Si Salvini chi può…
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Diceva un saggio indiano che gli imbecilli hanno un unico grande merito: quello di farci sentire più intelligenti.
Ahimè, è una consolazione davvero misera, come quella di un vecchio signore che mangiava la merda col cucchiaino.
Oggi, dopo aver seguito le inconcludenti e scontate vicissitudini del governo giallo-verde, e assistito alle ultime uscite del “capitano” Salvini, riassaporo con un certo amarognolo piacere, il diluvio di insulti che accompagnarono la disamina che avevo proposto con Sovranismo all’italiana.
Assieme al succitato articolo, consiglierei ai detrattori Elezioni in un Paese occupato, e, soprattutto, questa ottima analisi, che spiega nel dettaglio perché l’Unione Europea non possa essere riformata, ma solo rifiutata.
Lo so, è uno sforzo intellettuale che molti non possono sostenere, ma potrebbe essere un modo di impiegare il tempo più utile del passare le giornate al bar attendendo il reddito di cittadinanza o l’estrazione di tagliandi perdenti delle lotterie.
Certo, l’ambivalente collezione di felpe e magliette camaleontiche, con la quale l’ex ragazzo di Pontida ha tentato di volta in volta di blandire l’interlocutore di turno, avrebbe dovuto mettere sull’avviso più di qualcuno, ma anche questo strumento di marketing, così grossolano ed elementare, non lo è evidentemente abbastanza per essere compreso dal suo elettorato.
Così, Salvini può continuare indefesso la sua campagna elettorale permanente, che mira ad arrivare alle consultazioni europee assecondando un disegno americano che Steve Bannon ha dichiarato essere perseguito senza risparmio di uomini e mezzi. E “il capitano”, con le ultime uscite, si sta accreditando come leader europeo all’interno del nuovo quadro pensato dagli yankee per il continente. Lo sbandierato interesse per gli italiani è esibito per opportunistici fini elettoralistici, ma il tutto viene sapientemente avvolto con la cappa dell’ossessionante propaganda sui risultati che si sarebbero ottenuti nel contenimento dell’immigrazione, offuscando le già obnubilate facoltà di comprendonio di un popolo che si accontenta di promesse.
In Francia, ad una grande rivolta “colorata”, anch’essa plausibilemente eterodiretta dall’amministrazione americana, che vuole la caduta di Macron per spezzare l’asse franco-tedesco, la gente ha preso parte copiosa, come sovente accade in quel Paese, culturalmente memore di aver fatto una rivoluzione.
Qui da noi, invece, si attende il reddito di cittadinanza, come i primi cristiani attendevano il ritorno del Cristo risorto. Del resto, non c’è tempo per la rivoluzione, quando incalza il campionato di calcio, e i più valorosi hanno al massimo ghigliottinato la testa di un cetriolo ad un corso di cucina, sognando una gloriosa partecipazione ad un reality culinario.
Il balletto delle cifre sul deficit, chiusosi con uno striminzito 2,04, se non fosse la tragica prova di un Paese suddito, spogliato di qualsivoglia autonomia e dignità – e del marchiano tradimento del mandato elettorale – sarebbe materia di una nuova commedia: Ricomincio da Tria:
Ma ci sono altri personaggi di questa eterna commedia dell’arte italiana, ennesima riedizione di Arlecchino servitore di due padroni.
La palma d’oro per la coerenza va all’unanimità al professor Alberto Bagnai, che ha costruito la sua fortuna argomentando che i problemi dell’Italia sono l’euro e la Germania, e oggi non solo sostiene, ma è organico ad un governo che ha deciso di restare nella moneta unica e vuole rafforzare i rapporti proprio con la Germania, che già storicamente ci hanno portato tanta fortuna (vista la centralità dell’idustria automobilistica tedesca, potremmo chiamarlo il semiasse Roma-Berlino).
Il neosenatore, dopo aver attaccato per anni coloro che ragionano per appartenenza, ci delizia con queste perle:
Dimenticando, tra l’altro, che dovere di un parlamentare è conservare indipendenza di giudizio, in modo da poter eseguire il mandato degli elettori nel malaugurato caso che la sua compagine politica lo disattenda.
Dopo reboanti dichiarazioni di voler sgominare il PUDE, partito unico dell’euro, il professore dovrà ora affrontare il temibile PRUDE, sigla che fa riferimento al deretano di chi lo ha votato.
Tuttavia, se le previsioni sull’imminente caduta dell’euro si sono mostrate fallaci, bisogna dare atto a Bagnai che una frase scritta sul suo blog: “In una colonia non esistono statisti”, si è rivelata profetica, visto che il governo di cui fa parte ne è una lampante dimostrazione.
Ma adesso occupiamoci dei fedeli.
Da dove proviene questa cieca fede nel governo giallo-verde? Dal nostro portato cattolico? Dalla tendenza ad affidarci al salvatore di turno? Dalle secolare e zelante opera della chiesa per tenerci nella beata ignoranza? Dal nostro ottimismo facilone e pressapochista che fece capire a Mussolini che il suo progetto di costruire gli italiani era un fallimento?
La psicologia sociale ci può venire incontro con la teoria della dissonanza cognitiva, introdotta da Leon Festinger nel 1957, che viene spesso citata, naturalmente da chi non la conosce.
Secondo tale teoria, quando pensieri, atteggiamenti, comportamenti di una persona non sono coerenti tra loro, si crea una spiacevole dissonanza, che si cerca di ridurre attraverso giustificazioni, che distorcono e spesso rifiutano l’evidenza. E più una persona si è impegnata, ha investito in una scelta, e più aumentano la dissonanza e la tendenza a respingere l’evidenza dissonante.
Nel 1997, ad esempio, 39 membri della setta dell Heaven’s Gate, si uccisero, per liberarsi del proprio “involucro terreno” e consentire all’astronave che -secondo loro- seguiva la cometa di Hale-Bopp, di portarli via verso paradisiache dimensioni ultramondane. Qualche settimana prima, alcuni di loro avevano restituito un costoso telescopio al negozio dove lo avevano acquistato, chiedendo indietro il denaro speso, perchè il telescopio era malfunzionante: “La cometa si vede benissimo, ma non si riesce a vedere l’astronave che la segue”.
Questo meccanismo mentale ha una funzione egoprotettiva, perché preserva ai nostri propri occhi una immagine positiva di noi stessi: è molto difficile, infatti, ammettere che una persona cui abbiamo profondamente creduto per anni, ci abbia preso in giro, perché, significa, in primo luogo, che siamo degli idioti patentati.
Tuttavia, prima o poi la realtà si manifesta con la forza di una valanga: credere, infatti, non costa nulla, ma la disillusione di paga molto cara. E cara la pagheranno Salvini e compagnia, anche perché i tempi per queste rivelazioni pro-europeistiche sono prematuri, le consultazioni europee sono lontane e l’armata Brancaleone arriverà stanca e con un consenso eroso.
Sbaglierò, ma ho la sensazione che Salvini e compagnia siano gli attori inconsapevoli di un copione che prevede, oltre alla nostra, anche la loro stessa rovina.
Eh, sì, aveva ragione Louis Scutenaire, la morale della storia è: “Il peccato originale è la fede”; ma, soprattuto – come scriveva Flaiano- che: “Dietro ogni italiano, compresi me e voi, si nasconde un imbecille”.
Francesco Mazzuoli
www.comedonchisciotte.org
16.12.2018
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