità giuridica per le zone di sviluppo speciale denominate Regiones Especiales de Desarrollo o RED.
I nuovi dipartimenti, suddivisi a loro volta in comuni autonomi, possono ora essere «amministrati da aziende elette dal popolo, in conformità con la legge». Fatte salve le disposizioni dei due paragrafi precedenti al testo del decreto, il Congresso può creare zone sotto regimi speciali ai sensi dell’articolo 329 della Costituzione. Come riporta il sito honduregno La Prensa, la nuova modifica costituzionale votata lo scorso mese di gennaio su proposta del ministro Rodolfo Irias Navas, sancisce quanto già in precedenza approvato dal governo e dal presidente Porfirio Lobo Sosa Sanchez a seguito della modifica della Costituzione approvata nel 2011 e dal voto parlamentare relativo a un emendamento sulla creazione delle RED.
Le modifiche approvate ai tre articoli consentono al Congresso di delegare la creazione di zone legislativamente soggette ad un regime speciale ribaltando così il giudizio di incostituzionalità emesso dalla Camera costituzionale della Corte Suprema di Giustizia del Honduras nell’ottobre del 2012, la quale considerando le RED “Stati nello Stato” pose il veto sulla loro creazione.
Il nuovo articolo 303 («Il potere di dispensare giustizia viene dal popolo ed è amministrata in nome dello Stato a titolo gratuito da parte di giudici e giudici indipendenti, soggetti soltanto alla Costituzione e alle leggi includenti anche la competenza della Corte suprema») costituisce un nuovo ordinamento giudiziario composto da «una Corte Suprema di Giustizia, la Corte d’Appello, i Tribunali, e i tribunali con giurisdizione esclusiva in zone del Paese soggette a norme speciali della Costituzione e di altri soggetti stabiliti dalla legge».
Honduras è uno dei Paesi più poveri dell’America centrale (con 4400 dollari di reddito medio all’anno), una storia nazionale caratterizzata da colpi di Stato, espropri e violazione dei diritti umani e il più alto tasso al mondo di omicidi pro capite. Secondo le Nazioni Unite tutto ciò è dovuto soprattutto alla guerra ai cartelli della droga promossa a livello internazionale dagli Stati Uniti. La Banca Mondiale riporta che oltre il 59% degli honduregni vive al di sotto della soglia di povertà, ed oltre il 36% al di sotto della soglia di povertà estrema. Secondo il presidente honduregno Porfirio Lobo Sosa Sanchez le RED creeranno le premesse per invertire tale trend, esse «porteranno molti investitori nel Paese che sarà al centro di tante opportunità di lavoro per la nostra gente».
Le RED sono un’idea di Octavio Sanchez e di altri riformatori honduregni e sono l’evoluzione delle zone di libero scambio economico create a metà degli anni ’80 del secolo scorso, le quali generarono circa 140mila nuovi posti di lavoro in loco e altri 400mila posti di lavoro nel resto del Paese. Tali regioni di sviluppo speciale offrirebbero tasse basse, regolamenti semplificati e le garanzie istituzionali contro l’ingerenza politica.
Nel caso però del Honduras, invece di seguire la proposta di Romer di invitare o copiare i Paesi stranieri nell’amministrazione delle RED, si prevede di implementare il controllo locale in modo indipendente attraverso gli investimenti dei capitali nelle stesse. Il 4 settembre 2012, attraverso un partenariato pubblico-privato, il governo honduregno ha dato l’approvazione al Grupo MGK (una società appaltatrice agente come ente immobiliare) rappresentato dal CEO Michael Strong, di trovare investitori, acquistare terreni ed iniziare a costruire per poi vendere i vari lotti ad aziende e persone interessate a trasferire le loro attività in esse. Il Grupo MGK è una joint venture privata che coopera strettamente con l’Università Francisco Marroquin del Guatemala e col suo rettore Giancarlo Ibàgüen, il quale assieme a Michael Strong, è tra i fondatori del Free Cities Institute, un think tank dedicato proprio al tema delle città libere di prossima realizzazione.
La nuova privatopia honduregna dovrebbe sorgere (salvo nuovi imprevisti) non più a Puerto Castilla ma presso la Sula Valley vicino a Puerto Cortes sulla costa atlantica nel Golfo di Fonseca. La MKG ha investito nel progetto 15 milioni di dollari allo scopo di costruire le infrastrutture di base di una prima città volontaria. Al suo interno la proprietà privata sarà protetta, non vi saranno tasse dirette su redditi, utili e rendite da capitale, né tasse indirette sulla vendita dei prodotti. L’accordo raggiunto fra il governo di Tegucigalpa e il Grupo MKG include una sola tassa (da pagare allo Stato) sul patrimonio.
Si prevedono porte aperte agli investitori stranieri, verrà dato il benvenuto «a chiunque abbia anche un minimo di capacità e di soldi per avviare un’attività». Il governo dell’Honduras, pur riservando una quota privilegiata di impiego per cittadini honduregni, ha promesso di non interferire nelle attività affidate a MKG.
Con le modifiche approvate celermente dal Congresso del Honduras non sarà più necessario per il gruppo di investitori spostare prioritariamente il progetto e i capitali in altri Paesi. Dopo la bocciatura ad opera della Corte Suprema honduregna, Guillermo Peña (rappresentante di MGK in Honduras) aveva aperto colloqui e canali diplomatici alternativi con diversi paesi dei Caraibi e dell’Europa dell’Est. Se Michael Forte, presidente della MGK, si era recato per discutere la fattibilità del progetto con le autorità locali della Jamaica, Peña non nascose il suo interesse per il Vecchio Continente. «A causa della crisi economica in Europa, la Grecia sarebbe un paese attraente per gli investimenti, in quanto tale proposta permette di uscire dalla crisi».
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