Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

PER CONTATTI: claudio@gc-colibri.com

Se preferite comunicare telefonicamente potete inviare un sms al 3485243182 lasciando il proprio recapito telefonico (fisso o mobile) per essere richiamati. Non rispondo al cellulare ai numeri sconosciuti per evitare le proposte commerciali sempre più assillanti

Questo blog ha adottato Creative Commons

Licenza Creative Commons
Blog personale by Claudio Martinotti Doria is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at www.cavalieredimonferrato.it.
Permissions beyond the scope of this license may be available at www.cavalieredimonferrato.it.


Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Benvenuti in Idiocracy. Cancel Culture, l’idiozia è il nuovo standard: un favore ai nemici esterni e interni dell’America

 

Cancel Culture, l’idiozia è il nuovo standard: un favore ai nemici esterni e interni dell’America

Non più tardi di cinque o sei anni fa, chi avrebbe mai pensato che le piattaforme dei social media dominanti d’America, come Facebook, Google-YouTube e Twitter, avrebbero attaccato i diritti del Primo Emendamento impegnandosi a mettere a tacere un numero enorme di loro utenti tramite censura, cancellazione e deplatforming? Di tutte le maledizioni che si potevano abbattere sugli Stati Uniti d’America, la censura e la cancel culture sono forse le peggiori.

Ma questi due fenomeni del nostro tempo non avrebbero mai oltrepassato il livello di guardia se non si fossero sommati ad un altro flagello biblico, non meno devastante, un fiume in piena che da qualche mese a questa parte ha rotto tutti gli argini e sta dilagando in tutto il Paese. Ne ha parlato qualche giorno fa, su American Thinker, un tale che utilizza lo pseudonimo A.C. Smith e che ha giustamente ritenuto opportuno ricordarci un film del 2006, Idiocracy, commedia di ambientazione fantascientifica in cui viene rappresentato uno scenario distopico del futuro dove, a causa della maggiore prolificità degli idioti, il livello di intelligenza medio raggiunge livelli talmente bassi da mettere addirittura a rischio la sopravvivenza del genere umano.

Nell’America raffigurata dal film, qualunque cosa somigliasse alla ragione e alla logica era stata del tutto abbandonata. “Nel corso dei decenni i fondamentali erano precipitati così in basso che i contadini annaffiavano i loro raccolti con Gatorade invece che con l’acqua e le persone si comperavano lauree di risulta al supermercato”. Molto divertente, osserva Smith, peccato che in questi ultimi mesi la profezia si sia tragicamente avverata, essendo ormai evidente che non solo il dissenso politico e culturale, ma anche la logica è stata “cancellata”, ed ora osserviamo increduli come, una stupidata dopo l’altra, l’idiozia è diventata il nuovo standard, portandosi dietro nuove regole, convenzioni e persino leggi. “L’idiozia sta diventando necessaria quanto una volta lo era la logica,” e nei grandi dibattiti sui maggiori problemi della nazione la logica non ha più bisogno di essere applicata, al contrario, visto che, oltretutto, è probabilmente “razzista”.

Del resto, la nazione più potente della Terra ha un leader che sempre di più ha l’espressione di uno che sembra chiedere “Dove sono, e cosa diavolo dovrei fare qui?“ Questa è un’assurdità, ok, ma in un’idiocrazia l’assurdità va bene. E quando Biden dice a Nancy  Pelosi cose tipo “Whatever you want me to do“  (qualunque cosa tu voglia che io faccia), nessuno, tranne i notiziari conservatori, osa obiettare che è brutto che il leader del mondo libero segnali all’opinione pubblica dell’intero pianeta che lui, Joseph Robinette Biden Jr., detto Joe, in teoria il 46esimo presidente degli Stati Uniti, non è realmente in carica – “nessuno ha eletto Nancy Pelosi alla presidenza l’ultima volta che ho controllato,” annota sarcastico Smith. D’altra parte, “i media mainstream hanno elogiato quasi tutto ciò che Biden fa, ma non sta facendo nulla e tutti fanno finta che questo non abbia importanza,” constata sconsolato l’autore del pezzo.

