Nessuna via di scampo
pubblicato su Rischio Calcolato
[Questo articolo è apparso anche sul magazine online The Fielder.]
«Che cosa volete vedere? Se vi compiacete nel contemplare un misto spaventoso di mali, d’orrori e di delitti, esso vi sta innanzi. [...] Mi udirete allora parlare di opere crudeli, sanguinose, empie; di sentenze che il caso ha dettate, d’omicidi che esso ha consotto, di morti che son frutto della violenza e della frode; e in questo tragico fine vedrete i reati andare delusi, e ricadere sulla testa dei loro autori. Io sono unico depositario di queste deplorabili verità.» — Orazio, Amleto
Nella settimana che si è conclusa il 23 Giugno, abbiamo avuto un assaggio di quello che vuol dire alzarsi la mattina dopo una sbornia da capogiro. Gli occhi vitrei e languidi che stentano a mettere a fuoco le cose, mal di testa martellante e destabilizzante, confusione cronica per l’intera giornata, conati di vomito, possibili “sorprese” nel letto, ecc. Nel nostro caso il semplice accenno ad un probabile termine dell’alcol monetario da parte del più grande contrabbandiere di alcolici, lo zio Ben, ha fatto risvegliare investitori e speculatori su quello che realmente sta accadendo nei mercati mondiali.
Che sta accadendo? Sono alcolizzati. Dipendono fortemente dal flusso di cervogia ed altre amenità liquide dei banchieri centrali. Nella sua presunta lungimiranza la FED sta cercando di raggiungere un particolare obiettivo, ovvero, quello di portare il tasso di disoccupazione al 6.5%. In effetti, tale tasso sta scendendo. Si potrebbe quindi affermare che lo stimolo monetario stia funzionando, ma invece non è così perché la discesa del tasso di disoccupazione è dovuta più che altro a persone scoraggiate che sono uscite dalla forza lavoro e magicamente dai conteggi ufficiali dei disoccupati.
E’ stata l’unica cosa che ha convinto lo zio Ben a poter affermare che c’era una flebile ripresa in vista? Ovviamente no. Il mercato azionario stava di nuovo solcando i mari dei rendimenti stellari e il settore immobiliare sperimentava una reflazione dopo il tonfo del 2008. Infatti, il denaro pompato dalla FED all’interno degli istituti bancari (praticamente insolventi) veniva parcheggiato presso la banca centrale stessa sotto forma di riserve in eccesso in modo che a tale denaro fosse impedito (per quanto possibile) di inondare l’economia più ampia (riserve che ora ammontano a circa $1.8 bilioni, nonostante nel tempo sono lentamente fluite nell’economia più ampia).
Questo denaro veniva scambiato con bond del Tesoro USA in modo da rendere lo zio Sam solvibile agli occhi internazionali ed appetibile il suo debito. Il problema è che i rendimenti obbligazionario sono scesi a livelli reali negativi e coloro che credevano a questo bluff di sicurezza si sono rivolti ad “investimenti” più remunerativi andando a raschiare il fondo del barile in cerca di qualcosa che avesse dei ritorni dignitosi. La bolla del mercato azionario non è altro che un riflesso di questa situazione. Lo stesso vale per il mercato immobiliare, dove l’acquisto a valore nominale di titoli garantiti da ipoteca da parte della FED a tenuto a freno il deleveraging necessario in questo settore andando a riaccedenre la fiammella della bolla immobiliare da poco scoppiata.
Capite benissimo ora che all’annuncio dello zio Ben di un possibile rallentamento nello stimolo monetario, tutte queste entità si sono risvegliate di soprassalto in preda a dolori lancinanti. Da qui il crollo del mercato azionario e l’aumento dei rendimenti obbligazionari. Ma è avvenuto tutto perché lo ha deciso lo zio Ben? No. Non ha strumenti reali per operare una simile decisione, può solo indirizzare il mercato verso determinate strade ma non ha il potere di costringere nessuno. Infatti, come ripetuto nel precedente articolo, era già da un po’ che il tasso trentennale dei mutui stava aumentando. Perché? Perché in realtà non esisteva alcuna ripresa, bensì la popolazione stava ancora attraverso il doloroso percorso di liquidazione dei debiti precedenti.
