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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

L'astensione non è disaffezione politica, è che la democrazia è alla fine

Non è disaffezione. La democrazia è finita

Risultati immagini per massimo fini 
 
All'indomani delle elezioni amministrative della primavera del 2012 in un articolo intitolato «Ecco perché il voto del 2013 potrebbe segnare la fine della democrazia» (Il Gazzettino, 11/5/2012) di fronte a un'astensione che stava montando di tornata in tornata, scrivevo: «Nel 2013...l'astensione potrebbe diventare valanga. I partiti non sembrano rendersi conto che stanno ballando sull'orlo di un vulcano in eruzione. La crisi ha aperto gli occhi ai cittadini che scoprono di essere presi in giro da almeno trent'anni, governasse la destra o la sinistra o tutte e due insieme». E concludevo: «Le elezioni del 2013, Grillo o non Grillo, potrebbero segnare, con un' 'astensione colossale', la fine della democrazia rappresentativa». Nel 2013 ci fu un'ulteriore erosione dell'elettorato, ma quell'«astensione colossale» che io prevedevo già per quell'anno è arrivata ora, nell'autunno del 2014. E solo adesso, tranne Renzi che fa il pesce in barile e definisce l'astensione 'secondaria' e Matteo Salvini che finge di aver vinto un'elezione che invece ha perso, come tutti, perché dai 116.394 voti delle europee è passato ai 49.736 di oggi, tutti gli esponenti di partito, i commentatori, i giornalisti scoprono l'esistenza del fenomeno. Naturalmente cercano di sminuirne la portata attribuendolo al tempo ridotto per votare, agli scontri in atto all'interno del Pd e a quelli con i sindacati, agli scandali emersi in Emilia Romagna, alle inchieste della magistratura e a qualsiasi altra causa cui possano appigliarsi. Ma tutte queste ragioni non possono aver avuto che un'incidenza molto parziale, direi minima, su un fenomeno così esteso.
La realtà è che la gente non crede più a questo sistema, non crede più al balletto delle elezioni, non crede più alla democrazia rappresentativa e, forse, alla democrazia 'tout court'.
I partiti che si scannano per dividersi quel poco di elettorato che gli è rimasto appiccicato fanno la stessa impressione di chi, in un castello che sta andando in fiamme, si preoccupi di assicurarsi comunque gli appartamenti migliori, mentre là fuori sono circondati da milioni di arcieri che non hanno ancora trovato il loro Robin Hood ma che prima o poi occuperanno quelle macerie fumanti.
Il fenomeno non è solo italiano. Negli Stati Uniti un deputato, in un momento di sincerità, ha affermato che «gli elettori contano poco o nulla e non sanno neanche perché e per chi votano». Tuttavia, come ho già avuto modo di osservare, l'Italia è, storicamente, un 'paese laboratorio' e la fine della democrazia da noi potrebbe preludere alla fine anche delle altre democrazie occidentali.
A differenza di quanto ha scritto Antonello Caporale sul Fatto, non ha vinto 'il partito della pantofola'. Chi è rimasto a casa è uno che ha esaurito ogni pazienza e, non essendo vincolato, a differenza di Grillo, a una rivoluzione pacifica che agisca all'interno delle regole democratiche, il giorno che, esasperato, deciderà di uscire allo scoperto lo farà, per usare un eufemismo, con le mazze da baseball, cioè con la violenza. E scorrerà del sangue. Perché, come dice la Bibbia, «terribile è l'ira del mansueto».
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 29 novembre 2014

Casaleat: cronaca di un flop senza attenuanti. Simbolo della decadenza territoriale

Fonte: CorriereAl Magazine di Alessandria e Provincia http://www.corriereal.info

Casaleat: cronaca di un flop senza attenuanti [Il gusto del territorio]

Casaleatdi Eleonora Scafaro

Un territorio patrimonio dell’Unesco, quello del Monferrato.
Un territorio con moltissime possibilità.
Un territorio che può, un territorio che deve sfruttare ogni sua caratteristica e ogni prodotto enogastronomico e non.
Un territorio che, ancora una volta, è stato incapace di fare tutto questo.
