Evitate la facile tentazione di affermare che è troppo piccolo come dimensioni e popolazione per essere preso da esempio significativo e valido, in quanto poco conosciuto, frequentato, trafficato e con soli sei milioni e mezzo di abitanti. Sareste in errore. Infatti, l’Aeroporto Internazionale di El Salvador ha una media di 3,5 milioni di passeggeri in transito ogni anno, essendo il principale centro operativo dell’America Centrale, è cioè considerato lo scalo strategico essenziale tra i due continenti americani, tra Nord e Sudamerica. In base a tali premesse avrebbe essere il paese continentale più colpito dalla pandemia. Ebbene El Salvador non ha un solo caso di Covid-19.
Che sia un paese baciato dalla buona sorte, dalla Dea Fortuna, oppure houngan e mambo haitiani immigrati hanno officiato segreti e ancestrali riti e sortilegi di protezione sulla comunità locale? No. Semplicemente il presidente Nayib Bukele ha adottato una severa politica di divieti e restrizioni. Mentre da noi in Italia non si effettuava alcun controllo e non si imponeva alcuna restrizione alle migliaia di cinesi delle comunità locali (soprattutto in Toscana) che erano tornati dal Capodanno festeggiato in patria, in piena epidemia di coronavirus, in El Salvador è stato immediatamente vietato l’ingresso di passeggeri provenienti dalla Cina, Francia, Germania, Italia, Corea del Sud, Iran, Spagna e qualsiasi paese che risultasse a rischio. Tutti i salvadoregni rientrati in patria sono stati posti in via precauzionale in quarantena, compresi i politici.
Il sistema adottato, quasi elementare nella sua pianificazione ed esecuzione, risultato particolarmente efficace, è stato emulato dal vicino Guatemala che ha repentinamente contenuto il contagio limitandolo a pochissime unità. Ovviamente il sistema non può essere perfettamente funzionante, qualche pecca c’è stata e qualche contagio può essere sfuggito al controllo, ma è certamente più facile curare qualche decina di infetti che centinaia di migliaia come sta avvenendo da noi.
Perché a mio avviso finora solo il 10% dei contagiati si è manifestato ed è stato preso in carico dal sistema sanitario italiano, gli altri sono confinati in casa con i sintomi influenzali da coronavirus ma non sono monitorati, o se lo sono, il sistema sanitario non li ha ancora registrati come infetti (sono solo sotto osservazione) e di conseguenza i media non ne parlano limitandosi a riportare i bollettini della Protezione Civile,, anche per non allarmare ulteriormente una popolazione già nel panico, e un sistema sanitario stressato e al limite del collasso (più di 8000 operatori sanitari sono stati finora contagiati). Un sistema sanitario ridotto in tali condizioni di degrado e inefficienza dalle politiche nazionali imposte dall’Estero (leggasi alta finanza internazionale per il tramite degli euro burocrati loro maggiordomi), oltre che dalla corruzione che rende costosissimi gli acquisti di tutto il materiale e le apparecchiature sanitarie, che negli altri paesi costano molto meno. In queste condizioni il personale sanitario sta facendo veramente miracoli per far fronte all’emergenza, merito loro non certo dei politici, che stanno correndo ai ripari con estremo ritardo e senza neppure recitare dei mea culpa.
Fortuna che in questi giorni stanno arrivando decine di aerei carichi di materiale sanitario e medici specialisti sia dalla Cina che dalla Russia, due nostri noti e storici “alleati strategici”, mentre le basi USA stanziate da noi inviano ospedali da campo, attrezzature mediche e aiuti professionali al Lussemburgo, gigantesco paese europeo che sappiamo tutti essere in una grave crisi sanitaria, certamente superiore alla nostra …
Forse tra i vari cambiamenti che saranno indotti dall’esperienza del coronavirus vi saranno anche mutamenti di partnership internazionali, sia economici, che militari e culturali. Ovviamente dopo aver cacciato gli incompetenti e parassiti che ci hanno governato negli ultimi decenni.
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