Infatti, per ottenere un mutuo di questi tempi bisogna avere un buon rating di credito e la maggior parte degli americani non ce l’ha. I bei tempi che correvano nel 2006 sono lontani anni luce dato che a causa degli eccessi passati adesso ci sono molte famiglie sommerse. Le ristrutturazioni latitano e chi ha una casa se la tiene stretta, e data questa illiquidità degli asset immobiliari le banche tendono a prestare denaro solo in presenza di garanzie più liquide. Le forze di mercato sono ancora operanti nonostante la manomissione da parte delle banche centrali, e come nel 2007 così anche adesso hanno anticipato l’inversione di tendenza da un corso insostenibile ed illusorio.
Se la FED dovesse vendere i titoli comprati da Fannie/Freddie il tasso schizzerebbe ancora più in alto, ma anche il semplice rallentamento della stampante li farà aumentare (cosa che innescherebbe la prossima recessione). Ma non credo che lo farà. Perché? Perché li ha comprati a valore nominale, inoltre una simile azione farebbe crollare di nuovo il prezzo delle case scatenando fallimenti e nuovi default nel settore immobiliare. Risultato? Recessione.
Lo stesso discorso vale per il mercato obbligazionario. Ormai lo zio Ben si trova davanti ad un bivio: rallentare il flusso monetario e causare un crash del mercato azionario e obbligazionario; iniettare lo stimolo monetario nell’economia più ampia facendo esplodere definitivamente l’inflazione nei prezzi. Oggi cercheremo di capire quanto è profonda la tana del bianconiglio.
UNA “GUERRA” DI INTERESSI
Il paese che in principio iniziò ad armeggiare col cosiddetto quantitative easing fu il Giappone al principio degli anni ’90 a seguito del crash del Nikkei mercato azionario. In un disperato tentativo di ripristinare la vecchia euforia, la BoJ si imbarcò in tentativi di stimolare l’economia attraverso la stampante monetaria. Il metodo può essere duplice: o aumentare la valuta in circolazione o aumentare le riserve monetarie sotto forma di cifre su un computer. In entrambi i casi la banca centrale aumenta il suo bilancio; poi è chiaro che più asset compra, più aumenterà l’offerta di denaro.
Il risultato di questa politica è la svalutazione della moneta che, secondo il contorto raziocinio dei pianificatori centrali, stimolerà l’economia attraverso il rilancio delle esportazioni. Ovviamente il rovescio della medaglia vuole che le importazioni siano più costose e il tasso di cambio sia favorevole alle nazioni che intendono fare “razzia” dei prodotti fabbricati nella nazione svalutante. Il mercato non rimane per sempre in questo stato e si aggiusta; o per meglio dire, i prezzi si aggiustano ad un nuovo equilibrio.
Se quindi nel breve termine ci possono essere dei guadagni, essi sono illusori perché nel lungo termine tale politica non farà altro che impoverire la popolazione interna. Qualche mese fa la BoJ c’ha riprovato, ma i risultati deleteri sono arrivati quasi subito andando a placare l’euforia che aleggiava nel paese nipponico. La FED nel 2009 ha iniziato ad adottare la stessa strategia utilizzata dai banchieri centrali del Sol Levante, andando ad inzeppare il proprio bilancio di titoli-pattume che nessuno avrebbe voluto ai prezzi gonfiati artificialmente durante il boom. Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se la FED non avesse comprato quei titoli sotto stress dopo il bust.
