Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996
"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis
"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")
"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto." (Dalai Lama)
"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")
"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi
L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)
Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)
Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )
La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria
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Come valorizzare il Monferrato Storico
… La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.
Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …
In alcuni stati degli U.S.A. è illegale raccogliere l’acqua piovana. Una nuova forma liberticida e di sudditanza.
di Claudio Martinotti Doria
In alcuni stati degli U.S.A. è illegale raccogliere l’acqua piovana. Una nuova forma liberticida e di sudditanza. Quanto regresso dalla Dichiarazione d'Indipendenza del 1776! Negli ultimi decenni è stata ampiamente tradita e ripudiata nei comportamenti concreti dei vari governi succedutisi. A quando l'oscuramento di Internet?
E' un processo in corso ormai da parecchio tempo ed in tutto il mondo, con poche eccezioni e limitazioni, che colpisce quindi più o meno tutti gli stati, anzi è proprio correlato alla formazione degli stati, che nel percorso del loro sviluppo apparentemente democratico, in realtà diventano sempre più liberticidi, in forme soft e subdole, in altri casi come in Italia in maniera più volgare, retriva e repressiva, in altri più elegante e silente, ma la sostanza non cambia: gli stati ed i loro governi alla lunga diventano liberticidi, perché devono proteggere gli interessi materiali collusi con la politica e le proprie posizioni privilegiate e di rendita parassitaria. Si forma inevitabilmente una classe di professionisti della politica e strutture specializzate partitocratiche e una vasta organizzazione burocratica, che si mantiene agiatamente a spese di chi produce e lavora, e si allea con la finanza (che controlla il sistema mediatico) per preservare il suo potere a vita. E' una sorta di simbiosi parassitaria, deleteria per le libertà umane ed i patrimoni famigliari di coloro che non appartengono all'oligarchia. La storia che vi allego vi renderà conto di come non ci siano limiti alla degenerazione e come le libertà date per scontate, non lo siano affatto, che occorre difenderle sempre con determinazione, senza esitare, in quanto la libertà è il bene più prezioso di cui disponiamo e nessuno ha il diritto di sottrarcelo, in alcun modo. Oltre all'acqua, l'altro bene essenziale è il diritto a comunicare, informare, partecipare, ecc., quindi attenzione alla repressione in corso di INTERNET, che la classe politica parassitaria teme perché non può controllare.
Firma della Dichiarazione d'Indipendenza delle 13 colonie nord-americane il 4 luglio 1776 redatta per la maggior parte da Thomas Jefferson, coadiuvato da una commissione composta da John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman. Fu ratificata a Philadelphia il 4 luglio del 1776 dai trentatré delegati del Secondo Congresso continentale (chiamati padri fondatori o patriots).
E’ illegale raccogliere l’acqua piovana: Il Governo statunitense ha privatizzato l’acqua
Fonte: La Leva di Archimede http://www.laleva.org
Articolo tradotto da Ivan Ingrillì
Articolo originale http://www.naturalnews.com/029286_rainwater_collection_water.html
Nella trasformazione della nazione da terra di libertà a terra di schiavitù, molte delle libertà di cui godiamo qui negli Stati Uniti si stanno velocemente sgretolando, ma quello che voglio condividere con voi sferra un assalto alle nostre libertà a un livello completamente diverso.
Probabilmente non ti interessa nulla ma molti stati occidentali, inclusi Utah, Washington e Colorado hanno vietato alle persone di raccogliere l'acqua piovana nelle loro stesse proprietà, perché ufficialmente "appartiene a qualcun altro".
Anche se questo sembra bizzarro le leggi che limitano i privati nel raccogliere l'acqua nelle loro case e terre sono state oggetto di discussione per molto tempo negli stati occidentali. Ma solo recentemente, a causa degli aumenti di siccità e interessi nei metodi di conservazione dell'acqua, le persone hanno incominciato a sbattere le proprie teste contro l'inasprimento delle leggi che riguardano la pratica della raccolta dell'acqua piovana per utilizzo personale.
Da sempre l'uomo, soprattutto nelle regioni aride, ha cercato di raccogliere l'acqua piovana per esigenze di sopravvivenza abitativa e di produzione agraria, cercare di impedirlo è una soverchieria criminale
In Utah è illegale raccogliere l'acqua piovana senza una concessione valida e Mark Miller della Mark Miller Toyota lo ha imparato a sue spese.
Dopo aver costruito nella sua concessione un grande sistema per il collezionamento dell'acqua da utilizzare per lavare le macchine, Miller scoprì che il suo progetto era "un'illegale raccolta di acqua piovana". Anche se collezionare acqua piovana ha un logico senso di conservazione, visto che nello Utah la pioggia è scarsa, questa viene considerata una violazione dei diritti sull'acqua che apparentemente sono esclusivi di enti governativi dello Utah.
"Lo Utah è il secondo stato più secco della nazione. Probabilmente le nostre leggi dipendono da questo" dice Miller in risposta al ridicolo divieto statale di collezionare l'acqua piovana.
Gli ufficiali di Salt Lake City hanno lavorato per trovare un compromesso con Miller e adesso gli stanno permettendo di usare la "loro" acqua piovana, ma il fatto che persone come Miller attualmente non posseggano l'acqua piovana che cade sulle loro proprietà è un indicatore di quanta poca libertà si possiede negli Stati Uniti.
VIETARE LA RACCOLTA DELL'ACQUA PIOVANA NEGLI ALTRI STATI
Lo Utah non è l'unico stato con il divieto di collezionare l'acqua piovana. Anche il Colorado e Washington hanno delle limitazioni sulla raccolta d'acqua che ne frenano il libero utilizzo, ma queste variano molto di stato in stato e i legislatori hanno deliberato alcune leggi che favoriscono queste restrizioni.
In Colorado sono recentemente passate due nuove leggi che avallano l'utilizzo di alcuni piccoli sistemi di raccolta d'acqua piovana come quelli che le persone possono installare nelle loro proprietà.
Prima del passaggio di queste due leggi, Douglas County (Colorado) ha condotto uno studio su come l'acqua piovana possa influenzare le falde acquifere. Lo studio dimostra come lasciando le persone libere di raccogliere l'acqua piovana nelle loro proprietà possa ridurre la domanda dell'acqua, facilitandone e aumentandone la conservazione.
Personalmente, penso che lo studio non fosse nemmeno necessario per arrivare alle sue ovvie conclusioni. Non bisogna di certo essere uno scienziato per comprendere che utilizzare l'acqua piovana invece che quella di rubinetto è un modo intelligente e utile di conservare questa importante risorsa, specialmente nelle aree come questa dove la siccità è un problema.
