L'articolo che vi propongo oggi è abbastanza esauriente e
interessente e non richiede particolari commenti. Mi limito solo ad una
precisazione: l'Ayahuasca, che l'articolo
descrive come una specie di the psicadelico ottenuto da una vite
dell'Amazzonia, in realtà è una liana rampicante (Banisteriopsis
caapi) che alcuni altri ingredienti, perlopiù estratti arbustivi, dopo una
prolungata cottura produce una bevanda psichedelica, ampiamente utilizzata
dagli sciamani, che prende appunto il nome di Ayahuasca. Quest'ultima è una
delle tre "pozioni" psichedeliche che la Gail Bradbrook,
cofondatrice del movimento di protesta Extinction Rebellion, ha voluto
sperimentare durante una sua permanenza in Costa Rica, per espandere la mente e
cercare soluzioni ai suoi problemi oltre che ispirazioni e intuizioni. Claudio
Roger Hallam cofondatore del movimento di protesta Extinction Rebellion
Extinction Rebellion, il
movimento di protesta che ha bloccato Londra per un weekend di aprile
collezionando quasi mille arresti, l’adesione convinta dell’attrice
Emma Thompson e di un atleta olimpico, e la simpatia di qualche decina
di manager britannici che hanno firmato
una lettera aperta al Times, non nasce per caso all’improvviso e rappresenta una novità assoluta nella storia dei movimenti sociali.
Si tratta infatti del primo
esempio di un movimento che dichiara di usare la matematica come
strumento per pianificare le proteste e per misurarne l’efficacia. I due
fondatori, Gail Bradbrook e Roger Hallam,
due scienziati che hanno un dottorato nel curriculum accademico, hanno
trascorso gli ultimi tre anni a studiare la storia delle proteste
sociali dal 1900 ad oggi, estrapolando ogni volta i fattori chiave che
hanno portato al successo o al fallimento. E a partire da questa messe
di dati, sostengono di aver creato “l’algoritmo delle proteste”, grazie
al quale hanno costruito la strategia con cui sono andati in scena a
Londra.
Gli arresti, per dire, sono
stati pianificati e voluti. Un certo numero, mille, era l’obiettivo
perché, dati alla mano, mille arresti di persone pacifiche costituiscono
un costo sociale troppo alto per essere ignorato dalla autorità
politiche. Mille era il numero da raggiungere per costringere la
politica ad ascoltarli,
aveva detto Hallam alla
Bbc il 10 aprile: “A un certo punto il capo della polizia andrà dal
primo ministro e gli dirà: non possiamo fare altri arresti, non possiamo
arrestare nonne di 84 anni e bambini di 10. Serve una soluzione
politica”. Obiettivo raggiunto.
Gail Bradbrook cofondatrice del movimento di protesta Extinction Rebellion
L'origine dell'algoritmo delle proteste
Extinction Rebellion è insomma
una cosa totalmente nuova anche se non sbaglia chi sostiene che questo
movimento abbia qualche punto di contatto con alcuni esempi del recente
passato, come il movimento contro la globalizzazione protagonista della
drammatica
Battaglia di Seattle del 1999;
e di quello contro la finanza che portò nel 2011 migliaia di persone a
occupare pacificamente per giorni Wall Street (in realtà il vicino
Zuccotti Park).
Ma XR (questa la loro sigla) è
sostanzialmente un’altra cosa, come vedremo. Ed è molto diverso anche
dagli altri movimenti di protesta che in questo momento sono sulla scena
sebbene anche qui ci siano punti di contatto. Come gli scioperi del
clima lanciati a partire dall’agosto scorso dalla sedicenne Greta Thunberg,
anche Extinction Rebellion ha come obiettivo la lotta al cambiamento
climatico, ma i fondatori di XR non sono studenti, sono dei cinquantenni
con alle spalle numerose esperienze di protesta sui temi più
disparati. Generazionalmente quindi parliamo di due mondi diversi,
sebbene Greta Thunberg lunedì 22 fosse a Londra, in occasione della
Giornata mondiale della Terra, a sostenere la lotta dei militanti di XR.
