Il colpo di Stato nell’età mediatica.
A differenza di tanti
autorevoli commentatori ed analisti di cui ho letto on line in questi giorni
convulsi, anch’io la penso come Modigliani, che questo colpo di stato sia assai
sospetto e favorisca solo Erdogan nella sua intenzione di accentrare su di sé il
potere assoluto in Turchia eliminando tutta l’opposizione laica. In ogni caso
come già sottolineato da Marcello Foa, direttore del maggior gruppo editoriale
della Svizzera italiana, c’è un cambiamento nell’aria a livello politico
militare internazionale, ed occorre fare il massimo sforzo di concentrazione
per annodare i fili e le interconnessioni degli eventi per pervenire ad una
interpretazione dei fatti, per quanto complessa, che sia verosimile e non
mediaticamente indotta. Claudio
di Sergio Di Cori Modigliani
Per poter comprendere che cosa stia accadendo in questo momento in Europa, sto tentando di strutturare le necessarie connessioni, altrimenti si rischia di perdere il filo conduttore dell’attualità.
Come mai avviene oggi il golpe in Turchia? A mio avviso è da collegarsi strettamente con il massacro nizzardo, figlio della Brexit, fratello maggiore di Dacca. La sconfitta militare di Daesh/Isis ha scombinato i piani dell’ala fondamentalista più estrema nel mondo islamico, che sta spostando la sua capacità d’impatto all’interno del mondo finanziario e lo vuole piazzare nel cuore dell’Europa sperando che si disgreghi quanto prima possibile. Non si può non ricordare che la Brexit è stata salutata con gloriosa eccitazione, enfasi e festeggiamenti su tutti i siti islamici legati al fondamentalismo. Un’Europa disgregata è il loro primo obiettivo, perché in tal modo si acuirebbe la crisi economica soprattutto in Italia, Francia e Spagna, ed essendo loro (intendo dire Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e i loro sostenitori) molto ben piazzati finanziariamente dentro queste tre nazioni, troverebbero un’autostrada compiacente per impossessarsi di questi tre paesi senza neppure aver bisogno di invaderli, eventualità troppo costosa, militarmente impossibile. In un ipotetico domani, con i pueblos ispano/franco/italiani dotati di forconi e bava alla bocca che affollano le piazze protestatarie, per qualunque governo al potere sarebbe davvero una manna gradita se qualcuno si presentasse con un assegno cash (really cash) diciamo di 250 miliardi, necessari e sufficienti per andare a metterci una gran bella pezza immediata. Soldi anonimi, ben organizzati dagli hedge fund degli emirati e dal ritorno dei derivati speculativi, che consentirebbe loro la possibilità di avere in pugno le leve reali del potere in queste tre nazioni. Anche in tempi brevissimi. Dunque, ciò che sta accadendo in queste ore in Turchia è fondamentale per il futuro dell’Europa, quindi anche per l’Italia. La finanza islamica fondamentalista è già molto presente e radicata nel nostro paese, anche perchè sa di poter contare mediaticamente su un vastissimo esercito di inconsapevoli agenti e soldati, gratis, che proliferano sempre di più. Ormai, il masochismo auto-distruttivo degli europei è arrivato al punto tale che davanti a un atto efferato come quello, la stragrande maggioranza delle persone finisce per prendersela (a seconda dei casi) con la polizia francese, con i servizi dell’intelligence europea, con Mario Draghi, con la consueta tiritera terzomondista che ancora alimenta la vecchia sinistra vecchia basata sul principio “noi siamo stati dei colonialisti imperialisti, perfidi e implacabili, quindi è giusto che adesso paghiamo”. Gli stessi argomenti sostenuti da Daesh/Isis, utili per il reclutamento. Penso che l’occidente abbia le sue responsabilità ma sta diventando ormai necessario cominciare a dire anche che la responsabilità del caos totale dentro al mondo islamico (circa 1 miliardo e mezzo di persone) è da attribuire alla dittatoriale, sanguinaria, efferata e criminale classe dirigente dei loro paesi che hanno usato e seguitano ad usare l’arma del “nemico esterno imperialista” per giustificare se stessi e seguitare a sfruttare, opprimere e vampirizzare i popoli arabo-sauditi, siriani, egiziani, catarioti, yemeniti, iraniani, iracheni, che non si ribellano avendo incorporato l’idea che è tutta colpa e responsabilità dei perfidi occidentali giudeo-cristiani. Se in Arabia Saudita l’1% della popolazione possiede la ricchezza collettiva del 94% dei residenti, non è colpa degli occidentali. Ritengo che il primo passo per tutti noi sia quello di darsi una regolata e, pur mantenendo alta la barra della denuncia costante della corruzione, delle inefficienze, delle storture e delle ingiustizie, la piantassimo un po’ tutti di descrivere l’Europa come un luogo infernale di acute sofferenze. Il secondo passo dovrebbe essere quello di recuperare l’orgoglio dell’immenso e insostituibile patrimonio culturale conquistato negli ultimi 2500 anni di lotte, fatiche, guerre, battaglie e darsi da fare per difenderlo, salvaguardarlo perchè considerato bene prezioso. E qui già diventa difficile la questione, perché oggi la Cultura non è considerata priorità assoluta da parte di molti (troppi) governanti europei. Purtroppo i nostri sono tra questi. La Germania investe ogni anno circa 100 miliardi di euro in “ricerca scientifica, innovazione tecnologica, cultura accademica, istruzione pubblica avanzata”. E non perchè se lo può permettere in quanto il paese con l’economia più forte in Europa. E’ esattamente il contrario. La Germania ha preso il potere in Europa perchè investiva quella cifra in cultura e nel welfare.