Inoltre lo studio ha rivelato che soltanto il 3% delle precipitazioni di Douglas County sono finite nei contenitori dei "raccoglitori di piogge".
Il rimanente 97% è evaporata o finita nel terreno ad utilizzo delle piante.
Questo fa capire il perché i legislatori non possono argomentare che raccogliere l'acqua piovana è dannoso per le nostre risorse e per il ciclo naturale dell'acqua stessa. L'impatto finale è così limitato che ogni proprietario potrebbe virtualmente raccogliere molti barili di acqua piovana senza che questo non faccia effetto sull'ammontare d'acqua che finisce nel suo normale flusso e nei fiumi.
Cartina dell'Europa all'epoca della formazione e consolidamento degli stati nazionali durante la rivoluzione industriale, che ha portato alla letale cultura della guerra di massa ad oltranza, altamente distruttiva e con sistematica ed elevata uccisione di civili. Lo stato ha assunto il monopolio della violenza, legalizzandola ai propri scopi di espansione e consolidamento
E' TUTTA UNA QUESTIONE DI CONTROLLO
Più tempo le persone rimangono inconsapevoli e non informate su questi temi importanti e più i governi continueranno a strapparci le libertà di cui godiamo.
Il solo motivo per il quale le restrizioni sull'acqua stanno cominciando a cambiare in meglio è perché le persone hanno cominciato a comprendere la situazione e hanno lavorato per cambiare la legge.
Anche se le leggi restrittive sul collezionamento dell'acqua sono presenti, in alcuni casi da più di 100 anni, le cose stanno cambiando grazie all'impegno di quei cittadini che hanno deciso che "abbastanza è abbastanza".
Anche perché se non possiamo neanche liberamente raccogliere l'acqua che ci cade intorno, allora cosa, esattamente, siamo liberi di fare?
Il tema delle acque piovane sottolinea un serio problema dell'America di oggi: la diminuzione delle libertà e l'incremento del controllo governativo.
Oggi, siamo stati radicalmente riprogrammati a pensare che abbiamo bisogno di un permesso per esercitare anche i diritti fondamentali, quando nei fatti il potere del governo dovrebbe provenire da noi! La repubblica americana e' stata disegnata in maniera che il governo possa servire la gente e per proteggere e mantenere la libertà. Ma progressivamente, il nostro governo sta privando le persone del diritto all'utilizzo del "senso comune" e di azioni come la raccolta dell'acqua piovana o il comprare latte intero dal contadino della porta accanto.
Oggi, viviamo sotto un governo che sta lentamente privandoci delle nostre libertà, solo per garantirci e restituirci alcune di queste libertà in modo limitato e occasionale con l'aggiunta pretesa che ci stanno facendo un benevolo favore.
COMBATTERE CONTRO LA SCHIAVIZZAZIONE
Fino a quando le persone crederanno che i loro diritti derivano dal governo (e da nient'altro), resteranno sempre schiavizzate e i diritti e le libertà che oggi pensiamo di possedere ancora verranno velocemente sgretolate da un sistema di egemonia burocratica che cerca solamente di espandere il suo controllo.
Lo stesso argomento che viene utilizzato per limitare la raccolta dell'acqua piovana, potrebbe essere utilizzato per dichiarare che TU NON HAI IL DIRITTO ALL'ARIA CHE STAI RESPIRANDO. Dopotutto, i governi potrebbero anche dichiarare che quell'aria è l'aria "di qualcun altro" in modo da addossarti una "tassa sull'aria" o "questua sull'aria" e di chiederti di pagare ogni respiro che permette di mantenerti vivo.
Pensi che questo non potrebbe succedere? (ricordati che non conoscevi neanche la questione "pioggia", ndr)
In linea con l'ufficio brevetti degli Stati Uniti, le corporazioni e le università già posseggono il 20% del tuo codice genetico. Il tuo corpo, dichiarano, è parzialmente proprietà di qualcun altro.
Quindi, se posseggono la tua terra, l'acqua e il tuo corpo, quanto ci metteranno a reclamare la tua aria, la tua mente e anche la tua anima?
A meno che non ci ribelliamo a questa tirannia, questa scenderà su di noi, lentamente, giorno dopo giorno fino a che non ci ritroveremo totalmente schiavizzati da un mondo di collusioni corporative/governative dove tutto ciò che ha un valore è posseduto da gigantesche corporazioni che vengono sostenute ed aiutate dalle leggi locali.
Articolo tradotto da Ivan Ingrillì
Articolo originale http://www.naturalnews.com/029286_rainwater_collection_water.html
L'Imperatrice Angelberga e la corte estiva di Dova
di Claudio Martinotti Doria
Il 25 maggio dell'anno 869 d.c. l’imperatore Ludovico II detto Il Giovane (Re d'Italia dall'839 all'875 e Imperatore del Sacro Romano Impero dall'855 all'875) donava alla consorte Angelberga d'Alsazia (denominata in alcuni testi storici anche Engelberga o Angilberga - nata nell'830 e morta verso la fine del secolo) la corte "estiva" di Dova in Val Gordenella (Alta Val Borbera), per poter svolgere attività di svago e per cacciare.
Quello era un periodo difficile per l'Imperatore, in quanto, mentre era impegnato contro i Longobardi, i Bizantini ed i Saraceni in Puglia, gli zii Ludovico il Germanico Re dei Franchi Orientali e Carlo il Calvo Re dei Franchi Occidentali, forti del''appoggio di potenti vassali si impossessarono dei domini continentali del nipote, che rimase con il solo controllo dell'Italia del Nord e parte di quella meridionale, nonostante l'appoggio del Papa Adriano II, che cercò invano di perorare la sua causa. Morì nei pressi di Ghedi, in provincia di Brescia, il 12 agosto 875 e fu sepolto nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano.
Dalla moglie Angelberga ebbe due figlie, Gisela (morta prematuramente) ed Ermengarda d'Italia, e quindi nessun successore al trono.
Angelberga era una donna forte e determinata, come imperatrice esercitò una forte influenza sul marito e la sua famiglia d'origine, divenne badessa del Monastero femminile di San Salvatore a Brescia e di San Sisto a Piacenza, creato dalla stessa imperatrice dopo la morte del marito.
