L'dea turistico mediatica è stata geniale, non mi sento di criticarla più di tanto, anzi potrebbe essere adottata ovunque ed in maniera semplicemente funzionale agli scopi localistici di promozione e valorizzazione territoriale, quello che effettivamente sconcerta è che è stata interpretata ed anche vissuta dai partecipanti come se fosse un'esperienza mistica di "camminamento sulle acque". In realtà un simile modo attraversare a piedi un corso d'acqua esiste da secoli, sono solo variati i materiali per provvedere a tale scopo, pensate ad esempio ai ponti di barche. Oggi con le tecnologie esistenti l'impresa è molto più agevole ed onerosa. Bastava pensarci. Sulla folla consumista passiva, sono daccordo con l'autore, ma non la colpevolizzerei più di tanto, qualcosa deve pur fare durante l'estate. Claudio
La passerella di Christo
di Simone Torresani - 06/07/2016
Fonte: Il giornale del Ribelle
La
passerella di Christo sul Lago d' Iseo, decantata e magnificata dalla
grancassa mediatica come l' "evento" per antonomasia dell' estate
italiana 2016, ha chiuso i battenti. Se volessimo guardare da un punto
di vista prettamente numerico, dovremmo dire senza indugi che è stato un
successo, in quanto gli organizzatori avevano preventivato una cifra di
700-800.000 visitatori in quindici giorni mentre il computo finale
segna quota 1.500.000 visite. Non vogliamo discutere, in questo
articolo, della valenza artistica di una passerella costruita usando
poliuretano (sì, proprio quello che si usa nei frigoriferi...) che non
porta a nulla, che non va da nessuna parte, un mostro galleggiante sulle acque lacustri con un impatto visivo da pugno nell' occhio. Non
parleremo di questo, perché Christo è un furbone sopravvalutato che
grazie alla critica ha aumentato a dismisura il conto in banca
propinandoci sciocchezze: persino lo scarabocchio di un bambino dell'asilo contiene maggior significato della passerella in poliuretano ondeggiante.
Vogliamo
solo fare un paio di riflessioni. La prima è che l'uomo contemporaneo,
post-moderno, deve star proprio male con sé stesso e provare un senso
angosciante di alienazione con la biosfera di cui è parte per fare ore
di coda sotto il sole o in balìa dei temporali al solo scopo di
"consumare" -questo è il vero termine adatto- pochi attimi di finta
gioia solipsistica. Vengono in mente alcune parole di Alekos Panagulis,
l’ex compagno di Oriana Fallaci, spirito libero e ribelle seppur troppo
anarcoide (ma dotato di profondo acume ed intelligenza), durante un suo
viaggio a Mosca nel 1975, dinnanzi alle folle che si recavano a venerare
Lenin nel mausoleo: "stavano in coda come oche ammaestrate, come degli
scemi". Cambiano gli anni, il contesto, i luoghi, ma le masse sul lago
d' Iseo non si discostano da quelle della Piazza Rossa, con l'
aggravante che le prime non sono costrette da un regime dittatoriale, ma
seguono spontaneamente le mode del momento, tutte intruppate, tutte
incredibilmente uguali negli atteggiamenti, nei continui "selfies" da postare compulsivamente sui social network, quasi un modo disperato di dire "io c' ero" gridato al mondo, ad una società che atomizza e decontestualizza la persona rendendola prima di tutto estranea a sé stessa.
In
tutto questo contesto, il vero protagonista, cioè il magnifico lago d'
Iseo coi suoi scorci, i suoi borghi sospesi nel tempo, i quadri del
Moretto nelle chiese, i vicoli stretti e le tipiche case, sparisce. Si
dissolve, evapora. Il focus dell'attenzione è una passerella scialba,
che potrebbe essere inserita in qualsiasi altro ambiente o luogo, anche
su un fiume inquinato di una desolante metropoli industriale, ma il
risultato d' impatto mediatico e di affari e di visite risulterebbe
essere il medesimo. I pubblicitari dell’evento dicono che finalmente il
Lago d' Iseo verrà conosciuto nel mondo, incrementando il turismo. Può
essere, ma per le ragioni sopraccitate secondo noi ben difficilmente
gran parte dei visitatori sceglierà il lago prealpino come luogo di
soggiorno in futuro: viviamo nella cultura dell'effimero,
dell'istantaneo, quindi una volta spentisi i riflettori, Iseo e dintorni
continueranno ad essere "penalizzati", come dicono nel settore
turistico, dalla concorrenza dei laghi vicini: il Garda e quello di
Como. L' asfittica ed ingolfata economia delle crescite esponenziali,
ora che la torta planetaria presenta fette sempre più piccole e meno
appetitose, nella sua ansia di generare denaro e redditi, punta sempre più su eventi mediatici o kermesse mastodontiche,
i cui costi di produzione lievitano di anno in anno e che producono
risultati modesti, che non lasciano radici o semi nel tempo: Expo 2015
archiviato con un bilancio modesto (non fatevi ingannare dal numero di
biglietti venduti, che ha raggiunto il minimo sindacale previsto) non ha
avuto impatti duraturi sul lavoro e sull' economia nazionale e neppure
lombarda; i mondiali sudafricani del 2010, presentati come il riscatto
del Continente Nero, sono ormai nel dimenticatoio e gli impianti
sportivi cattedrali nel deserto, ed intanto il Sudafrica continua nella
sua spirale al ribasso; a Roma è in corso un Giubileo a piazze vuote, di
cui a nessuno importa nulla e potremmo continuare con mille altri
esempi, il più vicino a noi le prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro in
un Brasile che ultimamente pare se la passi male. Voglia Iddio che Roma
stessa non vinca l'assegnazione dei giochi olimpici 2024!
La
sola cosa che salva la carnevalata d' Iseo sono i costi contenuti e
finanziati esclusivamente da Christo e dalla famiglia Beretta,
dell'omonima industria d' armi. Un sottile filo rosso collega la
passerella con tutti i grandi eventi : la fame di una crescita ormai
impossibile, giri d' affari miliardari, la bulimia di bottegai,
albergatori, costruttori, il foraggiamento di un circo mediatico
martellante al servizio del turbocapitalismo, che deve continuare ad
alimentare i desideri di quelli che ormai sono dei consumatori
individualisti passivi, poveri individui senza un ruolo, senza un senso
in una società nemmeno più liquida come dice Baumann, ma quasi
evaporata, dei numeri tra i numeri il cui solo obiettivo è quello di
uscire da un grigio anonimato, filmandosi o fotografandosi nel grande
evento di turno e inondando la Rete con la propria faccia: non siamo
numeri, noi esistiamo, ecco la prova ed invidiateci, io ci sono e tu
invece no. Le facce quasi grottesche dei camminatori, sui social
network, possono figurare solo in uno dei "capricci" di Francisco Goya o
alle grida di Munch. È il solo barlume di forma artistica che si vede
in tutto questo.
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