E’ piuttosto triste e deprimente dover constatare che gli
uomini migliori, quelli che avrebbero potuto cambiare le sorti del nostro
disgraziato paese, anziché assurgere ai massimi livelli istituzionali per poter
esprimere le loro potenzialità, ponendole al servizio della popolazione, siano
al contrario boicottate, penalizzate, emarginate con ogni mezzo, proprio per
impedire loro questa opportunità, e nel farlo gli oppositori (leggasi
“parassiti”, che a migliaia occupano i gangli istituzionali e favoriscono interessi
clientelari), abusano imperterriti dei mezzi e delle risorse dello stato. Come
i servizi segreti nel caso sotto riportato, abusando peraltro anche delle
prerogative di potere, che dovrebbero avere ben altri fini, come l’apposizione
del segreto di stato per impedire che le porcate vengano a galla in caso di
indagini e procedimenti giudiziari. Nel caso specifico il personaggio cui mi
riferisco è Elio Veltri, ormai quasi ottuagenario e con una vita interamente
spesa al servizio della società, che non sarà l’unico ma è sicuramente uno dei
pochi italiani prestati alla politica che ha fin da subito manifestato
caratteristiche più uniche che rare di onestà, capacità, determinazione,
perseveranza, coraggio, ecc., e per rendersene conto non occorre disporre di
una sua biografia ma basta leggere l’articolo sottostante. Molti di voi lo
ricorderanno (i meno giovani), perché ha avuto periodi di notorietà mediatica,
e ricorderete la franchezza ed incisività del suo linguaggio, il coraggio delle
sue idee, denunce ed inchieste, che rivelavano sempre la corruzione, collusione
e la degenerazione morale che caratterizza il nostro paese ad ogni livello
istituzionale, economico e sociale. Poi su di lui, come sempre avviene in
questi casi, è sceso il silenzio, come fosse morto. I media si comportano
sempre così, ricevono imput ed assolvono agli incarichi ricevuti, come
mercenari o prostitute.
Se uomini come Veltri fossero riusciti a gestire il potere
politico in Italia (pura illusione, ovviamente) il nostro paese avrebbe avuto
ben altra sorte. In proposito basti pensare a come aveva governato Pavia negli
anni ’70 quando ne fu sindaco, a quali livelli di notorietà nazionale ed
internazionale aveva fatto salire la città per le sue lungimiranti e
precorritrici idee politiche, sociali e culturali (era preso a modello di
riferimento e ritenuto uno dei migliori sindaci che, non solo la città ma
l’intero paese, avesse mai avuto). Ad esempio fu il primo sindaco, non solo in
Italia ma in Europa, a chiudere il centro storico alle auto ed investire nella
cultura potenziando il teatro comunale, ecc.. Dimostrazione di come, nonostante
tutto, sia sempre l’uomo di talento a fare la differenza, e quando un paese
predilige i mediocri e si fa governare da sbruffoni, burocrati, finanzieri,
ectoplasmi, ecc., significa che ha rinunciato ad ogni prospettiva futura e
“vegeta” in attesa che altri (perlopiù potentati stranieri collusi con quelli
nostrani) ne decidano le sorti, che difficilmente potranno essere favorevoli
alla popolazione.
Claudio Martinotti Doria
Non è un Paese per onesti (ed è meglio saperlo) – Il nuovo libro di Elio Veltri
15 gennaio 2017 autore: Rita Pennarola
Devo confessarlo: se c’è qualcosa che mi divide da
Elio Veltri,
politico di razza oltre che grande medico e scrittore, animo nobile
d’indomabile combattente per la verità, è quel briciolo di fiducia nella
giustizia italiana che lui conserva nonostante tutto. E io no.
