Durante la guerra fredda furono
decine le circostanze che potevano far esplodere una guerra termonucleare, e
non mi riferisco ai motivi politici ma a pericolosi errori umani e tecnologici
inerenti il sistema automatico di allarme e comunicazione e il sistema di
controllo e comando. Alcuni di questi episodi, resi noti solo decenni dopo e
inerenti entrambe le superpotenze (USA e URSS), si sono potuti evitare solo
grazie al buon senso e risolutezza di alcuni ufficiali in comando, che a
rischio della propria carriera e della loro vita, non eseguirono gli ordini e
non seguirono i protocolli ma si impuntarono per verificare l'attendibilità
degli allarmi e degli ordini pervenuti, finendo per scoprire che avevano
ragione di dubitare, perché si trattava sempre di errori rilevamento, mai e in
nessun caso si trattava di missili lanciati dal presunto nemico ma di
interferenze e guasti nel sistema di rilevamento e allarme. L'attuale
miglioramento tecnologico che lo rende più affidabile rispetto al passato non
deve farci illudere che siamo più al sicuro che negli anni '60 e '70, perché
tale progresso è stato sconfessato e scompensato da una maggiore imbecillità,
ignoranza e irresponsabilità della leadership politica e burocratica,
soprattutto del cosiddetto mondo Occidentale. Claudio
A un passo dalla catastrofe nucleare: gli errori che costerebbero la vita dell’uomo
“Decine
di missili balistici sovietici furono lanciati dalle piattaforme di
lancio e si diressero verso obiettivi siti sul territorio statunitense”:
40 anni fa, il 9 novembre 1979, questo comunicato giunse alla stazione
del Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (NORAD) sito in un
bunker sul monte Cheyenne.
I
missili balistici intercontinentali Minuteman ricevettero l’ordine di
preparazione al lancio. Il mondo trattenne il fiato di fronte alla
possibilità di una guerra nucleare, ma il tutto si rivelò un falso
allarme. Sputnik vi elenca oggi i casi più eclatanti di malfunzionamento
dei sistemi di allerta di attacchi missilistici.
“Scherzetto” lunare
Il 5 ottobre 1960 il NORAD ricevette un segnale da una
stazione sita in Groenlandia impegnata nella rilevazione su lungo raggio
di eventuali attacchi missilistici sovietici contro gli USA. La base
statunitense più a nord segnalò un attacco missilistico. Il comunicato
arrivò in pochi minuti, ma gli ufficiali preposti, una volta elaborati i
dati, capirono subito che qualcosa non andava. Infatti, quello stesso
giorno si trovava a New York Nikita Khuschev in visita all’Assemblea
generale dell’ONU.
©
Sputnik . Ministero della Difesa russo
Il missile da crociera con vettore nucleare Burevestnik
Si acclarò piuttosto rapidamente che l’errore era stato dato
dal sistema automatico statunitense. Il malfunzionamento del sistema di
allerta era stato provocato da un segnale radio riflesso dalla Luna. Il
“contrattacco” in questo caso non venne inferto solamente per miracolo.
Questo è il primo caso di malfunzionamento del sistema di allerta nella
storia della corsa al nucleare.
Errore di un operatore
Il 24 novembre 1961 la stazione principale del Comando strategico
USA perse contemporaneamente il collegamento sia con il NORAD sia con le
stazioni di allerta precoce. Dal punto di vista dei militari questo
poteva significare solamente una cosa: le altre stazioni erano state
rase al suolo dalle testate nucleari sovietiche.
L’equipaggio in servizio sui
bombardieri strategici ricevette l’ordine di decollare. Uno di questi
velivoli si diresse verso la base aeronautica di Thule e il pilota
riuscì a vedere quelle stazioni delle quali in caso di attacco nucleare
non sarebbe rimasto altro che polvere. Anche gli altri equipaggi
riferirono informazioni analoghe.
In quel momento al decollo era pronta l’intera flotta dei B-52
strategici. Tuttavia, poco dopo fu acclarato che la ragione
dell’accaduto era dovuta a un errore commesso da un operatore della
centrale AT&T (American Telephone and Telegraph), ossia la società
delle telecomunicazioni transnazionali con sede a Dallas, Texas. Una
delle trasmittenti aveva semplicemente smesso di funzionare.
