Fonte: Criticamente, Per un’Informazione Consapevole
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Mercoledì 31 Luglio scritto dalla
Redazione
'
Gli italiani non hanno idea, nemmeno i piu' pessimisti, di quale
tipo di Stato si sia costruito. Uno Stato immenso e impotente, forte
col debole e incapace di imporre la sua volonta' ai potenti, un
labirinto governato da leggi e regolamenti assurdi e sconosciuti ai
piu', con controlli infiniti che non controllano nulla, con una macchina
pletorica e lentissima, con un bilancio illeggibile nel quale appena
ora s'e' tentato di mettere un po' d'ordine' (Pietro Nenni, '
Diari'Questo
celebre passo dei diari di uno dei padri della Repubblica Italiana,
Pietro Nenni (1891 ''' 1980), viene spesso citato, quasi sempre senza
menzionarne e neppure conoscerne la fonte, in modo semplificato con la
frase '
lo Stato Italiano e' forte coi deboli e debole coi forti',
ma riportando l'intero capoverso si comprende che questa riflessione,
che risale agli anni sessanta, ha una profondita' ben maggiore ed una
attualita' straordinaria ed addirittura preoccupante.
Il presente articolo e' una riflessione ispirata
dall'articolo di Paolo Trezzi su Finansol del 5 Luglio scorso
sull'ipocrisia (del tutto vera) che circonda il dibattito politico e
giornalistico su Equitalia, i cui passaggi condivido in parte e che
rappresenta un'ottima occasione per parlare di una, tutto sommato,
grande sconosciuta: l'evasione fiscale.
Dico 'grande sconosciuta' perche' essa e' da sempre oggetto di un
dibattito emozionale, populistico, e non di una analisi razionale.
Populistico di una destra, che fa le sue fortune strizzando l'occhio
agli evasori, veicolando il messaggio 'e' un peccato veniale,
un'autodifesa da uno Stato rapace, cosa volete che sia', populistico di
una sinistra che, pur ripetendo in continuazione che 'le piccole imprese
sono la spina dorsale del paese', poi veicola il messaggio che gli
evasori sono 'il nemico del popolo' e, siccome i lavoratori dipendenti
pagano per definizione (come se anche una parte significativa di questi,
di solito tanto piu' alta quanto aumenta il reddito, non avesse margini
di manovra), restano gli autonomi che, per sillogismo aristotelico,
sono il nemico del popolo. E poi si meravigliano se questi votano
dall'altra parte o se ne vanno da Grillo invece di andare da loro. E
questo anche se, storicamente, la sinistra ha (avuto?) significativi
consensi nel mondo, soprattutto, della piccola impresa, in primo luogo
artigiana, e delle libere professioni.
Il problema e' che l'Italia ha un sistema economico che produce poco
lavoro dipendente (specialmente di qualita' e reddito elevati) e cinque
milioni di partite Iva, quanto Germania, Francia e Gran Bretagna messe
assieme. Di conseguenza, una delle faglie sismiche della nostra societa'
e' quella tra lavoro dipendente e lavoro autonomo: esasperarla non
conviene a nessuno.
Tornando ad Equitalia, il punto su cui sono piu' d'accordo con Paolo
e' la faccia tosta dei politici che oggi la condannano. Essa e' una
creatura 'bipartisan'. Precisamente, da un punto di vista organizzativo,
se non ricordo male, e' il frutto di una operazione di
razionalizzazione voluta da Tremonti che ha riunito in essa la pletora
delle precedenti societa' concessionarie della riscossione dei tributi,
di solito con operativita' a livello provinciale o poco piu'. Da questo
punto di vista, quasi nessuno ha nulla da eccepire se non i tanti ex
amministratori, consiglieri, ecc. delle societa' incorporate da
Equitalia, che erano una mangiatoia mica da poco.
Ma cio' per cui Equitalia e' bipartisan e' la definizione dei suoi
poteri di riscossione, ridefiniti ed estremamente potenziati, anche qui
se non erro, dall'ultima Finanziaria del Governo Prodi e poi da diverse
leggi del Governo Berlusconi (che, tutto sommato, grazie soprattutto al
timore che aveva Tremonti di passare alla storia per il ministro che
aveva portato l'Italia in fallimento, non abbasso' di molto la guardia
contro l'evasione).
