di Claudio
Martinotti Doria
Manfredi
Lanza, autorevole collaboratore della rubrica di storia locale Patria
Montisferrati ha recentemente pubblicato il libro “Casate
aleramiche nei secoli” presso le Edizioni Il Fiorino di Modena, un
testo che per noi monferrini riveste una particolare importanza per i
motivi che mi appresto a spiegare.
Per
coloro che, bontà loro, seguono fin dagli albori la sopra citata
rubrica, l’ultima produzione di Manfredi Lanza costituisce un
ripasso ed un approfondimento con qualche integrazione, per tutti gli
altri costituisce una vera scoperta delle casate aleramiche con molte
sorprese su come queste nel corso dei secoli siano divenute
prestigiose ed importanti ed abbiamo influito sulle sorti del
Mediterraneo ed in parte del continente europeo.
Manfredi Lanza in una foto del 2007
Leggendo
queste righe alcuni potrebbero affermare che erano già a conoscenza
dell'importanza storica degli aleramici, senza rendersi conto che si
riferiscono prevalentemente a quello che presumono di sapere sulla
storia del Monferrato, riferendosi prevalentemente se non
esclusivamente alla sola casata aleramica dei marchesi di Monferrato,
che coi marchesi di Occimiano costituivano il ramo “oddoniano”
(discendenti dal figlio di Aleramo, Oddone), ma il ramo con maggiori
casate marchionali è stato quello “anselmiano” (dal figlio
Anselmo, quello sopravvissuto più a lungo cronologicamente).
Fu
infatti il figlio di Anselmo, Oberto (tipico nome obertengo, marca da
cui proveniva la moglie di Anselmo, successivamente i matrimoni
aleramici avvennero invece con donne arduiniche), ad avviare il
troncone aleramico anselmiano, che ha dato vita ai marchesi di Sezzè
(Sezzadio), del Vasto (detti anche del Guasto, che in seguito alla
scissione avvenuta nel 1142 hanno dato vita ai marchesi di Saluzzo e
Busca, Ceva-Clavesana, Carretto- Savona, Cortemilia-Loreto), Incisa,
Bosco, Ponzone.
Marchesati
che occuparono vaste porzioni dell'attuale Piemonte meridionale, in
particolare le Langhe e gli Appennini, e ampie aree e città costiere
della Liguria ed il suo entroterra. Alcuni monferrini avvezzi a
recarsi al mare in rinomate località liguri si sorprenderanno a
scoprire che molte di queste località furono possedimenti aleramici
Rammento
che Aleramo ebbe tre figli, Guglielmo, Anselmo e Oddone,
dalla prima moglie, che rimane sconosciuta, mentre dalla seconda
moglie, Gilberga (o Gerberga), figlia di re Berengario, non risulta
vi sia stata discendenza.
Per
i monferrini, piuttosto digiuni di storia aleramica (che confondono
con la storia del solo Monferrato), non per colpa loro ma per il
fatto che di elementare divulgazione storica locale se ne fa poca,
leggere il libro di Manfredi Lanza è un’operazione non solo di
apprendimento ma anche di acquisizione di una sana dose di umiltà,
perché si potrà scoprire che altri personaggi e casate sono state
grandi quanto i Monferrato ed alcuni matrimoni, alleanze, azioni
belliche e strategie diplomatiche dei personaggi di spicco di queste
casate aleramiche sono state particolarmente importanti ed hanno
influito sul corso della storia di alcuni vasti territori, come ad
esempio la Sicilia, alla pari se non più di quanto abbiano fatto i
marchesi di Monferrato nell'allora “Lombardia” o nel Vicino
Oriente.
