A parte il riferimento alla terza e quarta guerra mondiale,
metafore e simbolismi che io non utilizzo mai nei miei testi e disapprovo
perché fuorvianti, per il resto sono abbastanza d’accordo con l’analisi
politica ed economica contenuta nell’articolo che vi propongo.
Quello che emerge dalla lettura, per coloro che non sono
digiuni di storia, è quanto l’Europa non apprenda dalla storia ma ripeta sempre
gli stessi errori, con qualche variante contingente, ma sono sempre gli stessi
errori. In sintesi i principali errori commessi sono imputabili alle continue
divisioni interne a livello politico, che favoriscono i nemici esterni, e la
conseguente incapacità di individuare e porsi le giuste priorità da affrontare
e gli obiettivi da conseguire. Politicamente sono errori madornali che
minacciano la sopravvivenza stessa dell’UE, che si inaridisce ed indebolisce
sempre più, e la sua vulnerabilità consente di venire attaccata in maniere
subdole ed insidiose.
Esattamente come nel XV secolo, mentre i regni continentali
erano occupati ad aggredirsi e danneggiarsi a vicenda e le dinastie regnanti a
cospirare e complottare, l’avanzata dei turchi ottomani, che disponevano
dell’esercito più potente dell’epoca, venne fermata nei Balcani per alcuni
decenni da piccoli contingenti di uomini fieri e determinati guidati da Giorgio
Castriota Scanderbeg (Albania ed Epiro) e Vlad Țepeș III detto Drakul, voivoda
di Valacchia. Nessuno dei cristianissimi regni europei, nemmeno il vicino e
potente regno di Ungheria li aiutò. Senza di loro la storia dell’Europa sarebbe
stata sicuramente diversa in quanto i turchi l’avrebbero invasa prematuramente,
e di conseguenza senza inoltrarmi nell’ucronia, difficilmente ci sarebbero poi
verificati i tre eventi bellici principali che hanno fermato l’avanzata dei
turchi, cioè l’assedio di Vienna, la battaglia navale di Lepanto ed infine (un
secolo dopo) la battaglia di Vienna, che segnò l’inizio della decadenza
dell’impero ottomano (che possedeva già una cospicua parte dell’Europa
orientale.
Ora i “regnanti” europei non sanno neppure identificare il
nemico, e cosa ancora più grave, non si vedono all’orizzonte nemmeno i
simulacri dei condottieri citati … E purtroppo non disponiamo neppure di un
surrogato di Putin.
Claudio Martinotti Doria
Quarta guerra
mondiale, la lezione di Putin
Di Marco Fontana
Ora che la crisi
greca è rientrata, almeno apparentemente e momentaneamente, sarebbe finalmente
opportuna un po’ di autocritica. La dovrebbe fare l’Occidente in generale,
totalmente schiavo dei grandi gruppi finanziari che muovono come marionette le
istituzioni del vecchio e del nuovo Continente.
La dovrebbe fare ancora di più quella Unione Europea che,
oltre ad avere sulla coscienza la non ortodossa Terza Guerra Mondiale che si
sta consumando nel disinteresse dei media e che sta segnando la colonizzazione
lenta dei Pigs da parte di Francia e Germania, continua ad andare acriticamente
a rimorchio degli Stati Uniti: un viaggio con l'unica bussola dell'interesse
personale. Deve risultare chiaro che mai come in queste settimane si è andati
vicini, vicinissimi alla Quarta Guerra Mondiale. Sarebbe bastato poco: se la
Russia avesse lanciato un salvagente a Tsipras, riscattando il debito nei
confronti della Troika e offrendo loro condizioni più umane e realistiche, la
Grecia sarebbe passata sotto la sua influenza e avrebbe aperto una breccia
difficilmente rimarginabile nella credibilità di un'Unione azzoppata nei suoi
valori costituenti. L'effetto a catena è facilmente immaginabile: le uscite di
Austria e Ungheria sarebbero state inevitabili, visto che non da oggi si
mostrano insofferenti verso la diarchia franco-teutonica che regge l'Europa.