Lo scorso fine settimana a Casale Monferrato si è svolta “Casaleat”, una fiera enogastronomica che avrebbe dovuto – il condizionale è assolutamente necessario – essere un raccoglitori di eventi, show coooking e di prodotti del nostro territorio, fruttando la carta dell’Unesco. Una fiera per fare conosce il Monferrato anche all’esterno.
Così, purtroppo, non è stato.
Spacciata come una fiera i cui i prodotti monferrini sarebbero stati valorizzati, anche attraverso una presentazione di nuove proposte, come i prodotti delle nostre zone pensati per un pubblico con problematiche alimentari, allergie o celiachia, non è stato nulla di tutto ciò.
Tralasciando il fatto che ci fossero numerosi stand della Sicilia e della Liguria, la fiera è stato un vero e proprio flop.
La fiera doveva durare quattro giorni, da venerdì a lunedì ma, domenica, già molti espositori hanno “levato le tende” andandosene senza saldare l’affitto degli spazi.
Il motivo?
Innanzi tutto a chi esponeva i propri prodotti non sono state neanche dipinte le pareti di cartongesso che separavo le aree di esposizioni, non è stata fornita l’elettricità fino a venerdì sera, a fiera aperta, non c’era acqua per potere lavare gli utensili e, soprattutto, non c’erano visitatori.
Non è stata fatta comunicazione: i manifesti della fiera venivano distribuiti in Alessandria sabato pomeriggio, a fiera quasi conclusa.
La fiera è stata molto penalizzata dell’ingresso a pagamento di cinque euro (tolto, poi, dopo una vera e propria rivolta degli espositori), non c’era un percorso, né un depliant che potesse spiegare che cosa offrissero gli espositori.
Inoltre, i panificatori e i cuochi non hanno potuto né show cooking, né i laboratori didattici previsti perché l’attrezzatura richiesta non è stata mai messa a disposizione.
Dei numerosi incontri di approfondimento segnalati sul sito, se ne sono svolti soltanto due, con una presenza media di quattro, cinque persone ad assistere.
Era, inoltre, previsto un incontro su televisione e rapporto tra il gusto e i palinsestiFreccero Carlo televisivi, condotto da Carlo Freccero che non si è svolto, ma non si è visto neanche Freccero. Un argomento, sorvolando sul titolo del convegno piuttosto incomprensibile, che non aveva alcun senso. E qualcuno di voi sapeva che Freccero doveva essere presente a Casaleat?
La domenica è stata la giornata con un po’ più di gente, caratterizzata, però, dall’ennesima rivolta degli espositori che hanno chiesto di parlare con un organizzatore per comunicare le loro lamentele e per mettere in chiaro che nessuno avrebbe pagato nessuno.
La lite è stata gestita (male) da un rappresentante degli organizzatori che, poverino, ha raccolto le lamentele di tutti sottolineando più volte che la colpa della mal riuscita della fiera non era la sua.
Peccato che altri sostenessero che il povero rappresentante degli organizzatori era in realtà l’organizzatore stesso. Questo, d’altronde, è il paese degli equivoci, e dei furbacchioni.
E pensare che basterebbe così poco per fare conoscere il nostro territorio.
Abbiamo tutto: prodotti, paesaggi, storia, tradizione.
 Peccato che manchino i cervelli..

 

COMMENTI:

    • Maciknight Rispondi
      26/11/2014 at 14:22
      Il plauso al coraggio ed alla correttezza è d’obbligo e per me era sottinteso, anche perché i commenti li vivo come integrazioni al pezzo, se la pensassi contrariamente lo avrei subito detto. La mia semmai era un inciso critico aggiuntivo. Non c’è dubbio che i pubblicisti locali (non chiamiamoli giornalisti che non lo sono neppure di striscio) se l’iniziativa CasalEat avesse avuto un esito anche fievolmente positivo avrebbero fatto articoli su articoli con foto dei politici locali e dei sommi sacerdoti che hanno officiato il rito, ed essendo stato un flop hanno CINICAMENTE approfittato della sentenza Eternit per celare la notizia del flop dietro un’ipocrita priorità di comodo … Anche questo andava detto. Le cose da dire in una località che vive da decenni di falsità ed autoreferenzialità sarebbero una miriade, occorre accontentarci di un passo per volta verso il fondo del baratro
  1. maurizio fava Rispondi
    26/11/2014 at 15:13
    Nulla di nuovo sotto le nebbie alessandrine.
