Tragico incidente nel Cremonese, muore lo storico Roberto Maestri
Era
presidente del Circolo Marchesi del Monferrato, aveva 60 anni. Giovedì
la partecipazione al convegno al Municipale dedicato a Giuseppe Antonio
Ottavi
Un tragico incidente stradale è costato la
vita a Roberto Maestri, 60 anni, presidente del Circolo Marchesi del
Monferrato e conosciutissimo nella nostra città per l'organizzazione e
la partecipazione a eventi di carattere storico e culturale. Solo
giovedì aveva partecipato al convegno al Municipale dedicato a Giuseppe
Antonio Ottavi ed era stato uno degli esperti nella delegazione inviata a
Roma per l'audizione di Casale Monferrato a Capitale della Cultura
2020.
Secondo quanto raccontano le
cronache locali l'incidente è avvenuto domenica pomeriggio, poco dopo le
15, a Gadesco Pieve Delmona (Cremona),dove la Mercedes Classe A guidata
da Maestri si è scontrata frontalmente con una Megane Renault condotta
da un 55enne, Stefano Tosi, ex presidente del Centro Sportivo Stradivari
e maestro di tennis al club di Crema. L’impatto è stato molto violento e
i due uomini sono entrambi deceduti all’ospedale Maggiore di Cremona.
Ferita, in maniera non grave, una donna a bordo di una delle due
vetture.
Maestri si trovava a Mantova
per il convegno 'Dalle nebbie del Monferrato a quelle del Mantovano'
dedicato al Monferrato Gonzaghesco, la sua grande passione.
In ricordo di Roberto Maestri
Conobbi
Roberto Maestri alcuni mesi dopo che aveva fondato il Circolo Culturale
Marchesi del Monferrato (una quindicina di anni fa) e l’approccio fu molto
informale, non certo ortodosso per uno storico.
Nel
fornire telefonicamente la mia disponibilità a collaborare col Circolo per
valorizzare la storia del Monferrato (al momento mi risultava che il “Circolo”
fosse l’unica realtà che lo facesse in tutto il Monferrato Storico, senza
limitazioni, e chi mi conosce sa quanto abbia insistito sull’importanza del
concetto di “Monferrato Storico”), per correttezza specificai subito che non
ero uno storico, e lui mi disse che non aveva bisogno di storici ma di gente
appassionata che si impegnasse per uno scopo comune, e mi invitò ad un convegno
ai confini estremi del Monferrato, un luogo sperduto e di non facile
reperibilità. Si creò fin da subito un’intesa su convincimenti condivisi che
travalicavano i diffusi e deleteri campanilismi e le visioni limitate e
ostative che caratterizzavano ancora troppi rappresentanti istituzionali
locali.
Iniziarono
per noi un paio di anni d’intensa collaborazione, lo misi in contatto con molti
amici e conoscenti e fornii al Circolo diverse idee che furono sfruttate anche
a distanza di anni, perché Roberto sapeva creare sinergie e coordinamento con
le realtà locali con cui interagiva, sapeva captare e memorizzare tutto ciò che
ascoltava, non aveva pregiudizi ed era molto pragmatico, sapeva che una buona
idea, uno spunto o un buon contatto sociale e culturale può provenire da
chiunque, anche da chi meno te lo aspetteresti e costituisce un’opportunità
anche per il futuro, per cui non andrebbe mai scartata ma solo accantonata e se
possibile sfruttata al momento opportuno.
In
quegli anni avemmo la grande soddisfazione di vedere i saloni dei borghi dove
organizzavamo i convegni, riempirsi all’inverosimile. Nei mesi precedenti, ai
primi convegni in quasi totale solitudine, Roberto mi confessava che i
partecipanti erano pochissimi, perlopiù le autorità locali e gli amici e
conoscenti dei relatori.
