Claudio Martinotti Doria
L’isola di Bouganville vota per l’indipendenza, è nata una nuova nazione?
Giubilo all’annuncio del risultato finale del referendum, l’isola di Bouganville sceglie a stragrande maggioranza per l’indipendenza dalla Papua Nuova Guinea. Ma il processo per ottenere riconosciuta l’indipendenza effettiva è ancora lungo – vediamo perché.
Più di 180.000 persone a Bougainville, un’isola a 700 km al largo della costa orientale della Papua Nuova Guinea grande poco meno della Giamaica e poco più di Cipro, hanno partecipato a un referendum nel corso delle ultime settimane che è costato quasi 20 anni di preparazione.
Quasi il 98% dei partecipanti al referendum dello scorso 23 novembre ha votato per l'indipendenza e solo il restante, 3mila persone circa appena, hanno optato per la rimanenza in Papua Nuova Guinea pur come ‘regione autonoma’. L’annuncio dei risultati degli scrutini finali, dato soltanto ieri dal capo Commissione referendaria Bertie Ahern, è stato accolto nel capoluogo Buka, che tutti chiamango già ‘capitale’, con applausi, giubilo, canti e balli.
Perché il referendum e la richiesta di indipendenza
Nel 2001, il governo della Papua Nuova Guinea aveva promesso il voto come parte di un accordo di pace per porre fine a una devastante guerra civile decennale che aveva visto la morte di circa 20.000 persone, su una popolazione che era di 200.000."È ovvio che la gente si senta in vena di festeggiare e mi unisco a loro perché hanno tutti i diritti per farlo", aveva detto John Momis , Presidente della regione indipendentista, già uscendo dal seggio elettorale il mese scorso.Pur la festa essendo iniziata, e una percentuale così alta di entusiasti indica che sarà difficile fermare tale determinazione popolare, è giusto ricordare che gli accordi presi al tempo con Papua indicano che il referendum non è vincolante. Papua Nuova Guinea e Bouganville dovranno ancora negoziare con la difficoltà aggiunta che la forza contrattuale rischia di rimanere con la nazione madre e il Parlamento che lì ha sede.
Lo stesso Ministro della Papua e Nuova Guinea per Bouganville, Sir Puka Temu, ha tenuto a ricordare ai media che sì, il risultato è “credibile”, però il referendum non è vincolante e che sarà il Parlamento nazionale ad avere “autorità finale” in materia. Temu ha anche affermato che il Primo Ministro della P.N. Guinea, James Marape, rilascerà una dichiarazione nei prossimi giorni sulla via da seguire.
"Per il resto della P.N.Guinea, questo è un risultato di grande importanza, si tratta di un annuncio politico di trasformazione e quindi si prega di concedere alla P.N.Guinea il tempo sufficiente per assorbire questo risultato".
Se da una parte le prime indicazioni provenienti dalle autorità della nazione madre non sembrino particolarmente negative ma solo temporeggiatrici, dall’altra c’è già chi teme che la P.N.Guinea non sia affatto intenzionata a perdere parte della sua nazione o stabilire un precedente capace di invogliare altre province a seguire la stessa strada di Bouganville.
Secondo alcuni osservatori il Governo centrale potrebbe portarla alle lunghe un intero decennio prima di cedere definitivamente la sovranità sull’isola che, per altro, ha una posizione strategica quale porta verso il Pacifico e importanti risorse naturali.
Dall’altra parte tuttavia, va da sé che proprio questa promessa di referendum aveva permesso di ristabilire la pace nell’isola e che una frustrazione delle aspettative indipendentiste non potrebbe che ricacciare tutti in un passato di sanguinose lotte, caos e disordini.
Il Presidente del governo autonomo di Bougainville, John Momis, ha tuttavia voluto usare toni di speranza dicendo che il Primo Ministro Marape è un uomo “intelligente, educato ed umile, pronto ad ascoltare" e che “siamo tutti pieni di aspettative e speranze. Se lavoriamo insieme il risultato sarà buono e ufficiale ... e soprattutto produrrà una pace duratura".
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