Ma torniamo al punto dal quale siamo partiti e poniamoci la domanda fondamentale sulla cancel culture (cultura della cancellazione), che, ricordiamolo, è una linea di pensiero che spinge verso l’annichilimento – anche attraverso l’online shaming – di prodotti culturali, ma anche di persone, aziende e istituzioni colpevoli di discriminazione nei confronti di minoranze, etnie, generi, ecc. La domanda è questa: perché la cultura della cancellazione – che pure ha dimostrato ampiamente di essere capace soltanto di dividere e di fomentare l’odio tra gli americani – è così drammaticamente in aumento in America? Perché dopo generazioni e generazioni di americani che hanno considerato sacre le libertà di parola e di associazione, nonché la presunzione di innocenza, adesso molti giovani (ed anche meno giovani) sembrano accettare di buon grado, se non addirittura abbracciare con entusiasmo, queste pratiche censorie e liberticide? La risposta migliore la si ottiene se si individuano innanzitutto i beneficiari del movimento, che sono alcuni nemici esterni degli Stati Uniti, in particolare quelli che vogliono “rifare” il mondo, come il Partito Comunista Cinese e, come suggerisce su American Thinker Scott S. Powell, senior fellow presso il think tank conservatore di Seattle Discovery Institute, le élite associate al World Economic Forum di Klaus Schwab, famoso per i suoi incontri annuali a Davos e per la spinta a realizzare il “Grande Reset”.

A queste forze ostili esterne si uniscono nemici interni che si nascondono tra le élite statunitensi, nei partiti politici, nelle burocrazie governative, nel mondo accademico e aziendale, nonché in gruppi come Black Lives Matter (BLM) e Antifa. “Le élite – spiega Powell – usano questi ultimi gruppi nello stesso modo in cui Hitler usava le camicie brune. BLM e Antifa sono essenzialmente i fanti delle élite usati per fomentare la paura interna e la divisione, oltre che per distruggere il legame della società con il suo passato e persino per far precipitare il Paese in una guerra civile, il che facilita il gioco finale di subordinare gli Stati Uniti al Nuovo Ordine Mondiale voluto dall’élite globale”. Insomma, cancellare e distruggere l’eredità americana è necessario per raggiungere la nuova “Terra promessa”: il Nuovo Ordine Mondiale. Quello che probabilmente (ma non necessariamente) i “nemici interni” ignorano è che la cultura della cancellazione è regressiva, non progressiva.

Il futuro distopico immaginato da George Orwell nel suo “1984”, pubblicato nell’anno che segnò l’inizio del regime comunista di Mao Zedong in Cina, il 1949, si è infine avverato. Orwell non ha usato l’espressione cancel culture, ma ha descritto con precisione come la cosa funziona: “Colui che controlla il passato controlla il futuro [e] colui che controlla il presente controlla il passato”. Interessante, per chi ha voglia di approfondire, la ricostruzione storico-critica di Powell sulle radici marx-leniniste della cultura della cancellazione – non che ci fossero dubbi in proposito, ma sempre meglio essere precisi…

Di certo in America (e in tutto l’Occidente) siamo stati troppo lenti ed esitanti ad affrontare la minaccia comunista dalla Cina. Il PCC, ammonisce Powell, non è solo la nostra più grande minaccia militare all’esterno: in realtà, attraverso i suoi programmi multimiliardari di spionaggio e sovversione industriale, accademica e politica in corso negli Stati Uniti, è anche la nostra più grande minaccia esistenziale.

“Il punto di partenza per proteggere le nostre libertà ed espandere le opportunità in America è rifiutare di accettare o facilitare forze che sono chiaramente associate alla repressione e alla tirannia. Anche quando le nostre fazioni politiche e le differenze rendono difficile costruire un consenso, la prima regola è ‘non fare (farsi) del male’. Quando riconosciamo chiari modelli di pratiche che sono stati parte integrante dei sistemi politici più distruttivi della storia umana, gli americani non possono permettersi di essere ingannati. Non c’è posto negli Stati Uniti per la cultura della cancellazione e per la censura”.

