Di Claudio Martinotti Doria
Vi
ho estrapolato alcuni passi salienti di un lungo ed esaustivo testo di Maurizio
Blondet che potete leggere nella sua versione integrale al link che ho posto
nel finale della newsletter.
Un
articolo importante per rendersi conto di quale situazione si sia creata negli
ultimi decenni (di cui i media rivelano solo spizzichi non cogliendone la
gravità e non fornendo un quadro completo), in particolare dal 1971 dopo la
disconnessione del dollaro dal gold standard residuo che vigeva, e dopo che la
stampante monetaria americana ed occidentale (imitata anche dai giapponesi) ha
lavorato a pieno regime creando denaro virtuale a ritmi esponenziali.
Il
fiume di denaro che confluisce nelle istituzioni finanziarie di cui l’articolo
fa cenno, non serve solo a comprare le principali multinazionali del mondo ma
anche per corrompere la classe politica e parapolitica parassitaria ad ogni
latitudine ed asservirla ai propri scopi. I meccanismi di base per la creazione
del debito che rende schiave le popolazioni erano già descritti nelle antiche
scritture, Antico Testamento in primis (e questo spiegherebbe perché molte
delle maggiori dinastie di banchieri sono di origini ebraiche, soprattutto
khazari convertiti). Antiche scritture sulle quali da anni sto conducendo studi
perché è sorprendente rilevare come i meccanismi di controllo e gestione del
potere siano rimasti immutati nei secoli e solo aggiornati e resi più
sofisticati, occultati e dissimulati, è altresì sorprendente individuare i
significati e le correlazioni con la nostra epoca, che non dispone neppure
delle correzioni liberatorie che periodicamente venivano applicate migliaia di
anni fa, e pertanto le ripercussioni di un collasso sistemico dovuto
all’eccesso di esposizione e complessità caotica e distopica saranno
catastrofiche per l’umanità attuale.
L’umanità
intesa come massa, era addomesticata e gestita come un gregge di pecore nell’antichità
come oggi, cambiano solo i mezzi vessatori e propagandistici e l’entità
quantitativa e qualitativa delle gerarchie, anche per un’inevitabile
proporzionalità demografica (l’umanità è passata dalle poche decine di milioni
di abitanti dell’antichità ai sette miliardi e mezzo attuali).
Tra
l’altro la povertà di larghe fette della società americana cui accenna l’autore
si è ormai estesa anche nel nostro continente, e non mi riferisco soltanto alla
Grecia o all’Italia che conosciamo abbastanza bene, ma alla vicina e “ricca”
Francia, dove la povertà è divenuta un’emergenza nazionale su cui la politica
sorvola per salvare le apparenze, soprattutto in questa fase pre-elettorale
(fatevi un giro nelle periferie delle grandi città, nelle fabbriche dismesse ed
occupate da migliaia di homeless e poi mi direte). Ed il futuro non potrà che
essere peggiore, della serie “non c’è limite al peggio”, in quanto è un’illusione
pensare che la tecnologia porrà rimedio ai disagi attuali, anzi l’automazione
sempre più diffusa produrrà ancora più disoccupazione e quindi povertà, e
sempre più persone vivranno ai limiti della pura sussistenza, come nel medioevo
dove peraltro la terra garantiva almeno la sopravvivenza, mentre oggi le
giovani generazioni per sfuggire dallo stress della frustrazione ed impotenza,
oltre a droghe, alcool e cazzeggio, si rifugiano in maniera patologica nei
social network come sostituti della realtà fisica e dei contatti umani diretti.
Magari dopo aver percorso studi universitari onerosi (per averne un’idea
sappiate che le più prestigiose università degli USA costano circa 250 mila
dollari all’anno), indebitandosi oltre misura e senza essere in grado
minimamente di restituire il prestito universitario ricevuto, divenendo pertanto
schiavi del sistema. Proprio come descritto nel sottostante articolo. Ma non
siate pessimisti, finché c’è guerra c’è speranza!
Fonte:
Maurizio Blondet
“45 per cento degli americani
spendono fino a metà del loro reddito per ripagare i debiti sulle loro carte di
credito”
Circa
il 50 per cento di loro hanno un debito superiore a 25 mila dollari
(esclusi i mutui), in media il debito per persona è sui 37 mila dollari, mentre
il reddito personale mediano è sui 30 mila.
