Di
Claudio Martinotti Doria
Una
volta per tutte vorrei specificare che il riconoscimento come Patrimonio
dell’UNESCO attribuito alcuni anni fa al Monferrato è esclusivamente limitato
agli infernot, cioè a quelle suggestive cavità (cantine) scavate nella roccia
locale del Basso Monferrato (detta Pietra da Cantoni, di cui l’Ecomuseo
omonimo con sede a Cellamonte presso Casale Monferrato http://www.ecomuseopietracantoni.it),
che vengono destinate prevalentemente all’invecchiamento del vino in bottiglia.
Di
conseguenza tutti i frequenti riferimenti al Monferrato come Patrimonio
dell’Unesco, di cui si abusa in maniera superficiale ed arbitraria
attribuendolo implicitamente all’intero paesaggio e territorio, è assolutamente
destituito di ogni fondamento, ed aggiungo essere anche irrispettoso verso i
potenziali turisti e fruitori dei luoghi.
E’
pertanto patetico, ridicolo oltre che scorretto, fare continuamente riferimento
in ogni circostanza, al riconoscimento Unesco per promuovere il turismo,
addirittura in territori appartenuti anche solo di striscio (per pochi anni e/o
perimetrali) al marchesato e poi ducato di Monferrato, considerando oltretutto
che gli infernot sono solo quelli del Basso Monferrato, cioè dell’area che fa
capo al Monferrato Casalese, cioè al circondario della città di Casale
Monferrato, unica capitale dello stato preunitario esistito fino al 1708.
La
carenza di idee e la tendenza a sfruttare gli eventi favorevoli, cui in
particolare gli italiani per indole e scarsa cultura storica hanno tendenza
ricorrervi (ancor più se “provinciali”), non giustificano minimamente l’abuso
che sistematicamente si compie di questo riconoscimento, che rischia peraltro
di essere revocato con un simile andazzo puerile e penoso.
Invito
pertanto tutti gli operatori turistici e soprattutto culturali ad una maggiore
sobrietà e correttezza in proposito, evitando di proseguire in questi abusi e
deplorando coloro che vi ricorrono spudoratamente e spregiudicatamente,
danneggiando tutti come immagine e reputazione territoriale.
Non
è questo il modo corretto e favorevole per promuovere il turismo, soprattutto
di qualità e con prospettive durevoli. Pensare di promuovere il turismo
ricorrendo nel 2016 ancora agli “specchietti per le allodole”, in una società
dove anche in età prepuberale e tra gli ottuagenari si dispone di apparecchi
portatili in grado di collegarsi ad internet, non è solo anacronistico ma fuori
luogo e controproducente.
A
tutt’oggi purtroppo sono pochissimi gli operatori turistici e gli addetti ai
lavori, i più onesti e competenti, che si dimostrano consapevoli e rispettosi
di questi limiti, che non commettono abusi nei loro programmi, progetti e
proposte turistiche, e che accostano il riconoscimento Unesco solo nell’ambito
dei circuiti degli infernot.
Sono
consapevole che questo mio modesto intervento pubblicato sul mio blog avrà
scarsi riscontri, essendo letto da poche migliaia di lettori abituali, ma
fortunatamente sono per il 90 per cento stranieri (prevalentemente russi,
americani, tedeschi, francesi) e sempre “fortunatamente” il mio blog è sempre
posizionato tra i primi dieci nei principali motori di ricerca, tra cui Google,
quando si digitano le parole chiave “Monferrato, cultura, ambiente, storia e
turismo” (alcuni dei siti ben posizionati riportano integralmente miei interventi o estrapolazioni), e quindi da una decina di anni ha acquisito una sua collocazione di
tutto rispetto nel panorama eterogeneo della rete. Pertanto spero che questo
mio intervento sia recepito adeguatamente, soprattutto a livello localistico, e
favorisca un cambiamento di rotta.
p.s.
Il mio intervento è esclusivamente riservato al Monferrato situato giurisdizionalmente in provincia di Alessandria ed impropriamente denominato mediaticamente da alcuni anni Monferrato "alessandrino", un abominio storico culturale che induce a pensare che sia esistito un Monferrato alessandrino. Le uniche porzioni di Monferrato situate in provincia di AL dal punto di vista storico sono quelle "casalese" ed "acquese". Rammento inoltre che se non fosse stato per l'intervento in extremis di alcuni personaggi insediatisi nel Monferrato cui mi riferisco e che hanno suggerito di proporre gli infernot come elemento "vincente", il riconoscimento UNESCO si sarebbe limitato alle Langhe Roero e Monferrato astigiano, tagliando fuori completamente la provincia di AL. Al contrario è proprio in provincia di AL che, senza alcun merito in proposito, avvengono i maggiori abusi dell'uso smodato e puerile dell'"etichetta" UNESCO, soprattutto a livello politico campanilistico e turistico culturale.
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