Qui e' il nodo. E' chiaro che Equitalia agisce seguendo delle
procedure di legge e queste sono contenute in leggi votate dal
Parlamento ed in decreti emanati dal Governo a cui furono favorevoli
quelli che oggi puntano l'indice contro Equitalia stessa. Alla faccia di
bronzo dei politici si aggiunge quella del giornalismo economico che,
quando questi provvedimenti passavano, riportava la notizia ma non era
quasi mai capace di darne un'interpretazione critica dicendo, per
esempio: 'non e' eccessivo, se uno deve 100 Euro al fisco, che con le
sanzioni, gli interessi, l'aggio, ecc. si ritrovi a doverne il triplo?',
'non e' umiliante pignoragli la casa di abitazione o bloccargli
l'auto?', 'non e' controproducente, proprio per l'obbiettivo di ottenere
il pagamento, pignorare o bloccare i beni strumentali dell'attivita'
del debitore?', ecc.
Nell'epoca antica esisteva la schiavitu' per debiti. In epoca
medievale e moderna, la reclusione per debiti oppure le prestazioni
personali obbligatorie come fare il rematore sulle galere. Fino ad
secolo fa o poco piu' il creditore poteva prendersi o far vendere tutti i
beni del debitore.
[2]
Le norme che impediscono la pignorabilita' di alcuni beni essenziali
per la vita del debitore sono una acquisizione relativamente recente
della civilta', databile fra la fine dell'ottocento ed i primi decenni
del novecento, oggi riportate negli articoli 514 e 515 del Codice di
Procedura Civile (limiti alla pignorabilita' dei beni del debitore) e
nell'articolo 545 dello stesso Codice (limiti alla pignorabilita' dei
crediti del debitore,
in primis del suo salario).
Non solo, ma lo Stato di diritto, cioe' lo Stato che agisce sulla
base delle leggi che regolano il suo funzionamento votate dai
rappresentanti del popolo democraticamente eletti, nasce essenzialmente
per garantire il cittadino da due cose:
1) dall'azione delle polizie e degli organi inquirenti, quindi per
garantirne la liberta' personale, cioe' la liberta' della sua persona
fisica;
2) dall'azione del fisco, cioe' per garantire il suo patrimonio, i
beni e i redditi essenziali al suo sostentamento, pur avendo l'obbligo
di pagare le tasse. Le rivoluzioni borghesi sono state tutte rivoluzioni
fiscali. E le tasse, in economia, non sono una variabile indipendente,
come ci stiamo accorgendo in questo periodo.
Ovviamente, il creditore piu' forte di tutti e' il fisco, cioe' lo
Stato. In quanto unico detentore dell'uso legittimo della forza e' ad
esso che tutti gli altri creditori si devono affidare per recuperare i
loro crediti. Contro l'uso di una forza legittima, ma ingiusta, il
cittadino comune non ha scampo. E' qui il nodo: la legalita', il
rispetto delle norme, da parte dell'organo esecutivo, non assicura la
giustizia della sua azione. Le campagne per la legalita' io le capisco
da parte di testimoni civili, come Don Ciotti, ma non da parte di
politici che dovrebbero sapere (e lo sanno: vedi lo spettacolo di questi
giorni sull'affare kazako) che la legalita' (meglio: la legittimita')
e' un dato formale, e' il rispetto della legge scritta. Ma niente altro.
Un mucchio di ingiustizie sono del tutto legali.
