A
distanza di oltre un anno dall'avvenuto riconoscimento degli Infernot
del Monferrato come Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco,
l'Associazione Nuove Frontiere di Casale Monferrato ha voluto
rivolgersi ad un suo stimato socio fondatore per avere il suo parere,
in quanto da sempre voce dissonante rispetto al mainstream mediatico
e politico locale, un personaggio che senza peli sulla lingua fin da
subito aveva manifestato i suoi dubbi sulle effettive dimensioni e
positive ripercussioni dell'evento e sulla capacità di saperlo
sfruttare correttamente per incentivare il turismo.
Di
Claudio Martinotti Doria
Il
problema principale del nostro territorio, che avevo rilevato e
denunciato fin dai primi anni '90 (soprattutto nella seconda metà
del decennio citato, quando collaborai per alcuni mesi all'avviamento
del GAL, Gruppo di Azione Locale del Basso Monferrato), era l'estrema
frammentazione, sovrapposizione e parcellizzazione delle iniziative,
prive di un'unità d'intenti, di una regia e di un coordinamento
comune, senza una leadership rappresentativa ed autorevolmente
riconosciuta e senza un'identità territoriale condivisa da proporre.
Se
a questo aggiungiamo:
-
le problematiche derivanti dalla secolare rivalità con Alessandria,
che da diversi anni cerca di fagocitare la gestione del Monferrato
sottraendola ai casalesi (unici depositari legittimi dal punto di
vista storico culturale, anche se non sembrano particolarmente
interessati e competenti);
-
una scarsa cultura storica, non solo a livello di interesse popolare,
ma cosa assai più grave, a livello politico istituzionale;
-
una scarsa cultura ed attitudine all'accoglienza (leggasi anche
calore umano) ed alla convivialità, doti essenziali per promuovere
il turismo valorizzando il territorio;
direi
che all'appuntamento con il riconoscimento dell'Unesco siamo
pervenuti piuttosto impreparati a gestirlo, nonostante ci fosse stato
tutto il tempo per conseguire degli auspicabili progressi (dai tempi
del GAL sono trascorsi quasi una ventina di anni).
Anche
se non esco quasi mai di casa, sono costantemente collegato alla rete
(opero in internet fin dal 1996 e dispongo di alcune migliaia di
contatti consolidati) e pertanto mi tengo al corrente degli eventi,
proposte, iniziative, progetti, ecc. e dei loro esiti in ambito
locale, quindi so che si è cercato di correre ai ripari rispetto ad
alcuni dei problemi sopra segnalati, ma non sono sufficienti
innumerevoli riunioni tra sindaci ed addetti ai lavori per acquisire
consapevolezza e competenza se poi manca il background, un legante ed
un obiettivo condiviso. Per cui la mia impressione è che non sia
affatto cessato il modus operandi precedentemente descritto,
caratterizzato dalla frammentazione delle iniziative e dalla
parcellizzazione delle offerte turistiche, con rischio connesso di
isolamento, dispersione e vanificazione.
Non
basta creare un calendario esaustivo elencando tutto quello che
avviene su un determinato territorio affinché questo sia
interpretato e vissuto dal potenziale turista come coeso, omogeneo,
dall'identità ben definita e dalla forte attrattiva.
Quando
neppure la popolazione insediata ha questa percezione, come possiamo
pretendere di proporla ad un turista che vive altrove e viene solo
per appagare una curiosità residua destata da un evento
internazionale come il riconoscimento dell'UNESCO, che peraltro da
ancora troppe persone è interpretato in maniera fuorviante?
Come
ho avuto modo più volte di precisare, dal mio punto di vista è
scorretto riferirsi al riconoscimento Unesco come se fosse esteso
all'intero territorio del Monferrato, quando è limitato agli
Infernot. E questo modo di operare ho rilevato essere ancora troppo
diffuso, soprattutto tra gli operatori non casalesi.
Posso
capirlo, perché non avendo nulla a che fare con il riconoscimento ma
volendo essere coinvolti traendone benefici, devono forzare la mano
abusando del riconoscimento. Intendiamoci, lo ripeto, è
comprensibile, ma bisogna giocare pulito con i potenziali turisti,
non prenderli in giro con i classici richiami per le allodole di tipo
commerciale.
Negli
eventuali messaggi di richiamo per i turisti occorrerebbe sempre
specificare con precisione quali sono i siti riconosciuti dall'Unesco
come Patrimonio dell'Umanità, e solo dopo riferirsi contestualmente
all'intero territorio del Monferrato, che dal punto di vista storico
è molto ampio, e quindi offrire loro percorsi ed eventi turistici
che abbiano un senso, siano interconnessi e siano sempre di qualità.
Tali proposte collaterali ai siti UNESCO devono essere concepite come
complementari e non sostitutive ed antagoniste, rischio più che mai
presente e che potrebbe degenerare inducendo confusione ed ambiguità,
soprattutto a causa di discutibili accostamenti ed appropriazioni
indebite cui sto assistendo.
Occorre
però rilevare che "casualmente" entrambi i siti
riconosciuti Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco insistono sul
territorio monferrino di area casalese, ad iniziare dal primo, il
Parco di Crea, seguito dagli Infernot, in prevalenza collocati nel
Basso Monferrato.
