Gli
agenti lievitanti di sintesi contengono prodotti chimici il cui vero
impatto nell'uomo è sconosciuto, dal momento che tutti mangiano cose
diverse e che anche al variare di piccole quantità di elementi, si
possono scatenare processi completamente diversi in individui diversi.
Intendiamoci,
qualsiasi cibo lievitato, anche il più naturale, ha una minima dose di
nocività, ma gli agenti lievitanti di sintesi hanno, come si può
immaginare, una percentuale di nocività di molto superiore. Secondo la
legge, anche un cibo definito "biologico" può contenere agenti
lievitanti di sintesi, il legislatore afferma che sono permessi solo
quegli additivi il cui impatto sulle naturali funzioni dell'organismo
sia minimo. Resta da capire perché mai, i consumatori di cibo non
biologico, debbano per legge mangiare merda.
Gli
agenti contenenti fosfati sono sconsigliati nella preparazione di cibi
destinati ai bambini, che risentono maggiormente del superamento della
"dose giornaliera consigliata". Ovviamente ci sono delle soglie oltre
le quali l'organismo supera la dose giornaliera. Come possiamo saperlo?
Leggendolo sull'etichetta.
Il
produttore è obbligato a scrivere la dose di additivo aggiunto al
prodotto in etichetta? Non sempre. Ad esempio, il sodio pirofosfato è
indicato con la sigla E 450. Le quantità massime permesse variano, a
seconda del prodotto, da 0,5 g a 20 grammi per chilo. Sta al produttore
decidere la quantità e non c’è l'obbligo di riportarlo in etichetta.
Anche i cibi così detti "vegani" sono talvolta prodotti industrialmente
e in questi cibi sono presenti additivi dalle discusse proprietà, come
il propionato di calcio(E282) per la preparazione di dolci, pane e
brioche vegane, additivo che la ricercatrice australiana Sue Dengate, ha
indicato come molto nocivo per i bambini.
Il
nostro corpo si accorge del sovradosaggio degli additivi lievitanti
presenti nei prodotti industriali (merendine, brioche dei bar, grissini e
cracker, pasticcini, pizze e pizzette, pane)? In linea di massima sì,
innanzitutto il sovradosaggio altera il gusto degli alimenti e provoca
problemi di digestione, va però notato che le bustine di lievito in
commercio, a uso casalingo, oltre ad essere spesso addizionate di aromi
come la vaniglia, hanno anche al loro interno una sostanza basica che
permette di limitare gli effetti negativi del sovradosaggio. E se non si
fanno riguardi di aggiungere additivi agli additivi per superare la
tua imbranataggine famigliare, vuoi che abbiano paura ad aggiungere
additivi agli additivi ai prodotti industriali, che se sbagli le dosi
devi buttare via il guadagno? Gli additivi servono a mantenere
inalterati colori e gusti dei prodotti al variare delle condizioni di
temperatura, umidità e pressione. Per questo una merendina ha lo stesso
identico gusto di tutte le altre merendine della sua partita, anche se
prende una strada diversa e, di solito, le merendine con la stessa
etichetta hanno lo stesso identico gusto anche se prodotte in nazioni
diverse. Il gusto non è dato dal cibo, ma dalle decine di
sostanze chimiche aggiunte per stabilizzare il prodotto secondo gli
standard imposti dai produttori. In poche parole, sarebbe come
se esistesse uno spray che permette alle mele marce di avere odore,
sapore e colore identico a quelli delle mele buone. Tu mangi la mela
marcia ma non te ne accorgi.
Peggio dei lievitanti sono i coloranti,
l'eritrosina (E 127), un colorante di sintesi contenente iodio, che
sulle cavie induce, oltre una determinata dose, tireotossicosi e tumori
della tiroide, è impiegato per colorare le ciliegie da cocktail e
quelle candite. L'unico scopo di questa sostanza tossica è evitare che
le ciliegie da cocktail sbiadiscano!
Secondo
l’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) l'alluminio è
talmente tossico che basta ingerirne qualche millesimo di grammo alla
settimana per danneggiare la salute, ebbene l'alluminio è utilizzato
come additivo alimentare per colorare e laccare i prodotti zuccherini
che servono a decorare torte e pasticcini. Come potete notare, quando
mangiate dolci, gli zuccheri sono una passeggiata rispetto al resto!
Mangiare frutta fuori stagione è pericoloso.
Prendiamo l'uva, quella che chiamiamo fresca, che compriamo dal
fruttivendolo, ebbene, se la compriamo d'inverno è bene che sappiamo che
è permesso trattarla con i conservanti ad attività antifungina che
fanno capo all’anidride solforosa (con sigle da E 220 a E 228). I
crostacei, non soltanto surgelati, ma anche freschi possono essere
trattati legalmente con il 4-esilresorcinolo (E 586). Poiché
quest’additivo è dotato di una certa tossicità, la stessa Autorità che
ha dato parere favorevole al suo impiego dice che c'è il rischio che le
persone che consumano crostacei frequentemente e in abbondanza possano
ingerirne una quantità che supera la soglia di sicurezza! Non so se mi
spiego: il legislatore dice che sì, puoi mangiare quella roba, ma ha il
sospetto che per te siano cazzi amari. Mi sembra evidente che al
Ministero della Salute, della tua salute non frega un cazzo, quel
Ministero non serve a mantenerti in salute, ma serve a favorire il
commercio delle sostanze chimiche che riparano i danni causati da altre
sostanze chimiche permesse da quello stesso Ministero.
