Scendere in piazza o in strada era prima o poi
inevitabile anche per l’Italia, in tanti infatti si domandavano perché non
avvenisse, perché la popolazione italiana fosse così indolente e ignava e
ritardasse a reagire.
Coloro che ora stanno protestando hanno motivazioni
estremamente eterogenee ed anche contraddittorie, ma è normale che sia così,
perché è un movimento spontaneo che si è più o meno blandamente coordinato
tramite la rete, e vi sono e vi saranno infiltrati, manipolazioni fuorvianti,
mistificazioni, strumentalizzazioni, ecc., solita prassi sia mediatica che
politica ed istituzionale per cercare di denigrare e far perdere consenso
all’iniziativa.
Almeno finché non diverrà massa critica (e la
percentuale varia da paese a paese in base alla cultura, sensibilità ed altre
variabili) ed allora inizierà a preoccupare veramente i parassiti che sono
radicati nelle istituzioni, come i signori feudali nel medioevo che si
riparavano nei loro castelli.
Non è infatti escludibile l’ipotesi che anche per
questo “Movimento 9 dicembre” detto volgarmente dai mass media “dei forconi”,
come per altri che lo hanno preceduto in altri paesi dove è esplosa la
protesta, possa avvenire una sorta di “effetto farfalla” secondo le teorie del
caos esposte dal matematico E. Lorenz negli anni 60. In tal caso in modo anche
repentino ed imprevedibile come tempistica, il contagio della protesta potrebbe
espandersi ed intensificarsi in modo esponenziale ed ottenere risultati
imprevedibili.
Come spesso accade in questi frangenti e contesti,
come per i commenti alle partite di calcio in cui tutti si sentono qualificati
ad esprimere giudizi, è una gara a criticare e trovare incongruenze e difetti
al Movimento, forse una delle attività autolesionistiche più diffuse tra gli
italiani, trovare i difetti altrui ed autoassolvere i propri.
Il problema vero è che quasi nessuno ha ancora
veramente capito che la causa del problema di cui tanti sono vittime è lo Stato
stesso, non sono solo i politici divenuti parassiti, ai quali ancora in troppi
ipocritamente si rivolgono per avere soluzione ai loro problemi e posti di lavoro (che è una
contraddizione in termini, il lavoro vero lo crea solo l'economia reale), la soluzione semmai deriverebbe dall’alleggerimento
dello Stato e da un maggiore decentramento dei poteri, in tal caso disporremmo
di maggiore libertà sociale, commerciale ed imprenditoriale, in quanto saremmo
meno vessati dall’apparato burocratico e dal parassitismo partitocratico.
Quindi non si
dovrebbe protestare solo per cambiare la classe politica mantenendo lo Stato
nelle stesse condizioni ma si dovrebbe riformare lo Stato stesso per
alleggerirlo drasticamente e per aumentare le autonomie locali tornando ad un
concetto di comunità locale come all’epoca dei liberi comuni medievali (la
civiltà del Rinascimento è sorta grazie ai liberi comuni e città stato), perché
se le risorse vengono responsabilmente gestite a livello locale sotto stretto
controllo sociale, il parassitismo, che finora ha prosperato sulla
stratificazione gerarchica e l’accentramento, verrebbe stroncato, non ci
potrebbero essere 1,2 milioni di italiani che vivono (prosperando) di politica
senza mai aver lavorato in vita loro.
Quindi se è più
che legittimo essere critici verso questo Movimento che sta correndo notevoli
rischi protestando in strada, sarebbe più corretto anche sostenerlo
orientandolo nella giusta direzione, affinché possa centrare il nucleo del
problema e non aspetti periferici e secondari che non apporterebbero alcun vero
cambiamento al sistema.
Ed il nucleo del
problema è che finché si pagano troppe tasse e queste oltretutto vanno a Roma,
non si risolverà mai nulla. Meno tasse e quindi rivolta fiscale (non
limitandosi a lamentarsi, ma assumendosi
responsabilità e rischi) e tasse che rimangano prevalentemente a livello
locale.
Questa è l’unica
riforma che potrebbe salvare questo paese, perché il parassitismo prospera
gestendo il denaro pubblico, il resto è fuffa, nel senso che l’unico risultato
che si otterrebbe è di sostituire gli attuali parassiti con altri, che se non
lo sono lo diventeranno.
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