Infine, già che ci siamo, avete mai sentito parlare di Bari Weiss? È la giovane scrittrice che ad un certo punto si è sentita in dovere di dimettersi dal New York Times perché non sopportava il “pensiero di gruppo”, cioè l’indottrinamento progressista che ora pervade quel giornale. Ebbene, è appena uscito un suo saggio sul City Journal, “The Miseducation of America’s Elites”, che vale senz’altro la pena di leggere. Lo stesso tipo di pensiero di gruppo che è stato l’incubo della Weiss si è ormai impadronito anche delle prestigiose scuole superiori private del Paese, ormai prigioniere dell’ideologia della “giustizia sociale”, nelle quali i genitori ricchi stanno versando enormi quantità di denaro col risultato di far indottrinare i figli. Scuole in cui l’idea di mentire per compiacere un insegnante, cosa un tempo normale nell’Unione Sovietica, è ormai la regola. “A Brooklyn – scrive Weiss – un insegnante di discipline scientifico-tecnologiche noto per essere friendly verso gli studenti scettici ha riso quando mi ha riferito dell’ultima assurdità: gli studenti gli hanno detto che la loro lezione di storia aveva un’unità su Beyoncé e si sono sentiti obbligati a dire che amavano la sua musica, anche se non era vero. ‘Ho pensato: non hanno nemmeno diritto alle proprie preferenze musicali’, ha detto. ‘Cosa significa quando non puoi nemmeno dire la verità sulla musica che ti piace?’ Un insegnante di inglese a Los Angeles riconosce tacitamente il problema: chiede alla classe di disattivare i propri video su Zoom e chiede a ogni studente di rendere anonimo il proprio nome in modo che possano avere discussioni disinibite.”

Non esistono dati affidabili di indagine sulla libertà di espressione tra gli studenti delle scuole superiori, ma la scorsa settimana, la Heterodox Academy – un gruppo formato da 4 mila e passa accademici impegnato a contrastare la mancanza di diversità di punti di vista nei campus universitari – ha pubblicato il suo rapporto annuale, basato su un sondaggio sulla libertà di espressione nei campus: è risultato che, nel 2020, il 62 per cento degli studenti universitari intervistati ha convenuto che il clima nel loro campus impedisce agli studenti di dire cose in cui credono.

L’economista austriaco Joseph Schumpeter sosteneva che il capitalismo non cadrà perché non riesce a produrre prosperità, ma piuttosto perché ne produce così tanta da generare una classe di ricchi oziosi con niente di meglio da fare che lamentarsi che la società deve essere abbattuta perché non è perfetta. Il saggio di Bari Weiss conferma in pieno la tesi di Schumpeter, nonché il dato di fatto che l’imbarazzante distopia di Idiocracy è diventata la realtà concreta e tangibile dei nostri giorni. Parafrasando Mao Zedong, “Grande è l’idiozia sotto il cielo. La situazione è indecente”.

Il virus è probabilmente fuoriuscito dai laboratori di Wuhan

 

Quello che l’articolo non riferisce è che i laboratori di Wuhan erano utilizzati abitualmente da team di scienziati, tecnici e ricercatori occidentali, e quindi la responsabilità di quanto accaduto non può essere imputata solo alla Cina. Alle Olimpiadi militari dell’autunno 2019 svoltesi proprio a Wuhan molti atleti si ammalarono di una forma influenzale identica al COVID-19, quindi il virus era probabilmente fuoriuscito accidentalmente o diffuso dolosamente già allora. Che sia un virus prodotto dall’ingegneria genetica ormai vi sono pochissimi dubbi (come rivelato fin dai primordi da autorevoli scienziati come il premio Nobel Luc Montagnier), molto probabilmente si tratta di un’arma biologica. Credere alle versioni ufficiali è un’ingenuità che serve solo per il quieto vivere degli sprovveduti. Claudio

 

