Pubblico
volentieri l’ultimo articolo dell’amico Francesco Mazzuoli su un argomento
delicato e scomodo, cui di solito il gregge umano si adegua accettando la
propaganda mediatica mainstream, per simulare modernità evolutiva e
comprensione dei problemi, mentre in realtà la consapevolezza scarseggia,
soprattutto in termini di lungimiranza prospettica e ripercussioni sociali. Pur
essendo stato affrontato in molte sedi e da diversi autori qualificati,
Francesco Mazzuoli riesce a toccare note, concetti e conseguenze particolari,
approfondendo l’argomento in maniera esaustiva e non politicamente corretta,
com’è nel suo proverbiale stile, sottilmente caustico ed intelligentemente
realistico e pessimistico. Purtroppo quanto sta avvenendo a livello politico e
sociale transnazionale, colpendo quasi esclusivamente l’Europa risale a quasi
un secolo fa, ma a saperlo tuttora sono in pochi (e solo coloro che si
documentano in rete), mi riferisco al famigerato “Piano Kalergi”, concepito dal
conte austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, influente
politico e filosofo e non certo casualmente “massone”, fu un personaggio molto
influente nella sua epoca a cavallo tra le due Guerre Mondiali e fino agli anni
‘50, fondatore dell’Unione Paneuropea e precursore dell’Unione Europea. Nulla
avviene per caso, le idee ed i progetti che ne derivano seguono a volte
percorsi indecifrabili e tempi imprevedibili, riuscendo a plasmare la realtà,
facilitate da una forte tendenza connaturata (forse artatamente) nella psiche
umana collettiva, ad uniformarsi alla massa, come un gregge di pecore che
attende che qualche falso pastore le guidi all’ovile o al macello. E nella
nostra epoca gli ovili ed i macelli sono ben camuffati e mimetizzati, per cui
le pecore potrebbero pensare di recarsi beatamente a pascolare …
Claudio
Martinotti Doria
A CHE COSA SERVE LA PROPAGANDA GENDER?
Di Francesco Mazzuoli
Alzi
la mano chi avrebbe voluto due padri: a me, sinceramente, uno è bastato e
avanzato...
Comincio
celiando perché l'argomento è complesso. Accennerò soltanto ai contorni
filosofici del tema, perché il mio scopo è quello di andare dritto alle
funzioni della propaganda gender, all'interno del più generale sistema
di propaganda a sostegno del progetto di ingegneria sociale mondialista e
transumano.
La
domanda filosofica di base è la seguente, premessa di qualunque speculazione
sociologica e specialmente di quella in argomento: dove finisce l'aspetto
biologico dell'uomo e dove comincia quello culturale?
È
bene subito far presente che la risposta definitiva al quesito non è stata
ancora data e probabilmente è impossibile da dare, vista l'enorme influenza dei
fattori ambientali e culturali nel comportamento dell'uomo e lo stretto, spesso
inestricabile, embricarsi di questi ultimi con i fattori genetici.
Certamente,
la provenienza disciplinare degli studiosi (e, tristemente, ancor di più la
difesa di steccati accademici) orientano la risposta. Per fare degli esempi
abbastanza noti, si può citare la sociobiologia di Edward O. Wilson, dove
l'accento cade sulla determinazione genetica del comportamento; ovvero
all'opposto, l'ambientalismo radicale di Burrhus Skinner, secondo cui il
comportamento umano è interamente manipolabile e determinato dai cosiddetti
rinforzi ambientali: cioè i comportamenti si instaurano o estinguono in base ai
premi o le punizioni comminate dall'ambiente sociale. Personalmente, sono
d'accordo con molte delle risultanze scientifiche dell'etologia umana, che vede
l'uomo non come una tabula rasa, bensì un animale con un corredo
istintuale molto vasto e limitante; tuttavia, avendo una formazione
psicologica, al contempo riconosco la manipolabilità dell'uomo, attestata da
una ampia letteratura scientifica.