Nel gennaio 872 l'aristocrazia tentò di deporla e riuscì ad indurla ad un temporaneo esilio forzato in Svevia (all'epoca “Alemannia”, che comprendeva anche l'Alsazia da cui proveniva l'Imperatrice), riconoscendole però tutti i suoi possedimenti in Italia, tra cui la corte estiva di Dova. Morì negli anni finali del secolo e fu sepolta a Piacenza in San Sisto, monastero nel quale Angelberga trascorse gli ultimi anni della sua vita, come riporta il necrologio di S. Savino.
Visuale del borgo di Dova Superiore a sinistra si può notare il pianoro dove probabilmente nell'869 d.c. si è insediata la corte estiva dell'Imperatrice Angelberga, che sfocia su una collinetta dove sorge attualmente la cappelletta dedicata a Sant'Anna.
La corte estiva di Dova, che l'imperatrice Angelberga frequentò per alcuni anni, si trovava ad una quota di circa 930 metri d'altezza sul livello del mare nei pressi del Valico di San Fermo (detto di San Clemente), ed alcuni toponimi, oltre che identificazioni territoriali nel dialetto locale, sono ancora adesso riconducibili alla presenza di antichi insediamenti imperiali. Infatti la località dove è situato il piccolo cimitero è detta "Valle della Corte", mentre il luogo dove sorge la piccola cappella “aperta” dedicata a Sant'Anna viene detta castié, cioè "Castello", un terreno pianeggiante, curiosamente innaturale nel contesto morfologico circostante, che fa desumere che all'epoca storica citata (IX secolo) doveva già esservi una radura circondata da foreste appenniniche, ricca di sorgenti e di corsi d'acqua e si suppone anche di una numerosa e variegata fauna, caratteristiche che si prestavano ottimamente al posizionamento di una corte estiva con scopi di svago e di caccia, di rigenerazione e contemplazione. Inoltre era posta in prossimità del Valico di San Fermo (dove nell'alto medioevo esisteva una omonima abbazia), un luogo di notevole transito, lungo la Via del Sale Lombarda, diretta verso Pavia (che da capitale longobarda continuava ad essere il principale centro di potere carolingio in Italia) e la Pianura Padana, proveniente dalla costa ligure, da Genova in particolare.
La cappelletta dedicata a Sant'Anna ripresa in periodo invernale, denominata localmente "Castié", cioè il Castello, è situata su una collinetta dominante la radura, indicata localmente la "Valle della Corte", dove è situato anche il piccolo cimitero citato nell'articolo.
L'Abbazia di San Fermo, di piccole dimensioni, nell'alto medioevo era situata nel territorio dell'attuale villaggio di San Clemente, fu probabilmente distrutta dai Saraceni, come moltissime altre, in un periodo appena successivo all'abbandono della corte estiva di Dova da parte di Angelberga, in quanto se ne sono perse le tracce sia storiche che oggettive, seppur citata in documenti storici successivi al XIII secolo, ed attualmente esiste solo la piccola cappella di San Fermo posta a 1129 metri s.l.m. presso il monte omonimo, che collega la Val Vobbia con l'Alta Val Borbera.
Sempre nei pressi, lunga la strada citata, si trovava anche l'antica Osteria omonima che forniva ristoro ai viandanti e che seppur con pause anche prolungate e con qualche limitato spostamento di ubicazione nel corso dei secoli, ha continuato fino a pochi anni fa la sua attività.
Dal valico di San Fermo si può godere di una stupenda visuale panoramica sulle valli limitrofe e quando le giornate sono terse, sul Mar Ligure (che dista in linea d'aria una trentina di km), gli Appennini, le Alpi Occidentali ed il Monviso. Possiamo immaginarci il fascino che simili luoghi dovevano esercitare sullo spirito devoto e contemplativo dell'imperatrice Angelberga, che probabilmente compiva lunghe passeggiate accompagnata dal suo seguito e forse dall'abate del vicino Monastero di San Fermo.
Cappella di San Fermo posta sull'omonimo Valico citato nell'articolo.
L'imperatore Ludovico II, sulle orme del suo predecessore Ludovico il Pio, che nell'817 impose la riforma monastica di Benedetto d'Anione, seguì coerentemente il modello adottato dai Franchi, fondando numerosi monasteri benedettini (soprattutto su sollecitazione ed ad opera della moglie Angelberga), dotandoli di cospicui patrimoni e beni per donazione e concessione, che col tempo divennero potenti signorie con estensioni territoriali non solo contigue all'insediamento, divenendo centri di intensa vita spirituale e culturale (pensate all'immenso valore delle loro biblioteche e scriptorium), e di attività politica ed economica, con una efficienza organizzativa e soprattutto agraria estremamente innovativa rispetto all'epoca alto medievale (basata su un'agricoltura di pura sussistenza), che li rendeva in pratica autosufficienti, ed in grado addirittura di svolgere piccole produzioni artigianali e di commerciare con aree esterne.
I monasteri erano a pieno titolo inseriti nel sistema politico carolingio, distribuiti in modo capillare sull'intero regno, erano sottoposti a controlli ed ispezioni imperiali, ed erano continuamente stimolati a migliorare la loro organizzazione.
A questa strategia probabilmente si sono ispirati alcuni decenni dopo, il conte Aleramo ed i suoi successori (933-935-967 le date in cui i vari Re ed Imperatori gli concessero le prime corti e possedimenti e gli riconobbero il diritto di signoria), poi elevato alla dignità di marchese e divenuto signore di un vastissimo feudo che prese appunto il nome dal fondatore (la Marca Aleramica); non a caso tra le sue principali attività, fino dai primissimi anni di governo, vi fu la fondazione, l'ampliamento e rafforzamento di numerosi monasteri, tutti situati in località di altissimo valore strategico ed economico e lungo importanti vie di comunicazione, cui concesse loro vasti possedimenti e donazioni, anche a quelli fondati autonomamente ma poi posti sotto la sua influenza e protezione. Alcuni di questi monasteri ed abbazie divennero fondamentali per la storia di quella che successivamente divenne il Marchesato di Monferrato, (solo per citarne alcuni: il plurintitolato monastero di Grazzano, San Quintino di Spigno, Santa Giustina di Sezzadio, e Santa Maria di Lucedio, quest'ultimo ad opera dei cistercensi), con ripercussioni non solo politiche, di rafforzamento del prestigio, potere e controllo territoriale degli Aleramici, ma anche di alto profilo economico, grazie alle bonifiche dei terreni paludosi, alle opere irrigue ed alle tecniche agrarie di coltivazione della vite, del frumento, del riso, ecc., di cui beneficiamo ancora adesso.