Coronavirus da laboratorio: l’ipotesi “proibita” si arricchisce di nuovi elementi

di Enzo Reale, in China Virus, Rubriche, del 23 Mar 2021 - https://www.atlanticoquotidiano.it/rubriche/coronavirus-da-laboratorio-lipotesi-proibita-si-arricchisce-di-nuovi-elementi/

 

 

Su Atlantico Quotidiano ci siamo occupati a più riprese di un tema che continua a risultare indigesto alla stampa mainstream italiana: la possibile fuoriuscita accidentale del coronavirus da uno dei laboratori di Wuhan. Non l’abbiamo fatto per alimentare teorie complottiste (a nostro avviso le responsabilità cinesi nella pandemia globale sono in ogni caso di prim’ordine) ma semplicemente perché ci è parso fin da subito un filone degno della massima attenzione, in base a una considerazione di partenza dettata dal semplice buon senso: l’ipotesi che il Sars-CoV-2 abbia cominciato a diffondersi per cause naturali e indipendenti a pochi chilometri da uno dei più importanti centri di investigazione virologica del mondo, specializzato precisamente nello studio dei coronavirus, continua a sembrarci piuttosto difficile da accettare come un dogma. Stupisce la scarsa attenzione che sta ricevendo soprattutto in Europa la ricerca delle cause reali della pandemia, come se si trattasse di un mero esercizio di stile e non della principale garanzia di prevenzione di eventuali future emergenze sanitarie globali.

Va ricordato che nemmeno la missione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha visitato i luoghi dell’epidemia il mese scorso sotto stretta sorveglianza cinese, ha potuto escludere completamente l’ipotesi della fuga da laboratorio, limitandosi a sottolineare come in assenza di prove certe sull’origine del virus anche questa rimanesse un’opzione aperta.

Negli ultimi giorni della presidenza Trump il Dipartimento di Stato americano si è dimostrato specialmente assertivo sull’argomento, ribadendo la linea della responsabilità cinese nell’occultamento di informazioni rilevanti per la comunità scientifica internazionale. In un documento del 15 gennaio l’allora segretario di Stato Mike Pompeo faceva riferimento a tre aspetti principali non ancora chiariti dalle autorità di Pechino: la natura degli esperimenti realizzati all’interno del Wuhan Institute of Virology (WIV), destinati ad aumentare la potenza e la trasmissibilità dei coronavirus (gain of function); i progetti di collaborazione con le forze armate cinesi; le patologie di alcuni ricercatori del centro che presentavano già nell’autunno del 2019 sintomi compatibili con quello che pochi mesi dopo sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo come Covid-19.

Su quest’ultimo punto è tornato ieri il quotidiano australiano The Australian, confermando la veracità di un’informazione su cui l’intelligence e il governo americani stanno lavorando da tempo: due mesi prima dell’annuncio ufficiale della scoperta del coronavirus di Wuhan, alcuni impiegati del WIV che lavoravano nella catena di sperimentazione erano stati ricoverati in ospedale dopo essersi sentiti male. La convalida di questo dato, sempre smentito dai responsabili cinesi del laboratorio ma indirettamente corroborato anche da un’inviata dell’OMS, Marion Koopmans, potrebbe cambiare totalmente la prospettiva fino ad oggi prevalente: se due mesi prima dell’inizio dell’epidemia si fossero davvero registrati nel WIV casi di malattia compatibili con il Covid-19, le probabilità che il contagio si sia originato proprio all’interno del laboratorio aumenterebbero in maniera esponenziale, anche in considerazione del fatto che attualmente non esiste nessuna origine alternativa dimostrabile con prove certe.

È verosimile che quando Pompeo dichiarò di essere in possesso di “enormous evidence” sulle responsabilità del laboratorio di Wuhan facesse riferimento, tra l’altro, a questi elementi di fatto, all’epoca ancora oggetto di studio ma attualmente dati per assodati da fonti dell’intelligence americana. Secondo David Asher, ex capo della task force del Dipartimento di Stato incaricata delle indagini sull’origine del coronavirus, il Sars-CoV-2 sarebbe emerso nel corso di esperimenti su vaccini da utilizzare come antidoto in caso di attacchi con armi biologiche. La ricerca sarebbe stata promossa e sovvenzionata direttamente dall’Esercito di Liberazione Popolare, il che dimostrerebbe la duplice funzione del WIV come installazione civile e militare allo stesso tempo.

