Introduzione di Claudio Martinotti Doria
Quanto
riferito nell’articolo sotto riportato è più che comprensibile e risaputo
per coloro che conoscono le teorie e gli studi della Scuola Economica Austriaca
ma anche da coloro che hanno un minimo di conoscenza di storia economica. Che
la FED si sia comportata come descritto è ovvio sapendo che è stata concepita
dapprima segretamente nel 1910 dagli stessi grandi finanzieri che hanno fondato
tutte le banche citate nell’articolo ed altre non citate e poi fatta approvare
dal congresso USA nel 1913. Tra i creatori e fondatori della FED vi furono le
famiglie HOPE, Baring, Lazard, Erlanger, Warburg, Schroder, Selingman, Speyers,
Mirabaud, Mallet, Fould, e soprattutto Rothschild, Morgan e Rockefeller. Vi
ricordo inoltre che praticamente fin dagli albori della costituzione degli USA
il governo americano ha sempre ricorso alla forza militare per sostenere gli
interessi economici dei loro grandi gruppi industriali e multinazionali,
quantomeno a partire dalla dottrina Monroe del 1823 con tutte le sue
diramazioni interpretative ed applicative, soprattutto espansionistiche.
Concludo
mettendo in guardia ancor più di quanto faccia l’articolo pubblicato, che è
ancora ottimistico, in quanto non cita ad esempio le pessime previsioni di
alcuni economisti controcorrente (qualche accenno è stato recentemente fatto
addirittura dalla francese Christine Lagarde, direttore operativo del Fondo Monetario
Internazionale) sul pericolo di una esplosione di una megabolla e conseguente
crisi finanziaria ben superiore a quella del 2007-08 che potrebbe esplodere
entro 18-24 mesi al massimo, cioè per fine 2016 inizio 2017, che darebbe quasi
certamente il colpo di grazia a questo criminale sistema monetario e
finanziario basato sul dollaro carta straccia e le altre monete
falsamente concorrenti (tutte fiat money). In proposito, come più volte
annunciato su queste newsletter e sul mio blog, i grandi colossi asiatici,
Russia e Cina in primis, stanno da tempo facendo incetta di oro e argento per
predisporre un sistema monetario garantito, del tipo Gold o Silver Standard
attualizzato, da rendere pubblico ed operativo al momento opportuno. Anche per
questo gli Usa, i neocon in primis, spingono per provocare una guerra e
continuare a dominare le masse e gli stati satelliti e far arricchire coloro
che stanno in cima alla piramide della ricchezza avendo il controllo della
stampante monetaria … Chi ha orecchie per intendere intenda.
Il salvataggio della finanza americana
sulle spalle dell’intero pianeta
di
Salvo Ardizzone - 25/03/2015
Fonte: Il Faro sul Mondo
La
crisi che ha dilaniato e dilania il mondo è nata negli Usa, è cosa
universalmente nota; lo è meno il fatto che Wall Street, che ne è all’origine,
ne abbia fatto pagare l’intero prezzo al resto dell’umanità e si sia arricchita
sfacciatamente sui disastri causati dalla sua sfrenata avidità. Ma andiamo con
ordine.
Nel
2008, lo scoppio della bolla speculativa dei mutui subprime, unito alle folli
spese generate dalle guerre scellerate dell’era Bush, avevano fatto
preconizzare a molti un tramonto del predominio del dollaro e dell’economia
statunitense sul globo; una logica considerazione a guardare i dati spaventosi
di quei giorni, che però non teneva conto dei fattori geopolitici.
Una
moneta non conta soltanto per la forza dell’economia che ha dietro e che
rappresenta, ma anche (e in questo caso diremmo soprattutto) per la forza
politica e militare che la sorregge e per l’influenza sulla finanza degli altri
Paesi. Gli Usa (e ancor più Wall Street) questo lo sanno benissimo da sempre,
ed è per questo che puntualmente si sono affidati allo Stato o alla guerra per
rilanciare la propria economia ogni volta che s’è trovata in difficoltà, senza
curarsi minimamente dei paurosi deficit di bilancio che ne venivano perché li
avrebbero scaricati su altri.
