L’Unione europea non la vuole più nessuno
Le prove sono molte. Il viaggio di Trump ha Londra ha certificato che a Washington è finito il tempo anche del solo rispetto nei confronti dell’Unione europea. Il presidente Usa è arrivato nel Regno Unito dopo aver benedetto più volte la Brexit e parlando dei vincoli europei come delle catene per l’economia britannica. Ha elogiato Boris Johnson e Nigel Farage, il leader dell’ala più dura dei brexiter nel partito conservatore (forse sarà lui il prossimo leader Tory) e il capo degli euroscettici britannici. Infine, è partito per Portsmouth ricordando il D-Day ma parlando di alleanze senza citare l’Unione europea. The Donald non vuole l’Ue: vuole l’Europa. Nella sua ottica internazionale non c’è spazio per un blocco in mano alla Germania o a Parigi, ma per accordi bilaterali vantaggiosi per Washington. E le minacce dei dazi incombono su Bruxelles così come la tenaglia Usa sul continente a guida franco-tedesca. Se Trump ha già fatto capire che l’Unione europea non gli interessa, dall’altro lato il vertice di San Pietroburgo fra Putin e Xi ha certificato che la politica europea di chiusura verso il Cremlino sta spalancando le porte di Mosca alla Cina. La Russia sta lentamente scivolando verso oriente trasformandosi in una potenza più asiatica che euroasiatica. E questo può diventare un problema per tutti gli Stati europei, che rischiano di perdere un partner fondamentale. Un pericolo che stiamo correndo per le politiche dell’Unione europea, sia chiaro. Perché nel frattempo tutti fanno affari con Mosca in campo energetico: segno che se Bruxelles continua nella sua guerra al Cremlino (specialmente per la questione ucraina) mentre altri, prima su tutti la Germania, continuano a tessere la loro trama.
Ma il vertice di San Pietroburgo aveva anche un altro sopite: quel leader cinese che nel suo tour europeo ha già fatto intendere di considerare l’Europa una terra di conquista e l’Unione europea un interlocutore tutto sommato evitabile. Una prova? Il vertice di Parigi con Angela Merkel, Emmanuel Macron e Jean-Claude Juncker, terzo incomodo messo lì più per forma che per sostanza. In quell’incontro a quattro c’è stata tutta la forma (e la poca sostanza) dell’Unione europea. Altro che Ue: a rappresentare l’Europa erano Francia e Germania, che pensavano ai loro affari mentre bacchettavano l’Italia per un memorandum che è riuscito solo a scatenare l’ira di tutti gli alleati.
La domanda è semplice: se le due potenze “europeiste” pensano ai propri interessi, se gli Stati Uniti non sanno più che farsene dell’e, se per la Russia è un nemico e se per la Cina un interlocutore del tutto superficiale, a chi serve l’Unione europea? L’impressione è che le potenze abbiano già deciso: l’Ue è un grande contenitore che di fatto oggi non conta nulla. E gli indizi, purtroppo, sono diventati prove.
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