La collocazione ed il controllo di questi monasteri facevano sicuramente parte di un lungimirante piano politico dinastico di espansione territoriale e rafforzamento del potere marchionale aleramico, certamente non limitato a motivi devozionali o di prestigio (status sociale).
Il passato è culla di civiltà ed influenza le nostre vite ben oltre quanto noi possiamo esserne consapevoli, ed a volte si ripropone ed influisce in forme celate, curiose, paradossali, trascendentali, ecc..
Pensate che nella radura dove undici secoli e mezzo fa era insediata la corte estiva dell'Imperatrice Angelberga, da alcuni anni a metà agosto si svolge la “Festa della Montagna”, e la valle che normalmente nel corso dell'anno è vissuta da poche decine di persone residenti, si anima della presenza di circa 1200 visitatori e fruitori, che a rotazione si alternano alle tavole imbandite con i genuini piatti della cucina locale (nella valle è attiva da decenni una cooperativa agricola a produzione biologica), socializzando con simpatia e benevolenza, e volgendo lo sguardo alla immutata bellezza circostante, comprendono i motivi che avevano attratto in questi luoghi personaggi così illustri, gioiosi di averli scoperti e di poter fruire di un simile privilegio, fuori dalle rotte del turismo di massa.
La partitocrazia ha invaso ogni località ed occupato ogni ganglio della vita sociale e produttiva, facendo danni
di Claudio Martinotti Doria
La partitocrazia, intesa come organizzazione partitica oligarchica e neofeudale (quindi "chiusa" e ad accesso selettivo per investitura della nomenklatùra) a scopo di business e di carriera politica, ha ormai da alcuni decenni (negli ultimi anni in modo più accentuato), invaso, pervaso e dominato con prepotenza ogni ganglio istituzionale e della realtà economica del nostro paese, compresi gli enti locali e la aziende municipalizzate ed in cospicua parte anche le rappresentanze della società civile, nei suoi aspetti accademici, culturali, turistici, ecc.. Collusa spesso con il mondo bancario finanziario, da cui dipende prevalentemente, e a volte con organizzazioni criminali, la partitocrazia si basa sulla corruzione, il ricatto e l'antimeritocrazia, essendo il clientelismo, il familismo, il nepotismo, il particolarismo, il trasformismo, e tanti altri "ismo" il suo fondamento sostanziale rafforzativo, la base stessa della sua sussistenza. Il risultato è inevitabilmente nefasto per gli interessi collettivi, trattandosi di un apparato parassitario capillarmente diffuso, costituito generalmente da incompetenti ed ignoranti, che fanno dell'ignavia, insipienza, cialtroneria, protervia, ecc. un vessillo di fierezza da ostentare con sicumera. Questo sistema oligarchico dopo aver distrutto l'ambiente, dissipato ogni risorsa disponibile e predato tutta la ricchezza prodotta dalle persone oneste, non potrà fare altro che continuare a derubare con sistemi sempre più coercitivi, legalizzando l'immoralità, ricorrendo ad espedienti per sottrarre direttamente i patrimoni, i risparmi, i beni posseduti dalla famiglie non facenti parte dell'oligarchia … lo faranno con nuove tasse sempre più odiose giustificandole con esigenze di emergenza nazionale e cause di forza maggiore (un ladro esaurita la refurtiva ha un'ossessione compulsiva a ripetere e perpetuare i furti …) e con la vera inflazione, che non è quella che ci raccontano ingannandoci da decenni, cioè l'aumento dei prezzi di alcuni generi di consumo, ma quella correlata all'immissione sul mercato finanziario di enormi quantità di denaro disonesto, cioè costituito da carta colorata stampata dalla banca centrale, senza gold standard, quindi privo di valore effettivo, che ad un certo punto servirà per tappezzare le pareti di casa … Questa è la vera inflazione, che prima o poi esploderà, divenendo iperinflazione, come storicamente già avvenne varie volte, come nella Repubblica di Weimar negli anni successivi alla Grande Guerra.
In un futuro fantapolitico ormai prossimo a realizzarsi, queste saranno le nuove schede elettorali con microchip incorporato, di colore diverso secondo il partito prescelto ...
L'errore commesso dalla società civile è stato quello di pensare che la partitocrazia si sarebbe limitata ad impossessarsi solo delle strutture di potere a livello nazionale e regionale, invece ha completamente invaso anche gli enti locali, impedendo ogni libertà, l'emersione dei meriti e dei talenti, la manifestazione di idee e progettualità, ecc. da parte della società civile localistica, ricorrendo paradossalmente e beffardamente alle sirene dell'autonomismo e del federalismo, ma facendo esattamente il contrario. Hanno abusato delle parole e dei concetti per ingannare ed impossessarsi del potere a tutti i livelli in nome della libertà e si sono trasformati in feroci liberticidi, dando libero sfogo alla loro insaziabile avidità, con la pretesa che non ci si accorga del loro doppio gioco e che si continui a stare passivamente sottomessi al loro giogo demenziale e distruttivo. Oltre a far danni direttamente, ne hanno provocati in maniera esponenziale indirettamente, influendo progressivamente ed involutivamente sulla società, inducendola a corrompersi e a mettersi in competizione per poter accedere a questo sistema oligarchico neofeudale e poter disporre di qualche briciola di potere e di ricchezza a livello locale, fomentando il particolarismo come unica strategia, privando le comunità locali di una seppur minima visione di insieme, gioco di squadra, identità territoriale, lungimiranza politica, spogliandole della loro dignità.
Scusate il mio "ottimismo" realistico … ma secondo me ormai è tardi, non è più possibile porre rimedio, possiamo solo sostenere i pochi rappresentanti onesti della società civile che ancora si sentono motivati ad impegnarsi in politica a livello locale, sapendo che non andranno più in là di un ruolo in minoranza, perché la maggioranza degli elettori (che saranno sempre meno ad esercitare il diritto di voto) ormai vota per supposta convenienza o solo per "supposta", nel senso letterale del termine, che le ormai abituali contrazioni antiperistaltiche neuronali fanno risalire fino al cervello atrofizzato, non più in grado di distinguere le emozioni dolorose da quelle piacevoli, lo status di sadico da quello di masochista ...
La globalizzazione civile
di Claudio Martinotti Doria
La vera globalizzazione in corso, quella che ha portato veramente un progresso nell'evoluzione della civiltà umana, a mio avviso è esclusivamente quella che ha riguardato l'informazione diffusa e la comunicazione della società civile internazionale, per il tramite della rete (Internet).