Il paragone con i Gilet Gialli
francesi poi non è meno fuorviante: è vero che gli attivisti di XR hanno
occupato quattro punti centrali della città di Londra per diversi
giorni, ma senza compiere alcun atto violento, a differenza di quel che
accade ogni sabato a Parigi da molti mesi. A Londra alcuni manifestanti
si sono incollati, con una colla molto potente, ad un bus per fermarlo,
altri si sono incatenati a una ringhiera, altri ancora si sono stesi per
terra all’ingresso del metro, i più creativi hanno inscenato
performance teatrali sul clima, un funerale, in qualche caso usando
vernice rosso sangue a scopo dimostrativo. Una grande barca rosa è stata
messa al centro di una piazza mentre un famoso dj metteva la musica.
Tutto qui. Violenza zero (ma disagi per i londinesi, non pochi, questo
sì).
La non violenza come strategia
La non violenza non è un caso,
ma una scelta deliberata, che i fondatori dicono di aver compiuto in
base al loro “l’algoritmo della ribellione”, per cui è dimostrato che
una protesta non violenta ha molte più probabilità di successo di una
protesta violenta: il 53 per cento contro il 25. Più del doppio.
Extinction Rebellion entra in
scena nel 2018 con alcune performance che fanno discutere parecchio ma
che lì per lì non sembra possano sfociare in qualcosa di più
significativo: si segnalano per esempio per il tentativo di bloccare la
settimana della moda di Londra e per la sceneggiata di alcuni
manifestanti che si denudano in Parlamento.
Ridicoli, li bolla un commentatore.
Piccoli disagi, minimizzano gli organizzatori della Fashion Week.
Sembrano improvvisazioni
velleitarie. In realtà dietro quei blitz c’erano due veterani delle
proteste sociali. Il più noto è Roger Hallam, agricoltore biologico per
due decenni, ricercatore di buon prestigio al King’s College di Londra,
oggi ha 52 anni, ma ne dimostra di più, per via dei lunghi capelli grigi
chiusi in un codino, risultato forse “di 35 anni trascorsi a battersi
contro le ingiustizie sociali” dice. Tra le tante “medaglie”, nel 2017
viene arrestato assieme a tre complici, per aver realizzato diversi
blocchi stradali a Londra per protestare contro l’inquinamento.
Vanno avanti così, per
settimane, finché non li arrestano. Un arresto cercato per farsi
conoscere: dal carcere Hallam scrive una lettera aperta al sindaco, Sadiq Kahn,
nella quale si racconta. Parla a sindaco per farsi conoscere da tutti:
si presenta come il figlio due cristiani che per mezzo secolo hanno
militato nel partito liberale, dice di avere due figli, un mutuo da
pagare e di non cercare guai, “ma il guaio più grande è l’aria inquinata
che ci sta uccidendo”. Se la cava con una multa di 385 sterline. E’ il
test di quello che sta rifacendo oggi.
In quell’anno Hallam aveva già
incontrato e stretto un sodalizio con Gail Bradbrook, oggi 47 anni,
ricercatrice di biofisica molecolare all’università di Manchester,
impegnata dal 2003 a gestire una piattaforma, citizens online, che
avrebbe dovuto aiutare i cittadini a farsi sentire quando le cose non
funzionano. Le campagne più significative sono state “fix the web” per
portare Internet nelle zone rurali; e contro gli inceneritori, ma non si
può dire che siano state un grande successo. Così come il tentativo di
lanciare un movimento di massa per la disobbedienza fiscale:
“Non è mai decollato”, dirà.