Parlando
della presunta dicotomia natura-cultura, non possiamo ovviamente tralasciare il
punto di vista dell'antropologia culturale, disciplina che più di ogni altra ha
studiato la specie umana in contesti diversi. Possiamo, così, osservare come
anche il comportamento sessuale, pur essendo un istinto biologico primario, è
nell'uomo impregnato di elementi culturali: basti pensare al fatto che il tasso
riproduttivo è tenuto sotto controllo proprio mediante pratiche culturali,
(forse alcuni si meraviglieranno, ma persino nelle società a livello etnologico
esistono pratiche di contraccezione elaborate).
Quello
appena citato è un esempio di come biologia e cultura siano strettamente
embricati; ma un altro caso da manuale è il tabù dell'incesto, il quale, se da
un lato ha un ruolo biologico, permettendo una maggiore varietà genetica
attraverso la riproduzione esogamica, dall'altro rende disponibili figlie e
sorelle per scambi femminili interfamiliari, che creano alleanze politiche e
strutturano la società.
Entriamo,
in tal modo, nel cuore del tema che ci riguarda: il ruolo sociale strutturante
della classificazione sessuale. Infatti, la divisione sessuale maschio-femmina
ha un ruolo cognitivo fondamentale, attraverso il quale nasce lo stesso
concetto di differenza sociale di base (se non il concetto di
"differenza" tout court), senza il quale probabilmente non è
pensabile nessuna organizzazione di società umana.
La
ricerca antropologica (già Linton in Culture, Society and the Individual,
1938) ha messo in luce una tassonomia di elementi comuni e costituenti di tutte
le società, che ne determinano l'organizzazione: la divisione sessuale; la
classificazione per età; i legami fondati sulla parentela di sangue; i legami
sociali volontari; la classificazione gerarchica di prestigio.
Alla
luce di queste nozioni, arriviamo a comprendere una prima fondamentale funzione
della propaganda gender: scardinando l'ordine sessuale tradizionale,
scardina la base stessa dell'organizzazione sociale esistente. E ciò ci
dà una misura della radicalità e della violenza del programma di rimodellamento
sociale concepito ai piani alti del sistema mondialista. L'attacco all'ordine
sessuale è, quindi, l'attacco al cuore della società, tramite il quale un'altra
architrave finisce definitivamente in pezzi: quella della famiglia, del resto
già aggerdita da divorzio e femminismo.
Notiamo,
di passata, che in questa lotta senza quartiere alla società esistente, anche
l'ordine su base "anagrafica" è aggredito e sconvolto: presto
l'assenza di coperture previdenziali e sanitarie pubbliche falcidieranno la
terza età e l'eutanasia - preconizzata da Jacques Attali e accompagnata da
campagne mediatiche ad effetto - sarà il pronto rimedio ad una intollerabile
vecchiaia di povertà e solitudine, misera al punto da rendere i romanzi di
Dickens barzellette per tirarsi su. La parte rimanente della popolazione bianca
(tranne i bambini, sempre di meno) - come già si può cogliere osservando i
rincitrulliti e ossigenati ambosessi in blue jeans nati all'inizio degli
anni '50 - costituirà un'unica indistinta classe di età, vestità allo stesso
modo dai quindici ai sessant'anni. Diceva Dino Risi che si dovrebbe morire a
ottant'anni per legge; sbagliava: si dovrà morire molto prima. (Mi dilungo un
po', ma è interessante pure osservare come nelle società dei cacciatori
raccoglitori, nomadi, gli anziani siano abbandonati al loro destino,
esattamente come inizia a succedere nel nuovo nomadismo mondialista della
società tecnologico industriale senza frontiere).
E
scopriamo, allora, un'altra funzione essenziale della propaganda gender, rubricata
nell'agenda delle élites che modella le nostre vite e le nostre morti:
quella di ridurre la popolazione. I rapporti omosessuali, infatti, sono per
definizione sterili e non a caso, nella storia e nelle diverse società, le
pratiche omosessuali non sono state mai promosse od imposte, perché ciò avrebbe
provocato l'estinzione della specie. Qualcuno dirà: ci saranno gli uteri in
affitto; certo, ma se li potranno permettere solo gli omosessuali più abbienti
e le nuove balie del duemila – ovviamente di modesta estrazione - anziché
allattare, partoriranno.