…. il 24% di loro dichiara
di essersi indebitato troppo a causa di “ spese frivole ed
eccessive”; …. la liquidità che il consumatore Usa deve distogliere
dal suo potere d’acquisto, non sparisce nel nulla. Essa va ai creditori, alle
banche, alle finanziarie, alle imprese che gestiscono carte di credito. Questi
giganti – tali sono – si riempiono di “denaro” che hanno estratto ai
cittadini, si locupletano di interessi e quote capitale – interessi del
25 % sulle carte di credito, mentre i giganti finanziari si riforniscono di
denaro dalle banca centrale all’1 % – ma non lo rimettono in
circolo.
Da qualche parte però lo
impiegano, quel “denaro”. Dove lo mettono i creditori?
30 grandi finanziarie,
banche e banche d’affari, detengono o controllano il 51,4 per cento del
capitale delle 299 maggiori imprese mondiali. Un solo fondo speculativo,
il Black Rock (con sede in Usa), detiene da sé solo il 6% di tutte
le azioni delle 299 compagnie, mentre le famiglie (i risparmiatori) di
tutto il mondo ne detengono il 3,3 per cento – una quota minima – ed
anche le imprese industriali [che spesso investono la loro liquidità in
portafogli azionari] detengono relativamente poco”.
Sono le finanziarie, non le
industrie, a detenere la proprietà delle grandissime aziende. Dopo la Black
Rock, le maggiori detentrici di azioni dei 299 titani mondiali sono AXA, (3.4%), JP Morgan Chase (3%) e Capital Group (2.5%): tre su
4 sono americane.
Non solo le cifre che
detengono sono astronomiche – BlackRock quasi tre
trilioni, ossia 2,9 mila miliardi di dollari, la francese AXA 1,7
Capital Group 1,6 trilioni…; non solo in molti casi un
6% basta come quota di controllo di certe imprese. Gli
studiosi hanno scoperto che spesso, dietro gli azionisti” anonimi”
o fiduciari che vengono celati da camere di compensazione come
Euroclear e Clearstream, ci sono sempre le solite: i detentori reali non
decidono loro come investire, ma si affidano – come a gestori di fondi
d’investimento – a Black Rock, Capital Grooup, AXA, alle trenta grandi
finanziarie. Succede così che nel 55% delle grandissime imprese,
BlackRock sia fra i primi cinque azionisti; Capital Group lo è nel 45%
delle imprese multinazionali. Nel 56% delle multinazionali, i cinque
primi azionisti, che le controllano, hanno meno del 15%.
Ecco dunque dove vanno a
finire i fiumi di denaro che le finanziarie estraggono ai debitori privati
americani: nell’acquisto di azioni di multinazionali. “Una concentrazione mai
vista nella storia”…
….
Il numero di americani dipendenti dai food-stamp (un sussidio alimentare
che vale 128 dollari al mese) era 28milioni nel 2008; oggi sono 43
milioni ad averne bisogno. Metà del ceto medio non ha 500 dollari
da parte per fare fronte ad una spesa necessaria e improvvisa. Metà dei
millennials non stanno mettendo da parte nemmeno un centesimo per la loro
vecchiaia. I lavori industriali sono sostituiti da lavori come
camerieri, barman, portinai; “la disoccupazione relativamente bassa solo perché
9,5 milioni di posti su 10 sono precari, atipici, interinali che durano lo
spazio di un mattino” (Andrea Mazzalai).
…..
migliaia di studenti non pagano i prestiti che hanno contratto
per andare all’Università, perché dopo la laurea non hanno trovato un
lavoro abbastanza decente da “servire”, ossia restituire il debito
e gli interessi. Basti dire che la finanziaria Capital One, specialista di
carte di credito, ha accantonato 2 miliardi di dollari per far fronte ad
insolvenze: un aumento del 28% rispetto all’anno scorso. Altre finanziarie
hanno aumentato i loro accantonamenti del 36%: evidentemente si aspettano
– un nuovo crack peggiore di quello dei subprime del 2008.
Che ci travolgerà tutti ed aggraverà la deflazione-recessione-disoccupazione a
cascata.
….
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