Cambiamenti climatici. Professor Scafetta: maggior attenzione all’attività solare
- Professore, ci spiega brevemente i principi del suo modello climatico?
- Grazie per questa opportunità. In breve è possibile rispondere nel modo seguente. Ogni modello fisico, inclusi quelli proposti per interpretare e predire i cambiamenti climatici, va validato per essere credibile. La validazione implica che il modello deve essere dimostrato capace di interpretare correttamente la realtà. Nel caso dei modelli climatici usati per predire che nel prossimo futuro ci saranno gravi sconvolgimenti ambientali se non si riducono immediatamente le emissioni di gas serra, come ad esempio l’anidride carbonica (CO2), il problema è che questi interpretano il riscaldamento osservato sin dal 1850 come dovuto quasi totalmente alle emissioni umane.
Bisogna, però, determinare l’incertezza associata a tali affermazioni. Per farlo uno deve dimostrare che i modelli correttamente predicono i cambiamenti climatici del passato, almeno delle ultime migliaia di anni quando si sono osservati numerosi periodi caldi, come e forse anche più del nostro (come nel medioevo, nel periodo romano, nell’Ottimo climatico dell’Olocene tra circa 9.500 e 5.500 anni fa, ecc.) e periodi freddi tra i periodi caldi. I dati climatici del passato mostrano chiaramente un forte ciclo quasi millenario per circa 10.000 anni. Sono i modelli suddetti capaci di ricostruire questa grande oscillazione? La risposta è no! Non sono in grado di predire nessuno dei periodi caldi del passato. Quindi, perché uno dovrebbe credere che questi stessi modelli siano in grado di predire il riscaldamento presente?
A questo punto, uno si chiede cosa manca nei modelli ed è facile notare che i grandi cicli millenari sono presenti solo nei dati che ricostruiscono la variabilità dell’attività solare. Quindi, è evidente, che l’effetto del sole sul clima non è ancora ben capito. L’attività solare è cresciuta dal 1.700 ad oggi e, ad esempio nei miei lavori come in quelli di tanti altri colleghi, si dimostra che una grossa percentuale del riscaldamento osservato dal 1.850 in poi è dovuto ad esso. Pertanto, l’effetto umano c’è, ma è molto inferiore a quello predetto dai modelli suddetti.
Il mio modello climatico, invece, cerca direttamente di ricostruire e tenere in conto dell’oscillazione climatica con un periodo di circa 1.000 anni ed anche di tutte le altre oscillazioni climatiche come quelle con un periodo di 60 anni che hanno caratterizzato l’evoluzione climatica dal 1.850 ad oggi, che i modelli suddetti non riproducono. La conclusione è che ci sarà un ulteriore riscaldamento futuro, ma sarà sufficientemente moderato tanto da rendere più ragionevole l’adattarsi ad esso invece di mitigarlo con politiche energetiche economicamente molto dannose per la società.
- Perché in alcuni siti i suoi lavori vengono criticati come “climastrology”?
Questi siti sono diffamatori. Si nega con disinvoltura e pregiudizio che il sole ed altri fenomeni astronomici legati ad esempio alla Luna e ai pianeti possano contribuire ai cambiamenti climatici sulla Terra. Tali tesi sono evidentemente “negazioniste”, contraddicono un’infinità di lavori scientifici e non spiegano nessuno dei cambiamenti climatici osservati nel passato.
- Tornando sul fattore “antropogenico” nel riscaldamento globale, la questione non le pare troppo politicizzata?
- Sicuramente si. Uno dovrebbe cercare di capire le cose con un po’ di pazienza e calma.
- Secondo Lei, chi ha interesse a forzare sul “fattore umano” come principale causa del riscaldamento globale? Chi, secondo Lei, ne potrebbe trarre beneficio?
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