    La prossima volta sarà lo stesso.
    Un plauso alla redattrice per il coraggio. Mal le ne incoglierà, lo sappia.
  2. Maurizio Rispondi
    27/11/2014 at 07:40
    che mazzate, Eleonora. Io non ci sono andato. Già il nome incuteva timore, poi all’indomani della sentenza Eternit bisogna riconoscere che il nome Casale non ha grandissimo appeal per i turisti, forse era meglio usare il nome Monferrato, patrimonio dell’umanità. Dalla descrizione del format già si capiva che con il Monferrato c’entrava poco se non per la location, ma questo non sarebbe un problema, bastava non presentarlo come un evento di promozione del territorio. Intanto abbiamo un’Enoteca Regionale al Castello chiusa, e un Palazzo Callori a Vignale dove la regione ha speso milioni per la ristrutturazione e ora non sa cosa farsene. Guardi, Maciknight, non tutti i cervelli se ne sono andati, non ancora almeno. Ma anche quelli residenti di solito lavorano altrove. Saluti dall’Abruzzo. A proposito, se qualcuno cerca casa sulle colline del Monferrato la mia è in vendita. E’ tempo di migrare.
  3. 27/11/2014 at 09:58
    insomma cosa bisogna fare per rendere più appetibile il marchio Monferrato? Forse uscire da Casale e trovare una località amena di collina, magari come Moncalvo o dintorni.
    Ma la domanda fondamentale è questa: come mai i milanesi ed i turisti in genere del nord che avrebbero Casale a metà strada, ne fanno il doppio per raggiungere le Langhe? E dire che anche il Monferrato, chiamato Suol d’Aleramo dal poeta, è ricchissimo di castelli e vigne. Credo che bisognerebbe cambiare mentalità e valorizzare solo le persone che lo meritano, i pionieri come ci sono stati nell’albese e nel Roero ( o magari anche i solitari che venivano da Rocchetta Tanaro) e non i mezzi brentatori di casa nostra.
    • claudio b. Rispondi
      27/11/2014 at 10:43
      e se non hanno voglia di arrivare fino alle Langhe hanno a disposizione il Monferrato astigiano che non è niente male e si mangia e beve molto bene.
  4. Giuseppe rovellini Rispondi
    27/11/2014 at 10:55
    Mi chiedo con che coraggio parlino proprio quelli che hanno distrutto Casale a partire dal ” Caligaris” fino ad arrivare alle penose ultime S.Giuseppe ! Complimenti a Daria che comunque ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Ovviamente se le cose fossero andate bene tutti a saltare sul carro dei vincitori !!!
    • claudio b. Rispondi
      27/11/2014 at 11:32
      Signor Giuseppe,grazie per avermi riportato ai tempi belli quando,adolescente,partivo da Milano con mio padre per vedere il “Caligaris” con la partecipazione delle squadre giovanili di tutta Europa che schieravano giocatori poi diventati famosi.cordialmente.
  5. Alberto Angelino Rispondi
    27/11/2014 at 11:33
    Mettiamola così: ottimi espositori, debacle dell’allestimento venerdì per una somma di cause, ma non buttate il bambino con l’acqua sporca, si sono viste davvero dell’eccellenze notevoli e quando la fiera ha funzionato sabato pomeriggio e domenica, ha girato bene anche se hanno dovuto smaltire tutto l’arretrato. Il concetto però non era mettere in vetrina le eccellenze Monferrine ma fare diventare il Monferrato un punto per lo scambio di eccellenze. Direi che forse tutto questa confusione possiamo capitalizzare qualcosa in termini di contatti e nella gestione di quel palafiere che non è mai stata facile.