Ha ottenuto più risultati sulla qualità della vita e sulla politica sociale di quanto non abbiano influito altri settori, compreso il tanto decantato "tecnologico" (nel quale si sono riposte troppe speranze risolutive), che ha finito per esasperare con la sua iperproduttività innovativa ad oltranza ed ha perso il contatto con la sensibilità e la cultura umana, inflazionando il mercato di prodotti ipertecnologici inutili e dannosi.
Vi faccio un esempio concreto di cosa intendo.
Su un blog di un gruppo della società civile che si oppone alla costruzione del previsto inceneritore di Parma , qualche giorno fa è comparso un messaggio a firma di Akemi Nishimura, giornalista giapponese: "Ho molto paura che inquina anche parmigiano reggiano e prosciutto di parma e curatello che entra anche in Giappone."
Questo commento incisivo ed inequivocabile, viene diffuso anche sui blog giapponesi, nei quali tradotti in giapponese iniziano ad essere pubblicati articoli di giornalisti locali italiani che riassumono la situazione parmigiana a rischio di contaminazione e di grave danno di immagine per i prodotti alimentari tipici locali, che ha causato anche l'invio di migliaia di cartoline e missive di famiglie seriamente preoccupate per le ripercussioni che ci saranno sui prodotti di eccellenza del made in Italy.
I nostri politici, sempre schiavi del business e dello sviluppo cementificatorio e della produzione ad oltranza, che solitamente non vedono oltre la punta del loro naso, ovviamente una simile reazione non l'avevano neanche considerata. Ovviamente oltre al rischio di danneggiare le vendite dei prodotti locali, occorre aggiungere il serio rischio di perdere anche flussi turistici.
Questo stato di cose spaventa i detentori tradizionali del potere, che in fondo non si sono ancora discostati molto dalla cultura e metodologia dell'Ancien Régime, i quali soprattutto in Italia hanno già presentato decine di proposte di legge per limitare le libertà della rete, per poter oscurare i siti discrezionalmente, per cercare di allontanare la gente dalla rete, e magari farla tornare alla TV spazzatura e lobotomizzante, che ha loro consentito di pervenire al potere politico e di rimanerci nonostante la loro ignavia, insipienza, corruzione ed incompetenza.
Non che gli USA siano messi meglio che da noi, essendo notizia attualissima che l'FBI ha chiesto al provider americano BurstNet di oscurare alcuni siti per motivi di sicurezza nazionale, e questi applicando un'autocensura quantitativa urgente, ne ha oscurati ben 70 mila di colpo, forse per essere certi di non sbagliare bersaglio … che sarebbe come sparare sulla folla con una mitragliatrice di grosso calibro per colpire un moscone …
L'Islanda (sopra è riprodotto lo Stemma) si presterebbe ad ospitare i server nel caso aumentassero le leggi liberticide ed oscurantiste contro la rete (Internet)
Per farla breve, gli unici spazi di libertà rimasti sono in rete, finché non la oscureranno, ma in tal caso ci si sposterà su quei territori nazionali autonomi che si presteranno (e qualcuno lo ha già fatto, in primis l'Islanda, seguita da altri stati di piccole dimensioni) ad ospitare i server e a non applicare alcuna censura. Non si può impedire alle persone di pensare e di comunicare, si può solo cercare di indurle all'ignoranza ed alla demenzialità, come in Italia.
Se i politici al potere avessero cultura ed intelligenza sufficiente, saprebbero che la rete oltre a fare da cassa di risonanza, consente anche di limitare e subliminare la rabbia e l'aggressività sociale di fronte alle loro scempiaggini, beceraggini, cialtronerie, abusi, parassitismi, ecc., che altrimenti si sfogherebbe nella realtà, elevando a livelli esponenziali le tensioni, i conflitti e le intolleranze sociali.
Quali prospettive ci attendono?
Gli esercizi di sofistica e retorica li svolgevo nei temi in classe e durante le interrogazioni improvvise per le quali non ero preparato, adesso il "cazzeggio sofisticato" è l'occupazione talentuosa primaria di una minoranza dei politici di carriera, mentre la maggioranza è semianalfabeta e subculturata, e di fronte ai microfoni e telecamere emette dei suoni ripetitivi imparati a memoria, slogan triti e ritriti, e metafore o similitudini puerili e patetiche. Per cui consentitemi di non essere sofista e retorico e politicamente corretto, nel descrivere quelle che ritengo siano le prospettive politiche sociali prossime venture, per non dire imminenti …
Generalmente se non sono certo ottimista, sono comunque sempre positivo nel comunicare e propositivo nell'agire, ma in questo caso non posso esserlo, dovendo essere schietto e sintetico nelle previsioni di cui vi rendo partecipi. Le prospettive sono a mio avviso pessime. Sono convinto che avverrà il "crack up boom" previsto dalla Scuola Economica Astriaca, di cui tante volte ho già riferito in questo blog, per cui avverrà il collasso di questo economia monetaristica fasulla, basata sulla moneta disonesta (di carta, senza gold standard), sulla corruzione, sui malinvestimenti, sulla schiavitù e prevaricazione, sulle ingerenze e ricatti, sulla finanza parassitaria e sull'espansione esponenziale del debito, e sull'assoluta assenza di un vero libero mercato. Per cui, volendo fornire un paio di simboli (immagini) efficaci del futuro che prevedo personalmente, ho scelto le foto allegate, che rendono l'idea delle tensioni che esploderanno e che porteranno la società a scontri, conflitti, intolleranza esasperata, predazione reciproca, criminalità diffusa, ecc., mentre i governi saranno costretti e ripristinare le monete d'oro e d'argento o il gold standard, ma lo faranno tardivamente, nel frattempo non saranno in grado neppure di pagare gli stipenti alla pubblica amministrazione, in particolare le forze dell'ordine, per cui aspettatevi il peggio.
Quindi i simboli da me scelti, inevitabilmente sono le armi e l'oro, perché appunto ci si dovrà difendere, anche i più pacifici lo dovranno fare per non soccombere di fronte alla prepotenza dei prevaricatori e criminali, e seppur lentamente ed in ritardo si tornerà all'unica vera moneta esistita nel corso della storia dell'umanità, l'oro. I governi falliranno tutti, uno dietro l'altro, perché tutti hanno adottato l'economia monetaria oltranzista (solo negli USA la FED pare abbia superato di molto il 15% all'anno di immissioni di dollari stampati, che diverranno col tempo carta da parati a causa dell'inevitabile IPERINFLAZIONE che prima o poi esploderà) e l'economia keynesiana. Argomenti di cui la stragrande maggioranza della popolazione italiana non sa nulla, perché la tv spazzatura da oltre vent'anni li ha convinti che per affrontare il futuro è sufficiente prostituirsi, partecipare a quiz demenziali e reality, cazzeggiare al cellulare, accelerare la dipartita dei genitori e parenti per ereditare ... Quanti sono in Italia coloro che sanno ancora svolgere una professione seria (non parassitaria) e pensare autonomamente?