Anche
nel 2008, mentre i governi della Ue a rimorchio delle chiuse visioni di Berlino
si affidavano a politiche rigoriste suicide, la Federal Reserve (Fed) guidata
da Ben Bernanke, lanciava tre successivi programmi di acquisito di titoli di
stato (Quantitative Easing) che in pochi anni hanno dilatato il suo bilancio da
850 a 4.500 Mld di $. Secondo il calcolo fatto a Washington, Cina, Giappone e
le principali economie del G20 (Brasile, India e così via), terrorizzate dal
deprezzamento del dollaro, ne avrebbero fatto incetta sui mercati insieme ai
T–Bonds emessi dalla Fed. Se non lo avessero sostenuto, le loro monete si
sarebbero rivalutate su di esso, rendendo le loro attività (basate sulla
vendita di materie prime e di manufatti, Giappone escluso, di scarsa qualità e
basso prezzo) assai meno appetibili; inoltre, un dollaro in caduta libera
avrebbe falcidiato le loro riserve monetarie basate appunto sul biglietto
verde.
Il
risultato è stato che, mentre la crisi finanziaria demoliva la Ue e Giappone e
Cina si svenavano per rafforzare la valuta americana, fra il 2009 e il 2013
negli Stati Uniti si riversavano 2.510 Mld di $, praticamente lo stesso volume
di moneta messo in circolazione nelle prime due fasi del Quantitative Easing
della Fed, 2.600 Mld. Nella sostanza Washington non ha speso un soldo per
rivitalizzare la sua economia, lasciando che economie avanzate e nazioni
emergenti facessero a gara per sostenerla: il Giappone ha acquistato T–Bonds
per 556 Mld, la Cina per 543; il Brasile per 129 e così via. E vista la
crescente richiesta, questo finanziamento è avvenuto a interessi sempre più
bassi, passando dal 4% pre crisi, all’1,5% nel pieno del ciclone.
La
Cina stessa, che un colosso economico ormai lo è, è stata costretta ad
abbozzare: fra il 2013 e il 2014 ha provato a ridurre la montagna di debito
statunitense che detiene, ma è stata una manovra di facciata, perché ha
continuato a rastrellarne tramite il governo belga che è arrivato a detenerne
una cifra mostruosa pari al 70% del proprio Pil (350 Mld). Anche Pechino è in
trappola: se cade il dollaro, gli effetti per la sua economia, che attraversa
un passaggio delicato, sarebbero devastanti.
In
questo modo la Fed può infischiarsene della montagna stratosferica del suo
debito, schizzato oltre i 17mila miliardi, una cifra che mai e poi mai potrà
rimborsare; allo stato dei fatti sono gli altri a farsene carico, e più aumenta
più sono costretti a farlo. Resta il fatto amaro che Nazioni con reddito pro
capite assai basso debbono finanziare, in cambio d’interessi quasi nulli, gli
enormi guadagni di Wall Street
.
E
qui veniamo alla seconda parte del discorso: sarebbe comunque colpevole
scaricare sugli altri Stati i propri errori, ma almeno sarebbe comprensibile;
si tratterebbe di egoismo, spudorato cinismo, fate voi, se servisse a garantire
il livello di vita dei propri cittadini; ma ciò che è accaduto e accade è assai
peggio, è un crimine doppiamente odioso, che per sovrappiù è servito da giustificazione
a molti altri.
La
Fed è la banca centrale più potente al mondo; teoricamente, e sottolineiamo il
termine, dovrebbe essere indipendente dal Congresso, dalla Casa Bianca e
soprattutto dalle istituzioni bancarie e finanziarie che è chiamata a governare.
Semplificando al massimo, il suo ruolo dovrebbe (ancora il condizionale) essere
quello di vigilare sulla moneta e sostenere unicamente le grandi banche
tradizionali, senza avvicinarsi alle istituzioni finanziarie che campano sulla
speculazione e hanno caratteristiche e requisiti diversi.
