LIBERLAND
I coloni svizzeri piantano la bandiera rossocrociata a Liberland
Un gruppo di sangallesi è fra i pionieri della nuova micronazione: “Dormiamo poco, beviamo birra e parliamo del futuro“. “Perché scappare dalla Svizzera? A Liberland c’è la libertà!"
"Siamo in tribunale a Beli Manastir in Croazia. Ieri la polizia croata ha evacuato Liberland e arrestato sei membri dell’Lsa (Liberland Settlement Association, Associazione per la colonizzazione di Liberland). È venuto fuori che la Croazia tiene comunque il territorio sotto il proprio controllo di polizia benché sostenga che quella zona appartiene alla Serbia. Apparentemente, Zagabria ha comunque venduto la terra a un’azienda di legname croata. Ciò crea problemi perché hanno demolito tutta la nostra colonia, ma noi ricostruiremo tutto".
Prima dell’arresto viveva anche lei a Liberland?
"Sì, nell’ultima settimana ci sono stato più volte per costruirla. Io e i miei amici Fabian, Lukas e Niklas siamo stati i primi a occupare un pezzo di terra. Inizialmente siamo venuti insieme ad altri liberlandesi per un giro di ricognizione. Poi abbiamo attraversato il fiume in barca e abbiamo preso per noi un’isola del Danubio di fronte a Liberland in nome dell’Lsa. L’abbiamo chiamata “Liberty Island” (“l’Isola della Libertà”) e vi abbiamo issato la nostra bandiera svizzero-liberlandese. Da allora ci siamo tornati due volte per costruirci una comunità: adesso consideriamo Liberland la nostra dimora ufficiale".
E laggiù vi è bastato semplicemente reclamare un pezzo di terra?
"Abbiamo sottoposto la nostra richiesta al presidente ed è stata accettata. Unica clausola: l’isola deve essere accessibile anche ad altri liberlandesi. È un po’ come nel Far West: chi primo arriva meglio alloggia, chiunque può prendersi un pezzo di terra. Insieme ad altri svizzeri abbiamo fondato la Liberland Settlement Association (Lsa). Il suo obiettivo è quello d’istituire una colonia svizzera a Liberland. Abbiamo 600 volontari e 80 membri sicuri, dodici dei quali sono già sul posto. Alcuni di noi hanno già ottenuto la cittadinanza liberlandese. Io sono il quinto cittadino onorario del Paese".
Quanti svizzeri vivono lì adesso?
"Con me sono partiti da San Gallo tre svizzeri circa due settimane e mezzo fa per innalzare la bandiera sulla nostra isola. Inoltre ci sono molti danesi, svedesi e cechi. Liberland ha inoltre una propria ambasciata in Serbia che è gestita da un pensionato svizzero. Si chiama “Oaza Mira“ o “oasi della calma”".
Com’è finora la vostra quotidianità a Liberland?
"Poco sonno, tanta birra e discorsi sul futuro di Liberland. È un po’ come un campo scout. Viviamo in tende, ma abbiamo internet perché qui vivono molti specialisti di IT. Non appena Liberland sarà riconosciuta, però, vogliamo costruire una vera infrastruttura".
Come dovrebbe essere?
"Vogliamo costruire case vere e proprie, delle strutture sanitarie e magari un aeroporto. Siamo in contatto con un pilota svizzero che vorrebbe volare regolarmente su Liberland. C’è persino un aereo già pronto".
Avete lasciato i vostri lavori in Svizzera per inseguire il sogno di Liberland?
"No, io lavoro in un’azienda metalmeccanica, ma posso lavorare con molta flessibilità un po’ dappertutto. Qui abbiamo internet e telefoni mobili. Due liberlandesi freschi di passaporto, invece, si sono licenziati e si sono trasferiti qui in maniera definitiva".
Perché preferisce stare a Liberland piuttosto che in Svizzera?
"Qui c’è qualcosa che a casa non c’è: la libertà! Inoltre, qui c’è molto potenziale, c’è da fare e tutti collaborano e si supportano gli uni con gli altri".
Come andrà a finire questa storia?
"I croati che controllano Liberland devono prima di tutto riconoscere il territorio. Per questo noi dobbiamo solo collocare qui circa mille persone cosicché Zagabria non possa più fare nulla".
* Nome noto alla redazione
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