'I politici dovrebbero ricordarselo. E non si capisce perché palazzo Monferrato sia ad Alessandria'
CASALE MONFERRATO Gian Carlo
Curti ci ha inviato questo intervento in cui, parlando del grande
scrittore Sebastiano Vassalli recentemente scomparso, si ricorda come
Casale sia la capitale del Monferrato e non si capisce perché, dunque,
palazzo Monferrato sia ad Alessandria e non a Casale. “Di Sebastiano
Vassalli – scrive Curti –, il grande scrittore, recentemente scomparso a
Casale Monferrato, hanno parlato i giornali, le televisioni, personaggi
più svariati. Ne ha parlato Casale News”.
Casale Capitale del Monferrato
Ho notato che con l’avanzare dell’età il Venerabile Maestro,
che i profani si limitano a conoscere come avv. Giancarlo Curti, continua
imperterrito a farsi sentire ma con toni molto più soft che in passato, come se
ormai rassegnato, si fosse reso conto della missione impossibile che stava
conducendo (risvegliare la dignità casalasca), e si fosse accontentato di
tenere desta l’attenzione almeno su uno degli argomenti cardine: Casale
Capitale del Monferrato.
Per rispetto alla Sua “sacra missione” e soprattutto alla
Sua veneranda età, che ora non rammento con precisione ma mi pare che nella
guerra civile del 43-45 combattesse nelle file partigiane con nome di battaglia
di “Balena bianca”… :-), cercherò di
limitare la mia solita vena ironica e satirica (a volte caustica) e mi limiterò
a puntualizzare le sue argomentazioni dal mio punto di vista e con la modesta
esperienza maturata.
Le sue argomentazioni, che emergono in questo breve
intervento sono essenzialmente due: Palazzo del Monferrato ad Alessandria e
Casale Capitale del Monferrato
L’iniziativa Palazzo del Monferrato risale a poco meno di
una decina di anni fa quando costituirono ad Alessandria l’omonima società per
promuovere il Monferrato con l’evidente intento di fagocitarne la gestione da
parte mandrogna, motivo per cui chiamarono così il palazzo che divenne sede
della stessa società. Ora è semplicemente il palazzo in possesso della Camera
di Commercio dove organizzano eventi culturali, mostre, ecc..
Ovviamente non potevano insediare a Casale Monferrato la sede
di una società mandrogna avente lo scopo sopra descritto e che io
tempestivamente denunciai senza esitazione e con la mia solita determinazione
provocando le ire funeste di molti potenti locali (persone che mi vogliono bene
mi misero in guardia dalle gravi ripercussioni che avrei poi subito, e ci
furono), riuscendo a destare momentaneamente dal loro torpore secolare i
casalaschi (torpore e decadimento intellettuale e dei costumi che probabilmente
risale ai tempi del subentro del debosciato ramo francese dei Gonzaga Nevers
nel governo del Ducato di Monferrato (1631-1708).
E’ inevitabile che chi non ha i requisiti della legittimità
storico culturale per compiere una certa operazione, non possa far altro che
ricorrere alla mistificazione e fagocitazione, come appunto fecero i mandrogni
all’epoca per cercare di impossessarsi della gestione turistica del Monferrato,
approfittando della dormienza casalasca. Da allora fu tutto un susseguirsi di
iniziative mirate a tale scopo: fare in modo che il Monferrato fosse
identificato con la provincia e la città di Alessandria come fulcro, come ne
fosse una moderna capitale in sostituzione di Casale.
Alessandria non ha fatto altro che approfittare per
l’ennesima volta del declino di questa città che ha perso praticamente tutto
nell’arco di alcune generazioni, precipuamente a causa di una stolta politica
partitocratica di inerzia e di sottomissione alla storica rivale Alessandria,
che gradualmente le ha parassitato tutto il possibile ed impedito ogni
progresso istituzionale e politico economico …
Concludo la prima argomentazione permettendomi di rendere
noto il fatto che impegnarsi civilmente e coerentemente, esponendosi in prima
persona, ha dei costi elevati. Infatti il sottoscritto dopo i fatti sopra
riferiti non ha mai, dicasi mai, lavorato e collaborato professionalmente in
ambito turistico storico culturale nel Monferrato, pur essendo una delle
persone più competenti e qualificate in materia (e questo non lo dico io, ma mi
limito a riportare il pensiero di altri, anche autorevoli, che mi è stato
diverse volte manifestato …), mentre in altre località territoriali non avevo
certo tali problemi.