Durante
la crisi del 2008/2009, tuttavia, essa ha concesso oltre 16mila Mld di prestiti
a bassi tassi d’interesse a ogni tipo di struttura finanziaria, spazzando via
ogni distinzione e mostrandosi tutto fuorché indipendente dalle istituzioni che
foraggiava così largamente. Al contrario, s’è sistematicamente rifiutata di
sostenere le piccole banche (quelle che reggono l’economia reale) e
d’intraprendere qualsiasi misura a favore delle piccole e medie imprese e dei
governi locali (costretti a tagli dolorosi e licenziamenti di massa),
trincerandosi dietro gli stessi limiti regolamentari che infrangeva
regolarmente per favorire i Big. Insomma: ha coperto di denaro Wall Street (che
il danno l’aveva fatto) disinteressandosi completamente di Main Street, della
gente comune che è stata scientemente abbandonata.
La
giustificazione ufficiale della scelta che ha sommerso di dollari le grandi
banche e le strutture finanziarie più importanti è stata che, a cascata, quel
denaro immesso nel sistema sarebbe sceso fino all’economia reale che
boccheggiava. Peccato sia accaduto proprio il contrario: banche d’affari, hedge
found e ogni altra istituzione di Wall Street si sono riempiti all’inverosimile
di denaro a basso costo, scatenandosi nella speculazione con le spalle coperte
dalla Fed in caso di ulteriori perdite.
Di
qui sono partite le ondate speculative che hanno messo in crisi il debito
sovrano della Ue (soprattutto di Grecia, Spagna e Italia) e quando la Bce e il
Fmi sono intervenuti per evitare il disastro, sono passate all’incasso di
guadagni inimmaginabili. Goldman Sachs ha addirittura speculato sul debito
greco, che lei stessa aveva nascosto ai tempi dei governi di centro destra
attraverso operazioni finanziarie, facendone schizzare al cielo gli interessi;
poi, insieme J. P. Morgan ed altre grandi banche, ha costituito fondi
infrastrutturali per acquistare in Europa le attività statali svendute dai
governi per fare cassa con le privatizzazioni imposte dagli ottusi rigoristi di
Berlino; il tutto grazie ai fiumi di denaro della Fed che a questo venivano
destinati, mentre disoccupati e homeless riempivano strade e periferie.
In
questo modo la crisi è stata un business senza precedenti per il famoso “un per
cento” della popolazione, sulle spalle del resto della società; i milionari
sono aumentati a dismisura insieme a un Pil bugiardo che ha ripreso a correre
insieme alla povertà che ha inghiottito milioni di famiglie con l’esplosione
delle più abiette diseguaglianze.
Perché
la Fed ha fatto questa scelta, correndo in soccorso delle istituzioni che
avevano determinato il disastro e coprendole mentre continuavano il saccheggio
alle spalle della società americana e del mondo intero?
Secondo
le dichiarazioni ufficiali, essa ha compiuto una scelta tecnica imparziale e
autonoma, ma se solo si guarda agli organigrammi ci si accorge che, seguendo un’antica
consuetudine, Ben Bernake, Janet Yellen chiamata a succedergli e la stragrande
maggioranza dei più alti rappresentanti della Fed e degli organismi di
controllo provengono da Wall Street e dalle istituzioni finanziarie più
importanti, con cui continuano a coltivare stretti rapporti.
Per
fare un unico esempio fra i tantissimi, Jamie Dimon, Presidente di J.P. Morgan,
era a capo della Fed di New York quando la sua banca non solo veniva esentata
dai requisiti sul capitale, ma riceveva 29 Mld per acquisire Bear Stearns,
zeppa di titoli tossici, il cui rischio veniva accollato alla Fed. Per dirla
con Timothy Canova: “Un pollaio gestito dalle volpi”.
In
questo modo, un sistema corporativo, separato dal resto della società e
refrattario alle esigenze e agli interessi della massa della popolazione, ha
gestito somme enormi nel proprio esclusivo interesse. In questo modo, piegando
norme e regolamenti a piacimento, e al riparo da ogni controllo, un ristretto
numero di soggetti prima ha messo in crisi l’intero pianeta con le più assurde
operazioni finanziarie dettate solo dall’avidità, poi ha lucrato somme
incredibili grazie al disastro che aveva causato. E mentre a Wall Street si
brindava per la pioggia di miliardi che la ricopriva, il mondo si riempiva di
disoccupati, le famiglie finivano nella povertà, le aziende fallivano.
Benvenuti
nel paradiso del liberismo.