Meno di 24 ore dopo Nizza, si verifica il sanguinoso golpe turco (per il momento sembrano accertati circa 300 morti). In Europa non siamo più abituati ai colpi di stato. Ad eccezione della Russia e della Francia, dove la classe dei militari è fondamentale nell’equilibrio dei poteri e la Politica non può non tenerne conto, le altre nazioni hanno i militari sotto ferreo controllo statale. La Turchia ha una storia completamente diversa. Anomala. Da loro i militari si sentono depositari dei valori di Keman Ataturk, il fondatore della Turchia moderna nel 1923 (grande amico di Vladimir Lenin) il quale costruì una società laica, moderna e democratica e che già nel 1924 spiegava al suo popolo i pericoli strutturali del fondamentalismo islamico integralista. Questa classe militare, stanca della corruzione istituita dalla famiglia Erdogan, avvilita perché le promozioni e i privilegi all’interno dell’esercito escludono i laici e premiano i radicali musulmani integralisti, aveva già mostrato negli ultimi tempi segni potenziali di stanchezza e ribellione agli ordini di Erdogan. Alcuni tra gli alti vertici sostenevano addirittura apertamente che Erdogan aspira a identificare se stesso come l’unico e vero Califfo dell’intero mondo musulmano. E questa parte dei militari, per Erdogan, era ed è tuttora una spina nel fianco. Così questi militari – almeno ufficialmente- ieri fanno il golpe. In Turchia esistono dei precedenti: nel 1960 (prendono il potere in 20 minuti); nel 1969 (in quaranta minuti) nel 1971 (15 minuti) e nel 1980 (record assoluto: cinque minuti). Qualunque militare turco, tra gli alti ufficiali, avendo frequentato la scuola di guerra di Istanbul, conosce la storia, tradizione, modalità, tecnica e uso del suo esercito. Non sono come i boliviani o i paraguayani, amanti dei colpi di stato militare ma dotati di ridicoli eserciti fantoccio, proverbiali in tutto il Sud America perchè considerati folcloristici cialtroni. Non in Turchia. E invece, il golpe di ieri viene presentato dai media come un fallimento. E così viene certificato dall’intero pianeta. Ad esclusione di due nazioni, di due governi, di due persone: John Kerry e Sergei Lavrov; come dire, Barack Obama e Vladimir Putin. Entrambi sembrano pensare che si sia trattato di un auto-golpe per giustificare la mattanza dell’opposizione e l’eliminazione, anche fisica, dell’intera classe militare laica. E’ la versione russa espressa da Lavrov -il diplomatico più geniale attualmente in circolazione nel mondo- che il Pentagono sembra accreditare. Lo dimostra il fatto che oggi, sabato, Lavrov, a Mosca, insiste nel dichiarare “riteniamo che sia molto importante per i turchi evitare un bagno di sangue che potrebbe essere molto pericoloso”: un ammonimento minaccioso a Erdogan affinchè si dia una regolata: i russi non staranno a guardare passivamente. Mentre Lavrov così parla a Mosca, sottolineando di essere in contatto perenne con Washington, alla stessa ora, John Kerry dichiara formalmente e ufficialmente “che aspettiamo dal presidente Erdogan l’intera documentazione ufficiale che provi punto per punto ogni singolo aspetto e modalità del presunto colpo di stato”. Come dire, neppure gli Usa staranno a guardare. E’ la prima volta dal 1946 che una nazione europea, da sola, si mette contro Washington e Mosca contemporaneamente. Non trattandosi della Francia (grande potenza nucleare) è ovvio che devono essere ben sostenuti da qualcuno a livello internazionale che vuole dimostrare quanto poco contino ormai, sia gli Usa che la Russia, perchè a decidere le sorti politiche del mondo sono altri interlocutori. Chi?
Appunto.
Per oggi è tutto. Per il momento. Non credo affatto che la storia turca sia finita.
Anzi, questo è l’aperitivo. Siamo appena all’inizio.