I problemi di sicurezza dei laboratori cinesi sono da anni materia di discussione e fonte di preoccupazione negli Stati Uniti. Josh Rogin, giornalista del Washington Post che ha seguito fin dall’inizio la pista della fuga accidentale, ha rivelato recentemente che, già alla fine del 2017, un gruppo di esperti dell’ambasciata statunitense a Pechino visitò il WIV e raccolse le inquietudini di alcuni ricercatori cinesi sul livello di preparazione dei tecnici e sui protocolli di garanzia sanitaria: “Gli scienziati di Wuhan chiedevano supporto per portare il laboratorio ai massimi standard”, spiega Rogin, che aggiunge: “I diplomatici inviarono due dispacci a Washington (…) questi due punti – un gruppo di virus particolarmente pericolosi, studiati in un laboratorio con rilevanti problemi di sicurezza – erano da interpretarsi come un avvertimento su una potenziale emergenza di salute pubblica (…) Ma non ci fu risposta dalla sede del Dipartimento di Stato e i dispacci non vennero mai resi pubblici. E mentre le tensioni tra Stati Uniti e Cina aumentavano nel corso del 2018, i diplomatici americani persero la possibilità di accedere a laboratori come il WIV”.

Riassumendo: accumulazione di campioni di coronavirus nel Wuhan Institute of Virology; manipolazione degli stessi da parte di tecnici inesperti; standard di sicurezza insufficienti; processi di potenziamento dei virus trattati; possibili esperimenti per creare antidoti in caso di attacco biologico in collaborazione con le forze armate cinesi; ricercatori del laboratorio contagiati e ricoverati in ospedale due mesi prima dell’inizio ufficiale della pandemia; nessuna traccia di ospiti intermedi nel passaggio del virus dai pipistrelli all’uomo. C’è materiale sufficiente per continuare a occuparsene.

Gli eurocrati hanno raggiunto un accordo sui Passaporti Vaccinali Europei, così dopo Big Pharma gioveranno anche le Big Tech

Covid: Gb, su passaporto vaccinale ci coordineremo con Ue 

 Il problema della mediocrità, incompetenza e incapacità della classe politica non è limitato all’Italia, come dimostra l’articolo sottostante che vi propongo.

I commissari dell’UE e anche i grandi leader europei dell’asse franco-tedesco come la Merkel e Macron, per non parlare dell’inetta presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, hanno già dimostrato il loro totale fallimento nella gestione delle vaccinazioni, con la loro totale sottomissione ai diktat della Big Pharma. Dalla quale sono stati umiliati e ridicolizzati a livello internazionale, non solo non fornendo le dosi promesse ma anche scaricando ogni responsabilità risarcitoria per i danni collaterali sui governi stessi. In pratica si è trattata di una resa incondizionata, come quando persa una guerra non rimane che affidarsi all’indulgenza del nemico vittorioso, sperando non infierisca. Inoltre vorrei sapere di quale passaporto vaccinale stanno parlando, considerando che non c’è nessuna garanzia che i vaccini della Big Pharma funzionino veramente e per quanto tempo siano efficaci. Molti studi scientifici attestano la loro effettiva efficacia attorno al 30% e non a oltre il 90% come dichiarato dai produttori. Inoltre nei paesi dove il governo ha adottato la linea dura e dispotica, come Israele, imponendo una vaccinazione di massa, i morti post vaccinazione e per Covid sono più che raddoppiati, semmai anziché un passaporto vaccinale dovrebbero fornirne uno per i sopravvissuti alla perfida oltre che pessima gestione del Covid … Inoltre il Consiglio d’Europa ha recentemente ribadito che non si potrà imporre nessuna vaccinazione e di conseguenza non si potranno adottare passaporti vaccinali perché sarebbero discriminatori, e tale concetto giuridico è anche contenuto in tutte le leggi, norme e regolamenti internazionali e soprattutto europei sui diritti civili. Di cosa stanno parlando questi aridi eurocrati non eletti da nessuno? Possibile che continuino a decidere delle sorti dei popoli europei senza tener conto di alcuna legge o regolamento che non sia di proprio gradimento? Violando discrezionalmente tutte le leggi e costituzioni nazionali? Applicando sempre due pesi e due misure secondo la loro convenienza temporanea? Ma per quanto tempo ancora intendiamo sopportarli? Hanno dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio di essere corrotti e incapaci, al servizio della finanza internazionale e non certo dei popoli europei, e quindi screditarli e disubbidire civilmente è ormai divenuto un dovere morale inderogabile. Essendo un gentiluomo d’altri tempi non riferirò dove dovrebbero riporre anatomicamente il loro passaporto vaccinale (che peraltro probabilmente non sapranno rendere funzionale, ripetendo il flop delle vaccinazioni) … Claudio