  6. Maciknight Rispondi
    27/11/2014 at 12:39
    I commenti su CorriereAl sono sempre equilibrati e corretti ed è per questo che periodicamente ci torno volentieri e vorrei che anche gli occasionali si adeguassero a questa forma di rispetto che altrove è carente. Per le diatribe dei politicanti e politucoli locali e dei loro cortigiani e giullari ci sono altri spazi (pochi per la verità, visto che quasi tutti i media locali hanno eliminato l’opzione per i commenti). Indipendentemente dalle motivazioni per cui si scrive un articolo, aggiungerei “scomodo”, ciò che conta è che riporti la realtà dei fatti, e meno male che almeno CorriereAl abbia provveduto in proposito, perché è stato un fatto gravissimo che dovrebbe far rivoltare la società civile casalese il fatto che da nessuna parte si sia letto alcunché sull’esito di CasalEat, con tutte le aspettative che avevano creato, un tale silenzio era molto sospetto. I giornalisti pubblicisti locali hanno fatto una pessima figura e rivelato la loro pusillanimità, ignavia e pochezza intellettuale e morale. Un grave segnale di decadenza e degrado che fa presagire nulla di buono il futuro
  7. Roberto Rispondi
    27/11/2014 at 12:55
    Questo articolo conferma quanto avevo pensato visitando “la fiera” domenica pomeriggio: un’esperienza triste, molto triste… Resto convinto che per promuovere il nostro territorio bisogna uscire dai soliti schemi e dall’improvvisazione. E non è assolutamente un problema di “colore politico” ma di professionalità che sembra una merce sempre più rara… L’Unesco rappresenta una grande occasione per valorizzare il nostro territorio, ma basta un’iniziativa disastrosa come questa per compromettere anni di lavoro. Le professionalità ci sono… e non è difficile trovarle… “a buon intenditor”!
  8. Antonio Silvani Rispondi
    27/11/2014 at 14:21
    Faceva parte della mia job description la responsabilità degli eventi (convention, fiere, congressi, ecc.)ed a leggere il coraggioso commentario di Eleonora, con cui mi devo congratulare, mi viene il latte alle ginocchia. Ai miei tempi tutti gli organizzatori di una siffatta manifestazione venivano sbattuti via a calci nel culo (oppure facevamo in modo che se ne andassero via loro sponte). Non ci sono scusanti, la sommatoria di errori ed omissioni descritte non hanno giustificazione alcuna: un errore può capitare, al massimo il colpevole si becca una lettera di richiamo, ma già due errori come quelli visti giustificano la defenestrazione! Ovviamente in frangenti di questo genere i politici si scusano dicendo che loro non erano i tecnici ed anche questo è un’oscenità, è uno squallido scaricabarile: chi ha dato a quei tecnici certe responsabilità? Chi non ha controllato lo stato d’avanzamento dei lavori “minuto per minuto”? Le teste ci saranno, non lo metto in dubbio, però per i politici di questa generazione devono essere:
    – teste che dicano solo di si;
    – teste che siano dello stesso partito o, al limite, della coalizione;
    – teste che effettuino un rigoroso controllo politico su tutto e su tutti (in altre parole ruffiani a tutto tondo)
    – teste, se femminili, in molti casi pronte ad ordinare al corpo di compiacere le brame dei politici maschi di turno.
    Ci sono luoghi in cui, causa l’inadempienza a questi punti, sono stati smantellati interi uffici!
  9. Tafazzi Rispondi
    27/11/2014 at 15:14
    A completare il quadro d’insieme, che grazie anche ai commenti è già di per sé esauriente, significativo e deprimente, aggiungerei solo alcuni aspetti tecnici strutturali che potrebbero essere utili a chi in futuro dovrà occuparsi di porre rimedio alle gravi negligenze politiche ed istituzionali casalesi, che in CasalEat sono emerse particolarmente ma che continueranno imperterrite se non si provvederà in qualche modo. Come già sottolineato in un precedente commento il Palafiere di Casale Monferrato sarebbe un’ottima struttura commerciale e culturale se fosse completato. E’ carente (per usare un eufemismo) nell’aspirazione dei fumi e ricambio aria, nello scarico delle acque reflue, e soprattutto nell’impianto elettrico. La segnaletica stradale poi è praticamente inesistente. Si vede che a Casale si da per scontato che tutti coloro che arrivano da fuori abbiano i navigatori satellitari centrati sulla “Capitale del Monferrato” e su tutti i siti di pubblico interesse. Potrebbe diventare un polo multifunzionale di attrazione dove concentrare tutti gli eventi che non possono trovare collocazione nel Castello Paleologo. Spero solo non decidano di venderlo come circola voce, sarebbe una sciocchezza imperdonabile, oltretutto di questi tempi prenderebbero il 15 per cento (se va bene) di quanto è costato.