Quindi non solo la politica istituzionalizzata
(partitocratica) non è in grado di promuovere e valorizzare il Monferrato
(anche per assenza di idee e progettualità) ma opprime i talenti e le
potenzialità per meschini interessi e risentimenti di parte, sottomettendosi
gerarchicamente ad “ordini di scuderia”, a detrimento della popolazione e del
territorio che dovrebbe favorire.
Il secondo argomento, Casale Capitale del Monferrato, è
evidentemente connesso e fortemente correlato al primo, essendo l’atteggiamento
politico casalese rimasto immutato, tenendo conto anche che il periodo di
riferimento è pressappoco lo stesso, appena successivo al primo. Mi pare che la
proposta avanzata dall’associazione Nuove Frontiere di puntare sul concetto di
Casale Capitale del Monferrato a livello operativo con tutta una serie di
iniziative con epicentro Casale Monferrato, dalla costituzione di un Comitato
che elaborasse idee, proposte e progetti, ad una festa annuale da tenersi in
città con estensione sul territorio, dal coinvolgimento di tutti sindaci e le
comunità del territorio monferrino di area casalese, ecc., fosse di appena di
pochi mesi successiva all’iniziativa mandrogna fagocitativa del Monferrato,
sopra descritta.
L’idea era e rimane tuttora valida, nel senso che è l’unica
iniziativa concettualmente ed intellettualmente valida, legittimata
storicamente e culturalmente, che non può essere fagocitata da nessuno, perché
effettivamente, come ho sempre ribadito, Casale è stata storicamente ed
incontrovertibilmente l’unica capitale del Monferrato a partire
dall’insediamento del marchese Giangiacomo e della sua numerosa corte (si stima
fosse di almeno 400 persone) nel Castello Paleologo di Casale nel 1434-35,
rendendola di fatto sede permanente della corte marchionale, che prima era
itinerante.
Idea che ho sempre sostenuto con forza e vigore nelle fasi
iniziali fornendo anche parecchie proposte di base da cui partire, finché mi
resi conto che politicamente non era stata recepita in pieno, ma solo
superficialmente e per scopi velleitari, per cui presi le distanze da ogni mio
coinvolgimento personale. Quando l’idea sarà attuata seriamente e con una visione
ampia sia territoriale che come partecipazione condivisa, se ne riparlerà.
Limitarsi a richiedere che i politici locali richiamino nei
loro scritti ed in qualche intervento pubblico il riferimento storico culturale
a Casale Capitale del Monferrato è di per sé una resa morale, quasi come a
dire: “ho combattuto tutta la vita per una causa, riconoscetemi almeno a voce
ed occasionalmente che era una causa giusta”.
In realtà la causa non solo è giusta ma sacrosanta, il
problema è la qualità dei politici che rappresentano la località, che per
quanto possano essere persone in buona fede ed impegnate, sono probabilmente
condizionate politicamente e partitocraticamente nelle scelte che possono
effettuate, che reputo assai limitate e di scarso respiro, quasi mai lungimiranti.
Inoltre dubito posseggano una cultura storica sufficiente per potersi motivare
con la necessaria determinazione nel cercare di cambiare le sorti di questa
località. Come un mozzo che salendo su una nave si illudesse di poterne
determinare la rotta di navigazione.
È un circolo perverso che non consente vie di uscita.
Non si possono neppure biasimare ma semmai compatire.
Un’iniziativa come quella di Casale Capitale del Monferrato,
intesa nella sua accezione di progetto complessivo e non certo di innocuo
pronunciamento pubblico occasionale, se venisse portata avanti con tutte le sue
potenzialità, sarebbe molto impegnativa e richiederebbe doti ed attributi, una
partecipazione corale ed una perseveranza che francamente non vedo come possa
emergere attualmente nel nostro modesto e provinciale contesto sociale.
La cosiddetta società civile non ne avrebbe la forza e senza
l’appoggio di un’adeguata leadership politica non andrebbe da nessuna parte.
Ecco perché insisto da parecchi anni sull’esigenza di costituire
dapprima una Fondazione per la Comunità Locale del Monferrato per poi cercare
di creare un Distretto Turistico Culturale del Monferrato. Ma non amo ripetermi
e quindi vi lascio sperando di aver almeno suscitato qualche riflessione sul
tema.
Cordiali saluti
Claudio Martinotti Doria
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