 

C’è l’accordo sul “Passaporto Vaccinale”: cos’è e quando arriverà …

Conoscenze al Confine 3 Marzo 2021  -  https://www.conoscenzealconfine.it/ce-l-accordo-sul-passaporto-vaccinale-cos-e-e-quando-arrivera/

di Fabrizio Fasanella

Evviva non aspettavamo altro… ecco la ciliegina sulla torta al covid!

Cosa vuole fare Ursula von der Leyen con l'open science ...

Il “passaporto vaccinale” sarà realtà, almeno in Europa. Dopo mesi di indiscrezioni e ipotesi, giovedì scorso per la prima volta le istituzioni europee hanno dato il via libera a questo particolare documento, che consentirà ai vaccinati contro il Covid di viaggiare “liberamente” in Unione Europea.

Nel corso dell’ultimo vertice UE, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha fatto sapere che è stato trovato un accordo di massima sul passaporto vaccinale. L’obiettivo è quello di introdurlo entro l’estate: “Ci servono almeno tre mesi per lo sviluppo tecnico di un sistema inter-operabile europeo”, ha detto Ursula von der Leyen, che ha poi rassicurato sul fatto che l’accordo riguarda l’utilizzo di “una serie di dati minimi che potrebbero essere utili per dare informazioni sulla presunta immunità”. L’obiettivo dei tre mesi è stato confermato anche da Angela Merkel: Tutti hanno concordato sul fatto che serva un documento digitale che certifichi il vaccino. La direttiva politica è di averlo nei prossimi tre mesi”.

Cos’è il Passaporto Vaccinale europeo e quando arriverà

Il documento è pensato per consentire al turismo in Unione Europea di ripartire in vista di quest’estate (…chissà che gran ripartenza con tanta ente che non ha più né lavoro né soldi per far niente -ndr), quando (secondo gli obiettivi annunciati ieri da Ursula von der Leyen) il 70% della popolazione adulta in UE avrà ricevuto il vaccino anti-Covid. A marzo partiranno i lavori per sviluppare il sistema informatico dedicato al passaporto vaccinale, nella “speranza” di renderlo operativo entro giugno o luglio.

L’arrivo del passaporto vaccinale sarà strettamente correlato all’andamento della campagna di vaccinazione: senza un numero elevato di persone immunizzate, questo documento rischia di diventare “discriminatorio” o comunque di escludere una fetta troppo ampia di popolazione dalla possibilità di viaggiare. Ursula von der Leyen ha poi specificato che il passaporto dovrà avere “un approccio europeo”, chiudendo quindi a passaporti vaccinali realizzati singolarmente tra determinati paesi europei. O tutti o nessuno, insomma. “Google e Apple sono pronte a offrire soluzioni all’Oms. Il passaporto vaccinale sarà contraddistinto da informazioni confidenziali, quindi vogliamo dire chiaramente che noi offriamo una soluzione europea. Il dibattito dovrà tenere conto del rischio di discriminazioni, ha aggiunto la presidente della Commissione europea.