Le tre marche volute da re Berengario nel 950-51
Manfredi
Lanza, rammento per coloro che non ne avessero mai sentito parlare, è
un discendente aleramico dei marchesi Lancia di Busca, divenuti Lanza
tra il XV ed il XVI secolo in seguito al dominio aragonese in
Sicilia, poi elevati al rango di Principi di Trabìa in Sicilia nel
1601. La casata ha accumulato nel corso dei secoli una cinquantina di
titoli nobiliari, tra signorie, baronie, comitati, marchesati, ducati
e principati, divenendo Pari del Regno di Sicilia (che erano in tutto
dodici), finché a fine '700 tramite un matrimonio con l'ultima
discendente della potente dinastia dei Branciforte divennero primi
tra i Pari del Regno.
Manfredi
Lanza da oltre una trentina di anni si dedica a studi e ricerche
storiche di famiglia, e si potrebbe pertanto considerare uno storico
aleramico qualificato, perché conosce i procedimenti accademici per
condurre ricerche storiche ed è alquanto scrupoloso e preciso per
indole oltre che per applicazione perseverante, e possiede una
notevole padronanza della lingua italiana fino all’erudizione, che
di questi tempi potrebbe anche risuonare anacronistica, ma in realtà
è una forma di ricercatezza rispettosa nei confronti del lettore
destinatario dei suoi testi.
I
suoi sono testi che non sono e non vogliono essere puramente
divulgativi ma neppure riservati agli addetti ai lavori, quindi non
troppo tecnici né semplificati eccessivamente. Perché la storia è
ostica, e qualche sforzo lo si deve pur fare per cercare di capirne
qualcosa, soprattutto nei meandri complessi ed estremamente
ramificati delle genealogie, degli intrecci matrimoniali, delle
ascese nobiliari e di potere, dei continui cambi di alleanze politico
militari, che erano tipiche dei tempi medievali e rinascimentali
descritti e delle casate che gestivano il potere, estremamente
frazionato e mutevole dell'epoca.
Sono
diversi i pregi di questo libro, ad esempio le cartine realizzate
personalmente dall’autore per collocare i vari feudi, corti e
possedimenti aleramici, che è un particolare che agevola la
comprensione di quanto si legge e che spesso manca negli autori che
si limitano al solo testo trascurando l’iconografia, soprattutto
cartografica. Iconografia che lo stesso autore nell'introduzione
desidererebbe arricchire, come anche la documentazione, eventualmente
in un altro volume più esauriente di questo che vuole solo essere un
compendio, una propedeutica che induca ad approfondimenti.
Apprezzabili,
in quanto di assoluto rilievo storico, i capitoli finali dove sono
riportate come Appendici Documentarie le traduzioni di alcuni dei
pochi testi storici originari che si conoscono, che citano Aleramo,
che sono solo nove, e questo la dice lunga su quanto poco si sappia e
sia stato accertato storicamente e quanto invece sia frutto di
congetture, ipotesi, teorie, interpretazioni, miti e leggende, ecc..
E sono altresì di notevole utilità per il lettore le note ed i
commenti dell'autore ai documenti riportati, che aiuta a comprendere
quelli che sono stati i legami, gli sviluppi, le evoluzioni dei
rapporti dal punto di vista storico.
Aleramo, capostipite della dinastia aleramica, vissuto nel X secolo
Per
la cronaca e gli appassionati cito i nove (e non soltanto sette come
taluni storici riferiscono) atti che riguardano o coinvolgono
Aleramo:
1.
Donazione di Auriola = Darola da parte dei re Ugo e Lotario II, Pavia
933 o 934
2.
Concessione della corte di Foro e della villa di Ronco nel comitato
di Acqui da parte di re Ugo e Lotario II, Pavia, 6 febbraio 938 o 940
3.
Intercessione dei conti Aleramo e Lanfranco in una donazione di re
Ugo e Lotario II alla contessa Rotruda, Pavia, 29 marzo 945
4.
Placito presieduto dal conte palatino Lanfranco alla presenza di
Lotario II. Aleramo figura tra gli intervenienti. Pavia, 13 aprile
945
5.
Intercessione in un diploma di re Lotario II in favore di un certo
Varemondo. Lucca, 5 luglio 948
6.
Diploma dei re Berengario II e Adalberto in favore di Aleramo, con
intercessione di Gerberga, la quale non è ancora qualificata come
sposa del nostro. 25 marzo di un anno compreso tra il 958 e il 961
7.
