di Claudio Martinotti Doria
La scarsità di
tempo e di concentrazione mentale necessaria mi induce a rinunciare a scrivere
esaustivamente in prima persona, per cui ripiego o mi ispiro ad altri scritti che in
cospicua parte contengono analogie con il mio pensiero, analisi ed aspettative.
Il periodo che
stiamo attraversando è grave ed importante al tempo stesso, e non solo per la
crisi in corso, ma perché indurrà cambiamenti sociali evolutivi, volenti o
nolenti che siano le classi dominanti. Sui tempi nessuno si può pronunciare,
perché l'opposizione al cambiamento è forte e trasversale, ma che sia in corso
un cambiamento epocale è difficile negarlo anche all'homo videns demens,
involuzione regressiva mediaticamente indotta del sapiens. Costituiscono la
moltitudine di coloro che ancora si rivolgono alle istituzioni statali per
risolvere i propri problemi, che si atteggiano da sudditi ricercando protezione
politica ed assistenza pubblica, che si informano tramite i mass media, che
credono che il denaro sia quello di carta creato dal nulla e che
ritengono sarebbe meglio divenisse virtuale (Cipro docet), che credono che le
grosse banche e gli stati non possano fallire, che credono che il vero problema
italiano sia l'evasione fiscale, ecc., senza rendersi conto che si sono lasciati
manipolare riducendosi a larve umane prive di discernimento ed autonomia, si
sono fatti distrarre, dividere e lobotomizzare, strategia funzionale a chi
detiene il potere per continuare a detenerlo anche in assenza di talento e
leadership ed un'organizzazione ben strutturata.
Il politologo Giovanni Sartori ha individuato l'Homo Videns come involuzione attuale della specie, soggetto passivo alle manipolazioni mediatiche, soprattutto televisive
Ma le leggi della
fisica e della matematica non si possono infrangere impunemente, e quando il
numero dei parassiti supera il numero di coloro che provvedono alla produzione
di beni e servizi utili alla collettività, quest'ultima è destinata al
fallimento, a disgregarsi, a confliggere o essere colonizzata da forze esterne.
L'Italia non è il primo paese che sperimenterà queste prospettive implosive e
conflittuali, altri esempi sono in corso da anni, ma sono stati praticamente
taciuti o mistificati e soprattutto dilatati per non allarmare e provocare
reazioni non gestibili e soprattutto premature ... Il nostro paese si
differenzia dagli altri, oltre che per motivi geopolitici, culturali e
dimensionali, per la particolare aberrazione della classe politica e passività
delle genti, che lo rendono un modello sperimentale particolarmente interessante
da seguire.
L'Italia è un
paese fallito da tempo, già parzialmente venduto tramite curatori fallimentari
coercitivi ed il resto lo sarà prossimamente, la distruzione della classe media
e delle PMI ed il sostegno alle banche decotte va in questa direzione
disgregativa, centrifuga e speculativa, finalizzata all'accumulo di ricchezze
nelle mani di pochi gruppi di potere e di interessi.
Come avrete
saputo, lo sport sta sempre più perdendo efficacia nel distrarre le masse (panem
et circenses) e l'inefficienza e l'insipienza della classe politica non è in
grado neppure di garantire la sopravvivenza (il panem) delle masse che
prossimamente potrebbero sfociare in saccheggi e violenze indiscriminate. Non
rimane loro che il "divide et impera", ma è il secondo tassello che manca, per
incapacità.
Fa specie
riscontrare come sempre più giornalisti ed opinionisti sembrano accorgersene
solo ora, mentre in rete ne parliamo da almeno una decina di anni, in maniera
accentuata negli ultimi cinque o sei, ma forse apparteniamo ad un altro mondo
oppure ogni tanto ci defiliamo dalla matrix.
Fonte: L'Indipendenza, Quotidiano on line http://www.lindipendenza.com
di FRANCO FUMAGALLI
La situazione attuale del Paese è molto simile a quella che si era venuta a creare al crepuscolo dell’impero romano.
Lattanzio, storico vissuto verso la metà del IV secolo, descrive
l’operato di Diocleziano (247-313), imperatore prima di Costantino,
nella fase iniziale della decadenza dell’impero. “Diocleziano,
quell’inventore di misfatti e macchinatore di mali, non si accontentò di
rovinare ogni cosa, ma non seppe neppure astenersi dal porre le mani
contro Dio”.
Quindi: “Il numero di quelli che volevano ricevere cominciò ad essere tanto maggiore di quelli che dovevano dare,
che i campi venivano disertati e le colture convertite in selve, perché
i coloni avevano perduta ogni forza sotto il peso enorme delle
imposizioni”.“ Diocleziano con la sua insaziabile avarizia non voleva
mai intaccare i suoi tesori, ma ordinava sempre contribuzioni
straordinarie”.
Poi: “Causata con le sue varie ingiustizie, un’immensa carestia, tentò di fissare per legge il prezzo delle merci.
In quel tempo molto sangue fu versato per cose dappoco e vili, ma per
paura le merci non comparivano sul mercato e il caroviveri ridivenne
anche maggiore, finché la legge non fu abrogata per necessità di cose
dopo aver causato la rovina di molti”. Inoltre, Diocleziano chiamò a sé
“quattro saggi” per spartire l’Impero….
Fatte le debite sostituzioni, di tempo, di personaggi e di situazione, (non di luoghi, purtroppo)
le vicissitudini del Basso Impero sembrano quelle dell’odierna,
patetica fase della “seconda” repubblica delle “Bananas”. Vuolsi così,
colà…?
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