 Ursula von der Leyen

 

Passaporto vaccinale vs Patentino Vaccinale

Su come sarà e su come funzionerà il passaporto vaccinale si sa ancora poco o nulla, anche perché alcuni leader dei paesi europei hanno idee contrastanti. Il Cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, vorrebbe un passaporto vaccinale a livello UE, sia per viaggiare liberamente (per affari o per vacanza) sia per accedere a eventi culturali e ad altri servizi.

La sua idea si avvicina a quella del “green pass” recentemente adottato in Israele (il 50% della popolazione adulta ha ricevuto la prima dose di vaccino), dove le palestre, le piscine e altre strutture per il tempo libero hanno riaperto domenica scorsa solo per i “cittadini immunizzati”.

Quest’ultimo è un vero e proprio patentino vaccinale, che è diverso dal passaporto vaccinale: il primo permette di accedere o meno ai servizi nel proprio paese, il secondo è esclusivamente pensato per il turismo fuori dal proprio paese.

A pensarla in maniera opposta a Kurz è Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, il quale ha spiegato che il passaporto vaccinale non servirà per accedere a ristoranti e a luoghi di cultura. Secondo lui, inoltre, il documento “porrà molte questioni tecniche, di rispetto dei dati individuali e di organizzazione delle nostre libertà”.

Brrr… Non sentite un brivido lungo la schiena?

Articolo di Fabrizio Fasanella

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://www.sportoutdoor24.it/news/ce-laccordo-sul-passaporto-vaccinale-cose-e-quando-arrivera/

Prodotto il terzo vaccino russo, il CoviVac, di tipo tradizionale, privo di effetti collaterali

 

Prodotto il terzo vaccino russo, il CoviVac, di tipo tradizionale, privo di effetti collaterali

 

https://ilsimplicissimus2.files.wordpress.com/2020/08/20200812_093704_e2dd62d5-e1597313755402.jpg 

 

E’ notizia di questi giorni, seppur riportata dai giornali mainstream in 3 o 4 righe, che la Federazione Russa ha approvato e produrrà in breve tempo un terzo vaccino denominato CoviVac, di tipo tradizionale, cioè contenente un virus non attivato e non replicabile, che include tutte le componenti del virus, creando una risposta immunitaria più ampia che dovrebbe proteggere l’organismo anche dalle varianti del virus che stanno emergendo recentemente.

Il CoviVac anche dal punto di vista logistico sarà più facile da gestire perché non richiede catene del freddo particolarmente difficili da organizzare per la sua conservazione e distribuzione. Uno degli aspetti importanti di questo vaccino è che non causa effetti collaterali, a differenza dei vaccini finora prodotti e distribuiti in Occidente, che è persino scorretto definirli tali essendo in realtà dei farmaci sperimentali geneticamente modificati (OGM). Per ovviare all’assenza d’informazioni reperibili dai media italiani, vi ho tradotto un articolo abbastanza esauriente dal sito d’informazioni scientifiche Science The Wire.

Claudio

 

 

https://science.thewire.in/

 

 

Mosca: La Russia ha approvato sabato un terzo vaccino contro il coronavirus per uso domestico, ha detto il primo ministro Mikhail Mishustin alla TV di stato, anche se i test clinici su larga scala del vaccino, etichettato CoviVac e prodotto dal Centro Chumakov, devono ancora iniziare.

 

La Russia ha già approvato due vaccini COVID-19, tra cui il vaccino Sputnik V, sviluppato dall'Istituto Gamaleya di Mosca, seguendo un approccio simile di concedere l'approvazione prima di vedere i risultati delle prove in fase avanzata.

 

Le approvazioni preventive avevano sollevato preoccupazioni tra alcuni scienziati in Occidente, ma le inoculazioni con questi primi due vaccini sono iniziate su scala di massa in Russia solo dopo che le prove erano state concluse e avevano mostrato successo.

 

Lo Sputnik V è stato approvato in agosto e le prove in fase avanzata sono iniziate in settembre. La vaccinazione di massa è stata lanciata a dicembre, dopo che i risultati delle prove preliminari hanno mostrato che il vaccino era efficace al 91,4%.