Atto di fondazione, con Gerberga, del monastero di Grazzano. 11
agosto 961
8.
Diploma di Ottone I. Ravenna 22 o 23 marzo 967
9.
Placito tenuto da papa Giovani XIII e dall'imperatore Ottone I.
Aleramo è citato tra i presenti al quarto posto. Ravenna, 7 o 17
aprile 967
Altro
motivo di pregio del libro di Manfredi Lanza è la semplicità con
cui riesce a precisare alcuni punti salienti, come l’inizio della
dinastia aleramica di Monferrato, che i più sprovveduti divulgatori
popolari di storia locale fanno ancora risalire ad Aleramo
definendolo erroneamente primo marchese di Monferrato, mentre lui è
il capostipite dell’intera dinastia, che come abbiamo visto si è
frammentata in parecchie casate, mentre altri autori poco più
competenti, fanno risalire al figlio Guglielmo (morto prematuramente,
cosa frequente nel medioevo) o al figlio Oddone, mentre invece
sarebbe da attribuire al nipote Guglielmo (che sarebbe il terzo
famigliare denominato Guglielmo, considerando anche il padre di
Aleramo che era un conte franco, mentre invece sarebbe da considerare
il primo come Guglielmo di Monferrato, e sarebbe pertanto corretto
denominarlo Guglielmo I e non III come spesso riportato).
Voglio
però rammentarvi che storicamente non si ha alcuna traccia di
marchesi di Monferrato citati in documenti rinvenuti, fino al 1111
quando viene citato Ranieri nella sua qualifica di marchese di
Monferrato. Il compianto storico Geo Pistarino riteneva che,
indipendentemente dai documenti rinvenuti, si potesse con accettabile
approssimazione far risalire il marchesato di Monferrato già alla
seconda metà del secolo precedente, ai tempi cioè dei marchesi
Oddone II e Guglielmo IV. In precedenza è probabile che il
Monferrato come entità statuaria e feudale fosse solo abbozzata,
embrionale, ben al di là da definirsi e strutturarsi, ed è quindi
un azzardo storico parlarne come se fosse già esistente ed attiva.
Area di influenza politico militare del marchesato di Monferrato durante il medioevo
Questi
aspetti spesso trascurati dagli storici ortodossi, accademici e
cattedratici, che non si occupano di divulgazione ma solo di essere
valutati da loro pari, cui essi si rivolgono con un linguaggio e
modalità non facilmente accessibili, creano confusione nei già
scarsi lettori di testi storici e li allontanano infastiditi, perché
diventa praticamente impossibile capire a chi e cosa si riferiscono
gli storici che usano denominazioni e conteggi diversi secondo i
momenti e le fonti, mentre parlano dello stesso personaggio, epoca e
territorio. Un minimo sforzo per andare incontro al lettore che non è
uno specialista, gli storici di professione dovrebbero farlo, e non
solo con le note a piè di pagina o dei rimandi ma proprio nella
stesura del testo principale. Altrimenti la storia sarà sempre
considerata materia ostica e noiosa, nonostante il fascino e
l'influenza che ha esercitato ed esercita tutt'ora.
Tra
gli argomenti, eventi e personaggi su cui l'autore si sofferma, sono
sicuramente degni di nota e desteranno interesse, alcuni che mi
accingo ad elencare sinteticamente:
- i
riferimenti alla formazione originaria della Marca Aleramica, la più
piccola delle tre Marche (le altre due sono la Obertenga e
l'Arduinica) volute a metà del X secolo da re Berengario in chiave
antisaracena, accennando alla sua successiva espansione e
frammentazione.
- la
descrizione della nascita della leggenda aleramica ad opera di
numerosi autori tardo medievali, che vengono scrupolosamente citati
nei loro apporti, come mai avevo riscontrato in testi storici
precedenti.