Per questo, ben vengano i provvedimenti del Governo Letta
[3]
che tutelano il contribuente, anche se colpevole di evasione, limitando
la possibilita' di pignorargli la casa di abitazione o i beni
strumentali dell'azienda o allungando le rateizzazioni o togliendo
l'aggio, ecc. Non e' buttando in mezzo alla strada il debitore che il
creditore, cioe' lo Stato, recuperera' i suoi soldi o chiedendogli il
triplo o il quadruplo della somma evasa per dargli una lezione. Si
tratta solo di buon senso. Siamo una societa' che si sta impoverendo a
vista d'occhio: pochi giorni fa, il 17 Luglio, abbiamo saputo che un
italiano su sei e' povero, uno su dodici molto povero e queste
percentuali sono in crescita. E questo anche a causa di una pressione
fiscale altissima che fa diminuire il reddito disponibile delle
famiglie, quindi i consumi e scoraggia le imprese a creare lavoro. In
questa situazione, se anche Equitalia non va con i piedi di piombo,
rischiamo il disastro.
Certo, se i politici ammettessero di avere sbagliato in passato
sarebbe anche meglio, ma col materiale umano che ci ritroviamo, e'
pretendere troppo.
I dati diffusi qualche settimana fa sull'evasione fiscale dimostrano,
credo, quanto sto dicendo. Sentire che ci sono 800 miliardi di tasse
accertate, sanzioni e interessi iscritti a ruolo e quindi da riscuotere
significa dire che lo Stato dovrebbe riscuotere l'intero PIL del settore
privato. Ma la stessa Agenzia delle Entrate giudica riscuotibile il 15,
massimo il 20% di questa somma e in un arco di tempo di parecchi anni.
Del resto, sull'applicazione delle sanzioni fiscali esiste un vecchio
problema che, prima o poi, qualche Governo o Parlamento davvero fattivo
dovra' risolvere: se un'impresa non emette una fattura commette una
violazione ai fini Iva. Ma questo comportamento altera anche il reddito
Ires o Irpef. Ed a certe condizioni anche l'imponibile Irap. Insomma,
non ci vuole molto, con una violazione da 100 a dovere 300, 400, 500. E'
necessario mettere un tetto ragionevole alla cifra risultante dal
concorso delle sanzioni per piu' violazioni, semplicissimo a
verificarsi. Oltre ad un tetto sull'aumento massimo, rispetto alla somma
originariamente dovuta, risultante dalle sanzioni, dagli interessi e
dall'aggio per la singola violazione. E questo proprio per combattere in
modo credibile l'evasione.
Non solo, ma i dati citati sull'evasione fiscale hanno dimostrato una
cosa che diversi studiosi e osservatori del fenomeno, fra i quali il
sottoscritto, vanno segnalando un po' di tempo a questa parte (vedi il
mio articolo:
[www.finansol.it] ) e che potrebbe essere sintetizzata dicendo che anche per l'evasione vale la 'regola (o principio) di Pareto
[4]'
(o 'legge dello 80 e del 20%'), cioe' che la maggior parte degli
effetti di un fenomeno (l'evasione) viene causata da un numero limitato
di cause (gli evasori).
Infatti, il 75% di quella cifra spropositata di 800 miliardi di Euro
da incassare e' dovuta da circa 1.200.000 soggetti che devono al fisco
in media 500.000 Euro ciascuno. In altre parole, come spiegammo in
passato nell'articolo citato nel precedente capoverso, l'evasione si
concentra nelle imprese di almeno media dimensione, specie con attivita'
all'estero, e nei grandi patrimoni
[5],
specie con investimenti all'estero. Provare a recuperare questa
evasione e' difficile, ma redditizio, e spesso si deve combattere contro
falangi di avvocati e protezioni politiche. Dare addosso al piccolo
evasore significa invece, per quante violazioni questo possa avere
commesso, rischiare di gettarlo nella disperazione. Per cui ben vengano
delle norme che lo tutelano. Proprio per recuperare il credito tutte le
volte che sia possibile e senza gettare il debitore in miseria.
Un'ultima considerazione. Il 'patto sociale' mai consapevolmente
sottoscritto ma che si e' sviluppato ed ha concretamente funzionato in
Italia dagli anni cinquanta fino all'inizio degli anni novanta, decade
in cui e' entrato in una crisi da cui ancora non e' uscito, si basava,
in linea di massima, su uno scambio fra stabilita' del lavoro, presenza
di ammortizzatori sociali e maggiori diritti pensionistici per il lavoro
dipendente e maggiore liquidita', cioe' maggiori introiti, e minor
prelievo fiscale e contributivo per gli autonomi (con maggiori rischi e
minori protezioni sociali).