Quello che avviene nel mondo capitalista, particolarmente in Italia, è soprattutto frutto dell'egoismo e non conoscenza di sè …
Di Claudio Martinotti Doria
Randy Komisar (ex punta di diamante pensante della Apple), dieci anni or sono, scrisse un libro dal titolo "Il monaco e l’enigma”, che fu l’ispirazione di un viaggio in terre esotiche nel continente asiatico, col quale aveva suggerito la necessità di un nuovo modo di concepire e vivere il capitalismo. Come sempre avviene, quando si propone qualcosa di innovativo ed anticonvenzionale, si viene inizialmente denigrati, scherniti, emarginati … ma poi la potenza delle idee avanza con energie proprie. Oggi le sue teorie sul capitalismo zen sono insegnate nelle migliori scuole di economia ed Università negli USA (Stanford, Columbia, ecc.), soprattutto privatamente e con rette elevatissime. In queste scuole i concetti basilari ripetuti all'infinito sono "fare soldi non sara’ difficile, sarà difficile la fase successiva: far quel che si vuole". Ad avere successo nell'arricchirsi riescono in molti, quasi nessuno però riesce a fare veramente ciò che vuole. “Far quel che si vuole” per Randy Komisar e per coloro che lo hanno capito e ben interpretato, significa realizzare la propria personalità piu’ profonda, far emergere la propria identità spirituale. Quasi tutti i capitalisti, non solo si sono spesi all'estremo per realizzare la prima fase, ma dopo essersi arricchiti non sanno nemmeno cosa desiderino, hanno una scarsissima conoscenza di sé e quindi per loro far quel che si vuole significa continuare ad impegnarsi nell'accumulo di ricchezza, come fosse un processo motivazionale autoalimentato, irreversibile, un circolo vizioso, una schiavitù di lusso che allontana sempre più dalla conoscenza di sé di socratica memoria. Ecco perché manca attualmente (soprattutto in Italia) un vero mecenatismo e la società non è prospera ed evoluta, perché coloro che hanno avuto successo materiale non hanno avuto un contemporaneo e corrisponedente successo spirituale e culturale (o addirittura l'accumulo di ricchezza è avvenuto in contrasto con queste istanze valoriali), altrimenti avrebbero superato l'arida fase dell'egoismo, ed investirebbero una cospicua parte delle loro risorse nella cultura, nel microcredito, nel favorire i talenti, nella ricerca, nella difesa dell'ambiente e del paesaggio, nella solidarietà, ecc., diffondendo benessere sociale e personale. Invece sono prevalentemente persi nei loro primitivi e perversi meccanismi di accumulo di ricchezza, convinti che non basti mai per garantirsi da un tracollo prossimo venturo o dal rischio di sottrazione indebita. In tal modo diventano inconsapevolmente l'esempio vivente della massima filosofica che afferma essere solo la conoscenza di sè a portare alla felicità e a rendere l'uomo libero, ed essa non dipende dal possesso di beni materiali, in quanto l'uomo felice non necessita di nulla, basta a se stesso ed agli altri (un modus vivendi agli antipodi del consumismo). Intrappolati nell'ingranaggio rimarranno ignoranti e spesso anche parvenu, non saranno affatto felici e soprattutto non capiranno mai come possano essere felici persone prive di ricchezza materiale … e si consoleranno sostituendo l'ennesimo SUV con un Hummer.
Gli Hummer arrecano felicità? O forniscono l'ennesimo alibi al proprio Ego isolazionista e pauroso?
Esito del Forum di Nuove Frontiere sulla provincia federata con Vercelli, secondo quanto riportato da Casale News
'Se non si va con Vercelli, il declino sarà irreversibile'
Il grido d'allarme di Nuove Frontiere nel forum sulla provincia federata. Caire: 'C'è il rischio che Casale diventi una frazione di Alessandria'
Fonte: Casalenews http://www.casalenews.it/index
9 Luglio 2010 – CASALE – “O si va con Vercelli o si fallisce”. È il messaggio che lancia Carlo Caire, consigliere comunale di Nuove Frontiere, al termine del forum indetto dalla lista civica per discutere con i simpatizzanti sull’ipotesi di provincia federata. La proposta è stata lanciata un mese fa, nella stessa sala del Candiani (in cui intervenne, anche se brevemente, il vicepresidente della Regione Roberto Rosso, sostenitore del progetto) in cui ora Nuove Frontiere stila un primo bilancio, dopo che si è chiuso il ‘primo giro’ di interventi: il sasso è stato lanciato, qualcosa si è mosso (i sindaci di Casale e Vercelli si sono incontrati e, il 19 luglio, Demezzi incontrerà i sindaci dei paesi), qualcuno, soprattutto a sinistra, si è opposto. Cosa emerge? Una diffusa sfiducia nella propria classe dirigente (“Ho visto nei politici casalesi incredibili episodi di soggezione nei confronti degli alessandrini” osserva Giancarlo Curti), la consapevolezza che, se non si raggiungono e coinvolgono le popolazioni, difficilmente il progetto andrà avanti. C’è pure qualche cautela. “Andiamoci piano con Vercelli” avverte Mario Oddone, pur essendo complessivamente favorevole. “I vercellesi ci vedono come una preda da mettere nel carniere, per superare il trauma della perdita del Biellese”, aggiunge il consigliere comunale Giampiero Farotto (Pdl). Ma su tutto la paura di un declino irreversibile: “Ma davvero vogliamo diventare una frazione di ventimila abitanti di Alessandria?” si chiede, retoricamente e sperando che la risposta della società civile monferrina sia negativa, Caire.
CURTI: “UNA PROPOSTA RIVOLUZIONARIA, SALIREMMO SU UN'ALTRA ORBITA”
Per il battagliero Giancarlo Curti, la proposta “è assolutamente rivoluzionaria, comunque vada a finire, e speriamo finisca bene. Nella provincia di Alessandria Casale è sempre decaduta, e questa è opinione di tutti, anche di chi non ci appoggia. Ne parliamo ogni giorno con avvocati, architetti, liberi professionisti, che ripetono la stessa cosa: le altre città – Alessandria, Acqui, Tortona e Novi – parlano e si mettono d’accordo, mentre noi casalesi siamo all’oscuro di tutto”.