Liana rampicante amazzonica Banisteriopsis
caapi
Il ruolo degli allucinogeni e il 'codice' della ribellione
Nel 2010 scopre il movimento delle
Transition Town,
quelle piccole città che decidono di sperimentare un diverso modello
economico per ridurre l’impatto ambientale, e diventa la responsabile
per Stroud, una cittadina di 12mila abitanti nel Gloucestershire, dove
vive. Ma la svolta, che la porterà a co-fondare Extinction Rebellion,
passa per il
Costa Rica.
E’ il
2016, Gail Bradbrook racconta che si sentiva svuotata dagli insuccessi e
per “rigenerare” la mente decide di provare la strada degli
allucinogeni psichedelici: seguendo una strada già battuta mezzo secolo
prima dalla controcultura californiana, va in America Latina “alla
ricerca di un rapporto e un dialogo con la natura mediato dalle piante”,
come accade nella tradizione di diverse culture indigene; e in due
settimane scopre l’Iboga (un arbusto perenne con proprietà allucinogene che provoca visioni); il Kambo (una potente medicina estratta dalla rana amazzoni); e l’Ayahuasca (un the psicadelico ottenuto da una vite delle Amazzoni).
Queste cose non sono segrete: le racconta lei stessa
in un lungo post autografo sul
sito Emerge in cui si chiede “se le droghe psichedeliche non
custodiscano le chiavi del cambiamento sociale”. “Il motivo per cui ho
spinto i confini della mia mente fino a questo punto, era che volevo
ritrovarmi, volevo la risposta alla domanda che mi faccio da sempre,
come si ottiene un cambiamento sociale? Cosa mi è mancato finora?
Cercavo la formula segreta, il codice della ribellione”.
Trascorse le due
settimane, Gail torna in Inghilterra e non trova la formula segreta ma
incontra Roger Hallam e nasce il progetto Rising Up, Insurrezione. Ai
due basta qualche mese a capire che il terreno giusto per l’insurrezione
è la battaglia per il clima. E’ Extinction Rebellion.
L’idea chiave che sta dietro
tutto è che a causa del cambiamento climatico provocato
dall’inquinamento, stiamo vivendo una estinzione di massa. La sesta del
pianeta Terra. “Le foreste bruciano, le temperature salgono, ed è solo
l’inizio” scrive Hallam
nel primo post del blog ufficiale,
“serve una mobilitazione simile a quella che ci fu nel Regno Unito nel
1939 per resistere al Nazismo, per ridurre a zero le nostre emissioni
entro il 2025”. Discorsi in fondo già sentiti e che in questi anni non
hanno scosso davvero nessuno. Quello che cambia stavolta è il metodo
scientifico.
I numeri che servono per una rivoluzione
Lo studio di un secolo di
movimenti protesta. E un saggio, uscito già nel 2011, sul perché la
resistenza civile non violenta, funziona, ha successo. Lo firmano due
giovani studiose americane, Erica Chenoweth e Maria Stephan. Numeri alla
mano dimostrano che per rovesciare un dittatore non serve una rivolta
di massa:
basta il 3,5 per cento della popolazione.
Quel numero, 3,5 per cento,
per Hallam e la Bradbrook, è un numero magico. Applicato al Regno Unito,
vuol dire che gli basterà convincere due milioni e mezzo di persone.
Molti di meno di quelli che votano per il partito laburista e per i
verdi. Iniziano a pensare che cambiare le cose non è un sogno da
rimettere nel cassetto: è possibile.
Pianificano la protesta di massa
non violenta come strategia. Analizzano il passato e stabiliscono in
mille il numero di arresti che vogliono ottenere quando partiranno
davvero: nell’aprile 2019. Adesso. Intanto si organizzano. Usando
ovviamente tutti i mezzi social disponibili, il blog, le dirette video, i
podcast. Tutto, non lasciano nulla di intentato.
Non trascurano nessun dettaglio. Su YouTube
c’è persino il video tutorial di un militante che in pochi minuti insegna ad usare
Google Doc per
fare i verbali delle riunioni. Google Doc, lo strumento di Google per
scrivere testi. In effetti, non si era mai visto Google Doc usato per
fare la rivoluzione.
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