Beh, il settore immobiliare avrebbe potuto essere ripulito dalla capacità in eccesso che aveva accumulato nel corso degli anni della bolla, raggiungendo prezzi talmente bassi da permettere alle persone in difficoltà finanziarie di poter acquistare di nuovo un’abitazione. Tutte quelle entità legate alla bolla immobiliare sarebbero andate in default, comprese le banche invischiate nella concessione di prestiti facili. Chissà, forse con un solo centesimo avreste potuto comprare tutto il comparto bancario americano (anche perché in realtà tanto vale).
Invece si è preferito percorrere la via più facile andando a salvare le chiappe a coloro che hanno agito in maniera sconsiderata rimuovendoli temporaneamente dal giudizio del mercato. Anche lo stato ha ottenuto i suoi “pasti gratis,” perché vedeva la banca centrale disposta ad essere l’acquirente ultimo del suo debito. Questo ha consentito allo stato di incrementare le sue spese ed i suoi deficit, ma ciò ha un prezzo e questo prezzo viene pagato sotto forma di tassi di interesse artificialmente bassi. Un tale panorama crea squilibri sia nel consumo che nei piani di produzione generando attività in bolla che drenano risorse da quelle attività generatrici di ricchezza.
Ormai il bilancio della maggior parte delle banche centrali mondiali vede come asset predominante i bond degli stati, messi negli attivi per garantire il loro debito e fornire loro liquidità per rimanere a galla. Vengono quindi salvate entità connesse con l’establishment a scapito di coloro che non lo sono, vale a dire la popolazione. Un deleveraging senza fine per uno ed un releveraging senza fine per l’altro.
Dati questi fondamentali corrotti e illusori, è una questione di tempo prima che le cose sfuggano di mano. Ce lo ricorda anche Steven Englander di Citi.
CRISI EUROPEA SENZA ESCLUSIONI DI COLPI
Poi c’è l’Europa che cerca di barcamenarsi in qualche modo fuori dalla recessione che l’ha inghiottita nel suo complesso. Ogni membro, tranne la Germania, sta affrontando enormi flessioni all’interno delle proprie economie. Ciò non toglie che anche in Europa ha avuto luogo una sorta di quantitative easing, con la BCE che si è erta a garante dei bond dei vari paesi periferici. Ciò ha permesso ai rendimenti di queste nazioni di scendere a dei minimi registrati solo prima della Grande Recessione. Attraverso il LTRO la BCE ha fornito liquidità ad un sistema bancario prossimo alla bancarotta, in modo che esso con quel denaro potesse attuare un carry trade nel mercato obbligazionario e raccogliere tutto il pattume possibili dai governi.
In questo processo si sono inseriti anche giocatori esterni, come la BoJ e la FED, che hanno rispettivamente comprato bond dei degli stati europei e salvato banche estere operanti nei loro territori. Grazie a queste “distrazioni” il sistema bancario europeo ha potuto iniziare a ripagare quei prestiti alla BCE permettendo a quest’ultima di sgonfiare il suo bilancio già gonfio.
Il sistema bancario europeo, quindi, ha potuto continuare ad operare come se niente fosse, come se gli azzardi precedenti all’inizio della crisi nel 2010 non fossero mai accaduti. Per u po’ è rimasto al sicuro continuando a finanziare i governi inadempienti (i quali hanno accumulato debiti che è chiaro non ripagheranno mai), tirando dentro anche fondi pensione ed hedge fund. Anche qui i rendimenti in picchiata dei titoli obbligazionari hanno spostato l’attenzione al settore azionario. Il problema ora è che Giappone ed USA si stanno facendo da parte dati i guai che si stanno accumulando nelle rispettive nazioni. La palla tornerà nel campo dello zio Mario che dovrà infine dare il via sul serio all’OMT.