“Con la provincia federata – puntualizza Curti – si sale su un’altra orbita, non si passa più da Alessandria e si diventa titolari dell’esercizio di funzioni proprie. Per questo non dovrebbero esserci opposizioni da parte di nessuno, ma sono preoccupato delle nostra classe politica: in passato ho assistito ad episodi di soggezione incredibile dei politici casalesi nei confronti degli alessandrini”.
Intervento di Claudio Martinotti Doria durante il Forum di Nuove Frontiere dell'8 luglio 2010, in una sala gremita di pubblico all'Hotel Candiani di Casale Monferrato. Ha rivelato alcuni esempi essenziali dei secolari rapporti e legami storici, culturali, devozionali, economici, ecc. con il Vercellese, soffermandosi sulla Corte Auriola nel Trinese, sulla fondazione dell'Abbazia cistercense di Lucedio, sul Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, ecc., demistificando le origini del Monferrato, sulle quali c'è ancora troppa disinformazione ed approssimazione propagandistica.
MARTINOTTI DORIA: “I NOSTRI POLITICI STUDINO LA STORIA”
L’intervento di Claudio Martinotti Doria, esperto di storia, consigliere di Alexala e vicino alle posizioni di Nuove Frontiere, è tutto per confutare quanti hanno detto (soprattutto nel Partito Democratico) che Casale e Vercelli non hanno legami storici. Affermazioni che non gli sono andate giù: “Chi ha sostenuto che il Monferrato è nato ad Acqui e non ha legami con Vercelli forse crede davvero alla leggenda che il Monferrato sia nato perché Aleramo ha cavalcato per tre giorni. Non è cosi: chi ha responsabilità istituzionali e parecchio tempo libero a disposizione dovrebbe fare lo sforzo di leggere un libro di storia”. Martinotti Doria ha poi concluso l'intervento citando una serie di esempi dei profondi e secolari legami storici, economici e culturali con il Vercellese.
IARETTI: “CASALE CONVOCHI GLI STATI GENERALI DELL’ANTICO MARCHESATO”
Per Massimo Iaretti, esponente del Movimento Progetto Piemonte: “Ci saranno perdite, perché la Valcerrina e la Valsesia non ci seguiranno e si rischi di creare un ibrido senza capo né coda. Casale convochi allora gli Stati Generali dell’Antico Marchesato, che porterebbero al confronto amministrazioni come quella di Trino, di Moncalvo e, perché no, di Chivasso (che non farà parte dell’area metropolitana di Torino e con Casale ha legami attraverso la Valcerrina ed l’antico collegio senatoriale), iniziando così a gettare le basi per una proposta di provincia unitaria che si confronti con il Vercellese e la Valsesia e proceda in tempi brevi verso la nuova realtà provinciale”.
CAIRE: “SE NON CI MUOVIAMO IN FRETTA CI TOLGONO PURE IL TRIBUNALE”
Le conclusione della serata le tira Carlo Caire: “Dobbiamo approfittare dell’occasione, senza troppe divisioni interne. E fare in fretta, altrimenti continuiamo a perdere. Pensiamo al tribunale: prima o poi ce lo toglieranno, a meno che diventiamo capoluogo di Provincia: credete che osino togliere il tribunale a un capoluogo di provincia? Occorre pungolare dal basso e non delegare nulla alla classe politica. Dobbiamo convincere gli amministratori a prendere quella decisione che, se è appoggiata dalla città, non potranno ignorare. Altrimenti il declino è certo, ci attende il fallimento. Ma vogliamo davvero che Casale diventi una piccola frazione di ventimila abitanti di Alessandria?”
Redazione On Line
Sulla ipotesi di Provincia Federata, una interessante proposta di convocare gli Stati Generali dell’Antico Marchesato di Monferrato
Di Claudio Martinotti Doria
Pubblico un recentissimo intervento dell'amico Massimo Iaretti inerente la proposta della provincia federata Casale Vercelli, in quanto ritengo che abbia contenuti di valore aggiunto, rispetto ai rappresentanti della società civile che finora sono intervenuti favorevolmente (ed aggiungo: coraggiosamente, in quanto la partitocrazia locale è pressoché tutta contraria, avendo interessi a permanere con Alessandria, altrimenti troppe carriere verrebbero stroncate e molti politici dovrebbero mettersi in gioco e confrontarsi in una competizione ...).
Tra i contenuti del suo intervento che sono degni di attenzione, spicca la proposta di convocare gli Stati Generali dell’Antico Marchesato di Monferrato, che a parer mio rappresenterebbe una riproposizione attualizzata dello storico ed innovativo PARLAMENTO DEL MONFERRATO, riunitosi la prima volta a Trino nel 1305, dopo la morte dell'ultimo Marchese Aleramico Giovanni I, ed estinta la dinastia regnante si dovevano decidere le sorti del Marchesato di Monferrato. Ovviamente per Parlamento si intendeva ben altro rispetto al significato odierno, e neppure era paragonabile alla Dieta del Sacro Romano Impero (riservata ai Principi, Duchi e Re dell'Impero) ma era un'assemblea rappresentativa di tutti i feudi, signorie e consignorie, comunità e poteri locali, cui aggiungerei anche i notabili e funzionari, dell'allora Marchesato. Il Parlamento del Monferrato fu convocato altre volte dai successori degli Aleramici, i Marchesi Paleologi di Monferrato, soprattutto a Chivasso.
Iaretti dimostra di possedere una visione strategica e prospettica di un certo spessore, tipica di un personaggio di cultura che conosce la storia, senza la conoscenza della quale si improvvisa e si cazzeggia, difficilmente si fa politica vera e lungimirante. E lascio ai lettori interpretare quanta cultura storica posseggano i politici che governano le nostre località ...
Alcuni dei punti propositivi da lui toccati, sono simili a quelli concepiti da me in passato, i miei più intimamente connessi al Monferrato storico per una mia intrinseca passione culturale ormai decennale, i suoi più pragmatici e realistici, che tengono conto di tutte le realtà partecipanti, come dimostra con la conclusione dell'intervento, nel quale riconosce pari dignità alle componenti geografiche e comunitarie costituenti la provincia federata: Valsesia, Terre d’Acqua e Monferrato Casalese.
