I veri costi della spesa pubblica, oltre alle tasse!
di RYAN McMAKEN
Ci sono diversi motivi per cui non dobbiamo mai perdere di vista la necessità di tagliare la spesa pubblica. Nel suo libro Man, Economy, and State, Murray Rothbard ha spiegato l’errore di concentrarsi sulle tasse ignorando la spesa pubblica (p. 910 del libro):
- “C’è stata anche una grande quantità di inutili controversie su quale attività del governo imponga l’onere al settore privato: la tassazione o la spesa pubblica. In realtà è inutile separarle, poiché sono entrambe fasi dello stesso processo di coercizione e ridistribuzione…
- Supponiamo che il governo metta un milione di dollari di tasse sull’industria della noce di betel per acquistare carta per gli uffici governativi. Un milione di dollari di risorse vengono spostate dalle noci di betel alla carta. Ciò avviene in due fasi, una sorta di doppio colpo al libero mercato: prima, l’industria della noce di betel viene resa più povera sottraendole denaro; poi, il governo usa questo denaro per togliere la carta dal mercato per uso proprio, estraendo così risorse nella seconda fase. Entrambe le parti del processo sono un peso. In un certo senso, l’industria della noce di betel è costretta a pagare per l’estrazione di carta dalla società e sopporta il peso immediato del pagamento. Tuttavia, anche senza considerare ancora il problema dell’«equilibrio parziale» di come, o se, tali tasse vengono «spostate» dall’industria della noce di betel su altre spalle, dovremmo anche notare che non è l’unica a pagare; i consumatori di carta pagano sicuramente vedendosi aumentare i prezzi della carta per loro”.
Ciò che Rothbard sta dicendoci è che ogni volta che il governo acquista qualcosa con denaro saccheggiato ai contribuenti, fa necessariamente aumentare i prezzi di quei beni e impedisce che quelle risorse vengano utilizzate dal settore privato per scopi privati. Quindi, ogni volta che il governo acquista un’arma o un aeroplano, rende le armi e gli aerei più costosi per il settore privato, così come tutti i fattori che entrano nella produzione di quei beni. Inutile dire che, oltre a far aumentare i prezzi, il governo sta anche distorcendo l’economia, oltre a scegliere vincitori (dipendenti governativi, appaltatori e fornitori) e perdenti (coloro che non sono favoriti dal governo). Intere industrie, quelle che erano apprezzate e redditizie prima che il governo si intromettesse, possono essere distrutte in questo modo*; e con esse i mezzi di sostentamento delle persone.
Rothbard continua:
- “Il processo può essere visto più chiaramente se consideriamo cosa accade quando tasse e spese governative non sono uguali, quando non sono semplicemente le due facce della stessa medaglia. Quando le tasse sono inferiori alle spese governative (e omettendo per il momento i prestiti al pubblico), il governo crea nuova moneta. È ovvio qui che le spese governative sono il peso principale, poiché questa maggiore quantità di risorse viene sottratta. Infatti, come vedremo più avanti quando considereremo l’intervento binario dell’inflazione, creare nuova moneta è, in ogni caso, una forma di tassazione”.
Siamo costretti a concludere che qualsiasi veto repubblicano sulle tasse, se non accompagnato da un veto sulla spesa, non ha ottenuto altro che spostare semplicemente l’onere sui contribuenti con una forma diversa da una bolletta fiscale trasparente. In effetti, si potrebbe sostenere che se il GOP dovesse accettare enormi aumenti di spesa, come ha fatto senza sosta dal 2020, sarebbe meno disonesto aumentare semplicemente le aliquote fiscali, piuttosto che cercare un vantaggio politico scaricando l’onere fiscale sul pubblico con il mezzo meno ovvio della spesa in deficit.
E anche se il partito repubblicano trovasse un metodo magico e fantasioso per coprire le spese extra, senza ricorrere alle tasse ordinarie o alla creazione di moneta, i cittadini continuerebbero a soffrire delle distorsioni del mercato e degli aumenti dei prezzi causati dall’uso di risorse scarse da parte del governo.
Quindi, la prossima volta che un politico promette di tagliare le tasse, assicuratevi di ricordargli che se ha davvero interesse nella libertà e nel libero mercato, si concentrerà prima sul taglio della spesa*. Poi chiedetegli quali specifici programmi governativi ha intenzione di tagliare. Se non riesce a rispondere in modo credibile alla domanda, e se non lo fa una volta in carica, potete star certi che vi hanno fregato.
NOTE DELLA REDAZIONE
*A tal guisa, si prende come esempio, lampante e attualissimo, il caso dell’industria dell’automotive. Ciò che i governi stanno facendo è non solo “spostare” risorse da un settore ad un altro, non è solo far aumentare i costi dei prodotti e ridurne le possibilità di acquisto ai meno abbienti, ma sta distruggendo il comparto automobilistico con l’aggiunta di una scusa meramente ideologica che è quella della “salvezza del pianeta” da inesistenti cambiamenti climatici di origine antropogenica. (Redazione)
*Il caso esemplare in questo senso è Javier Milei, che da quando ha assunto la presidenza della Repubblica argentina, in soli 11 mesi ha ridotto – per ora – solo in piccola parte le imposte (fatto salvo l’aver annientato la subdola imposta inflazionaria ed aver azzerato il deficit), ma ha pesantemente tagliato la spesa pubblica di ben oltre 25 punti percentuali.
(Redazione)
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