  10. daniela barbano Rispondi
    27/11/2014 at 17:33
    sabato sera mi sono recata al palafiere ho mangiato malissimo e ho avuto allergia ma soprattutto ci siamo intossicati di fumo che proveniva dalla braceria , purtroppo tutto molto squallido e poi in quei locali veniva ancor di piu’l’angoscia amianto
  11. Canepa sara Rispondi
    01/12/2014 at 07:30
    Buon giorno a tutti. Io ho fatto parte di questa chermes come espositrice..ci tengo a puntualizzare, dopo aver letto i commenti che ognuno ha lasciato, che quando si dice “flop”, non si può comunque rendere l’idea neppure lontana, di quanto sia stata umiliante questa fiera. Abbiamo investito tempo e tanto denaro..voi da visitatori ne siete usciti scocciati, noi da espositori ne siamo usciti , in alcuni casi, in MUTANDE!!!!i media si riempiono la bocca di parole sugli sprechi dei nostri tempi.. Quando tanta gente tutti i giorni muore di fame…ma avete idea di quanto è stato buttato via, in derrate alimentari, a causa della inesistente affluenza di visitatori???!!!Tutti eccellenti?o alcuni di scarsa qualità, come sottolinea la signora che “ha avuto reazioni allergiche dopo aver mangiato malissimo”?!La verità è che chi non sta dietro le quinte, non può nemmeno immaginare a che compromessi ci è stato chiesto di scendere per esporre..e adesso che chiediamo di non pagare un centesimo di più, oltre quello che già abbiamo perso, c’è chi parla di denuncia e processi per inadempienza contrattuale.
    Ha proprio ragione mio padre: vergogna Italiani!!
    • Maciknight Rispondi
      26/11/2014 at 14:22
      Il plauso al coraggio ed alla correttezza è d’obbligo e per me era sottinteso, anche perché i commenti li vivo come integrazioni al pezzo, se la pensassi contrariamente lo avrei subito detto. La mia semmai era un inciso critico aggiuntivo. Non c’è dubbio che i pubblicisti locali (non chiamiamoli giornalisti che non lo sono neppure di striscio) se l’iniziativa CasalEat avesse avuto un esito anche fievolmente positivo avrebbero fatto articoli su articoli con foto dei politici locali e dei sommi sacerdoti che hanno officiato il rito, ed essendo stato un flop hanno CINICAMENTE approfittato della sentenza Eternit per celare la notizia del flop dietro un’ipocrita priorità di comodo … Anche questo andava detto. Le cose da dire in una località che vive da decenni di falsità ed autoreferenzialità sarebbero una miriade, occorre accontentarci di un passo per volta verso il fondo del baratro
  1. maurizio fava Rispondi
    26/11/2014 at 15:13
    Nulla di nuovo sotto le nebbie alessandrine.
    La prossima volta sarà lo stesso.
    Un plauso alla redattrice per il coraggio. Mal le ne incoglierà, lo sappia.
  2. Maurizio Rispondi
    27/11/2014 at 07:40
    che mazzate, Eleonora. Io non ci sono andato. Già il nome incuteva timore, poi all’indomani della sentenza Eternit bisogna riconoscere che il nome Casale non ha grandissimo appeal per i turisti, forse era meglio usare il nome Monferrato, patrimonio dell’umanità. Dalla descrizione del format già si capiva che con il Monferrato c’entrava poco se non per la location, ma questo non sarebbe un problema, bastava non presentarlo come un evento di promozione del territorio. Intanto abbiamo un’Enoteca Regionale al Castello chiusa, e un Palazzo Callori a Vignale dove la regione ha speso milioni per la ristrutturazione e ora non sa cosa farsene. Guardi, Maciknight, non tutti i cervelli se ne sono andati, non ancora almeno. Ma anche quelli residenti di solito lavorano altrove. Saluti dall’Abruzzo. A proposito, se qualcuno cerca casa sulle colline del Monferrato la mia è in vendita. E’ tempo di migrare.
  3. 27/11/2014 at 09:58
    insomma cosa bisogna fare per rendere più appetibile il marchio Monferrato? Forse uscire da Casale e trovare una località amena di collina, magari come Moncalvo o dintorni.