Rammento
in particolare un borgo della Lomellina che appartenne a lungo al Marchesato di
Monferrato, la cui sala delle feste era stipata di persone in piedi, perché le
sedie non bastarono a contenerle, e continuavano a entrare. Avevo stimato che
circa un terzo della popolazione del borgo fosse venuta a sentire Roberto
Maestri raccontare come il borgo fosse stato Monferrino, e la gente del posto
non lo sapeva. Così come non lo sapevano i chivassesi, che a quel tempo non rammentavano
di essere stati a lungo la principale Sede Marchionale (questa la definizione
storiograficamente corretta, e non “capitale”, come si usava abitualmente
all’epoca e molti insistono nel farlo tuttora). All’epoca Chivasso non aveva
neppure una società storica locale, dopo alcuni anni la costituirono e
iniziarono a valorizzare il loro passato storico monferrino, fiera di essere
stata “capitale” … I semi dell’acquisita consapevolezza culturale e sociale li
aveva seminati Roberto.
All’epoca
quella da noi svolta era praticamente un’attività pionieristica, raccontare
alle centinaia di borghi e decine di città, soprattutto lontane, che avevano
fatto parte della storia del Monferrato, come nel Canavese, Lomellina, Langhe,
Savonese, ecc., e solo lo spirito instancabile e fortemente motivato di Roberto
poteva organizzare e sostenere così tanti incontri, in quegli anni anche un
paio per ogni fine settimana. Cui si doveva aggiungere l’impegno, certamente
non trascurabile, della produzione editoriale, decine di libri di storia locale
pubblicati con il logo del Circolo e il sostegno di qualche Fondazione bancaria
o Ente locale.
Rammento
un particolare che credo pochi conoscano.
Non so
se per rispetto nei miei confronti o perché ne fosse intimamente convinto (ma
propenderei per la seconda ipotesi), in quei tempi Roberto cercò di trasferire
la sede del Circolo Culturale Marchesi del Monferrato a Casale Monferrato,
essendo stata l’unica Capitale storica del Marchesato di Monferrato, anche se
all’epoca non lo si sapeva ancora, perché si ebbe la conferma grazie agli studi
della dr.ssa Beatrice Del Bo allieva del prof. Rinaldo Comba dell’Università di
Milano, che furono parzialmente anticipati nella primavera del 2008 in un
convegno al Castello di Casale organizzato dall’Associazione Casalese Arte e
Storia e poi pubblicati l’anno dopo. Ma in questo suo intento non ebbe successo
perché incontrò nei suoi interlocutori casalesi, diffidenza e scetticismo
(pressappoco come fu accolto il compianto Raoul Molinari che voleva avvicinare
le Langhe al Monferrato per la loro storia aleramici comune), forse perché
prevenuti dal riscontro della sede del Circolo ad Alessandria, che era
inevitabile avendo Roberto all’epoca la residenza nel capoluogo, che poi
trasferì anni dopo a Rapallo.
Quando
il Circolo Culturale presieduto da Roberto aumentò considerevolmente i
collaboratori su cui poteva contare e continuavano a giungere domande di
adesione e collaborazione, decisi di defilarmi, cosa peraltro che passò quasi
inosservata, avendo personalmente tenuto un profilo basso, evitando come mio
solito di apparire, se non strettamente necessario.
Il
nostro rapporto di amicizia e collaborazione proseguì solo on line e con
qualche occasionale incontro, durante i quali Roberto, affabile come sempre,
non mancava mai di aggiornarmi e consegnarmi i libri usciti nel frattempo editi
dal Circolo Culturale. Coglievo quelle occasioni d’incontro per rinnovargli il
mio apprezzamento per quella che consideravo la sua dote maggiore, la
perseveranza. Ero infatti ammirato da come proseguisse sempre e comunque nel
suo impegno sociale e culturale, nonostante le difficoltà dei tempi non certo
favorevoli.