Spero che la società civile di queste località citate nell'intervento, si renda conto delle potenzialità che si stanno esprimendo e partecipi senza esitazioni a tale opportunità di emancipazione ed evoluzione sociale, esercitando tutta la pressione politica possibile, altrimenti la partitocrazia avrà il sopravvento, anche solo per inerzia, e permarrà lo status quo, che accelererà l'agonia e l'emarginazione sociale e culturale di questi territori, nei quali si continuerà a stento a sopravvivere elemosinando di volta in volta un minimo di pietosa considerazione politica, lesionando in tal modo sempre più la propria dignità di cittadini e di comunità, divenendo sempre più sudditi passivi e rassegnati, dissolvendo la propria prestigiosa identità storica e culturale.
In questa foto scattata nel Municipio di Mantova nell'estate del 2007, Massimo Iaretti è a sinistra con la maglietta bianca, di fronte a Claudio Martinotti Doria che è a destra con la maglietta nera.
Sulla ipotesi di Provincia Federata. Massimo Iaretti (Movimento Progetto Piemonte, MPP): “Un nuovo inizio non una minestra riscaldata della vecchia cucina politica”. Proposta di convocare gli Stati Generali dell’Antico Marchesato di Monferrato
Fonte: Movimento Progetto Piemonte http://www.progettopiemonte.it
Egregio direttore,
mi permetto di chiederle un poco dello spazio sulla sua testate per l’argomento che oggi è tornato di moda, ovvero la Provincia Federata Casale – Vercelli o Vercelli – Casale.
Poiché ne scrivo e sostengo quest’idea da vent’anni circa (e all’epoca a Casale, la mia città natale, qualcuno mi prese per folle perché “se si va con Vercelli dobbiamo cambiare la targa dell’auto”) ritengo di dover mettere qualche puntino sulle “I”, anche alla luce dei tanti che saltano sul carro dell’ultima moda.
Riguardo ai fatti concreti e non alle parole le prime proposte, non di mera provocazione politica, ma che entrano nella sostanza, i primi passi vennero compiuti da esponenti dell’allora area socialista e socialdemocratica.
Ne ricordo alcuni: nel 1991 si svolse a Vercelli un incontro tra la sezione Psdi di Casale ed i gruppi consigliari alla Provincia ed al Comune di Vercelli da cui scaturì un ordine del giorno che venne presentato dal consigliere Emanuele Caradonna, all’epoca capogruppo socialdemocratico in Comune a Vercelli e, in conseguenza di questo, fu istituita una commissione per esplorare la possibilità dell’integrazione dei due territori. Qualcosa di simile è avvenuto quasi vent’anni dopo nella Provincia di Vercelli con la seconda amministrazione Masoero.
Nei primissimi anni Novanta, l’avvocato Roberto Scheda, nella veste di presidente della Cassa di Risparmio di Vercelli elaborò un progetto turistico delle terre del riso e del vino che, tradotto in cartografia, poteva delimitare i confine di una nuova provincia da Gattinara a Moncalvo. Le idée, all’epoca molto avanti di Scheda, vennero rispedite al mittente da tutta la classe politica casalese in un convegno nell’appena inaugurato Teatro Municipale. L’unica voce che si levò a favore fu quella di Gianni Cardillo, capogruppo Psdi a Palazzo San Giorgio.
Poi c’è stata la mozione di Mario Oddone – Uniti per Casale – che chiedeva all’amministrazione casalese di pronunciarsi per un rapporto con Vercelli, che venne però cassata dal centrosinistra al governo della città a larga maggioranza.
Tra le voci che si espressero a favore della co – provincia, vorrei ricordare anche quelle di Cristiano Bussola (chissà se lo ricorda) , dell’ex deputato Alda Grassi e, anche, sommessamente, la mia.
Oggi le cose sono cambiate ma il metodo pare lo stesso. A determinare l’accelerazione è stata la ventilate ipotesi di sopprimere la Provincia di Vercelli a fare muovere Roberto Rosso, vice presidente della Regione e deputato che è riuscito a mettere in piedi una campagna davvero molto efficace sul piano mediatico (e su questo Roberto è davvero bravo).
Ma il rischio è quello di seguire la logica della politica di sempre, ovvero di rincorrere una emergenza soltanto quando i buoi sono scappati o stanno per scappare.
Vercelli. Basilica di Sant'Andrea ed aree limitrofe.
A giudizio mio, e del Movimento Progetto Piemonte che rappresento, la nuova provincia se nasce come semplice aggregazione territoriale di Vercelli e di Casale, senza tenere conto della Valsesia, rischia di essere semplicemente il frutto di una somma algebrica, ovvero Vercelli + Casale – Valsesia = tutto come prima.
La provincia federata, ammesso che nasca davvero, se dovesse seguire questo ragionamento sarebbe soltanto un tentativo di mantenere in vita un ente provincia, non, al contrario, di dare vita ad una nuova aggregazione territoriale che potrebbe avere un ruolo nel Piemonte del terzo millennio, in particolare con un ruolo di cerniera nel Piemonte Orientale, sia sotto l’aspetto agricolo, che turistico, che produttivo, che culturale. Se, invece, la Valsesia assecondasse l’idea di chi la vuole con Novara, o seguisse i sogni minoritari di una cantonalizzazione o ci fossero altre fughe in avanti – come quella recentemente proposta di un passaggio di Borgo d’Ale, Santhià ed Alice Castello alla Provincia di Biella – il territorio sarebbe mutilato in partenza. E per fare un ibrido senza nè capo nè coda è meglio lasciare le cose come stanno.
Casale in questo ambito un ruolo lo può e deve avere. Se è vero che è Capitale del Monferrato perché il Sindaco Giorgio Demezzi non convoca gli Stati Generali dell’Antico Marchesato, che porterebbero al confronto amministrazioni come quella di Trino, di Moncalvo e, perché no, di Chivasso (che non farà parte dell’area metropolitana di Torino e con Casale ha legami attraverso la Valcerrina ed l’antico collegio senatoriale), e non si inizia così a gettare le basi per una proposta di provincia unitaria che si confronti con il Vercellese e la Valsesia e proceda in tempi brevi verso la nuova realtà provinciale. In questo modo si potrà iniziare a gettare le davvero le basi di un processo serio che guarda al concreto. Altrimenti ci saranno sempre e solo speranze.
E, come recita un proverbio, chi vive sperando muore …..
E siccome, personalmente e come MPP, riteniamo che “tempus regit actum”, saremo presenti con una nostra lista e nostro candidato presidente alle prossime elezioni provinciali di Vercelli (ovviamente se e quando si faranno) mettendo al primo punto la provincia federata della Valsesia, delle Terre d’Acqua e del Monferrato Casalese.
Cordialmente
Massimo Iaretti
Presidente Movimento Progetto Piemonte