Quindi
spetterebbe ai casalesi saper cogliere l'opportunità elaborando
progetti articolati derivanti da un'unica matrice storico culturale
territoriale (comprendenti beni materiali ed immateriali), che tocca
i più profondi vissuti quotidiani nel corso dei secoli, dalla
vinificazione d'eccellenza alla devozione popolare.
Solo
dopo aver acquisito questa consapevolezza ed impostazione di lavoro,
si potrà poi pervenire ad uno slogan appropriato, ad un richiamo
linguistico efficace che possa identificare la proposta complessiva,
con coerenza e perseveranza. E non il contrario, come vedo fare da
decenni, cioè
inventarsi uno slogan e poi avvolgerci attorno qualche iniziativa
localistica frammentaria, estemporaneamente inventata, senza alcuna
connessione territoriale di area vasta e
senza sedimenti storico culturali che abbiano fondamento.
Rammentiamoci
sempre che il Monferrato Storico è vasto, è in pratica una regione
non istituzionalizzata ma non per questo realisticamente meno
esistente. Il casalese, come parte storicamente centrale del
Monferrato ha il diritto di proporsi come leadership o capocordata ma
con riferimento non solo localistico. E' vero che Casale, come ho
scritto innumerevoli volte, è stata l'unica capitale storica del
Marchesato di Monferrato (seppur solo nel Tardo Medioevo, in
prossimità del Rinascimento), ma in quanto capitale deve occuparsi
di tutto il territorio e non solo quello contiguo. Ecco perché, lo
ribadisco, Casale per prima dovrebbe proporre la costituzione di una
Fondazione per la Comunità Locale del Monferrato e di un Distretto
Turistico Culturale del Monferrato, coinvolgendo quindi tutte le
altre sedi marchionali del periodo medievale precedente, quando la
corte era itinerante.
Solo
dopo aver acquisito questi essenziali elementi di conoscenza, averli
accettati cogliendone le potenzialità finora inespresse, solo allora
si potrà pervenire a creare uno slogan efficace, che richiami tutti
questi valori e significati.
In
proposito confesso che questo slogan l'ho elaborato già da qualche
tempo, da quando la leadership dell'associazione Nuove Frontiere (di
cui sono stato uno dei fondatori) mi chiese di fornirgli un'idea per
promuovere il turismo valorizzando il recente riconoscimento
dell'Unesco.
Ho
pensato ad uno slogan che potesse rappresentare l'identità ed i
valori di un intero territorio, sfruttabile per divenire una specie
di marchio identificativo di un’offerta turistica mirata ed
omogenea, che possa funzionare come richiamo ed identificazione
almeno del Monferrato di area casalese e del Basso Monferrato e possa
fare da contenitore di tutte le iniziative che saranno elaborate e
proposte in zona e nella pubblicistica che verrà diffusa all’esterno
Inizialmente
quindi dovrebbe diventare lo slogan identificativo del Monferrato
Unesco di Area Casalese, per poi eventualmente estendersi a tutto il
Monferrato, secondo il gradimento e le adesioni che seguiranno,
dipenderà molto dal modo in cui saprà essere proposto ed applicato
dagli addetti ai lavori, oltre che dall'accoglienza che riceverà.
Lo
slogan è il seguente: Dall'Inferno(t) al
Paradiso, il Monferrato dell'Unesco.
Uno
slogan estremamente sintetico, facilmente memorizzabile, dal
significato immediato e non solo simbolico, che identifica senza
alcun dubbio l'area di riferimento che vuole valorizzare e proporre
per una fruizione che può variare da una semplice escursione ad una
sosta prolungata in loco.
Occorre
elaborare una grafica che richiami gli infernot con la Cappella del
Paradiso del Santuario di Crea e la scritta dall’Inferno(t) al
Paradiso, Monferrato Unesco
Dovrebbe
divenire la modalità operativa per tutte le proposte turistiche
culturali ambientali ed enogastronomiche per i tour operator, le
visite guidate, le pubblicazioni, gli uffici turistici, gli stand
nelle fiere, i gadget, la cartografia, la segnaletica, la
convegnistica, ecc..
Deve
cioè identificare il nostro territorio e le sue potenzialità,
l’unico dove è possibile compiere in tempi brevi e spazi
ravvicinati un percorso “metafisico”, spirituale ma anche
materiale (comprensivo quindi di beni materiali ed immateriali)
dall’Infernot al Paradiso ma anche a ritroso, secondo lo stato
d’animo ed i punti di vista dei fruitori, dal Paradiso
all’Infernot, se si vuole anticipare la contemplazione,
meditazione, preghiera, ecc., al piacere di ambienti suggestivi e
dell'appagamento del palato.
Un
contesto ambientale veramente ricco di storia, sia popolare, frutto
di intere generazioni che hanno fatto grande la cultura contadina con
scoperte ed innovazioni geniali in campo agricolo ed enologico, sia
di storia politico militare e dinastica, la cui vastità e grandezza
non è certamente possibile sintetizzare in poche righe, ma è
percepibile dalle vestigia ancora esistenti e dall'interesse sempre
maggiore che il Monferrato suscita tra gli storici a livello non solo
nazionale.