John Fitzgerald Kennedy fimra l'embargo-assedio di Cuba
Nel pieno della Crisi dei missili di Cuba
Mentre la visita del leader sovietico negli USA del 5
ottobre 1960 contribuì a raffreddare le teste calde degli americani, il
mese di ottobre del 1962 aveva tutte le carte in regola per diventare il
mese più tragico della storia dell’umanità. Al culmine della Crisi dei
missili di Cuba 4 basi missilistiche segrete site a Okinawa ricevettero
l’ordine di lanciare missili termonucleari da crociera Mark 28 verso
l’URSS. L’ordine fu trasmesso via radio e tutte le informazioni sembrava
combaciassero. Tuttavia, il capitano William Basset, scoprendo una
lettera con le coordinate, scoprì che 3 dei 4 presunti obiettivi non si
trovavano in realtà in URSS.
©
Sputnik . Anna Oralova
Assemblaggio di combustibile nucleare
Il capitano contattò il centro di comando e, mentendo sul
fatto di aver ricevuto un preciso ordine, richiese una conferma delle
coordinate. Contemporaneamente diede ordine a due soldati di sparare
all’ufficiale in servizio se avesse provato a lanciare i missili. Alla
fine Bassett e i suoi colleghi delle altre basi ricevettero ordine di
non aprire il fuoco. Questo caso fu reso noto poco tempo fa, nel 2015,
ovvero 4 anni dopo la morte di Bassett.
Allerta notturna
Il 3 giugno 1980 alle 02:26 fuso orario EST presso la stazione
principale del Comando strategico dell’Aeronautica militare statunitense
giunse l’allerta relativa al lancio di 2 missili balistici a partire da
sommergibili diretti verso gli USA. Dopo poco furono rilevate decine di
altri missili. Gli equipaggi dell’aeronautica strategica si prepararono
al decollo, ma il centro di controllo del NORAD non vedeva nulla. Agli
equipaggi dei B-52 fu ordinato di rimanere nelle cabine fino a ulteriori
istruzioni.
Fu appurato che i computer avevano
sbagliato ancora. Il generale James Hartinger a capo del NORD ammise la
presenza di un errore nel sistema di allerta, dunque fu ordinato di
spegnere i motori dei bombardieri. Tutto questo accadde nell’arco di
pochi minuti. E casi analoghi in cui i computer misero a repentaglio
l’esistenza stessa dell’umanità si contano a decine.
Stanislav Evgrafovič Petrov
40 minuti per prendere una decisione
Il 26 settembre 1983 il sottocolonnello delle Forze missilistiche
strategiche russe, Stanislav Petrov, era in servizio presso il Centro di
controllo principale del sistema di allerta missilistico sito nella
cittadina militare Serpukhov-15 nei pressi di Mosca. Alle ore 00:15 il
sistema intercettò il lancio di missili balistici intercontinentali
Minuteman dagli USA. Rimaneva meno di un’ora per prendere una decisione
su un eventuale contrattacco.
Sulla grande mappa elettronica degli
USA presso il Centro di controllo fu evidenziato il punto di tiro, ossia
una delle basi militari sita sulla costa occidentale. Petrov diede
tempestivamente il segnale di allerta. Tuttavia, sugli schermi dei
sistemi di monitoraggio video che avrebbero già dovuto rendere le
immagini dei missili tutto era invece in regola. Il sistema satellitare
Oko, però, dopo qualche istante comunicò l’effettuazione di un secondo,
un terzo e un quarto lancio di missili Minuteman a partire da quello
stesso punto. Nuovamente, tuttavia, gli operatori ai dispositivi di
monitoraggio non erano in grado di confermare tale informazione.
Il sottocolonnello Petrov allora si assunse la responsabilità e
comunicò ai suoi superiori il malfunzionamento del sistema di allerta.
Per ragioni di segretezza questi eventi furono resi noti solamente 10
anni dopo.
Fu appurato che il satellite sovietico fu ingannato dal Sole.
Infatti, il presunto punto di tiro dei missili si trovava nella
cosiddetta zona crepuscolare, ossia la linea fittizia che delimita la
zona diurna della Terra da quella notturna. Proprio in corrispondenza di
questa linea di demarcazione tra luce e tenebre i raggi del sole,
riflessi dalle nuvole, accecarono i sensori del satellite Oka.
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