E con i fondamentali disastrosi dei vari paesi capitolati nel corso degli anni di questa crisi i grattacapi non faranno che aumentare per lo zio Mario. Cipro ha bisogno di ricevere altri €9 miliardi dall’ESM, oltre al miliardo già ottenuto e a quello promesso dal FMI. I suoi oneri finanziari attuali arrivano ad un totale di €23 miliardi. La Grecia ha un totale di prestiti da incassare pari a €243 miliardi da UE e FMI, €116 dei quali già utilizzati ma a quanto pare andati a fondo perduto dato il suo recente ritorno nell’occhio del ciclone. E’ inutile continuare a nasconderlo: la Grecia è fallita.
Il programma di prestiti all’Irlanda finirà nel 2013. L’Irlanda ha racimolato circa €85 miliardi, denaro arrivato attraverso prestiti da UE, FMI, Inghilterra e raid nei fondi pensione irlandesi. E tutto questo solo per salvare il proprio settore bancario. Se dopo questa data il paese di smeraldo possa riuscire a cavarsela da solo è da tutto da vedere. Stesso discorso per il Portogallo, per il quale il programma di prestiti finisce nel 2014; l’economia portoghese versa ancora in uno stato pietoso cosa che renderà difficile (se non impossibile) qualsiasi tentativo di rimborso.
Spagna e Italia non sono in condizioni migliori, anzi le loro finanze continuano a deteriorarsi ed i costi di finanziamento aumentano inesorabilmente. Il settore bancario italiano resta quello più vulnerabile insieme a quello francese, e con le ultime direttive provenienti dall’Ecofin riguardo i “bail-in” sorge legittima una domanda: perché ci si aspetta che qualcuno sano di mente investa nel settore bancario europeo?
Leggiamo cosa ha detto Wolfgang Schaeuble sull’Handelsblatt:
“[...] non ho mai detto che la crisi della zona Euro fosse finita, ho semplicemente detto che abbiamo fatto progressi significativi. Dobbiamo continuare su questo percorso, ma ci attendono ripercussioni. La sostenibilità delle finanze pubbliche italiane è a rischio. La crisi europea tornerà ben presto senza fare sconti. [...] Non ci si può aspettare che i partner europei dell’Italia o la BCE stabilizzino l’economia italiana, quando la sua popolazione non è pronta per le riforme.”I paesi dell’UE stanno cadendo uno dopo l’altro e più cadono meno rimangono in piedi per finanziare i fondi con cui vengono spremuti i vari contribuenti nei paesi fiscalmente responsabili. La BCE fino ad ora si è limitata a garantire per i bond da 1 a 3 anni dei vari paesi europei, ma questo non è sufficiente perché quelle entità che rappresentano investimenti improduttivi sono rimaste in attività e continuano a drenare risorse dall’economia. Il settore statale e quello bancario sono coloro che hanno bisogno di finanziamenti infiniti, mentre il resto della popolazione non è altro che la garanzia collaterale dietro a questi finanziamenti.
Ma non durerà per sempre. La BCE è ad un bivio: inflazionare o lasciare che le promesse vengano infrante. Quest’ultima opzione significherà haircut sulla maggior parte dei debiti contratti dai paesi periferici, questo significa un dolore economico lancinante sopportato dai possessori di bond, cosa che mostrerà quanto vale la credibilità della zona Euro: zero.
CONTAGIO CINESE
Nel caos dei ribassi nei mercati azionario c’è finita anche una delle economie più “insospettabili”: la Cina. La banca centrale cinese ha iniziato ad invertire la rotta adottando una politica monetaria più restrittiva rispetto ai tempi passati. Come spiegato in precedenza, l’economia cinese è potuta crescere grazie anche ad una gigantesca bolla immobiliare che ha letteralmente tappezzato la nazione di città fantasma ed infrastrutture che mai nessuno utilizzerà. La domanda artificiale di nuovi materiali per il gonfiamento di tale bolla ha a sua volta innescato altre bolle in quei paesi che hanno risposto alla richiesta della Cina: Brasile ed Australia, ad esempio.