- le
origini dell'epopea siciliana dei marchesi del Vasto ad opera di
Bonifacio (figura di altissimo profilo, uno dei più potenti marchesi
d'Italia che dominava vastissimi territori liguri-piemontesi), che
trasferì una cospicua parte della sua famiglia presso la corte
normanna di Sicilia, tra cui Adelaide che andò in sposa al Granconte
Ruggero I d'Altavilla mentre stava ultimando la conquista dell'isola.
Da questo matrimonio nascerà Ruggero II che diverrà re di Sicilia e
per mezzo secolo la rese prospera e pacifica ed espanse il suo regno
a tutto il meridione d'Italia e a vari porti e isole mediterranee,
con scarso ricorso alle armi, rendendolo un vero e proprio centro
commerciale e culturale del Mediterraneo, dove si parlavano tutte le
lingue conosciute e si concentravano a corte i maggiori intellettuali
ed artisti dell'epoca. In seguito a queste vicende avvenne una delle
più significative ed importanti emigrazioni della storia,
trasferendo circa 100 mila “lombardi” cioè monferrini, liguri e
piemontesi, nella Sicilia, per colonizzarla, vivendo pacificamente
con gli arabi, i bizantini ed i normanni già insediati. Furono
definiti gli immigrati latini, e si insediarono principalmente nella
Sicilia centro-orientale, ancora adesso definita area lombarda, dove
ancora recentemente il grande linguista e glottologo tedesco Gerhard
Rohlfs ne riconobbe e studiò le tracce idiomatiche.
- Fu
Adelaide a reggere per un decennio il governo dell'isola alla morte
del marito nel 1101 e a trasferire la capitale da Mileto di Calabria
a Palermo. Successivamente, cessati gli impegni di governo, nel 1113
si recò, con molte navi colme d'oro e merci preziose portate in
dote, presso la corte del re Baldovino di Gerusalemme per convolare a
nozze. Quindi l'aleramica Adelaide del Vasto divenne contessa di
Sicilia e regina di Gerusalemme e madre del futuro re di Sicilia
Ruggero II, che spesso viene ricordato nei vari testi e documentari
storici, compresa la prestigiosa BBC, come uno dei migliori re
normanni mai esistiti, mai facendo cenno che era per metà aleramico.
E non fu solo una questione di sangue ma soprattutto di educazione:
se fu un regnante così accorto e saggio è grazie all'educazione
aleramica ricevuta dalla madre e dallo zio Enrico.
Statua di Federico II di Svevia
- dai
fatti sopra descritti discenderà anche il famoso imperatore Federico
II di Svevia, lo Stupor Mundi, figlio di Costanza a sua volta figlia
di Ruggero II di Sicilia: era quindi un pronipote di Adelaide del
Vasto, quindi non era solo un normanno ma in misura significativa era
anche un aleramico. Federico si sposò quattro volte e due delle
mogli erano di discendenza aleramica ed a lui si legò come
collaboratore di fiducia Manfredi II Lancia (Lanza), figura di spicco
del casato aleramico, che decretò da allora il completo
trasferimento di tutta la sua discendenza nel meridione d'Italia; il
casato, con alterne fortune correlate alle dinastie regnati, dagli
Angiò agli Aragonesi, prevalentemente infeudati nella Sicilia
nordorientale, nelle antiche terre dei lombardi, ha proseguito fino
ai giorni nostri.
Statua di Federico II di Svevia
- interessante
anche l'esposizione dell'autore alle origini del conflitto secolare
che contrapporrà gli aleramici, in particolare i Monferrato e
Saluzzo con i Savoia, che risalgono alla marchesa Adelaide di Torino
ultima discendente arduinica che si imparentò con i conti di Moriana
sposando il figlio del capostipite Umberto Biancamano, prima che
assumessero prevalentemente la denominazione di conti di Savoia agli
inizi del XIII secolo.
- l'autore
accenna anche alla fondazione di numerosi monasteri da parte degli
aleramici, concessi soprattutto ai cistercensi, ulteriore segnale dei
forti legami che gli aleramici, soprattutto anselmiani, ebbero con i
territori francesi ed i loro governanti, in particolare con la
Borgogna.