Ho
avuto l’impressione che negli anni successivi al mio disimpegno, le iniziative
calassero rispetto a prima ma assumessero un profilo più esteso, quasi
internazionale, cercando di proiettare il Monferrato ben oltre i suoi storici
confini regionali, e non mi riferisco solo al Mantovano, in una visione
prospettica lungimirante che probabilmente Roberto covava intimamente, ma che
temo non disponesse dei necessari sostegni finanziari. E in proposito la crisi
dell’ultimo decennio certamente ha contribuito negativamente, riducendo i
contributi istituzionali per le iniziative culturali.
E’ una
mia considerazione personale, ma credo che nonostante il passare di tanti anni,
non si sia ancora compreso fino in fondo l’importanza della cultura,
soprattutto storica, come presupposto per valorizzare i territori e le comunità
insediate in essi. Non solo a scopo di promozione turistica ma anche e
soprattutto nel ricercare l’identità delle sue genti, quelle che vengono
comunemente e mediaticamente definiti le “radici”, senza le quali ci si
smarrisce e confonde, non riuscendo a distinguersi dagli altri e a darsi una
ragione di vita sociale e un comune denominatore comunitario. Quest’aspetto
deleterio temo caratterizzi ancora oggi l’area casalese, che non mi pare sia
particolarmente appassionata della propria storia secolare.
Con la
morte tragica e prematura di Roberto Maestri sono convinto si sia persa la
principale cassa di risonanza che aveva il Monferrato a livello storico
culturale, essendo la sua figura insostituibile. Roberto credo di poter dire
che è deceduto “per cause di servizio”, perché i suoi continui spostamenti per
gli innumerevoli convegni cui partecipava, sempre più lontani (recentemente era
stato in Sicilia), aumentava proporzionalmente il rischio d’incidenti, cui
nessuno pensa mai, finché non avvengono.
Probabilmente
quando avrò superato lo sgomento iniziale per la sua morte, sorgeranno in me
rimpianti e forse sensi di colpa per non aver collaborato maggiormente
proseguendo nell’impegno a sostegno del Circolo Culturale, al quale ho
quantomeno continuato a mantenere l’iscrizione, una forma simbolica di vicinanza
al suo presidente e alla sua lungimirante e perseverante missione terrena e
localistica.
Claudio
Martinotti Doria
Giugno 2007. Incontro in
Municipio a Mantova tra Sodalizi Monferrini e Mantovani
Manifestazioni per il
III Centenario del passaggio del Monferrato dai Gonzaga ai Savoia. Incontro
svoltosi al municipio di Mantova, col Presidente del Consiglio Comunale Albino
Portini ed il funzionario Cristina Regattieri, con il presidente del Circolo
Culturale Marchesi del Monferrato Roberto Maestri, unitamente a Massimo
Iaretti, responsabile della comunicazione dello stesso (e presidente
dell’Associazione Progetto Gonzaga), Claudio Martinotti Doria, esperto in
tematiche ambientali e impegnato nel coordinamento interassociativo, Massimo
Carcione, coordinatore dei rapporti con le istituzioni (e presidente del Club
Unesco di Alessandria) ed alcuni esponenti della leadership della Società
Palazzo Ducale di Mantova.
Presentazione volume
"La Marca Aleramica" Storia di una regione mancata
Presentazione del volume
"La Marca Aleramica" Storia di una regione mancata, avvenuta il 1
ottobre 2008 a Torino a Palazzo Lascaris sede del Consiglio Reginale del
Piemonte. Tavolo dei relatori, al centro in piedi spicca il compianto Raoul
Molinari curatore dell'opera e Presidente dell'Accademia Aleramica (cui si deve
il progetto editoriale), al tavolo alcuni autori e componenti dell'Accademia,
tra cui al centro lo scrittore bolognese Giordano Berti, Roberto Maestri e
Claudio Martinotti Doria
Presentazione libro sul Monferrato a Grazzano Badoglio
durante GOLOSARIA 2011, durante l’intervento di Claudio Martinotti Doria
A fianco seduti al tavolo dei
relatori il Prof. Roberto Maestri e l'editore Lorenzo Fornaca. Foto eseguita
dal Prof. Marco Devecchi.
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