Ma la
propaganda gender oltre che da distruttore, funge anche da enorme distrattore,
convogliando sulla sua grancassa mediatica l'interesse di popolazioni
inebetite, che dovrebbero pensare a problemi forse più importanti, quali la
propria sopravvivenza non più garantita. Invece, mentre si smantellano diritti,
possibilità, livelli di benessere ottenuti attraverso secoli di lotte,
l'attenzione è indirizzata sulla grande conquista di potersi sposare con
qualcuno dello stesso sesso. Il mio consiglio a questi fortunati, è di godersi
la cerimonia, visto che vivere insieme a lungo sarà piuttosto difficile, se
nessuno dei due sposi potrà avere un lavoro.
E
approdiamo ad un altro punto nodale della nostra analisi: la propaganda
omosessuale come strumento politico.
Questo
disegno passa dalla distruzione dell'identità dei popoli, della tradizione, e
del legame con il proprio territorio. Comporta l'annientamento dei popoli
stessi per come li conosciamo, fisicamente sostituiti con immigrati di culture
differenti e inassimilabili, in modo da costruire un mosaico multietnico di
interessi contrastanti e inconciliabili in nome di un interesse comune, che si
riconosca in un territorio e voglia difenderlo. In quest'ottica, l'imposizione
dei diritti del "diverso" - divenuto per legge uguale, in primis
attraverso la propaganda gender - è appunto il grimaldello per giungere
al compimento di un simile disegno.
È
fondamentale, a questo punto, capire che l'ideologia gender sarà
utilizzata come nuova discriminante politica per escludere – stigmatizzandole
come omofobe o sessiste – forze politiche anti-sistema o
pericolosamente antagonistiche.
Non è
finita qui. La propaganda gender ha pure la funzione di conculcare le
libertà residue del mondo libero. La libertà dovrebbe essere scelta e
non imposta; laddove invece la si imponga, come per l'ideologia gender,
con tanto di apparato repressivo e psicopoliziesco predisposto per la punizione
dei trasgressori, (lo spiega lucidamente Maurizio Blondet http://www.maurizioblondet.it/gender-arma-della-nuova-oppressione-libertaria/), la cosa è
perlomeno sospetta. Del resto, imporre la cosiddetta libertà con la forza è
prassi cui il sistema ci sta abituando, a partire dai bombardamenti per
stabilire democrazia e libertà, secondo il noto motto orwelliano
"La guerra è pace la libertà è schiavitù". (Rammentiamoci sempre che
per comprendere la realtà lo strumento più semplice è ribaltare i concetti
dettati dalla propaganda: il meccanismo della neolingua è piuttosto semplice e
in definitiva, una volta smascherato ci aiuta addirittura a capire le cose.
Certo, bisogna cominciare dal non credere, ma, come scriveva Louis Scutenaire:
"Il peccato originale è la fede").
Ci
sono implicazioni filosofiche ancora più profonde. Non solo la biologia non è
un destino, ma la biologia addirittura non esiste. Questo ci dice, in ultima
analisi, la propaganda gender.
L'anima
ce la siamo lasciata alle spalle già da tempo, ma adesso scomparirebbero anche
gli istinti e le predisposizioni biologiche: il modello di uomo è quello
preconizzato da Filippo Tommaso Marinetti nei vari Manifesti del
futurismo: "l'uomo meccanico, dalle parti cambiabili"; "la
fusione tra uomo e macchina".
La
fantascienza è ormai superata dalla realtà: siamo nel transumanesimo
consumistico: si progettano robot che assomiglino a uomini e uomini che
assomiglino a robot e siamo vicini al punto di convergenza. Vista
l'idiozia dei progettisti, non ci resta che sperare nell'intelligenza
artificiale.
Eugenetica
da supermercato e sconti comitiva per l'eutanasia ci aspettano ammiccanti e
sostituiranno gite a Lourdes e genuflessioni davanti alla statua della Madonna
di Fatima.
Intorno
a noi e davanti allo specchio - riempiendo di filling in offerta una
ruga di troppo - un popolo di schiavi robotizzati reclutati col telefonino,
pronti in cambio di un nuovo gadget ad obbedire al nuovo feudalesimo dal
volto umano e democratico.
Tuttavia,
sono ottimista: la biologia vincerà; ma non sarà quella umana.
Perché,
in una società del genere, anche la conservazione della specie deve avere un
data di scadenza.
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