Prendiamo ad esempio il caso degli spioni di Stato e degli spiati (lui, noi della
Voce, molti giornalisti e qualche magistrato) dal 2001 e almeno fino al 2007 ad opera di vertici del servizi come
Nicolò Pollari e il suo braccio destro
Pio Pompa, una brutta storia che lo stesso Veltri riferisce in questo
Non è un Paese per onesti – Storia e Storie di socialisti perbene
(Falsopiano, 2016). Nel ripercorrere le allucinanti fasi della vicenda
giudiziaria per conoscere la verità, Elio Veltri mostra ancora un
residuo ottimismo sull’esito di questa ennesima pagina nera della
giustizia italiana. «Pare che del processo di Perugia, al gruppetto che
si era attivato, sugli oltre 200 spiati:
Giulietto Chiesa,
Andrea Cinquegrani e
Rita Pennarola, giornalisti,
Libero Mancuso
magistrato, chi scrive allora deputato, rimanga solo un pugno di
polvere in mano e la fortuna che le cose non siano andate peggio»,
ammette. Ma poi «L’avvocato
Francesco Paola, nostro
difensore, ce l’ha messa tutta e pensa che la procedura per danni possa
essere recuperata. Il che sarebbe molto importante per sapere come sono
andate le cose e quali rischi abbiamo corso davvero». Infatti «nei
documenti sequestrati a suo tempo si leggeva che avremmo fatto parte di
una sedicente organizzazione transnazionale con la finalità eversiva di
destabilizzare il governo dell’epoca. Sembra di stare su Scherzi a
Parte».
E’ vero, Pollari ha invocato più volte il segreto di Stato su quelle
attività di spionaggio, ed è vero anche che il Governo lo ha concesso.
Così come sacrosanti sono stati l’impegno e la professionalità
dell’avvocato Francesco Paola, più volte al fianco di Veltri anche in
altre dure battaglie contro omertà statali e muri di gomma mafiosi. Ma
la Giustizia non ci ha messo molto a mostrare il suo volto più feroce e
beffardo, almeno nei confronti di alcune vittime di spionaggio. Come
dimostra la condanna inflitta a noi giornalisti: mille euro di multa per
avere semplicemente inoltrato una richiesta, attraverso l’avvocato,
nell’ambito del processo di Perugia. Anche così si ammazza una
Voce,
mortificandone la dignità e il decoro. Non solo non ti darò verità e
giustizia sulle attività illecite ai tuoi danni, meno che mai qualsiasi
risarcimento, ma se non stai zitto ti becchi pure una condanna.
Antonio Di Pietro.
Chiudo questa premessa di tipo ‘personale’, ma di pubblica rilevanza,
sottolineando che nel bel libro di Veltri sulla sua tenace, esaltante
stagione di socialista perbene si trova solo un’esile traccia di un
personaggio chiamato
Antonio Di Pietro. Ed ecco qui un altro elemento chiave che collega il grande Elio Veltri con noi della
Voce. Se è vero infatti – come i nostri lettori ben sanno e come possono ancora oggi
leggere
sul sito – che l’edizione cartacea del giornale ha chiuso nel 2014 dopo
trent’anni per un’azione giudiziaria violenta intentata dagli ‘amici’
di Di Pietro, non meno chiaro è che se oggi una personalità quale quella
di Veltri manca da tempo in Parlamento (e manca davvero tanto a tutti i
cittadini onesti), ciò lo si deve anche ad Antonio Di Pietro e alla
estenuante querelle giudiziaria andata avanti per anni fra l’ex pm di
Mani Pulite ed uomini come per esempio lo stesso Veltri,
Giulietto Chiesa,
Achille Occhetto.
Questa doverosa premessa per dire che l’ultimo libro di Elio Veltri,
summa
della sua passione politica vissuta nell’arco di cinquant’anni ed
oltre, rappresenta un pezzo importante di Storia italiana. Di quella
Storia con la maiuscola che sembra ormai lontana da noi anni luce. E
forse nessuno come lui, per quanto siano numerosi gli excursus
sull’Italia dal dopoguerra ai nostri giorni, ha saputo riportarcela
sotto gli occhi con la stessa appassionata, lucida memoria.