    Ma la domanda fondamentale è questa: come mai i milanesi ed i turisti in genere del nord che avrebbero Casale a metà strada, ne fanno il doppio per raggiungere le Langhe? E dire che anche il Monferrato, chiamato Suol d’Aleramo dal poeta, è ricchissimo di castelli e vigne. Credo che bisognerebbe cambiare mentalità e valorizzare solo le persone che lo meritano, i pionieri come ci sono stati nell’albese e nel Roero ( o magari anche i solitari che venivano da Rocchetta Tanaro) e non i mezzi brentatori di casa nostra.
    • claudio b. Rispondi
      27/11/2014 at 10:43
      e se non hanno voglia di arrivare fino alle Langhe hanno a disposizione il Monferrato astigiano che non è niente male e si mangia e beve molto bene.
  4. Giuseppe rovellini Rispondi
    27/11/2014 at 10:55
    Mi chiedo con che coraggio parlino proprio quelli che hanno distrutto Casale a partire dal ” Caligaris” fino ad arrivare alle penose ultime S.Giuseppe ! Complimenti a Daria che comunque ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Ovviamente se le cose fossero andate bene tutti a saltare sul carro dei vincitori !!!
    • claudio b. Rispondi
      27/11/2014 at 11:32
      Signor Giuseppe,grazie per avermi riportato ai tempi belli quando,adolescente,partivo da Milano con mio padre per vedere il “Caligaris” con la partecipazione delle squadre giovanili di tutta Europa che schieravano giocatori poi diventati famosi.cordialmente.
  5. Alberto Angelino Rispondi
    27/11/2014 at 11:33
    Mettiamola così: ottimi espositori, debacle dell’allestimento venerdì per una somma di cause, ma non buttate il bambino con l’acqua sporca, si sono viste davvero dell’eccellenze notevoli e quando la fiera ha funzionato sabato pomeriggio e domenica, ha girato bene anche se hanno dovuto smaltire tutto l’arretrato. Il concetto però non era mettere in vetrina le eccellenze Monferrine ma fare diventare il Monferrato un punto per lo scambio di eccellenze. Direi che forse tutto questa confusione possiamo capitalizzare qualcosa in termini di contatti e nella gestione di quel palafiere che non è mai stata facile.
  6. Maciknight Rispondi
    27/11/2014 at 12:39
    I commenti su CorriereAl sono sempre equilibrati e corretti ed è per questo che periodicamente ci torno volentieri e vorrei che anche gli occasionali si adeguassero a questa forma di rispetto che altrove è carente. Per le diatribe dei politicanti e politucoli locali e dei loro cortigiani e giullari ci sono altri spazi (pochi per la verità, visto che quasi tutti i media locali hanno eliminato l’opzione per i commenti). Indipendentemente dalle motivazioni per cui si scrive un articolo, aggiungerei “scomodo”, ciò che conta è che riporti la realtà dei fatti, e meno male che almeno CorriereAl abbia provveduto in proposito, perché è stato un fatto gravissimo che dovrebbe far rivoltare la società civile casalese il fatto che da nessuna parte si sia letto alcunché sull’esito di CasalEat, con tutte le aspettative che avevano creato, un tale silenzio era molto sospetto. I giornalisti pubblicisti locali hanno fatto una pessima figura e rivelato la loro pusillanimità, ignavia e pochezza intellettuale e morale. Un grave segnale di decadenza e degrado che fa presagire nulla di buono il futuro
  7. Roberto Rispondi
    27/11/2014 at 12:55
    Questo articolo conferma quanto avevo pensato visitando “la fiera” domenica pomeriggio: un’esperienza triste, molto triste… Resto convinto che per promuovere il nostro territorio bisogna uscire dai soliti schemi e dall’improvvisazione. E non è assolutamente un problema di “colore politico” ma di professionalità che sembra una merce sempre più rara… L’Unesco rappresenta una grande occasione per valorizzare il nostro territorio, ma basta un’iniziativa disastrosa come questa per compromettere anni di lavoro. Le professionalità ci sono… e non è difficile trovarle… “a buon intenditor”!