 

Da allora, più di due milioni di russi sono stati vaccinati con almeno la prima dose di Sputnik V, ha detto il ministro della salute Mikhail Murashko il 10 febbraio.

 

Il lancio di un secondo vaccino, sviluppato dall'Istituto Vector di Novosibirsk, sta iniziando.

 

"Oggi la Russia è l'unico paese ad avere già tre vaccini contro il COVID-19", ha detto il primo ministro Mishustin.

 

Il Centro Chumakov, fondato nel 1955 a San Pietroburgo da Mikhail Chumakov, è noto per il suo lavoro con lo scienziato statunitense Albert Sabin al culmine della Guerra Fredda, che ha portato alla produzione del vaccino antipolio, ampiamente utilizzato.

 

Diverso tipo di vaccino

 

A differenza del vaccino Sputnik V, che utilizza un virus del freddo modificato e innocuo che inganna il corpo a produrre antigeni per aiutare il sistema immunitario a prepararsi per un'infezione da coronavirus, il vaccino CoviVac è un vaccino "whole-virion".

 

Questo significa che è fatto di un coronavirus che è stato inattivato, o spogliato della sua capacità di replicarsi.

 

"Il vaccino che abbiamo sviluppato riflette l'intera storia della scienza russa e mondiale dei vaccini", ha detto sabato il direttore del Centro Chumakov, Aidar Ishmukhametov.

 

Il vantaggio, secondo il virologo Alexander Chepurnov, citato da outlet lenta.ru è che CoviVac include tutti gli elementi del virus, creando una risposta immunitaria più ampia che è probabile che protegga contro qualsiasi variante.

 

Il presidente Vladimir Putin lunedì ha ordinato una revisione dei vaccini russi COVID-19 da presentare entro il 15 marzo, valutando la loro capacità di proteggere contro le nuove varianti.

 

Risultati finora

 

A livello globale, un altro importante candidato vaccino - Covaxin dell'India di Bharat Biotech - utilizza l'approccio "whole-virion".

 

L’istituzione per il controllo dei farmaci indiano ha lodato la capacità dell'iniezione di agire contro l'intero corpo di un virus invece che solo la sua punta "spike-protein", rendendola potenzialmente più efficace in caso di mutazioni.

 

Il vaccino CoviVac sarà somministrato in due dosi, a distanza di 14 giorni. Sarà trasportato e conservato a temperature normali di frigorifero, da 2 a 8 gradi Celsius (da 35,6 a 46,4 Fahrenheit), ha detto il vice primo ministro Tatiana Golikova in un briefing del governo a gennaio, ed è già stato testato per la sicurezza su 200 persone tra i 18 e i 60 anni, ha detto Ishmukhametov al canale di notizie statale Vesti-24 a fine gennaio.

 

Questa sperimentazione in fase iniziale è iniziata il 21 settembre dell'anno scorso, secondo il registro statale degli studi clinici. Non ha mostrato effetti collaterali, incluso nessun aumento della temperatura, ha detto Ishmukhametov. Gli studi di medio livello per testare le risposte immunitarie dei volontari erano in corso, ha detto all'epoca.

 

Solo uno studio su larga scala, controllato con placebo, potrebbe accertare l'efficacia, ha aggiunto. Questo dovrebbe iniziare ora che il via libera è stato concesso.

 

Le prime 120.000 dosi, tuttavia, saranno prodotte e rilasciate al programma nazionale di inoculazione a marzo, ha riferito Mishustin.

 

Poi, il centro Chumakov produrrà circa mezzo milione di dosi al mese sulle sue piattaforme, ha riferito Ishmukhametov.

 

Il vice primo ministro Golikova ha anche annunciato che la Russia produrrà 88 milioni di dosi di vaccino nella prima metà di quest'anno, compresi 83 milioni di dosi di Sputnik V.

 

(Reuters - Relazione di Polina Ivanova; Relazioni aggiuntive di Darya Korsunskaya e Gleb Stolyarov; Montaggio di Nick Macfie, Kate Kelland e Frances Kerry)