Cosa voglio dire?
Voglio dire che bisognerebbe smettere di chiamare cibo il cibo industriale.
Laddove per industriale s'intende una tecnica che permette di trattare
anche il cibo fresco, col beneplacito della politica. Si tratta di
merce il cui unico scopo è quello di produrre un ricavo economico. Il
nutrimento è un'altra cosa.
Molti
di voi diranno: ma io non abito in campagna, non ho un orto, non
produco cibo. Al massimo posso comprarmi una macchina per fare il pane,
una macchina per fare i succhi di frutta, una macchina per trattare il
cibo, ma, a parte il fatto che sono macchine dal costo esorbitante,
alla fine devo comunque andare nei negozi a comprare quel cibo che poi
posso, se trovo il tempo, lavorare. E se persino chi vive in campagna
corre il rischio quotidiano di intossicarsi col cibo che è costretto a
comprare, perché nessuno produce TUTTO quello che mangia, figuriamoci io
che vivo in città.
Io non so cosa rispondervi, se non che siamo prigionieri di una gabbia che abbiamo contribuito a costruire, alla quale ogni giorno aggiungiamo sbarre:
credendo alla bugia del lavoro, alimentandola a nostra volta, credendo
a chi ci dice che il nostro scopo nella vita è guadagnare numeri
virtuali che ci permettono, grazie alla nostra prodigiosa
immaginazione, di convincere altri umani a cederci oggetti in cambio di
un po' di quei numeri, che non sappiamo nemmeno definire esattamente,
che nella realtà non esistono nemmeno. E questo sistema ha fatto sì che
per produrre quegli oggetti servono strumenti e persone che si
acquistano con altri numeri. E tutto questo è solo un enorme
spostamento di numeri, raramente un venditore di cibo si chiede quante
persone ha nutrito, legge solo i numeri a fine giornata, così come
facciamo noi tutti col nostro lavoro, che era nato per uno scopo che
abbiamo via via dimenticato. Alla fine, se è necessario intossicare un
po' tutte le persone a cui vende il proprio cibo per ottenere più
numeri, il produttore di cibo non si farà problemi a intossicare tutti
un po', e un po' di più ogni giorno, chiedendo al legislatore più
elasticità, chiedendo il permesso di avvelenare le persone ogni giorno
un po' di più. E questo perché al produttore vengono richiesti un sacco
di numeri virtuali per produrre cibo più sano e dovrà vendere molto
più cibo e per poterlo fare dovrà cedere i suoi numeri a persone che
servono a certificare che il suo cibo è più sano. E cedere altri numeri
ad altre persone che servono a diffondere l'immagine del suo cibo, e
tutti questi numeri saranno sottratti al cibo. E quelli che lavorano
per lui, accetteranno di contribuire all'intossicazione generale dei
cibi che, dopo averli prodotti, loro stessi comprano, perché anche loro
hanno bisogno di un po' di numeri virtuali. E anche il legislatore è
portato a dimenticare lo scopo per cui lavora, per avere qualche numero
virtuale in più. E ogni volta che un produttore di medicine
trova il rimedio per digerire meglio, per riprendersi dalle
intossicazioni, il produttore di cibo sa che potrà alzare ancora un po'
l'asticella.
Siamo
la società più opulenta della storia, buttiamo via ogni giorno
tonnellate di cibo ancora mangiabile, scartiamo frutta e ortaggi che non
hanno la forma standard delle foto pubblicitarie. Eppure non siamo in
grado di produrre cibo non avvelenato.
Quei
numeri virtuali sembrano averci intossicato il cervello e non ci
rendiamo conto che stiamo segando un ramo della pianta, ma siamo seduti
proprio su quel ramo. Non c'è un modo, adesso, di uscire da questa
trappola, bisogna cominciare, piano piano, a capire il significato di
ciò che facciamo e poi ad agire di conseguenza, con piccole variazioni,
cercando piccoli equilibri, cercando meno numeri e più tempo,
modificando le regole di quella cosa che chiamano lavoro.
Se cercassimo di capire cosa ci serve veramente, scopriremmo che stiamo producendo montagne di merci inutili che ci stanno circondando,
scopriremmo che perdiamo un sacco di tempo a inseguire desideri che
provengono da un manuale per schiavi, che proviamo desideri non nostri. È
così breve il tempo che passeremo su questo pianeta, è così breve il
tempo che abbiamo per stare con gli altri, che non ha proprio senso
costruire un mondo di nemici, di guerre collettive e personali. Chi
esalta il lavoro, di solito ama il profitto che immagina gli proverrà da
quel lavoro, ha il terrore di ammettere di avere perso molto tempo a
inseguire un'immagine virtuale e non vuole cambiare le proprie abitudini
di pensiero. Questo non lo vuole nessuno, ma bisogna arrivare a farlo.
Diversamente, saremo in guerra con noi stessi e non saremo più in
grado di percepire l'autointossicazione che stiamo attuando sulla
nostra persona, e questo perché negli anni, abbiamo aggiunto additivi
mentali e rimedi agli scompensi, che c'impediscono di riconoscere il
sapore del veleno che produciamo.
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