Bolla delle Proprietà in Brasile |
La maggior parte delle banche centrali del mondo ha inflazionato la propria valuta sin dal 2009 come strategia di una ripresa economica; il problema è che la recessione del 2008 era una conseguenza di questa stessa strategia. In sintesi, si sono date la zappa sui piedi: le banche centrali hanno creato una situazione in cui non possono invertire il loro corso senza causare grande dolore economico alla loro rispettive economie. La bolla immobiliare cinese non fa differenza ed è una bomba ad orologeria che aspetta di scoppiare e trascinare nel baratro ciò che resta dell’economia cinese. La notizia preoccupante è che il tasso interbancario cinese è stato congelato, questo vuol dire che le banche cinesi iniziano a guardarsi con sospetto.
Infatti ogni giro di allentamento monetario ha causato aumenti del PIL sempre più esigui.
Anche qui l’interventismo ha creato condizioni che sono peggiori di quelle che avrebbero prevalso in sua assenza, e la perseveranza su questa via non farà altro che peggiorare le cose. I cinesi avranno finalmente imaprato questa lezione?
UNA FINE INGLORIOSA
Sperando di aver reso l’idea di come stanno le cose ai lettori, l’ultima cosa da aggiungere a questa analisi sono due parole: Grande Default. E’ qui che sono diretti la maggior parte degli stati mondiali data l’alimentazione da parte delle loro burocrazie di una selva di azzardi morali per tentare di rinviare le inevitabili correzioni del mercato. I recenti aumenti nei rendimenti obbligazionario andranno a sconquassare i piani di budget programmati per questo e l’anno prossimo, costringendo gli stati a spendere di più, a peggiorare i loro deficit e ad operare più salvataggi.
Le loro economie, una volta fucine di ricchezza e prosperità, sono un organo che suona una melodia stridula e sconnessa che presto vedrà le sue canne costrette al silenzio. Dopo un secolo di grande crescita dovuta ad una maggiore libertà degli individui, allo sfogo della loro creatività, all’accumulo di capitale ed alla benedizione letteraria di questi accorgimenti sulla strada verso la redditività, il socialismo è entrato a gamba tesa nelle nostre vite come se potesse riuscire a “migliorare le cose.”
In realtà, penso che sia stato utilizzato come mezzo di redistribuzione a favore di coloro ben connessi con l’establishment. C’era parecchio da ridistribuire. Si pensava che coloro che gestissero questo trasferimento nascosto avrebbero potuto farla franca. Hanno finito per credere alla loro stessa menzogna: la loro presunta onnipotenza. Si sono lasciati convincere dalle loro stesse promesse, il fattore psicologico dell’enorme truffa imbastita a spese del resto della popolazione ha finito per consumare la visione del quadro generale della situazione.
Ma non c’è da sorprendersi perché questa è la fine che fanno tutti i piani ben congeniati dei pianificatori centrali. Un giorno prima le cose sembrano andar bene, il giorno dopo è il caos. Il giorno prima tutti compravano il pattume obbligazionario dello zio Sam, il giorno dopo tutti lo gettano nella pattumiera.
E’ una situazione senza via di fuga perché infine i banchieri centrali perderanno il controllo e tutte le misure messe in campo porteranno solamente a disastri repentini senza che possano accorgersi di come il castello di carte eretto nel corso degli anni possa cadere in un battito di ciglio. Ma priva di arrivare definitivamente al punto di rottura, la popolazione subirà perdite progressive delle proprie libertà civili. Già ora in Italia possiamo averne un assaggio. Lo stato ed i suoi componenti faranno di tutto per restare attaccati ai loro posti di comando, ma nella loro maniacale brama di potere non riescono più a vedere verso cosa si stanno spingendo: è un vicolo cieco.
La storia purtroppo non fornisce alcun esempio di una inversione volontaria dei pianificatori centrali da questa china scivolosa. L’occidente e tutto il mondo potrà tornare a prosperare, ma non prima che questo periodo oscuro non sia terminato. I pianificatori perderanno, questo è certo, ma faranno terra bruciata di tutto quello che si trova intorno a loro.