Questo patto e' andato in crisi per tanti motivi: l'insostenibilita'
finanziaria del sistema pensionistico, lo spostamento eccessivo della
tassazione (e della contribuzione) sul lavoro dipendente che ha frenato
la creazione di nuovi posti di lavoro ed ha spinto ad inventare il
precariato, l'aumento del debito pubblico che finanziava molti capitoli
di questo patto, la crescita eccessiva del numero di lavoratori autonomi
che spesso camuffano mansioni da dipendenti e redditi bassi
(l'equazione lavoratore autonomo = sicuro benestante e' roba del passato
[6]), ecc., ecc.
Rimandando al futuro un'analisi approfondita di questa problematica
(ma molti aspetti di essa ho cercato di esaminarli nei miei precedenti
articoli su Finansol) dico soltanto che i punti fondamentali per la
riscrittura di un 'patto sociale', cioe' fra le diverse componenti della
societa' e dell'economia italiana, per i decenni che verranno non
potranno che essere costituiti, a mio parere:
1) da un sistema di welfare universale di garanzia di un reddito
minimo graduato sul reddito e sul patrimonio disponibile del soggetto e
condizionato all'accettazione di proposte di impiego e di attivita' di
riqualificazione lavorativa e
2) da una diminuzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e
sull'impresa, cioe' sul lavoro autonomo (perche' la parola 'impresa'
questo vuole dire, anche se, ovviamente, non vuole dire solo questo) a
fronte di una diminuzione della spesa statale complessiva in rapporto al
PIL che la renda economicamente sostenibile e di una redistribuzione
della pressione fiscale verso i profitti
[7], le rendite e i consumi di lusso che la rendano piu' equa.
Per esempio, perche' non raddoppiare il bollo sui SUV e le auto di lusso?
[8] Perche' non aumentare l'Iva al 22% solo sui beni di lusso? Eccetera'¦
[1] Edizioni SugarCo, 1981 ''' 1983.
[2] Su questi punti consiglio i romanzi di Dickens o 'I miserabili' di Victor Hugo.
[3] Fra i pochi che abbiano un senso e che non consistano in un rinvio o in un argomento da approfondire meglio.
[4]
Vilfredo Pareto (1848 ''' 1923), economista, sociologo, politologo
italiano di orientamento conservatore. Forse il maggiore pensatore
italiano di questo orientamento che non sia stato di matrice idealista o
cattolica. Tutto sommato, poco conosciuto e studiato in Italia.
[5]
Che, alle volte, sono di persone fisiche che, giuridicamente, sono
lavoratori dipendenti (quasi sempre dirigenti pubblici o privati) oppure
soggetti che affiancano lavoro dipendente e autonomo di alto livello.
[6]
Facciamo un esempio. Nell'immediato dopoguerra in Italia c'erano 40.000
avvocati per 45 milioni di abitanti. Oggi ce ne sono 250.000 per 60
milioni. La popolazione italiana e' aumentata del 33% in 60 anni, gli
avvocati del 525%. Solo a Roma ce ne sono piu' che in tutta la Francia.
E' chiaro che in questa popolazione ci sono i principi del foro che
guadagnano tantissimo, quelli che guadagnano bene ma evadono dichiarando
redditi piu' bassi del reale e quelli che dichiarano redditi bassi
perche' hanno redditi bassi, categoria, quest'ultima, in forte crescita
con la crisi economica del paese.
[7] Ma attenzione che in questa voce ci sono i redditi da lavoro autonomo e da piccola impresa.
Serve, inoltre, il superamento del nostro folle federalismo fiscale
che ha aumentato le imposte e reso meno controllabile la spesa, specie a
livello regionale.
[8]
L'IVA meglio di no, perche' il giorno dopo questo aumento nessuno
acquisterebbe piu' un mezzo simile in Italia, ma lo farebbe all'estero.
(Tratto da:
http://www.finansol.it)