Ecco come si svolge. A gruppi di 5 persone viene mostrato un documentario. Dopo tre giorni a ciascun individuo vengono poste delle domande per verificare cosa ricorda del filmato e ognuno fornisce risposte più o meno accurate. Poi si fa passare qualche altro giorno e i soggetti vengono di nuovo intervistati su cosa ricordano. Ma questa volta si introduce un elemento di perturbazione: ad ogni persona si dànno da leggere descrizioni del filmato scritte dagli altri 4. Però i ricercatori in questa fase mentono. I “ricordi” degli altri 4 sono generati da un computer e includono circostanze o episodi estranei al filmato. Nel 70% dei casi, dopo aver letto le false memorie, i soggetti si convincono di aver rammentato male e modificano di conseguenza la descrizione delle loro reminiscenze.
Passati altri giorni, ai soggetti si rivela che sono state vittime di un raggiro e le “memorie degli altri” sono inventate. Quindi si chiede loro di risalire ai ricordi indicati nella prima intervista, cioè prima della manipolazione. Nel 50% dei casi i soggetti non sono più in grado di ricordare correttamente. La loro memoria è stata contaminata irrimediabilmente. Talora rimangono convinti di aver visto ciò che nel documentario non c’era.
Ma c’è di peggio. Molte persone quando si rivela loro l’imbroglio rifiutano di credervi, in quanto sono genuinamente convinte di ricordare come reali circostanze inesistenti o inesatte. Insistono che le loro memorie indotte sono quelle autentiche e addirittura si inalberano che si cerchi di manipolare questi loro “ricordi” erronei. Ormai la mistificazione nella loro mente si è tramutata in realtà incontrovertibile. Nell’esperimento il 50% delle persone rimane convinta che la memoria falsa sia quella vera, nonostante venga loro detto il contrario. E’ sufficiente menzionare ricordi (falsi) altrui per condizionare la memoria di molti individui e trasformarne l’individualità in conformismo .
Le implicazioni nei processi penali sono ovvie: testimoni oculari chiave possono venir influenzati dalla polizia o dal Pm e quindi indotti a giurare su circostanze false o sul riconoscimento di persone estranee al delitto. Le conseguenze del conformismo nella sfera politica sono ancora più devastanti. E’ possibile manipolare ricordi e percezioni di metà della popolazione riguardo ad un documentario, dove gli spazi per le interpretazioni sono alquanto limitati. Immaginate le sterminate praterie che si aprono a chi volesse sfruttare le tecniche di manipolazione su questioni molto meno oggettive. Anzi non c’è bisogno di immaginare. Abbiamo già sperimentato i deliri berlusconiani sull’Italia governata per 50 anni dalla sinistra, i giudici comunisti, l’eroe Mangano, l’imprenditore che si è fatto da sé, la nipote di Mubarak, il contratto con gli Italiani realizzato, le infrastrutture costruite, i conti in sicurezza nonché tutto il repertorio di frottole con cui siamo stati bombardati fino a pochi mesi fa.
Dovremo prepararci a quelle nuove, cucinate per la ridiscesa in campo: “non ho mai messo le mani in tasca agli Italiani”; “con il mio governo la crisi non c’era; “ho abolito l’Ici”; “i ristoranti erano pieni”; “sono sempre stato contrario all’euro”; “il mio governo è stato abbattuto dalla Merkel e da Draghi”. Il tutto diffuso ad libitum da Raiset.
Va detto che la manipolazione della memoria non è un esclusiva del Caimano. Infatti a milioni sono convinti che in Italia domini un non meglio precisato pensiero unico neoliberista, che la crisi è colpa degli speculatori, che Berlusconi ha governato 20 anni (Dini, Prodi, D’Alema e Amato non sono mai esistiti), che nel 1992 bastò una svalutazione per tornare di colpo un paese prospero e vitale, che la spesa pubblica in Italia sia stata selvaggiamente tagliata, che esista un complotto incentrato su un oscuro signoraggio bancario, che la Banca d’Italia e la Bce siano “private”.
Esiste un antidoto alla contaminazione della memoria? In teoria si. Alle ignare vittime della propria credulità basterebbe far rivedere il documentario, ma nella pratica è molto più complicato. La gente dovrebbe avere interesse a riguardarsi le scene. Fuor di metafora significa verificare i dati, rileggersi le cronache del tempo (oggi con internet è facile), imparare dai libri di storia. Ma quanti sono quelli che fanno quest’opera di controllo? Pochi, anche tra la minoranza che usa regolarmente internet, e comunque un numero nemmeno paragonabile alle moltitudini telelobotomizzate. In vista delle elezioni del 2013 ci si aspetterebbe che il centro sinistra rispolveri le tante proposte di legge antitrust sul sistema televisivo e dei media. Al momento invece si rispolvera la legge bavaglio
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