  8. Antonio Silvani Rispondi
    27/11/2014 at 14:21
    Faceva parte della mia job description la responsabilità degli eventi (convention, fiere, congressi, ecc.)ed a leggere il coraggioso commentario di Eleonora, con cui mi devo congratulare, mi viene il latte alle ginocchia. Ai miei tempi tutti gli organizzatori di una siffatta manifestazione venivano sbattuti via a calci nel culo (oppure facevamo in modo che se ne andassero via loro sponte). Non ci sono scusanti, la sommatoria di errori ed omissioni descritte non hanno giustificazione alcuna: un errore può capitare, al massimo il colpevole si becca una lettera di richiamo, ma già due errori come quelli visti giustificano la defenestrazione! Ovviamente in frangenti di questo genere i politici si scusano dicendo che loro non erano i tecnici ed anche questo è un’oscenità, è uno squallido scaricabarile: chi ha dato a quei tecnici certe responsabilità? Chi non ha controllato lo stato d’avanzamento dei lavori “minuto per minuto”? Le teste ci saranno, non lo metto in dubbio, però per i politici di questa generazione devono essere:
    – teste che dicano solo di si;
    – teste che siano dello stesso partito o, al limite, della coalizione;
    – teste che effettuino un rigoroso controllo politico su tutto e su tutti (in altre parole ruffiani a tutto tondo)
    – teste, se femminili, in molti casi pronte ad ordinare al corpo di compiacere le brame dei politici maschi di turno.
    Ci sono luoghi in cui, causa l’inadempienza a questi punti, sono stati smantellati interi uffici!
  9. Tafazzi Rispondi
    27/11/2014 at 15:14
    A completare il quadro d’insieme, che grazie anche ai commenti è già di per sé esauriente, significativo e deprimente, aggiungerei solo alcuni aspetti tecnici strutturali che potrebbero essere utili a chi in futuro dovrà occuparsi di porre rimedio alle gravi negligenze politiche ed istituzionali casalesi, che in CasalEat sono emerse particolarmente ma che continueranno imperterrite se non si provvederà in qualche modo. Come già sottolineato in un precedente commento il Palafiere di Casale Monferrato sarebbe un’ottima struttura commerciale e culturale se fosse completato. E’ carente (per usare un eufemismo) nell’aspirazione dei fumi e ricambio aria, nello scarico delle acque reflue, e soprattutto nell’impianto elettrico. La segnaletica stradale poi è praticamente inesistente. Si vede che a Casale si da per scontato che tutti coloro che arrivano da fuori abbiano i navigatori satellitari centrati sulla “Capitale del Monferrato” e su tutti i siti di pubblico interesse. Potrebbe diventare un polo multifunzionale di attrazione dove concentrare tutti gli eventi che non possono trovare collocazione nel Castello Paleologo. Spero solo non decidano di venderlo come circola voce, sarebbe una sciocchezza imperdonabile, oltretutto di questi tempi prenderebbero il 15 per cento (se va bene) di quanto è costato.
  10. daniela barbano Rispondi
    27/11/2014 at 17:33
    sabato sera mi sono recata al palafiere ho mangiato malissimo e ho avuto allergia ma soprattutto ci siamo intossicati di fumo che proveniva dalla braceria , purtroppo tutto molto squallido e poi in quei locali veniva ancor di piu’l’angoscia amianto
  11. Canepa sara Rispondi
    01/12/2014 at 07:30
    Buon giorno a tutti. Io ho fatto parte di questa chermes come espositrice..ci tengo a puntualizzare, dopo aver letto i commenti che ognuno ha lasciato, che quando si dice “flop”, non si può comunque rendere l’idea neppure lontana, di quanto sia stata umiliante questa fiera. Abbiamo investito tempo e tanto denaro..voi da visitatori ne siete usciti scocciati, noi da espositori ne siamo usciti , in alcuni casi, in MUTANDE!!!!i media si riempiono la bocca di parole sugli sprechi dei nostri tempi.. Quando tanta gente tutti i giorni muore di fame…ma avete idea di quanto è stato buttato via, in derrate alimentari, a causa della inesistente affluenza di visitatori???!!!Tutti eccellenti?o alcuni di scarsa qualità, come sottolinea la signora che “ha avuto reazioni allergiche dopo aver mangiato malissimo”?!La verità è che chi non sta dietro le quinte, non può nemmeno immaginare a che compromessi ci è stato chiesto di scendere per esporre..e adesso che chiediamo di non pagare un centesimo di più, oltre quello che già abbiamo perso, c’è chi parla di denuncia e processi per inadempienza contrattuale.
    Ha proprio ragione mio padre: vergogna Italiani!!