Bene lo spiega, nella prefazione, un vecchio ‘antagonista’ politico come
Carlo Rossella:
«Non era un personaggio facile da trattare, del resto gli uomini
intelligenti e interessanti hanno spesso un carattere spigoloso. E
Veltri lo aveva. Con i miei compagni comunisti non andava troppo
d’accordo, ma comunque fu il miglior sindaco di Pavia che mi possa
ricordare. Con lui e con il suo attivismo nazionale ed internazionale
Pavia ebbe un periodo di notorietà e di fulgore. I media andavano e
venivano dalle rive del Ticino per occuparsi degli avvenimenti, non solo
politici ma anche culturali che avvenivano nella città. Il teatro
Fraschini, grazie a un’intesa con l’indimenticabile
Paolo Grassi e all’attivismo di due giovani come Rivolta e Teoldi, visse con Veltri una stagione davvero felice».
Il
presidente Sandro Pertini in visita a Pavia. Accanto a lui il sindaco
Elio Veltri. In apertura il mitico comcerto del Teatro alla Scala in
sala mensa della Necchi. In prima fila Elio Veltri e, a destra, la
moglie Tilde.
Arricchito da preziose testimonianze iconografiche originali – che
vanno dalle letterine scritte a mano inviate al loro sindaco dai
cittadini di Pavia, fino agli encomi di livello internazionale ricevuti
nel corso del suo mandato di primo cittadino – questo volume è
idealmente rivolto a due co-protagonisti. La prima è lei,
Tilde,
moglie e madre preziosa, alleata e militante lungo l’arco dell’intera
vita, conosciuta nella natia Longobardi, minuscolo comune sull’azzurro
mare calabrese che lei porta ancora negli occhi. L’altro è
Agamennone Veltri,
un padre d’altri tempi, medico e strenuo militante antifascista in una
terra calabra dove per tenere alta la bandiera dell’onestà e del rigore i
prezzi da pagare erano – e sono tuttora – molto ma molto alti.
Gli stessi prezzi che ha dovuto più volte pagare anche Elio, mandato
dalla famiglia a studiare prima in collegio, ad Orvieto, poi alla
facoltà di Medicina, nella bella e antica Pavia, di cui sarebbe stato
per anni il sindaco più fiero e più conosciuto d’Italia, dopo aver
scritto pagine memorabili di storia locale e nazionale.
Credo che Elio Veltri – consigliere comunale, sindaco, poi
consigliere regionale, infine deputato nella tredicesima Legislatura –
sia stato forse l’unico medico ad aver saputo realmente coniugare la
professione sanitaria con l’impegno politico, diversamente dai tanti
camici bianchi che popolano ancora oggi il Parlamento con l’unico scopo
di lasciarsi alle spalle le ben più faticose trincee ospedaliere.
Non a caso uno dei capitoli centrali di questo
Non è un paese per onesti
riguarda un’altra piaga giudiziaria tutta italiana: la strage del
sangue infetto, con un processo che si trascina da oltre vent’anni,
migliaia e migliaia di morti ed una propaggine oggi al Tribunale di
Napoli che lascia ben poche illusioni all’esercito dei familiari di chi
ha perso la vita, la dignità, i diritti.
E siccome la storia molte volte è circolare, chiudiamo proprio con la strage sul sangue infetto, che la
Voce aveva cominciato a rivelare negli anni Settanta. E che ancora oggi
documenta ai suoi lettori, seguendo il processo di Napoli, udienza dopo udienza. Ma senza più speranza.
Non è un Paese per onesti – Storie di socialisti perbene
(Falsopiano) sarà presentato a Napoli, Libreria Iocisto (Piazza Fuga, al
Vomero) sabato 21 gennaio 2017 alle ore 11.30. Qui sotto la locandina.