IL PARADOSSO
Prima di congedarci una parola sull’oro. E’ innegabile che il mercato del metallo giallo sta sperimentando un serio ribasso già da molto tempo, e questo è sinceramente un paradosso date le condizioni economiche e finanziarie della maggior parte di paesi mondiali. Per come la vedo io credo che il seguente grafico possa dare una spiegazione esaustiva (oltre al fatto che viene costantemente manipolato) per quello che sta accadendo nel mercato dell’oro:
Come spiegavo in un articolo precedente, il terreno su cui stiamo giocando si basa fondamentalmente sulle percezioni della realtà e non sulla realtà stessa. E in questo momento gli attori economici percepiscono che è in atto una reflazione immobiliare quindi puntano le loro scommesse sulla FED piuttosto che sulle forze di mercato, convinti che in questo modo possano salvaguardare il loro patrimonio. Nel 2011, ad esempio, gli americani consideravano l’oro come l’asset migliore da possedere; nel 2013 il vento è invece cambiato.
Finché il mercato azionario ed il settore immobiliare attireranno con i loro rendimenti l’attenzione degli investitori, l’oro sarà abbandonato al suo destino. L’oro cartaceo, ovviamente, perché l’oro fisico è ancora determinante (sia per banche centrali che per persone comuni). Ma il prezzo che vediamo sulla teleborsa è farlocco, perché indicante il prezzo dell’oro fiat.
Anche nel 2006 l’investimento immobiliare veniva considerato il più sicuro, eppure sappiamo come è finita. Nel 1929 Irving Fisher credeva che la borsa americana aveva raggiunto un picco permanente, eppure sappiamo come è finita. I fondamentali oggi puntano tutti verso un’economia zombificata che ha bisogno di costanti iniezioni di denaro per sopravvivere, e nel frattempo oro e argento vengono offerti a prezzi stracciati. Fate le vostre scommesse, quindi.
CONCLUSIONE
Nelle ultime due settimane abbiamo visto cosa succede quando si accenna solamente a togliere l’economia mondiale dal supporto vitale artificiale noto come pompaggio monetario: tutti i mercati sono caduti. E si trattava solo di un timido accenno, e questo vi conferisce il grado di quanto essi siano dipendenti da questa droga. Perché adesso? Perché i pianificatori centrali hanno creduto alle proprie stesse menzogne e sono finiti nella loro stessa rete: credevano che la pallida ripresa che stesse sperimentando l’economia fosse reale e quindi potessero invertire il corso. Non è così e lo zio Ben ha scoperto la triste verità ancora una volta.
Quando i drogati intuiscono che la loro razione di droga mensile a cui sono abituati diminuirà vanno nel panico e in crisi di astinenza. In tutto il mondo abbiamo avuto la stessa reazione perché come ben sappiamo da un momento all’altro potrebbe arrivare la partita di droga che potrebbe stroncare i clienti che ne fanno uso. Per le banche centrali questa è equivalente a tassi di interesse in ascesa.
I mercati dei capitali sono allo sbando in necessità di più droga dati gli errori che si stanno accumulando a livello crescente e globale. Si pretende che il denaro facile possa sopperire a questi errori giocando d’azzardo con le iniezioni di liquidità e far uscire i cosiddetti TBTF ponendo le perdite su una specifica classe di agenti economici: i contribuenti. Loro sono le classiche persone che tornano a casa da lavoro e scoprono l’amara verità: qualche drogato è entrato nella loro abitazione per svaligiarla. Di conseguenza la loro capacità di creare ricchezza reale viene seriamente danneggiata.
Ormai il vero compito delle banche centrali è tenere il più lontano possibile la realtà delle cose, tra una pantomima su presunte strategie d’uscita ed un’altra.
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