- pur
sorvolando sull'esauriente capitolo sui marchesi di Monferrato, devo
accennare al modo approfondito con cui l'autore delinea la notevole
figura storica di Corrado di Monferrato, figlio di Guglielmo V detto
il Vecchio, e la sua epopea in Terra Santa, sia per il cospicuo
apporto che fornì in termini di materiale, mezzi e uomini che
trasportò con la flotta da lui noleggiata a sostegno delle forze
crociate, sia per la difesa di Tiro e la sua rivalità con Riccardo I
di Inghilterra, detto Cuor di leone, che probabilmente fu il mandante
del suo assassinio mentre era in procinto di assumere la reggenza di
Gerusalemme.
- interessante
l'interpretazione dell'autore che, riferendosi all'importante figura
di Guglielmo VII di Monferrato, che portò il marchesato alla sua
massima espansione per poi fare una fine indegna ed infame ad opera
degli alessandrini, si delinea il declino dell'aristocrazia autoctona
in Piemonte e prenda il sopravvento la supremazia delle città
commerciali, divenute poi città stato, accelerando l'esaurimento del
periodo medievale per dare spazio all'età mercantile e borghese.
Situazione agli inizi del '300, si possono notare i confini di alcuni marchesati aleramici citati nel libro
- comprensibile
l'interpretazione dell'autore, essendo di discendenza aleramica
anselmiana, che alla fine della dinastia dei Monferrato con il
marchese Giovanni nel 1305, se il marchesato fosse stato assegnato ai
Saluzzo, come era rivendicato, invece che ai Paleologo di Bisanzio,
la storia sarebbe stata molto diversa e sicuramente più legata
intimamente alla dinastia aleramica, che avrebbe potuto proseguire.
Cartografia di inizio '300, si possono notare i confini di alcuni marchesati aleramici
- affascinante
il rilievo che l'autore fornisce nel corso del testo a personaggi di
discendenza aleramica, che per il grande pubblico, ma credo anche per
molti storici, sono assolutamente sconosciuti, che si sono distinti
nelle arti e nelle scienze, nella cultura e nella documentazione
storica, ed anche nelle committenze architettoniche ed artistiche, ad
imperitura testimonianza della potenza raggiunta da questi casati
aleramici. Oltre a fatti di cronaca che ebbero grandissimo risalto
all'epoca e si protrarranno divenendo miti e leggende o spunti per
opere letterarie e più recentemente anche mediatiche (ad es. La
baronessa di Carini).
-
infine reputo molto interessante l'indicazione dell'autore di quali
marchesi aleramici siano ancora in vita ai giorni nostri, oltre ai
Lanza già citati, riferisce dei Carretto che possedevano vasti
territori liguri fino a Ventimiglia, compresa la Val Bormida che
governarono per parecchi secoli fino al subentro dei Savoia, ed
alcune famiglie sono ancora iscritte all'Albo d'Oro della Nobiltà
italiana. Altro ramo aleramico non estinto sono i Ponzone, pur
essendosi ridotto al titolo comitale e non più marchionale, e i
marchesi di Incisa, di cui esistono tuttora due rami minori.
Concludendo,
personalmente auspico che l'autore, sostenuto da un editore locale,
possa pubblicare successivamente un altro libro, ancora più
esauriente di questo, che di per sé è già più che apprezzabile e
che consiglio di leggere soprattutto per gli argomenti e le
informazioni inedite e misconosciute che contiene.
Coloro che fossero interessati ad ordinare il libro, potranno farlo presso l'Editore:
Ordinarlo direttamente all’editore: telefonicamente, per posta o
via e.mail.
Manfredi Lanza, Casate aleramiche nei
secoli, Edizioni Il Fiorino, Modena 2013.
Edizioni Il Fiorino (dott. Guerzoni) / via Emilia Est 1741/C / 41122 Modena –
Tel. e Fax 059 282732 – info@edizioniilfiorino.com
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