La Francia guidata dal giovane Macron, arrogante, viziato e sociopatico, che ha vessato l'Italia per tutto il suo
mandato cercando di umiliarla e penalizzarla in diverse occasioni, si trova in
uno stato di gravissima crisi politico istituzionale e socioeconomica, con
diffusi e violenti conflitti sociali che fanno temere moti insurrezionali e addirittura
colpi di stato.
L'Italia in conseguenza di ciò ne esce rafforzata e con ottime
opportunità di recuperare spazi di politica estera e vantaggi economici, non solo con la Libia ma anche nei confronti della stanza Francia in tutte le vertenze in corso e nei confronti dei burocrati e oligarchi europei con i quali deve mediare per poter realizzare le politiche economiche interne a sostegno delle classi sociali più disagiate. Claudio
La
crisi interna francese giova all'Italia
11.12.2018
L’aggravarsi della situazione politica interna francese
preoccupa molti osservatori delle cose europee, che vi vedono il principio di
un ulteriore deterioramento dei già precari equilibri continentali.
Fa paura specialmente la violenza, in aumento nelle strade
di Parigi e di molte altre località della Francia. E stanno suscitando forti
perplessità anche le indiscrezioni che Le
Figaro avrebbe ottenuto da una fonte dell'Eliseo, secondo cui
esisterebbe addirittura un rischio di
colpo di Stato.
La semplice circostanza che un quotidiano notoriamente vicino
all'establishment transalpino abbia voluto rendere di pubblico dominio questi
timori la dice lunga sulla gravità e profondità delle difficoltà in cui si
dibatte ormai Emmanuel Macron. Ne evidenzia infatti l'attuale debolezza,
proprio nel momento in cui un'altra leadership europea, quella di Angela
Merkel, volge al tramonto. Soltanto l'11 novembre scorso, il Presidente
francese aveva raccolto attorno a sé i grandi della terra all'Etoile per
celebrare l'ultima grande vittoria militare del suo Paese e discutere insieme a
loro i maggiori problemi sul tappeto in un grande Forum mondiale della
pace.
Naturalmente, la Francia sopravvivrà a queste turbolenze, che magari sono
in parte anche il risultato di una strategia adottata dal suo governo per
delegittimare il movimento dei gilet gialli, permettendo alle sue frange più
violente di assumere il controllo della piazza per alienare alla protesta i
consensi piuttosto vasti di cui sembra disporre. Anche la drammatizzazione dei
toni del confronto potrebbe essere funzionale a recuperare a Macron il sostegno
di tutti coloro che temono il caos. Non è però un buon segno per l'Eliseo che
parte delle forze di polizia dimostri simpatie per i dimostranti.
Al di là di come questa vicenda andrà a finire, è comunque già
possibile osservarne le prime conseguenze sul terreno della politica
internazionale: la Francia ha apparentemente perso l'iniziativa in Libia,
a tutto vantaggio dell'Italia, che sembra aver sfruttato al meglio il tempo
guadagnato alla Conferenza di Palermo per completare la ricucitura con il
generale Haftar (foto sotto), che ha nuovamente visitato Roma nei giorni
scorsi, incontrando, tra gli altri, il Presidente del Consiglio, Giuseppe
Conte. L'uomo forte della Cirenaica avrebbe offerto significative
rassicurazioni sui due dossier di preminente interesse italiano, che sono
quelli concernenti il prezioso petrolio libico e il controllo dei flussi
migratori, facendo anche cadere il veto che gli veniva attribuito contro
l'ambasciatore Perrone, che a questo punto potrà forse tornare a Tripoli.
Al perfezionamento di questo riavvicinamento, la diplomazia della Russia ha
dato certamente un importante contributo, specialmente alla vigilia
dell'importante riunione svoltasi nel capoluogo siciliano, quando un Haftar
ancora incerto sulla propria partecipazione era stato raggiunto proprio a Mosca
da un importante esponente dell'intelligence
italiana. Vedremo se e in che modo la diplomazia italiana
onorerà il debito di riconoscenza contratto in questa circostanza nei
confronti di quella russa.
Quanto sta avvenendo semplifica probabilmente anche la posizione
degli Stati Uniti, che da tempo chiedevano all'Italia di assumere maggiori
responsabilità in Libia senza tuttavia operare una chiara scelta di campo
nel confronto che opponeva Roma a Parigi. La Francia è stata costretta dalla
crisi interna a ridefinire le sue priorità immediate e sgombrare
temporaneamente il campo, consentendo a Washington di agevolare senza remore
l'Italia.
Il protrarsi delle difficoltà francesi potrebbe giovare al Bel
Paese anche sotto un altro profilo. Dietro i gilet gialli sembra esserci un
insieme importante di gruppi e ceti sociali che mal hanno sopportato gli
effetti della legislazione comunitaria e delle agende globaliste adottate
dall'Eliseo.
La rivolta è materialmente scoppiata a causa di un modesto
aumento del prezzo della benzina motivato dall'esigenza di ridurre le emissioni
di anidride carbonica nocive al clima del pianeta. Ma si è caricata di
significati ulteriori e più ampi, mano a mano che vi si associava la parte
della classe media maggiormente impoveritasi in questo millennio.
Nel movimento dei gilet gialli sono quindi confluite istanze
radicali di sinistra e di destra, che potranno essere soddisfatte solo tramite
sgravi fiscali ed un ritorno della spesa pubblica. Per tentare di rimanere
in sella, Macron dovrà necessariamente moderare le proprie ambizioni e
cambiare il tenore della politica economica del suo paese, imitando le scelte
della maggioranza al potere a Roma. L'Italia non ha quindi alcun motivo di
temere l'instabilità francese, che potrà anzi anche aiutarla a raggiungere un
compromesso più favorevole nel duro negoziato che è in corso con la
Commissione Europea.
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