© AP Photo/ Andrew Medichini
In un simile contesto la figura di Putin si sarebbe
rafforzata, dopo aver smascherato una volta per tutte le condizioni usuraie che
la Troika impone da anni ai Paesi che ha messo in difficoltà lei stessa
(grazie anche alla complicità di agenzie di rating sulle quali peraltro sono
aperte diverse inchieste giudiziarie). Putin aveva già lasciato correre ai
tempi della crisi di Cipro, evitando conflitti con USA e con UE. Sicuramente
però sfilare la Grecia dalla sfera d'influenza europea sarebbe stata
un'occasione mediaticamente più succulenta che non la piccola isola del
Mediterraneo. Un'occasione più simbolica che non economicamente vantaggiosa,
certo. Eppure ancora una volta è prevalso il buon senso del premier russo, che
ha evitato le reazioni isteriche della politica obamiana.
© REUTERS/ Brendan McDermid
E laddove non arriva l'autocritica americana, ci si
aspetterebbe che almeno l'Europa battesse un colpo, quell'Europa culla delle
migliori diplomazie mondiali che dovrebbe ritrovare il suo pragmatismo e la sua
prospettiva di potenza mondiale. E invece l'UE, spinta dalla Germania — a
sua volta pressata degli States — starebbe studiando altre sanzioni contro
la Russia. Una decisione tanto più grottesca visto che Putin ha a più riprese
offerto disponibilità a supportare azioni contro l'avanzata del terrorismo
islamico in Medioriente.
© Fotolia/ yuu
Questa sì una apertura fondamentale perché,
in controtendenza rispetto al passato, potrebbe portare ad un fronte Occidentale
e Orientale compatto nei confronti dell'Isis e a difesa di quella rete
valoriale e culturale che dovrebbe essere il collante ultimo della Comunità
europea. A Obama non è bastato destabilizzare col suo aperto supporto alle
primavere (anglo)arabe un'intera regione che anni di impegno dei suoi
predecessori avevano contribuito a stabilizzare. Così, in piena scadenza
di mandato, continua a muoversi sullo scacchiere internazionale come un
elefante in cristalleria. Imperterrito insiste a stuzzicare una Russia che
a differenza degli Usa rimane l'unico punto fermo per la comunità di popoli che
compongono la variegata Europa.
© Sputnik. Grigoriy Sisoev
Oggi l'Europa insegna al mondo soltanto l'egoismo
profondamente nazionalista radicato nella Germania della Cancelliera Merkel,
che crede di essere la presidentessa degli Stati Uniti d'Europa. Eppure il
referendum greco dovrebbe averle dato un assaggio di che cosa pensano molti
cittadini delle sue idee. Ma tanto il consenso popolare è ormai diventato un
optional: se non serve per legittimare un governo nazionale (per esempio
l'Italia, nella quale gli ultimi tre premier non sono stati eletti dal popolo,
ndr), figuriamoci a livello di organismi sovranazionali.
© AFP 2015/ ODD ANDERSEN
E pensare che recentemente Romano Prodi ha presentato il
salatissimo conto delle sanzioni per l'Italia: persi 85mila posti di lavoro e
lo 0,9% di Pil. Quando si alzerà qualcuno al Parlamento europeo chiedendo un
dibattito vero sulla politica internazionale comunitaria che ci si vuole dare
da qui al 2040? Oggi vengono solo presentati e votati documenti già
preconfezionati dagli USA: è questa l'idea di Europa che hanno Merkel e
Hollande? Ormai è andata perduta la missione che ci si era dati quando si fondò
l'Europa: creare un terzo blocco mondiale. Ora non solo non siamo terzo
referente nel globo, ma stiamo rischiando anche la nostra stessa identità,
schiacciati come siamo dal terrore verso le tradizioni che ci hanno fatto
grandi in passato e dalla sudditanza verso una grande super potenza che
dopo la Seconda Guerra Mondiale è intervenuta solo dove aveva interessi
economici.
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